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Autore: Baldr    16/08/2015    1 recensioni
Odino ha scelto Thor e Loki non si dà pace. Il dio degli inganni cerca di sedare il proprio livore soddisfacendo i propri desideri, anche i più perversi, ma questo comportamento lo esporrà a un subdolo ricatto al quale suo malgrado si piegherà.
Quando sarà Thor a essere vittima degli eventi e il trono di Asgard sarà in pericolo, Loki verrà inviato assieme a Sif su Midgard alla ricerca degli ultimi discendenti dell'ormai estinto popolo dei giganti della terra.
Loki cercherà quindi i propri figli e chiederà aiuto a Hela per poter aiutare il proprio fratello. Sarà lei a porlo di fronte a un compito nel quale Loki si cimenterà per poter salvare Thor e Asgard.
Sarà proprio questa ricerca spasmodica della salvezza a condurre il dio degli inganni lungo una via senza ritorno, che alimenterà il gelido inverno giunto nella sua anima.
ATTENZIONE: l'incest è solo accennato
Seguito di Nel passato.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Loki, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Incest
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Kamar







Università Culver

 

Loki sollevò lo sguardo sul volto mascherato di Hela, mentre lei aggirò il piccolo tavolo che li separava. Lui alzò una mano, per far cenno a Sif di stare ferma e non fare mosse azzardate.

Il dio degli inganni sorrise, ostentando tranquillità. «Non sei più una bambina, l’altezza è un dono che hai ereditato sicuramente da tua madre» le disse, valutando che la donna doveva superare i due metri di almeno una spanna, complici gli stivali dai lunghi tacchi, che ne slanciavano ulteriormente la figura.

«E la bellezza, invece, l’ho ereditata da mio padre» rispose Hela, incamminandosi verso il corridoio. «Sapevo che saresti venuto, ma non mi è stato possibile scoprire il perché» aggiunse, guidandoli sino al salotto, dove si accomodò sul divano, stendendo le gambe sulla seduta e appoggiando il fianco al bracciolo. «Quindi, padre, perché vieni a cercarmi secoli dopo che la tua gente ha ucciso mia madre?»

«Noi asgardiani hanno combattuto i giganti di fuoco che hanno ucciso tua madre e credevamo che foste morti anche voi tre» intervenne Sif, difendendo l’onore della propria gente.

Hela spostò impercettibilmente lo sguardo verso di lei, prima di rivolgersi a Loki: «È la tua nuova fiamma?»

«Sono venuto perché ho bisogno del tuo aiuto» rispose lui, offrendole un’adeguata riverenza e ignorando la sua ultima domanda. «Angrboda era abile con le pozioni e io necessito di preparare l’antidoto per l’elisir senz’anima» proseguì Loki, senza distogliere lo sguardo da lei. Fu proprio per questo che scorse quella piccola vibrazione del seidr e capì di essere di fronte a un’illusione. Non lasciò trapelare nulla sul volto, ma si concentrò per individuare la vera posizione di Hela. Come la percepì, si voltò di scatto in direzione di Sif e vide figlia di Angrboda apparire dal nulla. Loki strinse i pugni, digrignando i denti a labbra serrate.

Hela sorrise. «Sei sempre stato il miglior allievo di mia madre, ti sei reso conto molto rapidamente di dove io fossi e hai capito immediatamente che fosse troppo tardi» disse, alzando la mano sinistra tra le cui dita correva un sottile filo di energia dorata, che scompariva tra i capelli di Sif.

Le iridi di Loki scivolarono su quel legame intangibile e poi si puntarono su Hela. Il dio rivolse alla figlia un sorriso gentile. «Lasciala libera, cosa mai potrai ottenere da una donna che non ha mai imparato a stare al suo posto?»

Hela lo scrutò in viso, cercando di sondargli l’anima e alla fine premette le labbra tra loro. «Perché non punirla, quindi? O forse c’è qualche legame che lo impedisce? Forse qualche sentimento, magari lo stesso che hai negato a mia madre, ti impone di difendere costei?»

«Il sangue» rispose Loki. «Sif è asgardiana e non posso permettere che un mezzo gigante quale tu sei leda alla sottile tregua che vige tra Asaheim e Jotunheim.»

Hela strappò il filo dorato dalla nuca di Sif con un colpo secco e la donna cadde a terra, priva di sensi. Loki non si mosse ed evitò di distogliere lo sguardo da quello della figlia che lo fissava intenta a sua volta.

«Spero che un sonno ristoratore non leda a questa tregua tra mondi che non mi hanno mai riguardato» disse lei con tono freddo, «ma necessitavo di un po’ di riservatezza per conversare con te.»

Loki sorrise. «Avrai tutta la riservatezza che Heimdall ci concederà.»

Hela lo guardò gelidamente. «Credi che io mi preoccupi del vostro divino impiccione? Ho impedito ai suoi acuti sensi di scorgere me e i miei fratelli dal giorno stesso in cui nostra madre è stata uccisa. E non dai giganti di Muspellsheim.» Sottolineò con tono carico di disprezzo l’ultima frase.

Un sorriso tagliente increspò le labbra di Loki e il dio materializzò dal nulla, sul palmo della mano, un medaglione e Hela lo riconobbe immediatamente come proprietà di Angrboda.

«So perfettamente cos’è successo e chi l’ha uccisa ha pagato, te lo posso assicurare» mormorò Loki con voce suadente.

Lei alzò una mano e sfiorò il monile, percependo ancora una debole traccia di seidr materno, nonostante tutti i secoli passati. «Mamma ha impresso i suoi ultimi istanti di vita in questo gioiello...» mormorò con una punta di commozione. Chiuse il pugno, lo posò sul petto e si allontanò verso la finestra, dando le spalle a Loki. La corona e gli abiti che sottolineavano il suo potere scomparvero e, davanti al dio degli inganni, rimase una ragazza normale, dai capelli neri, lunghi fino al bacino, raccolti in una semplice treccia.

«Per cosa ti serve l’antidoto?» domandò Hela senza voltarsi.

Loki ragionò su quella domanda, se Hela era abile quanto la madre, mentirle poteva essere un azzardo. «Per salvare mio fratello» confidò dopo quella breve riflessione.

Lei si voltò, scrutandolo con le iridi eterocrome. «E per salvare tuo fratello, saresti disposto ad aiutarmi a  salvare il mio?»

Loki aggrottò la fronte e la esortò senza parole a spiegarsi.

«Abbiamo dovuto affrontare molti pericoli» raccontò lei allora. «Midgard sa essere insidiosa, anche se dubito tu possa credermi. Quando gli Europei hanno scoperto questo continente, che per loro era nuovo e sconosciuto, spinti dalla curiosità siamo venuti sino a qua. Ma su questa terra era precipitata una minaccia provieniente dagli spazi più profondi. Quando io e i miei fratelli incrociammo quella creatura, la combattemmo e riuscimmo a sconfiggerla, ma pagammo un prezzo che per Jormungandr si rivelò molto alto. Quel giorno egli morì.»

Loki socchiuse le labbra, per poi umettarsele appena. «Jormungandr… è morto?» Hela annuì e lui allargò le braccia. «Mi dispiace per la tua perdita, ma non capisco come io possa aiutarti a salvarlo.»

«Ho messo in stasi la sua essenza, quella che alcuni midgardiani oggi chiamerebbero anima» rispose lei.

Il padre sollevò le sopracciglia, non riuscendo a celare il proprio sconcerto. «Hai… fatto cosa? Hela, è una delle cose più aberranti che si possa fare, tua madre mi mise bene in guardia in merito.»

Lei coprì la distanza che lo separava dal padre, fissandolo agguerrita. «Asgard non aveva forse giurato di proteggere i nove regni? Dov’era quando Midgard aveva bisogno di lei? La verità è Asgard si sta indebolendo, si crogiola nei fasti di un passato che non esiste più e ozia, cullandosi nell’odio che prova per i giganti. La pace con Laufey vi ha inflaccidito, vi ha resi indifferenti e mentre voi banchettate e vi concentrate solo su ciò che porta lustro alla casa di Odino, regni come Midgard sono abbandonati a loro stessi» sibilò furente, per poi battersi le mani sul petto. «Io e i miei fratelli non abbiamo mai abbandonato la via che nostra madre ha scelto per noi, abbiamo sempre protetto questo pianeta, ma solo uniti abbiamo la forza di difenderlo per davvero e nessuno può permettersi di mal giudicare il mio operato. Ho bisogno di mio fratello, così come questo regno ne ha!»

«Angie non era la paladina di Midgard» ribatté Loki.

«Lo credi davvero?» rispose Hela, scuotendo il capo. «Stolto, la luce di Asgard ti ha accecato. I midgardiani erano animali timorosi, ignoranti e dotati di scarso intelletto. Poi tu hai fatto loro uno scherzo, orchestrato da mia madre, rammenti?» disse, cercando lo sguardo di smeraldo del padre, che sembrava non comprendere.

«La scintilla della civiltà, padre. Quello che per voi era uno scherzo permise agli esseri umani di elevarsi oltre lo status di animale; essi impararono a dare un significato a quello che li circondava, inventando divinità per spiegare l’incomprensibile. E il passo per svelare l’ignoto fu naturale e permise alle civiltà di crescere e migliorarsi. Gli esseri umani sono creature passive, la maggior parte di loro vive senza mai cambiare ciò che altri hanno scelto per loro; necessitano di una spinta, di qualcosa che li guidi e li sproni a dare il meglio, qualcosa che li faccia vivere veramente » spiegò Hela.

Loki scosse il capo divertito e lei lo guardò perplessa. «Hai mai pensato che un’interpretazione di quello che dici potrebbe essere la schiavitù?»

Hela sospirò. «Lo so, ma non è mai stata nostra intenzione. Inoltre mettere in catene un intero regno credo che avrebbe attirato anche l’attenzione di Odino.»

Loki annuì e si allontanò, raggiungendo il divano, sul quale si accomodò scompostamente, distendendo un braccio lungo lo schienale. «La minaccia che avete affrontato e che è costata la vita a Jormungandr: cos’era di preciso?»

Lo sguardo di Hela lasciò trasparire la sofferenza che le causava pensare al fratello. La donna chinò il capo e si appoggiò con i lombi al tavolinetto, chiudendo gli occhi e lasciando che i ricordi corressero indietro di alcuni secoli.

«Non so dire di preciso cosa fosse. Sembrava un Deviante(*), ma aveva i poteri di un Eterno(*). È giunto dallo spazio per sottomettere l’intero pianeta. Aveva un’arma portentosa e siamo riusciti a sconfiggerlo solo quando Jormungandr è riuscito a toglierla e l’ha ingoiata. Quell’oggetto era così potente, che l’energia in esso contenuta lo ha ridotto in pezzi...» raccontò Hela con tono sommesso, trattenendo il dolore sordo che non si era mai spento.

«Dov’è finita l’arma?» chiese Loki e Hela lo guardò con disappunto.

«È perduta. Un simile oggetto è bene che sia scomparso, avrebbe potuto minacciare l’intero pianeta; ha ucciso Jormungandr» replicò lei stizzita.

Loki assunse un’espressione addolorata e si alzò, avvicinandosi a lei. «Non essere adirata, ma gioisci. Ho deciso di aiutarti, ma quello che mi chiedi di fare è pratica proibita ad Asgard.»

Hela lo guardò con attenzione e attese che lui proseguisse.

«Mi pare che tu abbia detto che sei in grado di nasconderti allo sguardo di Heimdall. Insegna anche a me a farlo, affinché possa compiere quello che mi chiedi» mormorò Loki.

«Posso celarti io stessa allo sguardo del guardiano» rispose lei.

Loki scosse il capo e sorrise. «Ma è la conoscenza che io ambisco. Mi chiamano, talvolta, dio della magia, non posso permettere che parte delle arti arcane mi siano precluse.»

Hela sollevò una mano, afferrandogli il mento con pollice e indice. «Credo che possa considerarsi un equo scambio, ma direi di suggellare il nostro patto in maniera più formale. Discuteremo il piano, ti illustrerò come intendo agire e tu, rinomato stratega di Asgard, mi suggerirai come migliorarlo. E io ti insegnerò...»

«Anche di alchimia» intervenne Loki, ma Hela gli mise la mano sul viso, spingendolo mollemente indietro.

«Non tirare troppo la corda, padre. Magari se mi soprenderai in maniera positiva, potrei prendere in considerazione di insegnarti tutto quello che so, ma dubito che questo possa mai accadere.»

Loki arricciò le labbra e poi sorrise. «Sta bene» proferì con tono piatto.

Hela portò lo sguardo su Sif e si accovacciò di fianco alla guerriera. «E di lei cosa ne vuoi fare? La sua testimonianza potrebbe metterti nei guai» disse, alzando lo sguardo sul padre.

«Ci penserò a tempo debito» rispose Loki. «Ora, esponimi il tuo piano.»


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Il sole splendeva e l’erba, tagliata all’inglese, sembrava un tappeto di smeraldi, interrotto dai vialetti del campus. Nel suo ufficio del primo piano, il rettore David Freeman leggeva con attenzione i curriculum che stava vagliando. Una vaga profumazione floreale scaturiva dai petali secchi riposti in una ciotola sull’imponente scrivania di mogano, ma non riusciva a coprire il sentore di tabacco, che aveva ormai impregnato le pareti rivestite di legno e i vecchi tomi presenti sugli scaffali.

David alzò lo sguardo su Loki e Sif, seduti davanti a lui sulle comode sedie di velluto rosa antico, e chiuse la cartella dopo avervi riposto i documenti. «Signori Odinson, la Culver è lieta di avervi nel suo organico. Vi farò subito assegnare un alloggio» disse, per poi alzarsi in piedi e tendere la mano verso Loki.

Lui lo imitò e ricambiò la stretta con un sorriso. «La ringrazio, signor Freeman, spero che le nostre ricerche possano portare lustro a entrambi.»

I due asgardiani si congedarono e lasciarono l’edificio, immettendosi sul viale pedonale che tagliava per il prato ben curato.

«Sei sicuro che questa farsa sia necessaria?» chiese Sif, camminando con passo deciso al fianco di Loki.

Lui sorrideva divertito, cogliendo le occhiate di interesse che solo la loro vista era in grado di indurre in quella bolgia di giovani mortali che si muovevano per il campus. «Secondo te come dovremmo comportarci? Vuoi forse che mi metta a urlare che siamo creature provenienti da un altro mondo e che l’esistenza degli esseri umani è per noi paragonabile a un battito di ciglia?» ironizzò, sorridendo divertito.

«Non intendevo dire questo. Quello che non capisco è il perché di questa messinscena. Perché dobbiamo far finta di essere dei ricercatori? Hanno una cultura primitiva e retrograda...» replicò Sif sottovoce.
«Hanno i semi della genialità anche loro. Necessitano solo… di staccarsi dai loro limitati schemi mentali...» Loki si zittì, percependo l’avvicinarsi di qualcuno alle proprie spalle. Passi veloci, affrettati, due persone.

«Dottori Odinson?» esclamò una voce di donna e lui e Sif si girarono verso l’umana, accompagnata da un uomo, che rimase qualche passo più indietro.

«Sì?» esordì Loki, studiando i due con discrezione, soprattutto l’uomo, che sembrava intimidito.

«Sono Elizabeth Ross, sono lieta di conoscervi. Io e il dottor Banner siamo stati informati del vostro arrivo. Vi hanno assegnato al nostro progetto di ricerca» spiegò la donna, spostandosi una ciocca corvina dei lunghi capelli dietro l’orecchio.

Loki sorrise. «Capisco» disse e tese una mano in segno di saluto, come aveva imparato a fare dai midgardiani. «Piacere di conoscerla dottoressa Ross» disse con una stretta decisa, per poi rivolgersi all’umano, «dottor Banner, Loki e Sif Odinson. Io e mia sorella siamo onorati di lavorare con voi» mentì con disinvoltura. Detestava quell’inghippo, ma se voleva che Hela preparasse l’antidoto per salvare Thor, doveva sottoporsi anche a quel capriccio.

L’uomo si fece avanti e ricambio la stretta di mano. «Piacere nostro» rispose, sorridendo goffamente. «Ammetto che siete diversi da come mi ero immaginato.»

«Per quale motivo?» chiese Sif, partecipando a quel rituale di socializzazione.

«Quando il rettore ha parlato di due norvegesi, mi aspettavo il classico stereotipo nordeuropeo alto, biondo e con gli occhi azzurri...» spiegò Bruca, sfregandosi le mani per sfogare la tensione. Era più a suo agio nel proprio laboratorio.

Sif sorrise. «Posso immaginare la sua delusione...»

Lui scosse il capo. «Oh, no, non sono deluso. La vostra altezza ha soddisfatto egregiamente la mia immaginazione.»

Elizabeth lo prese a braccetto. «Li portiamo al laboratorio?»

«Non saprei, Betty, sono appena arrivati, magari vorranno prendere confidenza con la nuova città» Bruce espose il suo dubbio a bassa voce, ma Loki intervenne sorridendo.

«Saremmo invece onorati. Prima ci aggiornate, prima potremo cominciare a lavorare» obiettò il dio degli inganni, con voce solare.

La ricercatrice sorrise. «Ottimo, allora seguiteci!»

 
* Devianti ed Eterni sono alcune delle razze del multiverso Marvel. Non chiedetemi dettagli, perché io ne so meno di voi ^^’

Per chi fosse interessato può leggere anche Nel Passato.

Grazie a tutti i lettori.
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Daniela

 

   
 
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