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Autore: vale93    31/01/2009    3 recensioni
«Saresti in grado di innamorarti di un altro ragazzo?» mi chiede.
Lo guardo in silenzio, leggermente spiazzata da quella domanda.
Se ne sarei capace? No. Sì. Forse. Chi può dirlo.
«Dovrei provare»
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dovrei provare - Pansy Pioggia.
Il cielo ulula, ed è come i tuoi occhi, tempesta.
Se poggio le dita su questo vetro posso sentire quanto sia freddo, proprio come te. Freddo, liscio, senza imperfezioni.
E così... falso.
Sei un bugiardo.
No.
Sei semplicemente troppo. Troppo per me.
Sei la mia illusione, che tanto credevo di poter raggiungere,
non sapendo che a ogni passo avanti ne facevo uno più indietro, più lontano da te.
Sei come quel cielo lassù, distante, anche se mi sembra che potrei toccarlo con un dito.
E' come i tuoi occhi. Lasciano vedere solo in trasparenza, ma nessuno potrà mai
raggiungere quello che c'è dietro.
Una finestra che affaccia sul tuo mondo, ma che non ha maniglie per aprirsi.
Se chiudo gli occhi posso ancora sentire il tuo respiro caldo su di me, e rabbrividire, quasi fossi qui. La tua mano sulla mia nuca, che mi spinge verso di te. Ed io porto la mia sulla tua, e non c'è niente.
Riapro gli occhi e sono sola.
Qualcuno bussa alla porta- chissà, potresti essere tu. Ancora illusione.
Vado ad aprire e mi chiedo a chi possa venire in mente di venire a cercare me, che non sono altro che "la ragazza di Draco". Una ragazza che però non sa nulla del suo fidanzato. Una ragazza che potrebbe essere qualsiasi altra, non fa differenza.
Abbasso la maniglia, decisamente curiosa. Daphne? Stava con Nott.
-Ciao-
Un ragazzo alto e moro, dai profondi occhi blu.
-Blaise? Che ci fai qui?- chiedo, e non penso a dissimulare il mio stupore.
-Se sono venuto a bussare alla tua porta cosa credi che ci faccia qui?-
Sbuffo e mi sposto dall'entrata, lasciandolo passare.
-Cosa vuoi?- chiedo, l'espressione dura e indifferente come sempre.
-Solo vedere come stai- risponde lui con semplicità, e mi guarda con i suoi occhi blu oceano.
-Bene- rispondo.
Ma lui sa che non è così.
-Smettila di fare sempre la dura, lo sai che con me non attacca-
E la mia maschera cade, come un velo, un foglio di carta appeso per un filo. Troppo fragile.
Sospiro, sedendomi sul letto come un peso morto, guardandomi le mani unite, per proteggermi dal freddo- quel freddo interiore che non riuscirò mai a scaldare così.
Lui si avvicina, vedo le punte delle sue scarpe ferme davanti a me. Poi sento il materasso affondare, e so che mi si è seduto accanto.
-Lascialo perdere, Pansy. Smettila di struggerti per lui. Lo sai che non ne vale la pena-
-Grazie, avevo giusto bisogno che me lo dicessi tu- rispondo acida.
Lui tace.
Io mi porto un ciuffo liscio e corvino dietro l'orecchio, continuando a tenere lo sguardo basso.
-Hai ragione, scusami-
Alzo gli occhi, guardandolo incredula. Mi ha davvero chiesto scusa? Blaise Zabini?
-Non devi scusarti. Non per una colpa che non hai- dico, con un sorriso di scherno.
Mi autoconsidero patetica. Chi l'avrebbe mai detto che io, Pansy Parkinson, sarei stata qui a piangermi addosso come una ridicola Grifondoro lagnosa?
-Ma posso aiutarti- dice lui, guardandomi con quei profondi occhi blu.
-Non credo ci sia modo- rispondo io, rialzandomi, e dirigendomi di nuovo davanti alla finestra.
Guardo fuori, ed è più forte di me, questo cielo mi ricorda troppo i tuoi di occhi. Mi ricorda troppo te.
Lui mi segue.
-C'è invece- 
-E sarebbe?-
Mi rendo conto che la mia voce è fredda, atona, quasi avessi perso l'intera gamma di tonalità espressive. Come un robot.
-Sarei io-
Sorrido appena, facendo spallucce.
-Grazie Blaise, ma parlare non mi serve a nulla- rispondo tornando a sedermi sul letto, tanto per allontanarmi dai tuoi occhi che da lassù sembrano vedermi, e ridere di me.
-Ci ho già provato, ma non è vero quello che dicono. Non è vero che se tiro fuori quello che sento sto meglio. Non è vero che dire le cose le rende più leggere. Non è vero che escono fuori e non entrano più-
E non è vero. E' peggio.
Perché le mie di sensazioni non escono. Non escono ma rientrano, sotto forma di parole, sotto forma di realtà, perché quello che dico è quello che dentro me non voglio ammettere, coperto sotto uno strato di cieca illusione.
-Non devi parlare, devi solo ascoltare-
Blaise si siede accanto a me e mi prende il mento con due dita, costringendomi a guardarlo.
Io taccio, e lo guardo, e aspetto.
-Pansy tu lo sai chi sei- dice
-Lo so- rispondo e se non fossi la Pansy che la mattina esce da questa stanza, per andare a lezione, per girare per i corridoi ancheggiando e guardare tutti con disprezzo, direi che questa conversazione è assurda. Assurda e patetica. Proprio come quei discorsi da Grifondoro, dove anche senza parlare ti capisci, dove basta uno sguardo per dire più di mille parole.
Eppure sono qui, e se mi trovo in questa situazione, con il cuore a pezzi e Blaise seduto accanto che cerca di consolarmi, vuol dire che dopotutto non è così assurdo.
-Io ti conosco. So com'è la vera Pansy. E non è la ragazza arrogante e smorfiosa che va dietro a Draco e vive come se tutto andasse bene. Come se tutto le fosse dovuto-
Sorrido, all'immagine di quella ragazza così sicura, così piena di sè che quasi quasi non riesco a riconoscere. E se ci ripenso mi fa pure un po' ridere.
Vorrei che fosse sempre così.
-E come sono allora?- domando.
Lui mi guarda coi suoi occhi scuri ed io lascio vagare i miei, neri come la pece, dentro a quel mare calmo e sereno, quel mare che ti invita a tuffarti e tu sai che non devi avere paura, che non ti tradirà.
-Ecco vedi, tu sei.. sensibile. Sei attenta, sei abile-
-Abile?-
-Sì. Sei brava a renderti adeguata in qualsiasi situazione. Sei forte, perché non lasci mai trasparire quello che sei. Ma sei anche coraggiosa perché riesci a non perdere il tuo io interiore-
-Non credo sia una buona cosa- ribatto.
-Sì invece. Non devi mai perdere te stessa. Non devi... diventare quello che vorresti essere. Non devi diventare la Pansy fredda, cinica, superficiale e insensibile che fingi di essere-
-Perché no?-
-Perché tu non sei così-
-Io sono una persona stupida e patetica, che soffre per.. per amore- pronuncio l'ultima parola quasi con disgusto.
Quella parola tanto dolce, ma che fa star male come il peggiore degli insulti. Come un veleno alla fragola, che scivola lentamente giù, deliziandoti il palato per poi ucciderti.
-Sono una persona schifosa, perché continua a farsi del male, e non reagisce, e non sa come risolvere la situazione. Sono debole-
-No. Sei forte invece-
-Smettila- dico, gli angoli degli occhi che cominciano a pizzicarmi.
-Smettila di dire cose che non pensi. Non voglio essere compatita!-
Rimane in silenzio, io riabbasso lo sguardo e lotto con tutte le mie forze per non permettere a quelle lacrime prepotenti di uscire fuori.
E sembra che più me lo impedisca e meno ci riesca. E più mi viene da piangere.
Ancora una volta rinnego me stessa.
Per quanto un pallone riesce a gonfiarsi senza scoppiare?
Per quanto quel vaso riuscirà a trattenere quell'unica goccia che lo lascerà traboccare?
Rabbrividisco, e mi stringo il maglione attorno alle braccia. Mi avvinghio ad esso, non avendo altra ancora di salvezza.
-Hai freddo- dice, e inaspettatamente mi passa una mano attorno alla vita.
Io mi lascio abbracciare, e poggio la testa sulla sua spalla, godendo di quel calore nuovo, calore umano, che da sola non riesco a darmi.
-Sei forte- mi dice.
-Sei sensibile-
Tiro su col naso.
-Sei misteriosa-
-Misteriosa?-
-Sei incantevole. Sei un qualcosa che non si può prevedere, che non si può conoscere a fondo.
-Sei concreta. Sei mutevole-
-Sono debole-
-Sei coraggiosa-
-Sono stupida-
-Sei intelligente-
-Sono sciocca, patetica, ridicola-
-Sei normale, innamorata, sei te stessa-
-Che schifo-
-Per niente-
Taccio.
-Anzi..-
Alzo la testa e lo spio da sotto la frangia. Lui sorride.
-Sei bella Pansy- dice.
-Sono quello che vuole Draco- rispondo amaramente.
-Sei molto bella-
Io taccio. E non so più se mi stia consolando o qualcos'altro.
Lui passa la mano sul mio volto, accarezzandomi la guancia, e segue la linea delle mie sopracciglia  con le dita.
Chiudo gli occhi, beandomi di quel tocco così delicato.
-Secondo te Blaise, un ragazzo potrebbe mai guardarmi e non vedere solo forme?-
-Certo. Io lo faccio-
-Tu sei mio amico Blaise-
-E allora?-
-Sto parlando di un ragazzo..a cui potrei piacere-
Lui non risponde, rimane in silenzio, e la sua mano si ferma.
Attendo un po', pensando -sperando- che riprendi ad accarezzarmi, ma non lo fa.
Riapro gli occhi.
-Blaise?-
Lui mi guarda dall'alto e sembra che i suoi occhi, sempre così calmi, si siano accesi di un qualcosa che non saprei definire, perché non gliel'ho mai visto prima.
-Blaise?- ripeto, e mi alzo a sedere, voltandomi a guardarlo in faccia.
-Cosa c'è?-
-Ti sei fermato- dico.
In un primo momento sembra non capire.
Poi sorride -Ti è dispiaciuto?-
E io non so cosa rispondere. Era bello sentirsi accarezzare così..
-Un pochino- dico sorridendo, per sdrammatizzare.
-Ti piaceva?-
Ci penso un po'.
Non rispondo.
-Non mi hai risposto- dico.
Lui alza un sopracciglio.
-Ti ho chiesto se secondo te potrei mai piacere ad un ragazzo non solo per l'aspetto-
-Secondo me sì-
-Allora perché fin'ora non è mai successo?-
-E' successo-
-No. Tutti quelli che mi cercano è solo perché vogliono portarmi a letto-
Blaise non risponde.
Un tuono. Sobbalzo come un gatto impaurito, voltandomi di botto verso la finestra.
Lui sorride, inarcando un sopracciglio. E io penso che così sia dannatamente simile a Draco.
Simile, ma non uguale. Quando lo fai tu, Draco, non traspari la stessa simpatia, la stessa voglia di giocare di lui. Quando lo fai tu non mi solletica il cuore, e non mi sento più leggera.
-Hai paura?- mi chiede.
-Certo che no- rispondo.
Lui sorride ancora, divertito.
-Guarda che è solo perché è stato improvviso!- dico io e lui abbandona tutto il divertimento e si fa improvvisamente serio.
-Saresti in grado di innamorarti di un altro ragazzo?- mi chiede.
Lo guardo in silenzio, leggermente spiazzata da quella domanda.
Se ne sarei capace? No. Sì. Forse. Chi può dirlo.
-Dovrei provare-
Annuisce.
-Ma non credo che avverrà mai-
-Perché?-
Sospiro.
-Perché non riesco più a fidarmi di nessuno. Sono stanca di stare sempre con ragazzi che non vogliono altro che portarmi a letto. Sono stanca di soffrire, e sono stanca di venire solo usata. Vorrei provare a stare insieme a un ragazzo serio, che mi faccia sentire importante. Un ragazzo a cui piaccio per come sono, un ragazzo che mi abbracci quando sono triste e mi dica che sono bella, e forte, e...- mi blocco.
Lo guardo. E improvvisamente mi rendo conto di qualcosa di cui non mi ero mai resa conto.
Come ho detto, è quando dici le cose a voce, tirandole fuori di te, che ti accorgi della loro realtà.
E questa è una verità che non avevo mai preso in considerazione fino al momento di dirla.
Seguono istanti di silenzio in cui accade proprio come nei discorsi fra Grifondoro, dove basta uno sguardo per dire più di mille parole.
Arrossisco, e subito dopo mi ricordo che Pansy Parkinson non arrossisce mai. Lui mi guarda e tace e sembra volermi avvolgere con quell'oceano immenso che sono i suoi occhi.
-Un ragazzo come te, per esempio- dico.
Lui si avvicina, e pianta i suoi occhi scuri nei miei facendoli scorrere dall'uno all'altro, quasi ci stesse leggendo dentro.
-E se questo ragazzo lo avessi trovato?- mi chiede, la voce leggermente bassa.
Io ricambio lo sguardo, incapace di togliere gli occhi dai suoi.
-Mi chiederei se un ragazzo così potrebbe mai volere una come me- rispondo.
-E se questo ragazzo ti dicesse che non ti trova bella ma stupenda, e che vorrebbe tanto fartelo capire?-
Rimango in silenzio, la bocca socchiusa, gli occhi che si perdono sempre di più dentro ai suoi.
Perché questa conversazione mi sembra stia diventando così... diversa da qualunque altra avessimo mai avuto, io e lui? Perché le sue parole mi parlano di un ragazzo ipotetico e sconosciuto, e i suoi occhi sembrano volermi dare le risposte a tutte queste domande?
-Blaise- dico, la voce ridotta a un sussurro.
-Sssh-
Vedo il suo indice poggiarsi lievemente sulle mie labbra. Dopodiché sento il suo respiro farsi più vicino, e il suo viso sporgersi sul mio.
-Blaise- ripeto, e sento che il mio cuore comincia a perdere il suo battito abituale, accelerando la corsa -Che fai?-
-Hai detto che non sai se riusciresti ad innamorarti di un altro. Hai detto che dovresti provare-
Faccio per dire qualcosa, una qualunque cosa, anche se il mio cervello in questo momento sembra non trovare nessuna risposta accettabile da dargli.
Lui non lascia spazio al tempo, e in un secondo annulla tutte le distanze fra noi.
E' un attimo. Il tocco morbido della sua bocca, sulla mia, mi accarezza. Un brivido mi percorre la schiena e sento il cuore compiere un balzo cominciando a correre come un leone impazzito. Possibile che io stia baciando Blaise? Possibile che io mi senta in questo modo mentre bacio Blaise?
Sento la sua lingua bagnarmi le labbra e un altro brivido mi spinge a schiuderle. Si sporge su di me, mi passa una mano dietro la schiena e mi spinge giù, facendomi sdraiare sulla coperta verde del mio letto. La sua mano scivola lenta sul mio fianco, alzando la maglietta con le dita. Sento il tocco delle sue mani calde sulla pelle e comincio ad ardere come un fuoco.
In quel momento si stacca, mi guarda per un attimo coi suoi profondi occhi blu, e si alza.
Sento addosso un formicolio strano, che ho provato solo le prime volte con Draco. E' la mancanza del suo contatto contro di me, della sua bocca con la mia.
-Adesso hai provato- dice.
Io lo guardo in silenzio, dal basso, gli occhi fermi e dritti nei suoi.
-Adesso dimmi di no-
Taccio. La stanza attorno a noi è vuota e silenziosa.
La pioggia fuori dalla finestra continua a battere, tic tac tic tac.
Il cielo da fuori ci osserva, e sembra sinceramente curioso di sapere cosa succederà adesso.
Non mi importa che quel cielo sia così simile ai tuoi occhi, ora. Adesso tu non centri.
Non è per te che il mio cuore sta battendo, non è su te che mi sto facendo domande su domande.

Mi guarda. Sembra avere tutto il tempo del mondo.
Lui ce l'ha, ed io? Io che devo dare una risposta, no.
Lui ha il tempo ed io il bisogno di possederlo.
Lentamente mi alzo, continuando a fissarlo negli occhi.
Siamo di nuovo uno di fronte all'altra, a scrutarci con sguardi carichi di attesa.
Ed è come una calamita, una strana attrazione che mi attira alle sue labbra, una tensione elettrica insostenibile.
Lentamente mi sporgo in avanti, verso di lui. Mi fermo appena un attimo, il tempo di dire qualcosa.
Poi chiudo gli occhi e poso le mie labbra sulle sue, il mio cuore nelle sue mani.










Salve a tutti! Questa breve one-shot l'ho scritta tutta di getto, interrompendo lo studio proprio quando la pioggia ha cominciato a scendere in picchiata giù dal cielo, distogliendomi dal greco e donandomi l'ispirandomi. Nulla di speciale, come avrete visto, una Pansy/Blaise senza pretese, anche un po' banale, lo ammetto, che mi è praticamente venuta da sola. Vi chiedo solo di lasciare una piccola recensione, anche se la storia non vi è piaciuta, basta che sia costruttiva.
Torno a finire la versione! Un bacio <3 Vale.
   
 
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