Epilogo
“Il
tuo sorriso
dolce è così trasparente
Che dopo non c’è
niente.
È così semplice
e così profondo
Che azzera tutto
il resto e fa finire il mondo”
(Tiziano
Ferro, L’ultima
notte al mondo)
-
Elsa, non voglio farlo mai più!
Ricordami di non farlo mai più, ti prego!
Lei
le scostò qualche ciocca di
capelli dalla fronte. – Non preoccuparti, Anna. Presto
sarà tutto finito.
-
Questo l’hai detto anche un’ora
fa! – le rispose Anna, a voce alta.
-
No, l’ho detto dieci minuti fa.
-
Beh, io credo... – Un’espressione
stupita le passò sul viso. Si morse il labbro a sangue e poi
si lasciò sfuggire
un grido. L’ennesimo. – Io credo che
morirò.
-
Andrà tutto bene. Ormai non
dovrebbe mancare molto.
-
Anche questo l’hai già detto!
Stai diventando come me. Ripeti le cose più volte!
– Gli occhi di Anna erano
stanchi e arrossati.
Elsa
lasciò che le stringesse forte
la mano. Era vero, l’aveva già detto e ormai non
poteva quasi più nascondere la
sua preoccupazione. La levatrice non sembrava in ansia, anche se il
travaglio
durava da parecchie ore. La sua aiutante andò a mettere un
recipiente d’acqua
sopra il fuoco e nella stanza del parto si diffuse l’odore
delle erbe
medicinali che vi gettò. La finestra era aperta e i tendaggi
erano scossi da
una leggera brezza.
-
Vostra sorella ha ragione,
principessa. Tra poco sarà tutto finito. Dovete prepararvi a
spingere – disse
la donna che si era aggirata a lungo intorno al letto.
-
Non ho la forza per farlo –
commentò Anna, adagiando la testa sul cuscino e respirando
affannosamente.
Elsa
le tirò via qualche altra
ciocca dalla viso sudato. – Sì che ne hai, Anna. E
se pensi davvero di non
averne abbastanza allora prendi un po’ della mia, di forza.
Anna
riuscì a sorridere.
Un’altra
ragazza arrivata con la
levatrice aveva portato con sé un’arpa e si era
seduta in un angolo a
strimpellare un motivo rasserenante. E che sembrava rasserenante solo
per lei.
-
La musica, l’incenso... sembra
una festa, sapete? – ricominciò Anna. –
Un divertimento per chiunque, tranne
che per la diretta interessata, cioè io!
-
Non è incenso, principessa. Sono
erbe. Ve le daremo quando avrete dato alla luce vostro figlio. Vi
aiuteranno a
rilassarvi... – cercò di spiegarle la levatrice,
pazientemente.
Lei
non le diede retta. Seguitò a
parlare a ruota libera. – Perché non chiamate
anche qualche acrobata e delle
danzatrici, già che ci siete? Ah, trovate anche qualcuno che
esibisca una renna
con due teste, un mangiatore di fuoco e un ingoiatore di spade... ma
poi
abbiamo ingoiatori di spade ad Arendelle? Di certo sarà
difficile trovare un
mangiatore di fuoco...
-
Magari lo troveremo, Anna –
rispose Elsa, per calmarla.
-
Lo domanderò anche a Kristoff...
-
Sì, sono sicura che se scendessi
a domandarglielo te ne manderebbe uno.
-
E chi vi dice che sarà un maschio?
Potrebbe anche essere una femmina. Voglio dire, se fosse uno maschio
andrebbe
benissimo... andrebbe bene in ogni caso, ecco!
-
Naturalmente, principessa –
rispose la levatrice.
-
Elsa, come ha fatto nostra madre
a partorire due figlie...? – L’ultima parola
finì in un grido quando l’ennesima
contrazione colpì. – Questa è stata
davvero forte...
Alla
fine, poco dopo il tramonto, Anna
diede alla luce una bambina che dimostrò subito di essere
forte e sana
strillando a pieni polmoni. La levatrice l’avvolse in un velo
e la posò tra le
braccia della madre.
-
È una splendida bambina,
principessa. Ed è anche grande! –
osservò la donna, sorridendo. Poi invitò le
due aiutanti a seguirla fuori dalla stanza. Sarebbe tornata tra poco
per dare
ad Anna quell’intruglio di erbe che avrebbe dovuto aiutarla a
rilassarsi, come
aveva detto.
-
A me non sembra grande. –
commentò Anna, stringendo delicatamente la creatura e
sfiorandole la guancia
con la punta dell’indice. – Sembra piccola e
indifesa.
Elsa
le avrebbe anche risposto, se
non fosse stata così abbagliata dalla bambina e
così emozionata per ciò che
stava vedendo. La figlia di Anna singhiozzava ancora. Teneva gli occhi
strizzati e il suo viso era rosso e un po’ grinzoso, ma era
una meraviglia.
Elsa pensava che questo fosse un altro regalo. Uno di quei regali che
fino a
qualche tempo prima non si sarebbe aspettata di ricevere, isolata
com’era
all’interno del palazzo, incapace di controllare il suo
potere e di avvicinare
la sorella come avrebbe voluto.
Mentre
ora...
-
Vuoi tenerla? – chiese Anna,
rivolgendosi a lei e costringendola ad abbandonare le sue riflessioni.
Ora era
molto più rilassata, anche se esausta.
Elsa
esitò. Anna, invece, le diede
la bambina, mettendogliela tra le braccia.
La
levatrice aveva ragione; era
piuttosto grande per essere appena nata. Dischiuse lievemente le
palpebre, per
poi riabbassarle subito. Le dita minuscole si liberarono del velo che
le
copriva e la mano si sollevò, afferrando l’aria.
Elsa si protese per posarle un
bacio sulla fronte e la bambina spostò la mano quel tanto
che bastava per
appoggiarla sul suo naso. Emise un versetto gorgogliante.
Anna
sorrise. Notò quanto gli occhi
della sorella maggiore brillassero nel guardare la bambina. Entrambe
parevano
brillare, spandendo in quella stanza una nuova luce.
Poi
Elsa si riscosse e sollevò lo
sguardo. – Oh... dovrei... dovresti riposare, Anna. Vado da
Kristoff, a dirgli
che stai bene. Non oso immaginare quanto sia preoccupato.
-
Mmm... – rispose lei. Il peso del
mondo doveva esserle ricaduto sulle spalle, perché si
sentiva pesante e
assonnata. Non aveva bisogno di quelle orribili erbe.
Prima
di andarsene Elsa si chinò e
le diede un bacio leggero sull’angolo delle labbra. Anna vide
il suo viso da
molto vicino e si accorse che una lacrima le era scivolata sulla
guancia.
-
Elsa... stai piangendo? – le
domandò, con la voce roca e assonnata.
-
Sto bene. – Guardò ancora la
nuova vita che respirava contro il suo petto, fra il suo corpo e quello
di
Anna. – Sono molto felice.
Ed
era vero. Non avrebbe mai potuto
chiedere di più.
***
Angolo
autrice:
Ebbene
sì! Anche questa storia è
giunta al termine. Sono un po’ triste, come sempre quando
finisco una storia,
ma sono anche contenta.