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Autore: NightWatcher96    17/08/2015    3 recensioni
Versione modificata dell'episodio. Molto Fluff!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Teenage Mutant Ninja Turtles: Attack of Mega Shredder!

Versione modificata dell’episodio. Molto fluff!

One Shot

Erano tornati a casa quasi per miracolo.
Introdursi nella Roccaforte di Shredder grazie all’ennesima trovata di Donnie era stato piuttosto semplice, ma poi l’esito era diventato negativo.
Nella stanza centrale che conduceva verso il laboratorio segreto di Saki, comparvero TigerClaw, Razhar, Rocksteady e Bebop, animati da un forte desiderio di vendetta. Le tartarughe tennero egregiamente testa a quei bifolchi ma quando le forze vennero meno, Leonardo propose una ritirata strategica.
Raph, come al solito, cercò comunque di dimostrare di essere abbastanza forti da spedire nel mondo degli incubi tutto lo squadrone di Shredder ma alla fine si arrese comunque.
Nel momento in cui erano a un passo dal raggiungere il cancello per la via di fuga, Rocksteady s’impennò crudelmente verso Raphael e con il suo corno sul brutto muso lo sbatté violentemente in terra, in un rocambolesco rotolare doloroso.
-RAPH!- gridò Leonardo, terrorizzato.
La fratellanza prevalse ancora una volta: anziché lasciare il rosso al suo destino, gli altri lo soccorsero, anche se questo significava sentire il cigolio infernale del cancello pronto a chiudersi.
Leo sollevò il fratello con un braccio dietro al guscio e si rifiutò categoricamente di lasciarlo andare, mentre volgeva occhi fiammeggianti di rabbia ai nemici alle spalle. Erano tutti sghignazzanti, purtroppo.
Raphael a malapena si reggeva in piedi; era stanco, dolorante e mezzo stordito: in quelle condizioni non poteva assolutamente combattere. La sua grinta si era sfumata.
-BOOYAKASHA!- urlò, improvvisamente, Mikey.
La sua empatia lo spinse a intervenire con il modo più imprevedibile di sempre: scagliando un uovo-fumogeno, i quattro sfuggirono in modalità stealth, opportunamente protetti da una cappa violacea.
“Bravo, Mikey… ancora una volta ci hai salvati il guscio…” pensò debolmente Raphael…

Alla tana, i quattro sedevano stremati sul divano, mentre Splinter, April e Casey tenevano loro compagnia, offrendo supporto morale e gli medicavano le ferite.
April poggiò una borsa con del ghiaccio sulla testa pulsante di Donnie prima di passare a Raph, più vispo, cupo e con la gamba malconcia rialzata da una cassetta di legno. Al suo fianco c’era Mikey indaffarato a massaggiarsi il braccio contuso e poco più in là, di fronte alla rossa umana, c’era Leo, il meno dolorante, con un volto che esprimeva solo rabbia e delusione per lo più verso se stesso.
-Tienila così, Raph. Penso che la tua caviglia sia slogata e non potrai usarla per un po’…- disse April, intenta ad avvolgere l’arto nelle garze.
-Non credo proprio, dolcezza. Non mi rimarrò qui prima di aver preso la mia rivincita!-.
-Questa sera avete fatto abbastanza e non c’è nulla da dimostrare ancora- intervenne Splinter, preoccupato per il secondogenito così malandato.
Abbastanza sconvolto per restarsene in un silenzio di disagio e anche per un notevole senso di colpa per la condizione di Raph a gravargli sul petto, Leo prese parola e disse: -Maestro, abbiamo trovato dei vermi per il controllo mentale lì. Questo è l’unico modo per Donnie nel trovare una cura per Karai!-.
-Sono onorato di sentirlo…- replicò Splinter, voltandosi verso gli altri con volto grave: -Ma voi dovete ricordate che la vostra vita è già molto importante per me, figli miei. E perciò, nessuna missione fino a quando la gamba di Raphael non guarirà!-.
I teenager col guscio si agitarono nel sentire queste parole e non riuscirono nemmeno a bloccare dei lamenti unisoni tipici di fanciulli lagnanti nelle loro gole. Al sensei, per un attimo, parve di vedere i suoi figli piccoli e con il pannolino ma ben presto, in merito a ciò che aveva affermato con una certa severità, gli indurì nuovamente il viso peloso.
-Cosa?!- protestò Raph, alzandosi dal divano: -Non puoi bloccare qui il resto del team per causa mia, sensei!-.
-Ho già preso la mia decisione!- tuonò Splinter ma poi, addolcendosi un po’, continuò: -Riposati e guarisci presto, figlio mio-.
Appena il sensei si ritirò in camera sua, il mondo piombò sulle spalle di Raphael; non si sentiva che in colpa, in quel momento e si odiava per essersi dimostrato così debole. Forse era riuscito a deludere suo padre.
-Mi dispiace, ragazzi- articolò nello sconforto.
-Non preoccuparti, Raph- rincuorò Leo, marciando verso la sua stanza: -Dobbiamo cablare la nostra tecnologia per non farci notare, comunque-.
-Beh, che cosa proponi, allora?- formulò interessato Donnie.
-Nulla. Eravamo in troppi stasera. Ho bisogno di ritornare lì senza attaccare…- rispose l’azzurro: -Solo-.
-Solo?- ripeté basito il genio…

Lì era stato l’inizio della fine.
Nel cuore della notte, negli abiti sbiaditi che lo avevano contraddistinto nell’allenamento nel verde, Leonardo sgusciò fuori dalla tana ma sottovalutò una debole luminescenza proveniente dalla cucina: Leo non notò nemmeno Mikey fare capolino con la bocca riempita di pizza fredda.

“Mikey…”.

Troppo superficiale.
Leo era troppo concentrato su ciò che doveva compiere per notare l’ombra scura allungarsi dietro il suo guscio e sorprenderlo. Mikey era dietro di lui, lo aveva seguito e gli sorrideva.
Leonardo non se la sentì di negargli di buttarsi in quella follia contro il volere del padre, ma una parte del suo cuore lo desiderava. Forse perché poteva essere anche un’ottima occasione per correggere l’eccessiva facilità con la quale Mikey prendeva la vita.
Troppo pericoloso, disse Leo ma alla fine cedette.

“Che cosa ho fatto…!”.

Parlare troppo portò alla creazione del Mega Shredder, solo per tentare un approccio lusinghiero per liberarsi dalla gabbia che Bebop e Rocksteady erano pronti a calare nel mutageno. Volevano fare di Leo e Mikey delle semplici tartarughine da acquario.
I due provarono a credere che con quel mutageno i tre deformi Shredder si sarebbero trasformati in un super mutante pronto a obbedirli e invece accadde il disastro. L’impensabile fece tremare perfino l’intera superficie di New York, come un terremoto.
Il Mega Shredder era immenso…!

Leonardo aveva il cuore talmente pesante che a malapena riusciva a camminare verso i suoi fratelli, ancora nella Turtle Mech, a festeggiare l’esplosione del Mega Shredder. Ogni passo era una pugnalata profonda, ogni respiro un ago di fuoco a marchiargli il cuore, ogni battito di ciglio una lacrima giù per il viso.
Mikey non c’era più.
Ed era solo colpa della sua esuberanza.
Nella mano destra stringeva ancora lo “spara-rampino”, come l’aveva chiamato il suo fratellino, con il suo nome inciso sull’impugnatura di legname. Il cappuccio sventolava nel vento capace di rallentarlo ancora di più; le code della sua maschera gli sferzavano sul viso impallidito.
Mikey era scomparso.
“Mikey… mio piccolo Mikey…” gemette nel pensiero.
-LEO!-.
L’azzurro s’irrigidì all’istante, mentre Raph gli dava una stretta feroce e fraterna, ancora con la gola un po’ pulsante per il grido precedente. Eppure suo fratello non si muoveva né ricambiava l’abbraccio.
-Leo, che succede? Sembra tu abbia visto un fantasma!- mormorò incerto Raphael.
Il leader lo guardò profondamente con i suoi occhi lucidi, quasi come zaffiri splendenti nel mare del dolore più forte. Aprì la bocca per dire qualcosa, una qualunque ma non ne uscì che un gracchiare.
Raph fece cenno agli altri di avvicinarsi, incerto su come trattare quello che passava nella mente di Leo, ancora con lo sguardo perso a fissare la brodaglia rosata cosparsa su gran parte dell’asfalto.
Improvvisamente, nel cielo rimbombò un fragoroso tuono e poco dopo le prime gocce di pioggia dalla sfumatura verdognola delle esalazioni dell’esplosione del Mega Shredder caddero tutt’intorno.
Perfino il cielo piangeva un eroe caduto.
-Leo, stai bene?- domandò anche Donnie, con una mano sulla spalla.
-No…- articolò l’interpellato, tremando.
Intanto, Casey si limitava a fare da guardia, nel caso sarebbe giunta la polizia dopo tutto quel caos serale ma quando costatò irrimediabilmente che all’appello mancava una tartaruga, ebbe l’infelice idea di dare l’allarme.
-Qualcuno di voi ha visto Mikey?-.
Leonardo deglutì un magone difficile, bloccato nella sua gola e stretto ferocemente il labbro inferiore tra i denti, diede la sua risposta: -L… lui n… non è qui…-.
-Sciocco, guarda che ce ne siamo accorti!- ironizzò Raph, a braccia conserte.
-NON HAI CAPITO!- tuonò Leo, scioccando gli altri: -Mikey non è qui! Non lo sarà mai più! Perché non sono riuscito a proteggerlo… perché non ne sono stato all’altezza!-.
Gli occhi di Donatello si spalancarono nella realizzazione di cosa Leo cercava di dire e non appena si rese effettivamente conto della tragica perdita, crollò in ginocchio.
Mikey era il suo migliore amico, a volte anche la sua musa ispiratrice.
-No… non può essere…- mormorò, incredulo.
Raph fu il secondo a comprendere ma anziché lasciarsi sopraffare dal silenzio del dolore, afferrò Leo per le spalle e lo scosse violentemente: -Che diavolo stai cercando di dirci?! Mikey è qui, ne sono sicuro! Lui è troppo fastidioso per morire, hai capito?!-.
-Non stavolta. L’ho visto con i miei occhi essere inghiottito dal Mega Shredder, digerito anche… non hai capito che scoppiato quel mostro, anche il nostro fratellino si è dissolto?!-.
April emise un leggero gridolino e si nascose nel petto di Casey mentre chinava la testa nello sconforto e l’abbracciava delicatamente.
Leo e Raph erano gli unici a combattere contro le lacrime.
-Non ci credo- mormorò cocciutamente il rosso.
-Vorrei non farlo anch’io... invece è così ed è solo colpa mia…- sussurrò Leonardo, girato di spalle a guardare il cielo ingrato nel lavare il suo viso con la pioggia sporca.
La questione più difficile era un’altra… come l’avrebbe presa il maestro Splinter?
Michelangelo era stato la reincarnazione di Miwa per quasi quindici anni e anche se adesso sapevano che, in realtà, quella dolce bambina non era perita nell’incendio ma era Karai, comunque era l’eterno bambino di Splinter.
Il suo cuore di padre si sarebbe spezzato: non avrebbe retto al dolore.
Sicuramente non avrebbe accettato un deja-vu meschino del destino, capace di ripetere un orrore fatto con Tang Shen.
-Andiamo a casa…- mormorò morbidamente Leonardo…

Splinter attendeva impaziente i suoi ragazzi, con il cuore pulsante di apprensione. Li aveva lasciati combattere da soli un mostro, senza opporsi poi così tanto la seconda volta, quando si era accorto che mancavano sia Leo sia Mikey.
Mentre era in meditazione, il suo fine udito catturò uno scricchiolio molto simile a un vetro incrinato: schiuse, allora, un occhio e per poco il suo cuore non smise di battere.
Sulla mensola che da sempre accompagnava l’amata fotografia raffigurante lui in veste di Yoshi, con Tang Shen e la neonata Miwa, un altro quadretto presentava una ragnatela.
-No…!- espirò incredulo il maestro, alzandosi in piedi.
Prese il quadretto raffigurante i suoi quattro figli, la stessa immagine che Raph teneva nella sua stanza e che Slash aveva tranciato nell’architettare la sua vendetta, e la osservò, diteggiando l’incrinatura del vetro comparsa sul viso di Mikey.
Era un terribile presagio.
-Bambino mio…- mormorò: -Spero che tu sia sano e salvo…-.
Non terminò nemmeno la sua frase che udì dei passi pesanti riecheggiare dal salotto: forse i suoi figli erano rientrati. Si affrettò a mettere il quadretto al suo posto e raggiunse subito la stanza.
Quando riuscì a contare solo cinque membri, il suo cuore si congelò e la foga di ricongiungersi ai suoi amati figli sfumò in tragica realizzazione che, purtroppo, il vetro rotto era stato una premonizione.
Preso un respiro tremante, Splinter chiese: -Dov’è Michelangelo?-.
I ragazzi lo guardarono attentamente, ancora sulle scale, ma chinarono la testa, troppo affranti per rispondere.
-Mikey non… non ce l’ha…- mormorò Leonardo, incapace di dare la notizia.
A Splinter non servivano altre parole… aveva capito perfettamente. Il suo piccolo angelo che gli dava sempre grattacapi ma sorrisi smaglianti era perito in quella battaglia.
-Michelangelo…- inspirò debolmente.
-S… sì…- confermò ancora Leonardo.
Il sensei strinse ferocemente sull’impugnatura tondeggiante del suo bastone smeraldino, in pieno dolore ma la sua bocca rimase perfettamente chiusa, non troppo sicuro di cosa era giusto dire in quel momento.
-E’ colpa mia, padre…- gemette Leo, crollando in ginocchio: -Non avrei dovuto portarlo con me… ho voluto fare l’eroe e invece lui…-.
Era stato Leo a tranciare il mostro semi-umano dalla lingua del blob rosa chiamato Mega Shredder per distruggerlo ma questo aveva causato la vittoria esplosiva.
-New York è salva ma non possiamo rallegrarcene- disse piano il sensei.
Non lo potevano essere. Non se sapevano che il loro migliore amico e fratellino non c’era più.
-Ehi, cosa sono quei musi lunghi?-.
Una lacrima gocciolava lungo la guancia di Raphael e non era il dolore del peso dello stare in piedi sulla caviglia malconcia; lui e Mikey erano inseparabili e anche se spesso combattevano, si rincorrevano per la tana, condividevano un legame profondo.
-Mi sembra di sentirlo ancora…- articolò con voce incrinata.
-Perché state piangendo?-.
Leonardo si premette la mano contro la bocca: il dolore era così intenso che bile acida era risalita dal suo stomaco e premeva per riversarsi in una pozza di pasticcio sul pavimento chiamata vomito.
-Mikey, mi dispiace così tanto…- gemette, in un fiume di lacrime.
-Perché?-.
-Perché sei morto…!- singhiozzò Donatello, con il viso nascosto nelle mani: -Ti avevo anche fabbricato qualcosa per il tuo compleanno… e non potrò dartelo mai più…!-.
-Davvero? E che cos’è, dimmelo!-.
Un’ombra bassina si allungò verso gli Hamato: non appena alzarono gli occhi lucidi verso quella figura in controluce, tutto sembrò fermarsi davvero.
Splinter era raggelato e si rifiutava di credere a ciò che i suoi occhi lustri gli mostravano.
April si limitò a premere le mani sulla bocca, scuotendo leggermente il capo nell’incredulità.
Casey si era tolto perfino la bandana prima ma adesso si stropicciava gli occhi con il tessuto.
Donnie respirava quasi a fatica, sbiancato.
Raph crollò semplicemente sul divano, sopraffatto da quel riflesso azzurro nella luce intensa dei fari alogeni montati da Donnie sulle colonne portanti della tana.
Leonardo si rialzò in piedi ma ondeggiò a causa di un capogiro, tanta era la tensione.
-Perché piangete? Si può sapere sì o no?-.
Non era possibile. Forse sognavano. O forse era il suo fantasma.
-M… Mikey…- mormorò Raph, zoppicando verso di lui: -S… sei d… davvero tu?-.
-E chi se no?-.
Tutto quello che sapeva il piccolo Mikey era una miriade di braccia a sommergerlo e il pelo caldo del maestro a solleticargli il viso.
-MIKEY!- gridò Leonardo, incapace di non singhiozzare.
-Questo è un miracolo! Come hai fatto a… a sopravvivere?- farfugliò Donnie.
-Sono riuscito a farmi strada nell’intestino del mostro prima che la fiammata mi raggiungesse… solo che l’uscita non è stata così piacevole…- raccontò il più giovane.
Improvvisamente, l’intera famiglia si tenne a debita distanza!
-C… cioè, saresti sbucato dalle… chiappe del mostro?- domandò Raph, con un mezzo ghigno divertito.
Mikey arrossì semplicemente ma d’un tratto i suoi occhi rotearono nella parte posteriore della testa e il suo corpo si rammollì.
-Fratello!- esclamò Leonardo, soccorrendolo.
Ora che lo vedeva bene, il suo piccolo fratello era pallido, con una miriade di lividi e delle leggere ustioni sugli arti inferiori. Un graffio fresco capeggiava sulla sua guancia lentigginosa sinistra e una leggera abrasione proveniente dal guscio indicava che purtroppo, un lembo di scuto era andato.
Però, nonostante tutto, erano così felici di riavere il piccolo sole in famiglia.
-Mikey… siamo così sollevati…- sussurrò Leo, raccogliendolo in stile sposa.
Il giovane dai nunchaku aveva il viso libero dal dolore, perfettamente calmo e tranquillo nella sua perdita di sensi indotti da paura, adrenalina e stanchezza.
-Prometto di proteggerti meglio… tu sei importante per me…- continuò, volgendo un sorriso dolce al resto della famiglia.
Non avevano bisogno di parlare… i loro dolci sorrisi umidi valevano più di mille discorsi.
Mikey era con loro e non desideravano di meglio.
-Portiamolo a letto. Domani dovremo festeggiare!- propose Raphael, a braccia conserte.
-Ehi, Raph, a proposito… penso che tu avessi ragione quando hai detto che Mikey era troppo fastidioso per morire…- sorrise Leonardo, di guscio, ancora con il minore tra le braccia.
Il rosso sbatté incredulo le palpebre e fece per mollargli il solito pugno affettuoso sulla corazza quando
Il dolore alla sua gamba prevalse e lui stesso si ritrovò seduto di nuovo sul divano a massaggiare l’arto compromesso.
-Ehi, Leo…- chiamò.
L’altro si voltò.
-Ho detto soltanto ciò che pensavo- completò Raph.
Leonardo sorrise energicamente. Era tutto talmente bello che aveva il terrore di risvegliarsi da un bel sogno; però, guardare il viso di Mikey lo rasserenava.
-E’ per tutti il momento di riposare. Sono orgoglioso di tutti voi, figli miei- sorrise Splinter, poggiando una mano sulla spalla del rosso.
-Che dire…- ridacchiò Donnie: -Mikey sa come farci venire il guscio bianco, vero?-.
Scoppiarono a ridere. E che altro potevano fare se non inglobare il dolore provato in quegli interminabili minuti di sofferenza con una genuina cura chiamata risata?

Quest’oggi, Leonardo avrebbe imparato una lezione molto importante: ascoltare sempre e comunque i voleri del maestro e non agire di testa sua. Aveva avuto la chiara visione, materializzata purtroppo, delle conseguenze dei suoi atti e sicuramente avrebbe conservato quest’esperienza.
Mikey era il fratellino che forse considerava meno ma aveva capito che aveva solo fatto errori fino all’avventura di oggi. Avrebbe rimediato. Sì, perché lui era un Aniki Leader e Mikey…
Beh, l’Otouto di tutti!

The End

 
  
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