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Autore: MerasaviaAnderson    16/08/2015    6 recensioni
•{Breve One-Shot ~ Incentrata su Peeta e sua madre ~ 829 parole}
"Mentre varcava la soglia di quella porta al Palazzo di Giustizia, appena vide la sagoma di suo figlio appoggiata alla finestra dinanzi all’uscio, quando il ragazzo si girò e incrociò i suoi occhi azzurri colmi di lacrime con quelli color oceano della donna, la signora Mellark sentì ogni sua certezza crollare.
Improvvisamente non riuscì più a sentirsi la signora Mellark, come si presentava a tutti; improvvisamente ricordò anche lei quell’antico timore di vedersi in quella camera con troppo sfarzo all’interno.
Come poteva Peeta, quello debole, reggere a tutto quello a cui stava per andare in contro?"
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mrs. Mellark, Peeta Mellark
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non mi abbracci e mi ripeti che son grande
 
 
 
 
 
La signora Mellark entrò lentamente nella stanza, apparentemente sicura sui suoi passi e stretta nel suo costoso vestito blu.
Aveva chiesto a suo marito e ai suoi figli maggiori di restare da sola, mentre dava un ultimo saluto a Peeta.
Mentre varcava la soglia di quella porta al Palazzo di Giustizia, appena vide la sagoma di suo figlio appoggiata alla finestra dinanzi all’uscio, quando il ragazzo si girò e incrociò i suoi occhi azzurri colmi di lacrime con quelli color oceano della donna, la signora Mellark sentì ogni sua certezza crollare.
Improvvisamente non riuscì più a sentirsi la signora Mellark, come si presentava a tutti; improvvisamente ricordò anche lei quell’antico timore di vedersi in quella camera con troppo sfarzo all’interno.
Come poteva Peeta, quello debole, reggere a tutto quello a cui stava per andare in contro?
Come poteva essere stato possibile che tra tutti i biglietti che vi erano dentro quella boccia di vetro, la Capitolina avesse beccato proprio uno dei cinque contenenti il suo nome?
Se lo domandò solo quando poté guardare Peeta piangere davanti ai suoi occhi, Elizabeth Mellark.
Peeta, il bambino dai riccioli d’oro e le lentiggini che aveva sempre maltrattato nella speranza di renderlo più forte, pronto a quello che stava per vivere, pronto all’Arena.
Non ce l’avrebbe mai fatta, il suo piccolo Peeta.
Non poteva dimostrare il suo amore per lui, Elizabeth, altrimenti avrebbe nuovamente ceduto e le possibilità di vincere nell’Arena si sarebbero azzerate del tutto.
Non l’aveva mai dato a vedere, ma desiderava ardentemente che quel ragazzo dagli occhi simili ai suoi potesse tornare a casa da quel luogo infernale in cui l’avrebbero mandato.
«Mamma …» fu solo un sussurro, mormorato dal giovane mentre si asciugava le lacrime sul viso.
Elizabeth Mellark serrò i denti e alzò gli occhi al cielo, reprimendo le lacrime che premevano per uscire dai suoi occhi.
Gli occhi di una madre che vede un figlio marciare verso la morte.
Forse, in una piccola parte del suo cuore, si era pentita di non avergli mai dimostrato tutto l’affetto che aveva dentro.
Ma non era un tipo da smancerie, la signora Mellark, ed ora era troppo tardi.
«Non piangere, Peeta.» la sua voce vacillava, nonostante volesse apparire ferma e severa.
Non aveva il coraggio di rispecchiarsi negli occhi del figlio, di vedere la paura e al tempo stesso tutto il coraggio che quel giovane ragazzo aveva dentro.
«Non piango, mamma.» affermò Peeta, mentre una ciocca di capelli gli ricadeva sulla fronte.
Effettivamente non stava piangendo, le sue lacrime si erano asciugate sulle guance pallide e i suoi occhi, nonostante fossero rossi, non davano traccia di alcuna lacrima.
Non aggiunse altro, Peeta, prima di fiondarsi ad abbracciare l’esile corpo della donna di cui per tanti anni aveva cercato l’amore.
Elizabeth Mellark stava per circondare anche il muscoloso corpo del figlio con le braccia, ma improvvisamente si fermò, ricordandosi di quanto potesse far male ad entrambi quel dolce gesto, di cui poche volte in tutta la sua vita aveva deliziato i suoi figli.
Strinse in una morsa gli occhi, cacciando nuovamente indietro le lacrime che quasi rotolavano sulle sue guance.
«Sei grande, Peeta.» gli disse, mentre il ragazzo disperato la stringeva ancora di più a sé, non osando proferir parola, cercando ancora in lei quella figura materna di cui aveva tanto bisogno.
Ma neanche quando vide la sua ricerca d’aiuto la signora Mellark lo abbracciò.
«Quest’anno il distretto dodici potrebbe avere un vincitore
Non si riferiva a lui, la signora Mellark, perché lo sapeva bene che il suo bambino di possibilità non ne aveva neanche una.
L’aveva visto lo sguardo combattivo di quella ragazza, la figlia di Everdeen, che a soli undici anni aveva tirato su una famiglia da sola, dopo la morte del padre, che quando era andata a elemosinare un tozzo di pane alla panetteria l’aveva cacciata via brutalmente.
Dentro il suo cuore apparentemente gelato sentiva che quella ragazza con la treccia sarebbe tornata al distretto, con la sola memoria di suo figlio, che – anche lei sapeva –  tanto l’aveva amata.
Così la signora Mellark si staccò dall’abbraccio del figlio, correndo fuori da quella stanza carica di tensione e parole non dette.
Sbatté la porta alle sue spalle: i suoi figli e suo marito non c’erano più.
Si guardò intorno, vedendo solo i due pacificatori che sorvegliavano l’ingresso alla stanza.
Elizabeth Mellark si portò le mani sul viso, nascondendosi dagli occhi del mondo che l’aveva sempre guardata con un certo disprezzo. E fu lì che le lacrime iniziarono a scendere lungo il suo volto, liberandosi di quel grande macigno che pesava sul suo cuore e, per la prima volta, non le importava di chi l’avrebbe potuta vedere in quelle condizioni.
Il bambino che aveva visto crescere da lontano, che aveva tanto amato in silenzio e che troppe volte aveva picchiato credendo di fargli del bene stava per intraprendere un tortuoso percorso verso la morte e nulla l’avrebbe più potuto fermare.



 
FINE
 

Note d’autrice:
Buonasera, lettori, eccomi qui, dopo un bel po’ di tempo con questa piccola One Shot su Hunger Games.
Purtroppo, dire che d’estate ci sono meno impegni che di inverno è una menzogna, ma tutto sommato gli impegni estivi sono più piacevoli e rilassanti di quelli invernali.
Bene, ho poco da dire a riguardo di questa One Shot, scritta un po’ di getto, mentre pensavo al fatto che la signora Mellark sotto sotto è uno dei personaggi di cui, secondo me, la Collins avrebbe dovuto approfondire un po’ la psicologia.
E no, non penso proprio che odi Peeta, perché sono del parere che una madre o un padre non possono per principio odiare un figlio.
Diciamo che la signora Mellark ne ha passate un bel po’ e ha un carattere … un po’ difficile, ecco.
Ah, ovviamente il titolo è preso da “Non me lo so spiegare”, canzone meravigliosa di Tiziano Ferro.
Detto ciò, mi dileguo.
Aspetto qualche commento o qualche voto … Che non fanno mai male! ;)
Alla prossima,
_merasavia.

 
   
 
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