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Autore: mamogirl    15/08/2015    1 recensioni
And when we go crashing down
We come back every time
We never go out of style.
“Ma eravamo noi. – Aggiunse Brian, appoggiando lamano sulla guancia di Nick. – E non importa quante volte siamo caduti, non importa quante volte ci siamo fatti del male e ci siamo allontanati fino a diventare due pianeti che si opponevano e che non si vedevano. Niente di tutto questo davvero importa perché quello che abbiamo non è mai scomparso ma, anzi, si è rinforzato in attesa di questo momento. Noi, io e te, non andiamo e non saremo mai fuori moda.”
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(We Never Go) Out Of Style

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

And when we go crashing down

We come back every time

We never go out of style.

- Style, Taylor Swift. -

 

 

 

 

 

 

 

L’orologio aveva appena terminato di scoccare il dodicesimo rintocco quando i fari della macchina apparvero alla finestra, una luce gialla e appariscente che smorzò e rischiarò il buio del vialetto e del giardino. L’auto si fermò davanti al portone d’ingresso, senza nemmeno spegnare il motore ma semplicemente rimanendo in attesa, con i finestrini abbassati per combattere l’atmosfera umida e calda di quella notte d’estate e l’aria che si portava via, come merce di scambio, le note di una canzone pop che uscivano dagli altoparlanti dello stereo.

All’interno della casa, Brian finì di abbottonarsi i bottoni della camicia nera, alzando il colletto quei centimetri necessari per lasciare visibili qualche lembo di pelle ma non abbastanza da sembrare troppo esplicito. O troppo vulnerabile, debole nell’offrire almeno una prima opposizione e difesa contro gli attacchi che avrebbe subito una volta uscito di lì.

Era quasi tentato nel rifiutarsi. Negare a se stesso di cadere, per l’ennesima volta, a quella che sarebbe stata sì la più bella e appagante notte della sua vita ma, allo stesso tempo, un vortice e un ciclone che lo avrebbe lasciato a pezzi e con strascichi che si sarebbe portato dietro per giorni e giorni. Almeno fino al prossimo messaggio, che arrivava sempre e puntualmente qualche ora prima del loro incontro e così coinciso da sembrare l’ordine per una missione segreta e confidenziale. Avrebbe potuto rifiutarsi. Brian era consapevole e conscio del fatto di avere e possedere quella possibilità ma, allo stesso tempo, era sicuro che non l’avrebbe mai nemmeno accarezzata. Come poteva rifiutare l’occasione, preziosa e quasi unica, di sentirsi completo e felice? Anche se fosse stato per una manciata di ore. Anche se si sarebbe sempre trattato di sesso e l’apparenza di qualcosa di più profondo e così allettante da essere troppo rischioso per poter approfondire.

Un’ultima occhiata allo specchio, la superficie perfettamente pulita che gli offriva il riflesso di un uomo che non dimostrava certamente i suoi quarant’anni, nonostante molto spesso negli ultimi anni si era sentito molto più vecchio di quanto ne portava sul viso. Sistemò, per un ultimo secondo, il ciuffo che gli scendeva sugli occhi, il biondo reso ancora più della sfumatura del miele e del grano grazie a quelle giornate di relax e di riposo che il sole, e se stesso, gli aveva concesso. In quegli ultimi attimi prima di uscire, i dubbi e le insicurezze non facevano altro che uscire dai loro nascondigli quasi come se anch’essi volessero rimirarsi davanti allo specchio. C’era sempre qualcosa che non andava, minuscoli particolari che lo facevano sempre dubitare che cosa, davvero, potesse continuare attrarre il suo amante: linee che sembravano aumentare agli angoli degli occhi, echi e rimasugli non solo del tempo che trascorreva inesorabilmente anche per lui ma anche di tutti gli ostacoli che aveva dovuto superare in una manciata di mesi; la linea della mascella ancor fin troppo prominente, quei chili che ancora non era riuscito a riprendere nonostante non ci fosse più stress e ansia a mangiare via ogni singola e più piccola energia dentro di lui; quei capelli che ogni giorno diventavano sempre più fini, fragili e così arrabbiati con lui, per qualche ragione strana e ancora sconosciuta, che preferivano morire e abbandonarlo piuttosto che continuare a combattere.

Perché Nick continuava a ritornare? Perché Nick continuava a desiderare lui, comunque e nonostante tutto? C’era una risposta che voleva essere presa in considerazione, una flebile voce che voleva suggerire una ragione ben più profonda e importante della semplice attrazione fisica e intesa sessuale. Ma Brian non le diede ascolto, impedendole di avvolgere attorno a lui e alla sua anima una rete ben intricata di illusione e di false speranza. Si lasciò quindi andare a un sospiro, una via di mezzo fra un darsi dello stupido per anche solo essersi lasciato prendere vittima da quei pensieri e una semplice constatazione e rassegnazione di quanto Nick fosse oramai così parte di se stesso.  Scosse la testa, Brian. E, con un ultimo sguardo dietro alle sue spalle per accertarsi di aver spento tutte le luci, aprì la porta e uscì dell’afa della notte.

E lì, davanti a lui, vi era la ragione per cui, nonostante tutto, Brian non riusciva a rinunciare a quegli incontri notturni. Nick lo aspettava a pochi passi da lui, il corpo appoggiato alla macchina e l’aria di chi sapeva di possedere un potere e un controllo speciale su chiunque incrociasse il suo sguardo. E come poteva non essere così sicuro di sé? Come poteva Brian rinunciarci quando bastava un attimo e già si ritrovava vittima di quell’incantesimo?

Eccolo lì, il suo incubo travestito da sogno perfetto, mentre indossava una semplice maglietta bianca, stretta e attillata al punto giusto per poter dar solo un primo assaggio dei muscoli fioriti dopo settimane e settimane di lavoro in palestra. Eccolo lì, i capelli tirati all’indietro e bagnati come se fosse semplicemente uscito dalla doccia cinque minuti prima di uscire e venire a prenderlo. Eccolo lì, il ragazzino che Brian aveva preso sotto la sua ala protettiva e che, senza nemmeno che lui se ne accorgesse, si era intrufolato e preso possesso della sua anima, gettando delle reti e dei rami che ora, così intrecciati e intricati, era impossibile tagliare senza rischiare di spezzare o cancellare anche una parte di se stesso. Eccolo lì, un trentacinquenne ormai maturo abbastanza per sapere che non poteva competere con le orde di giovani idoli ma ancora giovane e ribelle abbastanza per semplicemente volersi divertire e non dare ancora importanza alle rughe che solcavano il suo volto. E che Brian adorava, se proprio doveva essere onesto e completamente sincero. Soprattutto quando venivano cancellate e oscurate da quel sorriso che Nick riservava solamente a lui.

Come in quel momento.

Come nell’attimo in cui Nick alzò finalmente lo sguardo, la sua attenzione richiamata dal rumore della porta che si chiudeva dietro le spalle di Brian. Come nell’istante in cui i suoi occhi si soffermarono su Brian, lo sguardo che scendeva velocemente e lo osservava come un leone studiava minuziosamente la sua preda. E, Dio gli era testimone per quanto inappropriato potesse essere quel pensiero, bastò semplicemente quell’espressione e quello sguardo per far dimenticare a Brian di aver anche solo considerato l’idea di cancellare l’appuntamento. O qualsiasi cosa quell’incontro fosse. Perché quegli occhi, che scandivano e scrutavano ogni centimetro del suo corpo, erano riusciti ad accendere un fuoco dentro di lui, alte fiamme che avevano deciso di usare il suo stomaco come campo centrale da dove puoi muoversi e controllare ogni azione. Era come se un universo di farfalle si fosse dato appuntamento lì, in quel particolare punto dove ogni emozione, specialmente le più profonde e intense, nascevano e si concentravano.

“Ehi.”

“Ehi.”

“E’ da un po’ che non ti fai sentire.”

“Lo so. Scusa. – Rispose Nick, passandosi una mano fra i capelli. – Sono stato un po’ occupato.”

“Occupato?” Ribatté Brian, alzando il sopracciglio come se avesse intuito la mezza bugia.

“Non pensavo che produrre un film potesse richiedere così tanto impegno. E non abbiamo ancora incominciato a girare! – Nick scosse la testa, una mezza risata che si perse nell’aria mentre apriva la portiera. – Non credo che incominceremo molto presto con le riprese. Non so nemmeno se riuscirò in quest’impresa.”

“Devi riuscirci. Ti ricordo che, altrimenti, avresti un’orda di fans pronte a richiedere il rimborso dei danni.”

“Non ricordarmelo.” Nick nascose gli occhi dietro il palmo della mano, anche se quel gesto di imbarazzo veniva contrapposto a quella risata che Brian amava, quella risata che assomigliava e faceva assomigliare Nick ad un bambino consapevole della marachella appena compiuta ma poco, anzi per nulla, preoccupato delle conseguenze.

“Quindi il non farti sentire non ha niente a che vedere con tutte quelle conquiste con le quali hai trascorse buona parte delle ultime settimane?”

Erano vicini. Pochi centimetri li separavano perché Brian ancora non si era diretto verso la parte del passeggero, forse ancora indeciso e dubbioso se salire su quella macchina fosse un errore o meno. Erano vicini e Brian non sapeva nemmeno dire quando Nick si fosse avvicinato e se ciò fosse avvenuto durante il loro scambio di battute che ora attendeva una fine, una conclusione a quell’informazione che era riuscita a far quasi impazzire Brian. Erano vicini e Nick poté quindi abbassare il viso e sfiorare quello di Brian con le labbra, aumentando all’improvviso la temperatura dell’aria attorno a loro due.

“Come fai a saperlo? Mi hai spiato?”

“Non c’è bisogno. Non sei molto bravo a nascondere le tue tracce.”

“Dipende dalla compagnia con la quale esco.”

“Quindi ammetti ciò che hanno scritto?”

“Brian, Brian. Non dovresti credere a tutto quello che i giornali scandalistici scrivono.” Mormorò Nick, il tono rauco e malizioso capace di mandare in corto circuito i nervi di Brian. Ma lui non abbassò lo sguardo, ricambiando quella sfida e impedendo al suo stesso cuore di cedere a quella punzecchiatura.

“A che cosa dovrei credere, quindi?”

Un sorrisetto si dipinse sul volto di Nick. Le labbra scivolarono sulla mascella e, con lenti e agognanti tocchi, scesero poi fino al collo, in quel punto così particolarmente sensibile dove la pelle si congiungeva alla spalla. Lì dove il colletto della camicia, invece che arginare, attraeva e attirava l’attenzione di Nick. Nel frattempo, una mano si intrufolò sul fianco, scostando la superficie che lo proteggeva e dando libero accesso alle dita di poter sfiorare, in una veloce carezza, quei muscoli che raramente Brian lasciava vedere a occhio nudo.

E ciò faceva impazzire Nick.

Letteralmente.

Sapeva che Brian non lo faceva intenzionalmente, a parte quelle poche volte che aveva giocato e scherzato sul palco. Ancora li ricordava, Nick, quei momenti così unici e rari. Ancora, Nick, ricordava come il suo cuore si fosse prima fermato per un attimo, lo stesso istante in cui le dita di Brian avevano afferrato e sollevato i lembi della sua maglietta, mostrando centimetri di pelle e addominali capaci di fare invidia e gelosia a ragazzi molto più giovani e molto meno in forma di lui. Nick ricordava come poi cuore e respiro avevano subito un’accelerata mentre la sua mente si svuotava di canzoni e note e, invece, si riempiva di immagini in cui le sue labbra potevano finalmente accarezzare quella pelle, assaporare e assaggiare quel frutto così proibito e che veniva così preziosamente celato e custodito.

Oh, Nick ne aveva compreso il motivo. Nick aveva compreso perché Brian li nascondeva, anzi, celava la sua pelle. Soprattutto a lui. Perché la sua pelle era come una droga e, una volta avuto e ricevuto anche il più minuscolo assaggio, era stato impossibile per Nick vivere senza di essa. Era un continuo e infinito desiderio di toccarlo, un bisogno istintivo e primordiale di sfiorarlo e accarezzarlo in ogni modo possibile e immaginabile. Resistere era pressoché impossibile; cedere alla tentazione diventava sempre più una missione impossibile e, anche in quel momento, Nick dovette sforzarsi di non lasciar ai propri istinti il controllo delle sue azioni.

Oh, fosse stato per lui, non ci sarebbe stato nessun viaggio o giro in macchina. Fosse stato per lui, in quel preciso istante, le sue mani non si sarebbero staccate dal fianco di Brian ma, invece, avrebbero spinto quel corpo fino a quando non fossero entrambi rientrati in casa e chiusi quella notte al di fuori della porta. Fosse stato per lui, per Nick, non ci sarebbero più stati periodi di assenza e di lontananza perché l’ultima cosa che davvero desiderava era doversene andare la mattina seguente.

E far finta che nulla fosse successo.

E trovare mille modi per dimenticare l’odore di Brian. Dimenticare il modo con cui i suoi occhi si modificavano e cambiavano colore, assumendo una particolare sfumatura di azzurro così profonda che Nick avrebbe solamente voluto tuffarsi in quell’oceano e scoprire dove lo avrebbe portato. Dimenticare i baci e le carezze, i minuti trascorsi tenendo quel corpo fra le braccia e illudendosi che fosse davvero suo, che potesse appartenergli e possederlo per tutta la vita.

Nick nemmeno ricordava chi dei due avesse deciso quelle stupide regole. E, se avesse potuto parlarne, avrebbe scoperto che anche Brian non si ricordava per quale motivo avessero deciso di continuare quando ormai tutti, almeno nella loro cerchia privata, sapevano già che cosa c’era fra di loro.

Sarebbe bastato un gesto. Una mezza parola. Uno sguardo capace di trasmettere quello che entrambi cercavano e tentavano così tanto di nascondere. Un passo in avanti, un sussurro capace di dissipare e far scomparire paure e dubbi, ansie e incertezze. Perché erano quelli gli ostacoli che si intromettevano sempre fra Brian e Nick, fra loro due e la felicità. Fra il rimanere amici, amanti, e il diventare qualcosa di reale e stabile. Ed erano quelli gli ostacoli che li fecero allontanare come se entrambi avessero ricevuto una scossa elettrica, e che li fecero salire in macchina e rimanere in silenzio per tutto il viaggio.

U tragitto verso una destinazione ignota. Non solo metaforicamente parlando, perché Brian non sapeva mai dove sarebbero andati. Non sapeva nemmeno perché fosse sempre Nick il guidatore designato, anche se aveva la piccola e sfumata impressione che fosse perché così poteva rispettare la sua rinnovata regola di non eccedere con il bere. E, a esser sincero, a Brian incominciava a piacere quella routine: era sempre stato lui il romantico della coppia, colui che si inventava mille e più modi per prendere di sorpresa il compagno, che era piacevole poter provare sulla propria pelle quel tipo di coccole e attenzioni. Soprattutto perché Nick non era mai banale, non lo aveva mai portato a un semplice cinema o uno di quei locali con luci soffuse dove era possibile e facile passare inosservati.

Non che a Brian dispiacesse avere, almeno per una volta, un normale appuntamento.

No, Nick non aveva mai scelto luoghi normali o banali. E anche quella notte sembrava non discostarsi dalla loro routine: la macchina sfrecciava sotto i lampioni accesi, divorando chilometri e chilometri di asfalto sotto le potenti fauci delle ruote. Ben presto, si lasciarono alle spalle le strade caotiche e luminose della città, sprofondando nella tranquillità e nella calma di lunghe distese di erba e di sabbia.

Guidarono in silenzio, Brian che osservava il panorama che sfrecciava velocemente dal finestrino e Nick che teneva lo sguardo fisso sulla strada davanti a loro. Anche se, di tanto in tanto, gli occhi si muovevano e si posavano brevemente e di sfuggita sul profilo del ragazzo, no, dell’uomo seduto accanto a sé. Nick era ormai diventato un maestro nel rubare sguardi e occhiate per poter studiare il viso di Brian, un profilo e dei lineamenti che gli riservavano puntualmente un nuovo dettaglio da catalogare e custodire. Pochi, pochissime persone riuscivano a vedere oltre e indagare quel sorriso che sembrava sempre esser lo stesso, indipendentemente da tutto e dagli anni che passavano. Ed erano passati, nonostante quel viso sembrasse lo stesso di una ventina d’anni prima. Anche ora che erano scomparsi quei riccioli che Nick tanto amava e di cui, ancora, sentiva la mancanza. Non che glielo avrebbe detto. Brian adorava quel taglio, soprattutto perché gli permetteva di nascondere e distogliere l’attenzione da quei capelli che erano ormai scomparsi. E Nick adorava tutto quello che Brian adorava. Anche se i riccioli sarebbero sempre stati i suoi preferiti, poco importava se avesse tenuto lo stesso taglio per anni e anni o se questo stesso era fuori moda e datato.

La gente si sbagliava quando credeva così ciecamente che non ci fosse più nulla da scoprire su Brian, o quando era convinta che ogni emozione e sentimento avesse una ben visibile espressione sul suo volto. Il viso di Brian era come un quadro, uno di quei dipinti che celava strati e strati impossibili da scoprire con un solo sguardo o una sola occhiata. Ci voleva studio, ci volevano anni e anni per poter catalogare ogni differente espressione, sperando di aver compreso il significato e la sua declinazione. Più di tutto, Nick amava studiare le varie sfumature dei sorrisi. Perché era proprio con quello che Brian più comunicava e trasmetteva: c’era il sorriso che usava per i convenevoli e per educazione, lui che non sarebbe mai stato in grado di mostrarsi esplicitamente sgarbato nei confronti di qualcuno che non conosceva o che poco sopportava; c’era poi quello per mascherare l’imbarazzo, quello che nasceva assieme ad una battuta quando qualcuno gli porgeva un complimento o esaltava qualcosa che per lui era normale e non un affare di stato. Brian lo aveva usato spesso nell’ultimo periodo, soprattutto quando si ritrovava a ricevere lodi e ammirazione per come aveva affrontato il calvario della sua voce: abbassava lo sguardo, gli occhi si socchiudevano mentre quella linea appariva sulle labbra come a dire che non c’era nulla di speciale. Che lui non era così speciale. Anche se si sbagliava. Oh, Brian si sbagliava e Nick avrebbe voluto trovare un modo per farglielo capire e per far scomparire quell’imbarazzo dal suo volto e dalle sue labbra.

 C’era poi quello speciale, l’unico e raro sorriso che veniva riservato a suo figlio e che, per Nick, era forse uno dei più belli che si potesse mai avere l’opportunità e la possibilità di osservare: gli angoli delle labbra si piegavano all’insù, un accenno di quei denti perfettamente e splendentemente bianchi che si incastonava alla perfezione con quell’espressione di orgoglio e di felicità che riusciva a sciogliere anche il più duro degli animi e dei cuori.

Infine c’era quello che era ora disegnato sul volto di Brian, e che Nick poteva vedere nel riflesso del vetro, era una maschera. Era stato difficile da comprendere, specialmente quando si era piccoli e poco incline a credere che un’anima come quella di Brian potesse essere abitata da macchie, ombre e segreti. Era il sorriso malinconico e triste, velato dall’educazione di chi non vuole preoccupare le persone che lo circondano e che gli stanno accanto: era stato quello il sorriso che aveva accompagnato la gran parte dell’ultimo tour, quando tutti sapevano ma non potevano discutere a gran voce l’enorme elefante sul palco. Era stata quella la maschera che Brian aveva usato all’inizio e in cui tutti loro erano caduti, convinti che tutto fosse sotto controllo fino a quando avevano dovuto fare i conti con l’inevitabile e imprevedibile crollo di ogni illusione e apparenza. Avrebbe voluto, Nick, allungare una mano e appoggiarla sopra quella di Brian; avrebbe voluto accarezzargli il dorso con la punta dell’indice, rassicurarlo come aveva fatto così tante volte durante i concerti e dietro le quinte, quando ancora gli attacchi di panico lo colpivano senza mai avvisare o preannunciare il loro arrivo. Avrebbe voluto chiedergli il perché di quella tristezza malinconica. Ma ne aveva il diritto? Quando si erano dimenticati di essere il miglior amico l’uno dell’altro prima di essere amanti e compagni, qualunque cosa fosse quella che stavano facendo? Forse quel sorriso, però, non aveva nulla a che fare con loro, con lui. Con Nick. Forse erano sorti altri problemi, forse era semplicemente triste che Baylee fosse ancora con sua madre e la mancanza e nostalgia avevano semplicemente scelto il momento sbagliato per farsi sentire.

Nick avrebbe voluto trovare il modo per far apparire il sorriso che amava di più, quello che Brian riservava solo e soltanto a lui. Era il più bello, secondo solo a quello riservato a Baylee, perché mostrava, a pieno volto e così esplicitamente, con quanta intensità e sensibilità Brian amava e viveva i suoi sentimenti: non c’erano mai ombre, non c’erano mai sottigliezze o dettagli che stonavano ma solamente così tanto amore e devozione, attenzione e dolcezza, che Nick si sentiva sempre morire sotto quel peso e sotto quella luce. Ne aveva diritto? Ne era degno? Lo meritava, nonostante tutto quello che gli aveva lanciato dietro negli anni e le ferite che aveva inciso nell’anima?

Un eco, una sfumatura di quel sorriso apparve sul volto di Brian quando finalmente Nick raggiunse l’angolo che aveva scelto appositamente per quella serata. Era stato un amico a parlargliene, sottolineando quanto la sua posizione e la sua ubicazione scoraggiasse sempre molte persone a sceglierlo come luogo per appartarsi o trascorrere qualche ora in solitudine.

Eppure, tutte quelle persone, si perdevano una vista mozzafiato.

Era quello uno dei promontori che circondavano la costa, una parete rocciosa scoscesa e piena di punte appuntite da incutere una sorta di terrore se osservata ai piedi della spiaggia. Non c’erano alberi o cespugli a delimitare e formare una sorta di barriera: avvicinarsi al ciglio sembrava quasi di avvicinarsi al cielo, uno sguardo all’insù verso una trapunta completamente tersa e stellata e, al di sotto, un materasso nero che si infrangeva contro le rocce. Ed era quello anche l’unico rumore che si poteva udire, il traffico e le macchine soffocate e così lontane da quasi dare l’impressione di esser entrati in un’altra dimensione.

Una dove esistevano solamente loro due. Brian e Nick. Una dove, forse, loro due avrebbero potuto stare insieme senza doversi nascondere come due amanti ribelli.

“Allora, qui è dove porti solamente le tue conquiste?” Brian domandò ancora, seppur quella volta c’era una vena e una sfumatura di insicurezza nella sua voce. Nick sembrò quasi non accorgersene, più impegnato a perdersi, per qualche secondo, nella visione della figura del ragazzo sotto la luce argentata della luna.

Brian si trovava a pochi centimetri dal ciglio, una distanza abbastanza sufficiente per calmare la sua paura delle altezze ma dove ancora si poteva catturare echi delle onde sotto di loro. Nick chiuse la macchina e poi si diresse verso di lui, cingendogli la vita in un caldo abbraccio da dietro.

“E tu sei una di quelle?” Ribatté Nick, lasciando che il suo respiro solleticasse le fini punte dei capelli di Brian.

“Non lo so. – Mormorò Brian, voltandosi all’improvviso e fissando Nick con espressione inspiegabilmente seria. - Lo sono?”

Nick aggrottò la fronte, confuso da quel cambiamento e ancor più incerto se dovesse continuare o meno con quel gioco lascivo e languido.

“Sei geloso?”

Non ci fu bisogno che Brian rispondesse a quella domanda. Fu il suo sguardo, furono i suoi occhi, a donare e trasmettere una semplice e quanto mai pesante e importante risposta. Una fiamma, un lampo rosso si impossessò degli occhi di Brian mostrando solamente la punta di quella tempesta che si stava formando e che stava sbraitando dentro di lui. Era un grido di possessione, un ruggito che voleva rimarcare quanto Nick gli appartenesse da molto più tempo di qualsiasi altra ragazza, o ragazzo, che Nick avesse conosciuto in quelle settimane. O in tutti gli anni precedenti. E bastò quella sfumatura, quell’improvvisa e così rapida scivolata e rottura nella perfetta armatura di controllo di Brian, per spezzare qualcosa in Nick. Brian era geloso. No, era qualcosa di più della semplice gelosia. Brian voleva che Nick fosse suo e semplicemente suo. E Nick voleva essere completamente e semplicemente suo.

Nessuna conquista poteva anche solo avvicinarsi a Brian, per quanto quelle poche persone che aveva portato a casa erano stati solamente dei palliativi per controbattere a quei pensieri che non lo lasciavano in pace. Il pensiero di Brian aveva letteralmente preso possesso della sua mente e l’aveva trasformata nella sua abitazione perenne. O, forse, quella dimora era sempre stata lì, dapprima solamente una capanna e, con il passare degli anni, si era ingrandita fino a diventare una villa a due piani con tanto di piscina e dependance per gli ospiti.

“Sai perché sono uscito con tutte quelle persone?”

Brian scosse la testa, la voce che aveva deciso di rimanere nascosta e protetta in quei muscoli che ancora, ogni tanto, facevano di testa loro e si comportavano come se fossero i proprietari e i capi del suo corpo. Ma, forse, in quella circostanza, era meglio non riuscire a pronunciare nemmeno la più semplice delle sillabe perché Brian non riusciva a comprendere quale fosse il gioco a cui Nick stava giocando: erano ancora in quel fragile e labile campo delle provocazioni e dei sussurri lascivi? O avevano finalmente abbandonato quel territorio, spostandosi là dove Brian aveva sempre voluto approdare? Non ne era certo, poteva solo sperare e augurarsi che le sue ipotesi e quell’istinto, che continuava a sussurrargli che anche Nick provava e desiderava qualcosa di più, potessero avverarsi e dimostrarsi reali e tangibili.

“Perché non ho fatto altro che pensare a te. Ecco perché. Non sapevo come smettere. Non sapevo come allontanare il pensiero della tua pelle, dei tuoi occhi, del tuo profumo... Dio, Brian. – Nick si lasciò sfuggire un sospiro, un gemito per tutte quelle ore che aveva gettato al vento combattendo contro qualcosa che era così inevitabile. E se quella era la prima alba di un’arresa, Nick era pronto a deporre le armi e consegnare il suo cuore e la sua anima avvolti da una bandiera bianca. – Nessuno di loro poteva competere con te. Nessuno di loro, nemmeno messi tutti insieme, è mai riuscito a farmi sentire come solo tu riesci. Completo. Amato. Adorato.”

Brian si staccò da lui, incapace di poter rimanere fermo mentre quelle parole lo colpivano con la stessa intensità di un pugno. Un conto era desiderare, un conto era sognare quel momento, l’attimo in cui Nick avrebbe riconosciuto quel sentimento e quel legame così speciale che li univa e che non poteva semplicemente essere ridotto e semplificato con sesso o con qualche incontro causale. Un altro, su un completo e totalmente differente pianeta, era sentire quelle parole esser pronunciate da Nick. Senza doppi sensi, senza sottointesi sessuali o volti a finire l’uno nelle braccia dell’altro. L’uno dentro l’altro.

Il cuore batteva all’impazzata mentre Brian si allontanava da quel punto, lasciandosi dietro pochi passi un Nick con l’espressione sempre più confusa e delusa a ogni secondo e centimetro che li separavano. Una parte di Brian, come sempre, si stava preoccupando della reazione di Nick e di come avrebbe dovuto fare di tutto per consolarlo e per rassicurarlo. Ma era una voce sussurrata, così sottile e fragile che non poteva davvero competere con quella più forte e urlata della sua anima, bersagliata dai più impensabili e improbabili dubbi: che cosa voleva dire, davvero, Nick? Che cosa voleva significare quell’amato? E quel completo? Davvero Nick aveva faticato a non pensare a lui?

E, in quel momento, Brian decise di gettare al vento ogni dubbio e ogni cauzione. In quel momento, metaforicamente parlando, Brian decise di saltare da quel dirupo e sperare di poter tuffarsi un oceano fatto di acque limpide e tranquille, così profonde da poter scomparire e riapparire in un mondo che apparteneva solo a loro due. Solo a Brian e a Nick.

Quando si voltò, pronto a lasciare all’aria ogni suo sentimento, lo fece con uno guardo e un’espressione che Nick aveva visto solo poche volte: una determinazione che, sotto la luce pallida della luna e delle stelle, rendeva ancora più scultorea ed etereo quel volto.  

“Anch’io non faccio altro che pensare a te. Te e noi. Soprattutto noi due. O, almeno, ciò che potremmo essere se la smettessimo di rincorrerci e girarci attorno solamente perché così stupidamente impauriti di quanto meraviglioso potrebbe essere. Non penso ad altro che a quei venti giorni a Londra, a quelle mattine in cui mi svegliavo con il tuo corpo avvolto attorno a me come la più calda, morbida e preferita delle coperte, e non penso altro a quanto vorrei che fosse il mio quotidiano risveglio. Non penso ad altro che a quanto desidero poter stare insieme a te ogni giorno, poter condividere con te ogni piccolo e stupido avvenimento. Vorrei poterti preparare la colazione e venirti a svegliare perché, chissà come mai, tu riesci sempre a dormire più di me. E va bene, sai? Va bene perché adoro poterti svegliare, poter scostare quei ciuffi fin troppo lunghi e baciarti sulla fronte. Voglio poterti baciare in ogni momento, solamente perché posso e voglio e non solamente limitarmi a ricordarmi di che sapore sono le tue labbra. Voglio poter camminare con te, mano nella mano; andare a fare la spesa insieme; litigare perché tu lasci in giro i tuoi vestiti e io, inevitabilmente,  devo fare una specie di caccia al tesoro per ritrovarli e poter fare il bucato. Voglio questo con te, non solamente il sesso. Voglio tutto.  Voglio i giorni in cui saremo così felici che il mondo sembrerà essere dipinto di un arcobaleno che risplende solo per noi e, allo stesso tempo, voglio anche quei giorni in cui tutto sembrerà remare contro di noi. E, in quelle tempeste, voglio essere colui che ti proteggerà e che ti ricorderà di quanto tu sia meraviglioso e che ti rassicurerà su come tutto, alla fine, ritorna ad essere un cielo sereno. Ecco quello a cui penso ogni giorno. Ogni ora. Ogni minuto. Penso a noi. Voglio noi.”

Nick si ritrovò con il fiato rubato via, l’ossigeno cancellato mentre le parole di Brian si avvolgevano attorno alla sua mente, riscaldando un cuore e un’anima che non erano mai state così aperte a credere parole e promesse di quel genere.

Ma era Brian. E Nick avrebbe creduto a qualsiasi cosa gli avrebbe detto, specialmente quando sembrava offrirgli la sua anima senza nessuna remora, senza nessun rimpianto o paura che potesse essere calpestata e gettata via.

No, non sembrava.

Davanti a lui, davanti a Nick, c’era l’anima di Brian. Davanti a lui c’era tutto quello che Brian non aveva mia lasciato intuire, tutto ciò che aveva nascosto perché l’amore lo aveva ferito e, nonostante tutto, Brian continuava a crederci e a sperare nel lieto fine.

Come ci riusciva? Come riusciva Brian a tirare fuori, dal cappello, quei discorsi che sapevano di scrittori e saggi? Come riusciva a trasformare, in parole, tutto quello che Nick nemmeno era riuscito ancora a comprendere e dare un senso? Perché anche lui voleva tutto quello, anzi, se fosse stato più che onesto avrebbe ammesso che voleva, desiderava e agognava tutto quello molto più del sesso. Per quanto fantastico e appagante e decisamente fuori da quell’universo e tutti gli altri conosciuti e sconosciuti. Come poteva Brian sembrare appena uscito da una delle loro canzoni, da un film o da un libro, quando tutto quello che Nick sarebbe riuscito a dire era che aveva bisogno di lui? Come poteva quando Nick sarebbe riuscito solamente ad ammettere che aveva bisogno di Brian per semplicemente respirare? Stare lontani, rimanere in assenza di Brian, era come rimanere in apnea, navigando e combattendo contro la corrente inseguendo quel raggio di luce che avrebbe significato poter finalmente tornare a vivere. Stare senza Brian non era più fisicamente possibile, stare senza Brian significava dover trovare un modo per sopravvivere quando avrebbe potuto semplicemente vivere, se solo fosse stato un po’ più coraggioso.

Se solo potesse disporre di un vocabolario almeno la metà di quello di Brian.

Come poteva, Nick, dirgli tutto quello senza dimenticarsi nulla? Senza la paura che qualcosa si perdesse nel viaggio fra il suo cervello e le sue corde vocali, senza che lui stesso rendesse ridicolo un sentimento che non poteva essere semplicemente descritto e messo in musica. Come poteva?

Non poteva, era quella la verità assoluta.

Non poteva perché Nick non era Brian, non era mai stato bravo a dare significato, con parole e con discorsi mozzafiato e profondi, a quello che provava. Anche quando erano semplicemente amici, anche quando ancora non erano consci e consapevoli di essere l’uno anima gemella dell’altro, Nick non era mai stato in grado a spiegarsi fino in fondo. Ma quello non era mai stato un problema perché Brian, in chissà quale modo o possedendo chissà quale potere, era sempre stato capace di capire ciò che lui voleva davvero dirgli. Riusciva sempre, in qualche modo, a vedere oltre la sua maschera, senza mai dire niente di sbagliato o di fuori luogo.

Ora, invece, lo era.

Un problema.

Così Nick risolse e trovò la sua soluzione nell’unico modo di cui si era sempre fidato per essere totalmente, e completamente, sicuro che il suo messaggio e la sua risposta potesse essere trasmesso e percepito. Bastarono pochi passi per annullare la distanza fra lui e Brian, passi che presero Brian del tutto di sorpresa perché lo trovarono impreparato a quella risposta.

O alla mossa successiva di Nick.

Brian tentò l’ultima carta a disposizione nel suo mazzo, una mossa mascherata di ironia e di sfida. Entrambi erano competitivi, entrambi volevano e pretendevano di aver sempre l’ultima parola su qualunque discorso o situazione. Entrambi, soprattutto, non ammettevano di esser giudicati codardi e vigliacchi in un’impresa che poteva essere più grande e forte di loro.

E quale altra impresa poteva essere così terrificante, e allo stesso tempo così allettante e appagante, come quella dell’amore?

“Andiamo, Nick. Non ti va un po’ d’avventura?”

“Avventura?”

“Sì. Non sai che l’amore è forse la più eccitante avventura che qualcuno possa intraprendere?”

La luna si stagliava dietro la sua figura, celando e mascherando l’espressione dipinta sul volto di Nick. Ma, anche volendo e desiderando di avere almeno un piccolo indizio su ciò che stava per succedere, Brian non ebbe tempo per poter prepararsi: ebbe solo un riflesso di un sorriso, una luce particolare negli occhi di Nick che non piacere, né lussuria o estasi. Era, anzi, un oceano profondo di amore, acque che venivano letteralmente dorate e portate alla più brillante e chiara sfumatura di azzurro. Brian si sentì preso prigioniero da quella luce, preso e avvolto in quell’invisibile coperta capace di annullare tutti i mesi precedenti fusi in un vortice di dubbi e insicurezze, di occasioni e possibilità mancante e di rimpianti per tutto quel tempo perso in accontentarsi di sola e mera apparenza. Niente di tutto quello ebbe più importanza, o senso e significato di esistere, nel momento in cui Nick prese il viso di Brian fra le mani e rubò le sue labbra in quello che Brian poté definire il più appassionante e il miglior bacio che avesse mai ricevuto in tutti quegli anni. Sin da quel primo, orribile e così impaurito bacio dato nel cortile della scuola ad una ragazza di cui ora nemmeno ricordava il nome o riusciva a riportare alla mente i dettagli del volto.

Il bacio di Nick, quel particolare bacio, fu così potente e impetuoso da cancellare tutto il resto, fare tabula rasa di un passato che aveva già pensato di aver trovato l’amore in una donna che era stata la sua compagna per più di quindici anni. Il bacio fu in grado di distruggere ogni convinzione che Brian aveva sempre avuto, quella sicurezza di aver già assaggiato e assaporato che cosa fosse l’amore e che avrebbe potuto ritrovarlo sempre e comunque.

Si era sbagliato.

Fino a quel momento, alla veneranda età di quarant’anni, Brian si rese conto di non aver mai, davvero, saputo e conosciuto che cosa fosse davvero l’amore. Nick non aveva mezze misure: una volta presa la sua decisione e la sua strada, lui la imboccava senza alcun rimpianto e alla massima velocità, come se i dubbi che lo avevano tenuto fermo di fronte al bivio fossero stati scrollati via con un semplice battito di ciglia. E, in quel momento, Brian era stato appena investito da tutto l’amore che Nick aveva tenuto dentro in tutti quegli anni.

Ed era il migliore incidente di tutto l’universo.

In quel bacio, Nick riuscì a mettere e infondere tutto quello che avrebbe voluto ribattere a quel meraviglioso discorso che Brian aveva appena pronunciato. Mentre le sue mani scivolavano su quella mascella e si lasciavano sfiorare e pungere dall’accenno di barba, Nick pronunciò silenziosamente tutte quelle parole che, almeno nella sua mente, sembravano provenire dallo stesso libro di poesie che aveva usato Brian.

Ho bisogno di te, Brian. Ho bisogno di te per vivere, per smettere di sopravvivere in attesa che il vento mi riporti a galla e mi permetta di respirare. Ho bisogno di questo, di sentirti così vicino da non nemmeno sapere dove finisce il mio corpo e inizia il tuo. Ho bisogno della tua voce e della tua dolcezza, ho bisogno che tu tenga controllo e ordine nel casino che è la mia vita. Non te ne rendi conto? Non hai mai realizzato che il vero motivo per cui ero così alla deriva, così in apnea, era perché tu, il mio sole, te ne eri andato e mi avevi voltato le spalle? Ho bisogno della tua guida, ho bisogno della tua luce. Non lasciarmi più nel buio. Non costringermi a dover vivere una via senza ossigeno, aspettando quella piccola e minuscola finestra in cui poter respirare. Voglio tutto quello che vuoi anche te, voglio le mattine in cui posso stringerti a me e illudermi di poterti proteggere come fai tu con me; voglio le notti in cui non potermi addormentare se tu non sei lì con me; voglio poterti annoiare con tutti i miei progetti mentre tu prepari il pranzo o la cena o stai facendo qualcosa che dovrei essere in grado di fare ma che tu fai così bene che adoro solo osservarti. Voglio tutto questo e molto di più. Voglio che tu diventa la mia unica famiglia. Già lo sei. Lo sei sempre stato. Sei l’unica persona con cui vorrei condividere il resto della mia vita.

Quel bacio li lasciò boccheggianti. Ansimanti. Desiderosi di continuare quel discorso, agognanti di rimanere semplicemente in quell’abbraccio e continuare a riflettersi in quell’amore che brillava più della luna e delle stelle. Erano già loro stessi il più speciale firmamento che aveva fatto la sua apparizione quella notte e che, senza nemmeno bisogno di altre parole, avrebbe continuato a brillare anche per i giorni seguenti. Le settimane seguenti. I mesi e gli a venire.

“Ho bisogno di te, Brian. Vorrei esser bravo come te con le parole per farti capire, realmente, quanto ho e avrò sempre bisogno di te.”

Le mani di Brian accarezzarono le braccia di Nick, salendo e riscendendo in movimenti rassicuranti.

“Lo so. Lo so.”

“Davvero?”

Brian sorrise, le labbra curvate in un’espressione compiaciuta.

“Quel bacio non aveva niente da recriminare al miglior monologo romantico del film più bello mai scritto.”

“Ovviamente non ero io l’autore.”

“Ovviamente. – Ribadì Brian con una risata. – Allora, quell’avventura? Ci stai?”

“Mi rovinerai la reputazione, lo sai?”

Le labbra di Nick sfiorarono il lobo dell’orecchio, soffiando un fremito di piacere che scivolò dal collo e lungo tutta la spina dorsale e lasciando, infine, un eco di scintille dietro il suo passaggio. Brian si lasciò sfuggire un sospiro, uno sbuffo di aria che doveva essere una via di mezzo fra un gemito e un rimprovero di frustrazione; gli angoli delle labbra si curvarono poi in un sorriso, una linea maliziosa che Nick avrebbe voluto rubare e imprigionare, nascondere in un luogo sicuro perché fin troppo preziosa e speciale per poter essere condivisa con il mondo.

“Oh, quale smacco!”

Piccoli tocchi si diedero il cambio sulla linea della mascella di Nick, carezze dal sapore di ali di farfalle che si spostavano da un fiore all’altro per trovare il più dolce nettare. C’era una punta di ironia, una maliziosa presa in giro che riuscì ad alleggerire l’atmosfera e riportarla su quel piano di giochi che aveva sempre caratterizzato il loro rapporto.

“Perderò popolarità quando si saprà che sono fidanzato. Potremo perdere fans e fans per questo. Non ti importa di ciò?”

Il tono di Nick divenne drammatico e addolorato. O, almeno, lo avrebbe potuto essere se non fosse stato per quel sorriso, dipinto sul volto, che raccontava di come anch’egli avesse deciso di prendere parte a quel gioco.

Perché nemmeno a lui importava davvero così tanto, al contrario di ciò che credevano e aveva lui stesso fatto credere al mondo.

 Al diavolo le fans. Al diavolo chiunque avrebbe voltato loro le spalle. Al diavolo se la sua famiglia avesse incominciato un’ennesima battaglia per trattenerlo ancora nella loro ragnatela malsana e tossica, invece di essere felice che lui avesse finalmente trovato l’amore e la sua anima gemella.

Al diavolo tutto e tutti.

Brian si scostò per qualche secondo, nell’azzurro dei suoi occhi un lampo di sorpresa nel sentire e nell’udire quella confessione. Ma si riprese immediatamente, gettando la testa all’indietro e lasciandosi sfuggire via una risata cristallina che si librò nell’aria e si confuse con il suono delle onde che si infrangevano contro le rocce. Nick non si lasciò sfuggire quell’occasione, le labbra che scivolarono velocemente e si impossessarono di quel lembo concavo che proteggeva la gola e le corde vocali; in quel punto, succhiando quel particolare angolo, Nick poté percepire e assaporare la vibrazione, il momento in cui la risata nasceva e si propagava lungo quei muscoli prima di sfuggire via e diventare infinito.

Avrebbe potuto farlo ogni volta che avrebbe voluto. D’ora in poi. Da quell’attimo fino all’eternità, senza più bisogno di sotterfugi o di dover aspettare la prossima pausa fra un concerto e l’altro. Senza nemmeno avere un pretesto o una banale scusa. Avrebbe potuto baciare e accarezzare ogni centimetro di quella pelle solamente perché poteva.

Solamente perché lo voleva. Lo desiderava. Lo agognava.

Bastò quel pensiero dare fiamme e vento a quel fuoco che già stava bruciando in fondo al suo stomaco, lì dove i nervi diventavano un cumulo di corde così sensibili e così intense da mandare in corto circuito tutto il sistema nervoso. Bastò quel pensiero per cancellare qualsiasi dubbio o resistenza rimasta, anche se esse erano già state ridotte a strascichi e flebili echi di cenere.

La decisione era già stata presa molto e molto tempo prima. Anni e secoli prima. Forse ancor prima che lui, che Brian, che loro nascessero. Forse qualcuno, Dio o divinità che fossero, avevano già deciso tempo addietro che quelle due loro anime avrebbero dovuto vivere e respirare l’una dell’altra. Nick non poteva fare altro che prendere atto che non ci sarebbe stata nessun’altra scelta migliore nella sua vita. Né ci sarebbe stato qualcun altro che potesse completarlo come Brian.

Fisicamente. Mentalmente. Emotivamente.

Solo ora lui se ne rendeva conto.

Nick fece risalire le labbra, lasciando che si incontrassero con quelle di Brian in un gioco che si trasformò velocemente in un rincorrersi e in un cercare, anche solo per qualche secondo, di catturare il proprio avversario. Con le mani appoggiate con sicurezza sui fianchi, Nick spinse Brian contro il fianco della macchina, i loro corpi che aderivano l’uno all’altro come se fossero magneti che si opponeva e si attraevano. Brian circondò il collo del compagno con le braccia, le dita che riuscivano a sfiorare e accarezzare la pelle nuda e quei fili di capelli dorati.  

“Quando mai ho dato importanza a ciò che le persone dicevano sulle mie scelte?”

A quella risposta, così naturalmente reale e così tipicamente Brian, Nick non poté fare altro che lasciarsi sfuggire una risata, un rauco suono che Brian rubò via con occhi brillanti e, allo stesso tempo, resi di una sfumatura blu scuro e che Nick avrebbe voluto imparare a catalogare per il futuro.

“Hai ragione, hai ragione.”

“Io ho sempre ragione, Carter. – Ribatté Brian, picchiettando la fronte di Nick con la punta dell’indice. - Specialmente quando si tratta di amore.

“Quindi non ti sei nemmeno crucciato del fatto che dicano non siamo più amici come un tempo?”

“Beh, tecnicamente hanno ragione. Non siamo più propriamente amici, vero?” Domandò Brian, una punta di malizia nel suo tono mentre le mani risalivano e si perdevano fra i capelli di Nick.

“No, decisamente no.”

“Non lo siamo mai stati, anche se non ce ne siamo mai accorti.”

“Stupidi e ciechi. – Mormorò Nick mentre, con il dorso della mano, accarezzava la linea di quella mascella su cui aveva agognato e sognato per fin troppo tempo. - Ecco che cosa eravamo.”

Un brivido nacque da quella carezza, crescendo lungo tutto il corpo e poi librandosi assieme ad un sospiro, indefinito nella sua sostanza poiché altro non racchiudeva che tutto quel cumulo di sentimenti e felicità che quel sogno, diventato realtà, avevano reso come dei nuovi esseri viventi che respiravano e si libravano con ali invisibili.

“Ma eravamo noi. – Aggiunse Brian, appoggiando lamano sulla guancia di Nick. – E non importa quante volte siamo caduti, non importa quante volte ci siamo fatti del male e ci siamo allontanati fino a diventare due pianeti che si opponevano e che non si vedevano. Niente di tutto questo davvero importa perché quello che abbiamo non è mai scomparso ma, anzi, si è rinforzato in attesa di questo momento. Noi, io e te, non andiamo e non saremo mai fuori moda.”

Nick si ritrovò con il cuore in gola, un groppo di lacrime perché esso voleva uscire ma, invece, si ritrovava bloccato in un corridoio troppo stretto per lui. Ma era gonfio d’amore, il suo cuore, gonfio per via di quello scricciolo di uomo che era entrato nella sua vita e l’aveva cambiata ancor prima che potesse rendersene conto. Il piacere, in quel momento, si era trasformato in una sussurrata melodia di sottofondo e aveva lasciato così spazio a qualcosa di più profondo. A qualcosa che faceva sembrare come se ogni cosa, ogni dettaglio e ogni pezzetto di puzzle, avesse finalmente trovato la sua posizione e il quadro, da loro composto, fosse il più prezioso e meraviglioso che Nick avesse mai potuto osservare.

Nick abbassò il volto per socchiudere e rubare le labbra di Brian in un bacio che aveva il profumo di dolcezza, una gentile carezza capace di trasmettere tutto ciò che le parole non riuscivano e non potevano trasmettere a risposta.

Tranne per una frase.

La mano di Nick scivolò fino a che non incontrò quella di Brian e, in un battito di ciglia, le loro dita si erano intrecciate alla perfezione.

“Andiamo a casa.”

Brian si ritrovò a sorridere, quel particolare sorriso che Nick aveva sempre dovuto osservare venir rivolto a qualcun altro che non fosse lui. Era una luce speciale, quella, ancor più luminosa della luna e delle stelle che facevano da spettatori non paganti a quello spettacolo; era la luce che riusciva a entrare dentro l’anima e riscaldarla con così tanto amore e devozione che era quasi impossibile pensare e credere che fosse reale.

Che fosse diretta soprattutto ed esclusivamente verso di lui.

Brian sorrise e si alzò in punta di piedi, così da poter sfiorare e stuzzicare la punta del naso di Nick con la sua.

“Quale delle due? Mia o tua?”

“Mh. – Nick arricciò il naso, fingendo di aver bisogno di qualche secondo per riflettere e ponderare bene la situazione. – La tua. E’ decisamente e nettamente più pulita e ordinata della mia.”

“Non ne avevo dubbio, guarda.”

“Il caos aiuta la mia creatività.”

“E la sporcizia aiuta solamente il divagare di teorie su come chiunque entri in contatto con te si ammala dopo nemmeno un giorno.”

La fronte di Nick si aggrottò in confusione.

“Davvero?”

“Sì, davvero.”

“Ma a te non importa, vero? Insomma, non mi puoi lasciare dopo nemmeno cinque minuti per una diceria! Brian Thomas Littrell, ti proibisco di credere a questa stupidata!” Esclamò Nick, l’indice puntato verso il compagno in un tentativo di sembrare un padre che rimprovera e impartisce ordini.

“Al massimo, vorrà dire che tu dovrai imparare a prenderti cura di me. E della tua igiene. - Ribatté Brian con un sorriso mentre, come se fosse la cosa più natura del mondo, allungava la mano per poter aprire la portiera a Nick e permettergli di salire. – Andiamo, dai.”

Quella linea di confusione, che solcava la fronte di Nick e avvicinava le sopracciglia, divenne ancor più marcato di fronte a quel gesto, che tanto sapevo di tempi andati e di una generazione che non aveva mai fatto parte della vita e della personalità di Nick: gentiluomo e cortesia; eleganza e savoir-faire; classe e un romanticismo che, esattamente come la persona che lo stava mettendo in pratica, non sarebbe mai stato fuori moda.

“Frick, non devi...”

Brian nemmeno  lo lasciò terminare, tenendo aperta la portiera e soppesando il suo sguardo con il gomito appoggiato alla curva del finestrino e una mano ancora ben stretta fra le dita di Nick.

“Mia madre mi ha insegnato che bisogna sempre far sentire speciale la persona che si ama. – Fu la sua risposta, quel verbo che da solo fece sbattere il cuore di Nick come se fosse una farfalla alla ricerca di spazio in cui volare. – Quindi, rassegnati. Verrai coccolato e viziato per gli anni a venire.”

“Hai idea di che cosa ti stai andando a cacciare?” Ribatté Nick, quel ghigno ormai così suo e personale che Brian non sarebbe mai riuscito a vederlo e amarlo su di un’altra persona.

“Credo proprio di sì. Mi sa che sei tu colui che non ha idea di che cosa gli capiterà nelle settimane successive.”

“Ah sì...?” L’allusione di Nick scivolò in un terreno di doppi sensi, allungandosi attorno alle curve di quella malizia e quella sensualità che veniva riaccesa grazie solamente a quel raggio di luna che cadeva sul volto di Brian e lo rendeva ancor più angelico. Ancor più incredibile nell’accettare che lo stesse corteggiando.

Oh.

Non gli era mai successo. Nick non era mai stato corteggiato né si era mai speso in quel tipo di atteggiamento e comportamento: a che cosa poteva essere utile mandare fiori o scatole di cioccolatini, nel tentativo di catturare il cuore e le attenzioni di qualcuno, quando già bastava un solo sorriso per far cadere le sue prede ai suoi piedi?

Brian si sporse quel tanto che bastava per poter lasciare un bacio sulla fronte di Nick.

In qualche modo sapeva ciò che stava passando per la mente del ragazzo, lo aveva intuito dal modo in cui i suoi occhi avevano preso una sfumatura lievemente spenta, quella tonalità che apparteneva a quelle persone a cui amore e affetto erano sempre stati centellinati o rifiutati. Nick era sempre stato come una spugna pronta ad assorbire ogni centimetro, ogni millimetro e anche la più piccola e invisibile goccia di amore e adorazione che avrebbe potuto trovare; non aveva mai trovato qualcuno in grado di riservargli e di farlo sentire come la persona più speciale non solo di quel mondo ma anche di tutto l’universo. Si era accontentato di rapporti superficiali, aveva preso il sesso come un apparente e insoddisfacente palliativo di quell’amore che nessuno sembrava volergli offrire e regalare.

In quel bacio, in quella carezza dolce e quasi impercettibile, Brian promise a Nick di non farlo mai sentire più in quel modo, di non lasciarlo come un deserto arido e così bisognoso di amore da non riuscire mai ad assetarsi solamente con una breve e flebile pioggia. Brian gli promise, con quelle labbra che sfioravano la pelle e ridiscendevano sul naso e poi sulla bocca, di prenderlo e di posizionarlo su un piedistallo così alto da cui non sarebbe mai potuto cadere e ritrovarsi distrutto sul fondo; gli promise di farne il centro e il perno attorno al quale avrebbe creato e costruito tutto il suo mondo: lo avrebbe reso più prezioso del più raro e inestimabile diamante; lo avrebbe amato e accudito come solo si poteva fare con la persona più importante per il proprio cuore e la propria anima; lo avrebbe difeso e protetto e non perché lo considerava alla stregua del più fragile fiore esistente ma perché la sua esistenza era ora legata e intrecciata attorno a quella di Nick. Avrebbe cercato e tentato, in ogni modo, di donargli e regalargli tutto quello che il suo cuore desiderava, senza mai aggiungere un se o un ma che sapeva di giudizio e pregiudizio.

E Nick lo sapeva. Nick lo sapeva perché aveva sempre osservato il modo con cui Brian amava, quel modo così totale e completo e che sembrava essere inesauribile. Non sapeva come ci riuscisse, non sapeva come facesse a non uscirne sempre esaurito alla fine della giornata.

Avrebbe imparato. Fu quello che si promise e che Nick promise mentre ricambiava il bacio di Brian, le mani che accarezzavano le sue braccia. Nick giurò e scongiurò che avrebbe imparato ad amare e ricambiare Brian con la stessa intensità, rendendolo la stella più luminosa nel suo firmamento e sperando di poter anche solo diventare brillante se non tanto, almeno un poco uguale a lui.   

“Lo sai che sono vecchio stampo. Così, mio caro, dovrai preparati per un corteggiamento in vecchio stile: cene romantiche, passeggiate al chiaro di luna; sorprese all’ultimo momento...”

“… trascorrere un’intera giornata a letto per conoscerci in ogni dettaglio.”

“Sempre a quello devi pensare.”

Nick non rispose. Sfoderò il suo sorriso malizioso per eccellenza mentre, con una mossa improvvisa e capace di prenderlo di sorpresa, riuscì a spingere Brian fino a farlo cadere sopra le sue gambe. Era una posizione non perfettamente e esattamente ma bastarono poche mosse per trovare un modo per rimanere in quel modo, così vicini da poter sospirare e respirare sulla pelle dell’altro, ignari di quel caldo che si stava alzando e che aumentava la temperatura all’interno dell’abitacolo.

“Ecco un’altra cosa che non sarà mai fuori moda.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Perchè, ammettiamolo... Frick e Frack non saranno mai fuori di moda. <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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