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Autore: Writer96    16/08/2015    8 recensioni
James, a diciassette anni e dieci mesi, sa improvvisamente di amare Lily perché è lei, perché l’ha conosciuta abbastanza da sapere di volerla accanto a se per tutto il tempo che potrà.
Non ci pensa ancora, a quelle cose che suonano come “per tutta la vita, finchè morte non ci separi”, perché ha diciassette anni e dieci mesi e nonostante la guerra e il dolore abbiano contribuito a renderlo molto più vecchio –cose del genere, non diciamoci cazzate, non rendono adulti, rendono vecchi e stanchi- lui ancora non ci sa pensare. Non ci può pensare.
Ci penserà poi, a diciannove anni e un mese, quando dirà a Lily “Noi ci sposiamo a maggio” e lo dirà come una cosa semplice, una conseguenza logica e stabilita di un sentimento che evolve più velocemente della guerra –e dire che la guerra cresce a suon di morti e di paura.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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Diciassette anni e dieci mesi
Una storia fatta di età, di illuminazioni e di priorità
 
 
Lily si alza in piedi scrollandosi le foglie dalla gonna e si stiracchia, allungandosi verso l’alto per sciogliere le membra intorpidite. Lo sguardo di James la segue, perdendosi tra la curva della schiena e le punte dei capelli aggrovigliati. Continua ad accarezzarla con gli occhi per tutta la durata del gesto, sfiorandone i muscoli tesi, la posa sgraziata, gli orli stropicciati di gonna e camicia, senza riuscire a spiegarsi perché non riesca a schiodarsi di lì, perché non riesca a smettere di guardarla come un naufrago che vede la nave della speranza. E’ un gesto che non ha nulla di speciale, James lo sa, ma questo non gli impedisce di sorridere di fronte alla visione nella sua ragazza che sia allunga come una gatta impacciata, i pugni chiusi e le labbra sollevate il una smorfia soddisfatta.
Come se non ci fosse nulla di più bello al mondo. Come se non ci fosse nulla di più prezioso.
 
Ed è quello il momento in cui lui lo capisce, in cui, improvvisamente sa che non sarà mai più in grado di ripensare a quell’attimo senza sentire una profonda fitta di calore in mezzo allo stomaco. E’ quello il momento in cui James, nel pieno delle sue facoltà mentali, senza un reale motivo, senza una precisa spiegazione, si rende conto di essersi innamorato di Lily.
Non che non ci abbia pensato prima, ovviamente. E’ una vita che cerca Lily, che sogna Lily, che vuole Lily, è una vita che si sente chiamare Il Bell’Innamorato da Sirius e Remus, è una vita che chiama amore ciò che sente per lei –no, questo forse no, forse non è una vita, c’è stata, prima, tutta la dolorosa, faticosa, impervia fase della negazione e poi della lenta accettazione del sentimento reale.
E’ una vita che si professa intimamente innamorato, senza rendersi davvero conto della portata di quelle parole.
Perché tutto ciò che c’è stato prima, tutte le convinzioni, tutti i pensieri sono nulla in confronto a ciò che sente ora, a quel calore, a quel bisogno disperato che prova nei confronti di Lily che si stiracchia pigramente, inconsapevole degli occhi del ragazzo fissi su di lei.

Si rende conto che innamorarsi di Lily è stato certamente inevitabile, ma anche frutto di un lungo percorso, fatto di sette anni di conoscenza, di quasi tre mesi di relazione, di quasi due mesi di una vicinanza profonda e totalizzante con la ragazza. Se prima poteva dire di amare Lily per l’idea che aveva di lei, per il suo modo di vederla, di spiarla, di raccogliere i suoi gesti più minuti, ora può dire con cognizione di causa di amarla per ciò che è. Per i suoi gesti sgraziati, per quella normalità così speciale che ogni suo gesto –inconsapevolmente- ha.
James, a diciassette anni e dieci mesi, sa improvvisamente di amare Lily perché è lei, perché l’ha conosciuta abbastanza da sapere di volerla accanto a se per tutto il tempo che potrà.

Non ci pensa ancora, a quelle cose che suonano come “per tutta la vita, finchè morte non ci separi”, perché ha diciassette anni e dieci mesi e nonostante la guerra e il dolore abbiano contribuito a renderlo molto più vecchio –cose del genere, non diciamoci cazzate, non rendono adulti, rendono vecchi e stanchi- lui ancora non ci sa pensare. Non ci può pensare.
Ci penserà poi, a diciannove anni e un mese, quando dirà a Lily “Noi ci sposiamo a maggio” e lo dirà come una cosa semplice, una conseguenza logica e stabilita di un sentimento che evolve più velocemente della guerra –e dire che la guerra cresce a suon di morti e di paura. Ora, a diciassette anni e dieci mesi, il suo concetto di amore è quello di non riuscire a pensare ad un futuro che non contenga Lily, le sue guance piene, gli occhi gentili –tranne quando si arrabbia, ma a quelli James è abituato dalla notte dei tempi- e i suoi gesti un po’ goffi, ma spontanei.

A diciannove anni James saprà con esattezza che se perdesse Lily, lui potrebbe forse avere qualcun’altra, andare a letto con qualcun’altra, ridere con qualcun’altra, ma non sarebbe mai la stessa cosa –e istintivamente, inorridirà al pensiero di stringere qualcuna di diversa da lei, di fare l’amore con un corpo che non contenga i fianchi morbidi di Lily, il suo piccolo neo sotto al seno sinistro, la sua cicatrice sulla spalla destra, di ridere con qualcuna che non sollevi le labbra sopra i denti, permettendo ad una fossetta appena accennata di aprirsi- e saprà con altrettanta esattezza che potrebbe forse, sì, ma non lo farebbe mai, perché senza Lily lui non potrebbe più essere James.

A diciassette anni e dieci mesi, James osserva Lily girarsi a sorridergli, tendendogli la mano per farlo rialzare dalla nicchia su cui sono stati seduti per buona parte del pomeriggio, e sente l’istinto di farsi sfuggire dalle labbra tutte le proprie riflessioni, compreso ciò che all’improvviso ha capito con straordinaria chiarezza. Tace, nell’istante stesso in cui la pelle di Lily sfiora la sua, nello stesso istante in cui le mani timide della ragazza diventano il rifugio per tutte le sue insicurezze. Tace, per gustarsi ancora per qualche momento la dolcezza sconvolgente di quella rivelazione.

-E’ stato un bel pomeriggio- esordisce Lily, avvicinandosi per sfiorare con le proprie labbra la mascella del ragazzo. James sorride e chiude gli occhi, mentre annuisce lentamente, la pelle che brucia dopo quel contatto inaspettato.
-Non sapevo che in questa scuola ci fosse tanta gente a conoscenza del tuo compleanno- borbotta poi, lasciandosi sfuggire un ulteriore sorriso. Lily scrolla le spalle e china la testa, la punta del naso leggermente arrossata dal vento dell’ultimo giorno di gennaio.
-Veramente, molti mi hanno fatto gli auguri in ritardo, convinti che fosse oggi e non ieri, ma non importa- e lo dice come se veramente non le importasse. Sono passate decine di persone a lasciarle un augurio, altre l’hanno salutata da lontano, alcuni si sono avvicinati per posarle un leggero bacio sulle guance –James sa di essersi irrigidito in quei momenti e di aver fulminato con estrema precisione gli individui di sesso maschile che avessero osato compiere un tale gesto- e tutti l’hanno fatto con una gentilezza tale da convincere James del fatto che Lily sia davvero una di quelle persone speciali che volenti o nolenti lasciano un segno negli altri. L’ha osservata sorridere cordialmente, scambiare poche parole sempre interessate, agitare la mano con allegria in risposta ai saluti altrui, innamorandosi di lei, inconsapevolmente, sempre di più.

-In generale, non mi ero mai reso conto che conoscessi così tanta gente, sai?- bugia. Se n’è reso eccome, un po’ geloso, un po’ ammirato, come sempre, quando si parla di Lily. Anche lei si accorge della sua bugia, tanto che scrolla il capo e sbuffa leggermente, spostando lo sguardo sulle loro dita intrecciate, sorridendo timidamente.
-Cambiando discorso, dopo aver discusso riguardo la mia prorompente e sconvolgente popolarità...- gli strizza un occhio, prima di continuare- Mi hai stupita quando hai dato un suggerimento al Capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso. Pensavo tenessi i tuoi segreti tutti per te!-
James ride e si ferma per baciarla –che sapore diverso e più intenso hanno ora i baci, dopo aver capito cosa c’è dietro, che sentimento li anima nel profondo!- per poi farla piacevolmente arrossire e ridacchiare divertita.
-Pensavi male, Miss Evans. Dopo tre mesi...-
-Quasi tre!-
-Come sei pignola, Merlino, non mi interrompere! Dicevo, dopo quasi tre mesi di frequentazione non ti sei resa conto di quanto io sia generoso e disponibile verso il prossimo?- esclama, tornando per un istante il Vecchio James, quello che gonfiava il petto e si spettinava i capelli in mezzo ai corridoi –quello che si professava innamorato di un’idea, per ben capirci.

Lily ride e James la guarda, senza alcun pensiero, semplicemente intrigato da quel gesto spontaneo e dolce.
-Potter, piantala di fare il galletto, o giuro che ti cuocio allo spiedo!-
-Al cosa?-
-Oh, già, spesso mi dimentico che sei un maghetto Purosangue ed ignorante!- esclama Lily con un ghigno sul volto, guadagnandosi un morso sullo zigomo da parte del ragazzo.
-Come siamo acidi, Evans. Dicevo, prima che mi minacciassi di qualcosa che ancora non ho ben capito, che è vero che mi piace tenere i miei segreti per me, ma il Quidditch è più bello se giocato bene, no? E poi... alla fine, non morirà mai nessuno per aver suggerito una nuova tattica, no?- spiega James, alzando le spalle nel tentativo di non arrossire di fronte allo sguardo ammirato di Lily.
-Ma un tempo non era il Quidditch la cosa più importante del mondo?-

James ci pensa, prima di rispondere. Ci pensa e poi la guarda negli occhi, chinandosi quel poco che serve per poter essere sul suo stesso livello.
-Ho cambiato priorità- sussurra, e lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Come poi, a diciotto anni e sette mesi, esclamerà “Dovremmo vivere insieme, Lily Evans, mi rifiuto categoricamente di dormire anche una singola notte senza di te al mio fianco”.

E Lily arrossisce e si illumina totalmente, senza provare neanche per sbaglio a distogliere lo sguardo dal suo –e farà così anche a diciotto anni e nove mesi, e poi anche tante altre volte in seguito, come sempre quando James le dirà le cose più belle come le più naturali-, le labbra che tremano sotto la stretta dei denti, le dita che stringono quelle di James come se non ci fosse null’altro al mondo.

-Mi sono innamorata di te, James Potter. Non sono cambiate solo le tue, di priorità- sussurra poi lei, leggendo una sorpresa estrema e una gioia senza fine negli occhi del ragazzo.

Perché Lily è fatta così –e così sarà fatta sempre, quando a diciotto anni e nove mesi risponderà a James “Non che io non avessi previsto di condividere i letti di tutta la mia vita con te, Potter” e poi, a diciannove e tre mesi gli dirà “Stavo pensando, poco fa, che il ventinove maggio sarebbe un giorno perfetto in cui sposarsi”- e completa James più di quanto lui non pensi.

 
Magari a diciotto anni- o a diciassette e dieci mesi, certo- non c’è ancora nelle loro menti il concetto chiaro e ben distinto di “per tutta la vita, fino a che morte non ci separi”, ma c’è qualcosa che va oltre.
C’è tutto un amore, che all’improvviso, si scopre fatto di vita.




Writ's Corner
Una storia fluff, rubata in uno degli ultimi momenti di vacanza.
Una piccola riflessione, nata da una domanda: ma si può dire di amare una persona senza prima conoscerla profondamente? Intendo dire, ho letto spesso fanfiction in cui James si professa innamorato di Lily da sempre, fin da quando gli unici contatti che aveva con lei erano stupide prese in giro. E ho pensato che forse quella è una cotta profonda, un pre-innamoramento o magari un innamoramento vero e proprio, ma è ben distante dall'amare. Amare è il frutto di un percorso insieme, a mio avviso, quindi mi sembra logico dire che James ama Lily solo dopo aver effettivamente passato del tempo da fidanzato con lei.

Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, mi rifaccio alle precise parole della Rowling che definisce Lily come una studentessa popolare e molto amata e James come una persona essenzialmente buona -e da bravo buono, alla fine dispensa pure lui consigli sul Quidditch.

Chissà che ne pensate, miei cari.
Io vi lascio un bacio
(E la promessa di aggiornare la long appena tornerò a casa mia)
   
 
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