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Autore: Zury Watson    17/08/2015    13 recensioni
"All I want is nothing more to hear you knocking at my door".
Nient'altro che i pensieri e i ricordi di Bilbo Baggins, in seguito alle avventure narrate ne Lo Hobbit e precedenti a quelle de Il Signore degli Anelli, sulle note di All I Want dei Kodaline.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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All I Want


All I Want


Da quando Bilbo Baggins aveva fatto ritorno a casa, recuperato i suoi averi e preso con sé il piccolo Frodo, non era mai più stato la stessa persona.
Non capitava spesso, ma nemmeno troppo di rado che il signor Baggins camminando nel suo buco Hobbit, a braccia conserte dietro una schiena appena appena incurvata dall'età, si fermasse dinanzi alla porta d'ingresso.
Al giovane Hobbit pareva sempre che suo zio fissasse la tonda entrata con l'intensità e l'attenzione di chi cerca un difetto o di chi è in attesa di una visita. Eppure Frodo sapeva che l'una e l'altra eventualità erano da escludersi: Mastro Baggins si prendeva molta cura della sua bella e accogliente casa non tralasciando un solo filo d'erba del giardino, né la più piccola imperfezione della comoda panchina; e poche davvero erano le creature che bussavano alla porta di quella casa ormai. Per un motivo per nulla chiaro a Frodo, gli abitanti di Hobbiton evitavano suo zio se potevano.
Il giorno di cui ci accingiamo a dire Frodo, figlio di Drogo Baggins e Primula Brandibuck, stava curiosando in uno dei bauli di Bilbo quando vide quest'ultimo sistemare con cura un ritratto insieme a numerosi fogli - alcuni dei quali scritti in bella grafia, altri soltanto scribacchiati - all'interno di una custodia color rosso scuro dall'aria davvero morbida. «Ti racconterò ogni cosa», gli aveva risposto tutte le volte che il ragazzo lo aveva interrogato a riguardo, «Ma non oggi».
Dopo aver riposto amorevolmente i preziosi ricordi di un'avventura lontana Bilbo si era alzato e, senza neanche accorgersi che suo nipote lo stava osservando in un misto di curiosità e timore di essere scoperto, aveva percorso il tragitto che dal suo studio lo avrebbe condotto alla porta verde brillante. Uguale a se stessa da decenni, quella porta, appariva ai grandi occhi di Frodo come il coperchio di uno scrigno colmo di segreti, gli stessi che di tanto in tanto leggeva negli occhi chiari di suo zio.
E lì, una mano nel taschino del gilet ricco di scintillanti bottoni, Bilbo si era fermato.

Più fissava l'ingresso, più lo sguardo dello Hobbit si rannuvolava.

L'aria era piacevole e tiepida, ricca dei profumi dell'erba fresca e dei fiori, quando ricevetti senza preavviso la visita di Gandalf il Grigio. Talmente tanto tempo era trascorso dall'ultima volta che non lo riconobbi affatto, né gradii la sua comparsata. Essendo io all'epoca un rispettabile Hobbit della Contea, un Baggins di casa Baggins, conducevo una vita tranquilla e priva di ogni pericolosa e discutibile attività che mi facesse far tardi per la cena.
Rammentavo appena gli anni spericolati prima del raggiungimento della maggiore età, gli avventurosi anni in cui i tratti Tuc avevano il sopravvento su tutto il resto facendo di me un giovane Hobbit sopra le righe. Lo Stregone, invece, aveva presente la scena come se si svolgesse in quel preciso momento sotto i suoi occhi mentre mi pungeva con il ritratto di una persona che non era più quella di un tempo.
Fu così che ebbe inizio la più grande, pericolosa, terribile, triste e importante avventura della mia vita.
La storia dell'amicizia di un mite Hobbit della Contea con l'imponente Re dei Nani.

Era notte e bussarono in tanti alla mia porta neanche fosse una locanda, neanche si fossero dati appuntamento.
E se lo erano dati eccome a mia insaputa e con la complicità di uno Stregone!

Tutti Nani ad eccezione di Gandalf.
Tutti buffi. E chiassosi. E invadenti. Chiacchieroni, affamati e caotici. Parlavano e mangiavano e sporcavano ogni cosa prima che potessi dire alcunché. Mi svuotarono la dispensa in men che non si dica mentre Gandalf sbatteva di continuo la testa contro il basso soffitto senza prodigarsi per riportare un po' d'ordine nella mia rispettabile abitazione. Ero come non mai vicino alla disperazione quando arrivò l'ultimo della Compagnia portando con sé un riverente silenzio che immediato calò nella mia dimora.
Seppi che tutti gli altri Nani lo stavano aspettando e pure lo Stregone attendeva con una certa ansia il suo arrivo quasi che la presenza di lui fosse essenziale, determinante.
Cosa dovevo saperne io di Re dei Nani?

Bussò anche lui. E non feci in tempo nemmeno a pensare di andare ad aprire che Gandalf era già lì ad accoglierlo. Fu solo dopo il suo ingresso che mi trovai dinanzi al più burbero, strafottente e carismatico tra i Nani. Somigliante a tutti gli altri eppure anche profondamente diverso.
Tale era la situazione quando conobbi Thorin Scudodiquercia.

Non lo presi affatto in simpatia, tanto più quando appresi che quell'orda di Nani si trovava nella Contea proprio per me. Partecipare attivamente ad una pericolosissima spedizione che contemplava la presenza di un drago e la possibilità di rimetterci la vita non era nei miei piani. Scassinatore, io? Mi convinsi che Gandalf si fosse bevuto il cervello e sono assolutamente certo che pure Thorin, per assurdo, accordasse con me quella notte.
Poi svenni leggendo il contratto e, quando mi fui ripreso, i Nani cantarono le loro canzoni. Canzoni che parlavano di casa.
Una casa che non avevano più.

Frodo sentì suo zio sospirare prima di scorgere l'accenno di un sorriso sul suo volto che mostrava solo poche rughe nonostante l'età. Non era la prima volta che la sua curiosità di ragazzo gli propinava l'idea di prendere in prestito la custodia in pelle rossa. Se solo avesse saputo che di lì a non molti anni avrebbe preso parte lui stesso all'avventura di suo zio Bilbo!

Eppure se me lo chiedessi adesso, amico mio, vestirei mille volte i panni di Scassinatore di fiducia accompagnandoti ben volentieri su sentieri ingannevoli, affrontando creature maligne, per il solo piacere di vederti ancora una volta prima di andar via anch'io. C'è vita e tristezza in egual misura in me e sento che più passa il tempo, più un antico e oscuro richiamo si fa beffe della mia volontà.
Se solo tu potessi bussare un'ultima volta alla mia porta sarebbe più semplice sorridere.


All I want is nothing more
To hear you knocking at my door,
'Cause if I could see your face once more
I could die a happy man I'm sure.


Era giorno e faceva un gran freddo sulla Montagna, - la tua Montagna - un freddo come mai più ho provato sulla pelle durante i miti inverni della Contea. Lo stesso non posso dire del mio cuore che conserva da allora un angolo di gelo e vuoto, ghiacciaio perenne di tristezza e solitudine.
C'erano confusione e grida, clangore di armi e sangue e morte in ogni dove. Mi dissi che era troppo per uno Hobbit della Contea avvezzo a fumar la pipa in compagnia di un buon libro e del canto armonioso degli uccelli. Mi dissi che era troppo perfino per un Tuc, figuriamoci per me che lo sono solo per metà.
Non c'erano canti che non fossero i lamenti dei feriti, né uccelli che non fossero orrendi annunciatori di morte quel tragico giorno. Desiderai ardentemente di non aver mai firmato quell'assurdo contratto, io che di mappe e serrature non ci ho mai capito granché, io che i draghi li avevo conosciuti solo nelle storie del vecchio Gandalf e nei suoi spettacoli pirotecnici quando ero poco più che un giovanotto.
Mi infilai l'anello e mi nascosi ai nemici, al mondo e a te. Tuttavia non scampai all'assalto, venni colpito e caddi con ancora l'anello al dito. Mi risvegliai invisibile agli occhi di tutti, eppure dotato di una vista ancora più acuta, ti notai e mi si strinse il cuore.
Mi parve di urlare come non mi era mai accaduto prima, ma ancora oggi non sono certo che sia accaduto davvero.
Ingannevoli sono i ricordi di attimi vissuti nel terrore e nell'orrore.

Ti vidi lottare e rialzarti più e più volte nonostante i colpi del tuo avversario. Ti vidi combattere con la forza di chi crede nelle proprie ragioni. Ti vidi infine cedere.
C'erano ghiaccio e neve sulla Montagna quando mi dicesti addio morendo tra le mie piccole braccia.


When you said your last goodbye
I died a little bit inside.
I lay in tears in bed all night,
Alone without you by my side.


Bilbo si schiarì la voce volendo mandar via il solito nodo alla gola.
Frodo non poté accorgersi dello sguardo liquido di suo zio mentre lo osservava allontanarsi, nuovamente a braccia conserte, verso la camera da letto. Sebbene fosse troppo tardi per una pennichella e troppo presto per dormire sodo, il giovane Hobbit non si intromise. Tornò invece ad occuparsi del baule nella speranza che in esso risiedesse una metaforica chiave rivelatrice di almeno uno dei tanti segreti che albergavano in casa sua.

Parlarti e convincere entrambi che ogni cosa sarebbe andata per il meglio non è servito a tenerti con me. I tuoi occhi color del mare intensi come il gradevole fuoco di un camino si sono ancorati al cielo in un'espressione di pacifica riconciliazione. I miei, invece, già colmi di sgomento per le tue ferite annegarono in un dolore straziante.
Non più un suono dalle tue labbra, né dal tuo petto.
Solo il pianto disperato di un piccolo, insignificante e troppo debole Hobbit della Contea. Il mio pianto.
Non mi sono mai illuso di potermi abituare al dolore della perdita. Perfino adesso, nel mio comodo e caldo letto tanto agognato durante il nostro scomodo viaggio alla volta di Erebor, riesco a sentire il freddo pungente della neve e del ghiaccio. Ancora adesso una piccola parte di me muore con te tutte le volte che ci ripenso, piangendo ininterrottamente come fosse la prima.
Con il passare degli anni il vuoto della perdita ha iniziato a riempirsi dei ricordi più belli - la tua voce profonda e tonante, il calore dell'abbraccio che mi hai dedicato - addolcendo infine la mia tristezza e invogliandomi a raccontare la storia di come uno Hobbit conquistò la fiducia e l'amicizia del Re Sotto la Montagna.






N.d.A.
Rieccomi qui con una delle mie song-fic. Ho scoperto di amarle particolarmente nel momento in cui mi sono accorta di quanto fantasia e ingegno debbano mettersi in moto per far sì che la cosa funzioni.
Premesso che non sono mai certa del risultato, mai sicura che l'intenzione arrivi di fatto al lettore, vi chiedo di recensire con garbo e gentilezza anche - forse soprattutto - laddove lo scritto non sia di vostro gradimento. Sono favorevole alla critica costruttiva, ma lo sono molto meno nei confronti del giudizio fine a se stesso.
Come preciso sempre, quanto avete letto è nient'altro che una storia senza pretese - bado molto più alla corretta forma grammaticale che alla scelta di font, impaginazione e vari.
Voglio inoltre puntualizzare che ho scelto di rendere evidenti visivamente le tre voci - Frodo attraverso il narratore in grassetto e allineato a sinistra; Bilbo in corsivo e allineato a destra; e il testo della canzone scelta allineato al centro - perché ho pensato che potesse facilitare la comprensione e creare un po' d'ordine: non siate troppo severi con me per questo.
Infine ringrazio chiunque abbia deciso di arrivare fin qui lasciando o meno il segno del proprio passaggio.

   
 
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