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Autore: Lux in Tenebra    16/08/2015    5 recensioni
La chiamavano "faccia di cera" e lei non lo impediva. Si limitava a fissare vagamente il pendolo dell'orologio che ondeggiava mentre una lama si abbatteva implacabile, diretta alle sue spalle.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeff the Killer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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2. Un coltello molto affilato.
 


L’arma dai riflessi argentei attraversò la distanza che la separava dal suo obbiettivo in pochi attimi, fendendo l’aria con un sibilo leggero, quasi impercettibile, e si conficcò con un suono sordo davanti a se.
Un ghigno, allargato ai lati della bocca da due profondi tagli rossi nella pelle, si dipinse sul volto bianco dell’aggressore che si dilettava con fin troppa gioia in quella che sarebbe stata definita da egli stesso come un’arte macabra.
Però, neanche il rumore di una goccia scarlatta che si posava al suolo si udì nell’aria mentre regnava un silenzio così profondo da parer surreale.
La realizzazione arrivò presto, fulminea come la lama affilata del suo padrone:
Stringendo gli occhi per migliorare la sua già acuta vista notturna, constatò con iniziale sorpresa e poi con crescente rabbia che il suo lungo coltello da macellaio, sebbene fosse stato puntato nella direzione giusta, si era conficcato nella rigida copertina di un vecchio libro alzato dalla ragazza per puro istinto, salvandosi così da una fine orribile, seppur breve, e lo spesso manico nero dell’arma si era bloccato nella copertina dura, impedendogli di proseguire oltre.
Mae, sebbene avesse la punta della lama a pochi centimetri dal suo corpo secco e magrolino, non emise un fiato né una smorfia di terrore. Il suo volto aveva mantenuto la stessa espressione flemmatica per tutto il tempo, come se fosse stato una pallida maschera di cera dalle leggere sfumature gialle smunte. I suoi occhi, dello stesso colore di un cielo ricoperto da rade nuvole in un giornata uggiosa, si contrassero un’unica volta in uno spasmo involontario, esprimendo ciò che il suo corpo non accennava a voler mostrare.
C’era un motivo per cui le era stato affibbiato l’appellativo di “faccia di cera”:
Lei, per quanto ci provasse con tutte le forze che aveva in corpo, non riusciva ad esteriorizzare le sensazioni che aveva racchiuse nel suo cuore, come se quest’ultimo fosse stato ricoperto da uno spesso strato di cera che impediva ad ogni sentimento di uscire fuori e manifestarsi sul suo viso ora inespressivo.
Ad un primo sguardo, ci si sarebbe accorti subito che il suo volto aveva l’espressività di una maschera e non accennava a mostrare emozioni. Era come una pallida figura chiara finemente ricamata, all’interno della quale la sua anima si agitava inquieta, scossa dalle emozioni più vive. Sentiva, eppur non poteva dimostrarlo al mondo, con quel volto bloccato in quella perenne espressione imperturbabile.
Mollò il libro, facendo sbilanciare l’aggressore che si era buttato di peso, e si fiondò con passo veloce al piano di sotto, in salotto.
Afferrò l’attizzatoio che era stato posato nel camino, sperando che bastasse come un’arma per difendersi dalla persona che era entrata nella sua casa senza permesso.
 L’assassino riprese l’equilibrio perso e si gettò all’inseguimento, seccato ma allo stesso tempo divertito dall’inaspettata resistenza della giovane, attraversando a grandi falcate la distanza che li separava mentre il suo ghigno si allargava sempre di più.
Mae alzò l’attizzatoio, ponendolo tra loro due per cercare ti tenerlo a distanza di sicurezza e scrutando con attenzione ogni movimento dell’avversario.
Sebbene fosse sicuramente in vantaggio, anch’egli decise di fare lo stesso, passandosi il coltello tra le mani pronto a buttarsi su di lei alla prima apertura delle sue difese.
Si fissarono per lunghi istanti, creando un fragile equilibro tra preda e cacciatore, prima che uno di loro due facesse la sua mossa e portasse a termine quella breve lotta per la sopravvivenza.
Lui si gettò su di lei, cercando di ingannarla con una finta, ma lei indietreggiò, ritrovandosi di spalle al muro.
Riuscì ad abbassarsi poco prima che la lama le attraversasse la testa, sfiorandole di sguincio parte dei capelli che caddero tranciati sul pavimento a quadri neri e bianchi.
Un’apertura si aprì nella difesa del killer per pochi secondi, permettendo alla ragazza di sfoderare un colpo sul suo fianco e lasciarlo senza fiato.
Quella mossa le permise di sfuggire dalla sua area di azione, rimandando di un altro po’ di tempo l’ora della sua fine.
Corse come mai aveva fatto prima e si precipitò al telefono fisso, alzando la cornetta e provando a comporre il numero della polizia. Purtroppo però quest’ultima non dava alcun segnale, lanciando un allarme muto alla ragazza: il cavo era stato tranciato di netto, mentre alcuni fili di rame ne pendevano fuori.
Mollò l’apparecchio, lasciandolo cadere a terra con un tonfo che riecheggiò lugubre, mentre il cuore le batteva a mille e il tempo sembrava dilatarsi oltre misura.
Decise che la cosa più saggia da fare era darsi alla fuga, anche se sapeva che probabilmente le sue gambe non avrebbero retto il percorso fino al centro abitato più vicino.
Si guardò indietro, scorgendo la figura dell’intruso infondo al corridoio: il volto bianco contratto nella stessa spaventosa espressione, mentre il suo ghigno si era allargato ancor di più a causa dell’insano divertimento che stava provando in quella folle caccia alla giovane preda.
Un senso di gelida realizzazione la pervase: se era riuscito a riprendersi così in fretta da un colpo del genere, probabilmente per lei non c’erano molte possibilità di scampo.
Arrivò al grosso portone d’ingresso e lo spalancò di scatto, facendolo cigolare rumorosamente e slogandosi la fragile spalla nel processo. Si maledisse mentalmente per aver saltato tutte le ore di ginnastica a scuola, probabilmente un corpo più forte le avrebbe offerto una percentuale più alta di possibilità di salvezza in una situazione simile.
Prese a fuggire verso il bosco, inoltrandosi tra le sue misteriose tenebre che nascondevano chissà quali pericoli e corse, corse, corse, avendo paura di guardarsi indietro e di rivedere quel pallido volto che le ricordava così tanto la morte, pronta ad abbattersi su di lei con la sua falce letale.
Man a mano che procedeva la consapevolezza di aver preso la strada giusta spariva e le coltri degli alberi si infittivano sempre di più, disegnando lugubri figure nel cielo notturno senza stelle, in schemi a lei sconosciuti.
Il suono delle sue scarpe risuonava sull’erba, producendo dei piccoli suoni smorti che riecheggiavano nell’oscurità più nera. La zona tecnicamente era un’area protetta abitata da gufi, ma quella notte sembravano come svaniti nel nulla. Non si sentiva né il solito bubolare né il rumore di un battito d’ali e i nidi erano completamente vuoti: che fosse stato uno strano presagio di sventure future? Nessuno lo sapeva per certo, giravano solo delle vaghe voci. Sussurri di presenze inumane. O semplicemente superstizioni del passato.
Mae non poteva comunque pensare a quello, impegnata com’era a cercare di salvarsi la vita, non ci fece nemmeno caso, e continuò finché non si sentì le gambe deboli e fu costretta a fermarsi, aggrappandosi ad un ramo secco di un albero oramai perito da lungo tempo ed ansimando pesantemente, mentre rivoli di sudore le attraversavano il volto.
Rimase aggrappata lì per qualche minuto, non riuscendo più a muoversi mentre i suoi muscoli tremavano per lo sforzo immane a cui li aveva costretti, e pregò che qualcuno la salvasse da quel fato che non voleva e non aveva il coraggio di affrontare.
E lì, attese, mentre i passi di qualcuno si avvicinavano lenti ed inesorabili, riecheggiando a pochi metri da lei.



°°°°
 

Angolo dell’autrice:

Intanto, tanti auguri ad una mia amica che compie gli anni questo mese, le dedico il capitolo! *le salta addosso* *)-(* Auguri! Spero sia di tuo gradimento :)



Ehm… oggi fa caldo °-° e non mi viene in mente altro da dire.
*scoppia un temporale*
Mi rimangio tutto =_=’, ora è tutto bagnato, ci sono lampi e tuoni e il cielo è grigio.
°____________° perché il tempo deve ondeggiare così (coff coff, inquinamento e surriscaldamento globale, coff coff) da un giorno all’altro?
Beh, non mi lamento, almeno si smorza un po’ l’afa. Preferisco il freddo u.u anche se mi vengono spesso i raffreddori.
Comunque, morale del capitolo: fate tanta educazione fisica! *-*



9)*u*)9 ma a me non piace l’educazione fisica! *si spaparanza sul letto* Voglio dormireeeee…
E avere una connessione internet illimitata. Soprattutto la seconda U-U.
Ci risentiamo al prossimo capitolo =) ,
Saluti,

Lux In Tenebra 
   
 
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