Il
passato è come una
candela posta a una distanza inadeguata: troppo vicina per renderti
quieto,
troppo
lontana per
confortarti.
(Amy
Bloom)
Mnemosine
- A
nessuno è concesso vivere senza il ricordo
di tempi passati, di attimi che paiono sempre più felici,
nella loro inafferrabilità,
rispetto alla durezza del presente.
- A
nessuno è concesso riavere quegli istanti
passati, che sono stati certamente più felici del presente
funesto. Com’è possibile
salvare se stessi dai ricordi quando il dolore che provocano
è così familiare?
Mnemosine:
"Chi sei tu, che avanzi cupa presso di me?".
Lete: "Figlia della discordia, mio fratre è il sonno, mia
sorella è morte,
chi sei tu, invece, bella, bionda e celestiale amica che con occhi
cristallini
mi osservi seduta presso questo arcolaio arruginito?".
Mnemosine: "Sono Mnemosine, figlia della terra e del cielo; lasciati
scrutare: voglio imprimere dentro di me la tua essenza".
- La
bella Mnemosine dalle dita di seta, è
regina della memoria.
- Lei
sceglie le sensazioni e le persone, i
momenti e le avventure, da riportare a galla dall’oscuro lago
dell’oblio. Ed è
suo compito e piacere evitare che alcunché affondi nelle
acque oscure.
- A
nessuno concede la grazia di allontanarsi
dai suoi doni crudeli, a nessuno nega l’abbraccio di antica
felicità.
- Nemmeno
a te, nemmeno tu puoi evitare i suoi
omaggi, spesso inattesi e talvolta non accetti.
- In
quei momenti, quando la sua chioma d’oro
immortale e i suoi occhi di ricordo liquido incontrano il tuo sguardo,
non puoi
scampare alle sue braccia stritolatrici.
Lete:
"Non rimembro il tuo nome, ma a volte capita di scordare anche il mio.
Sono scesa agli Inferi per cercare risposte, ma non le ho trovate. Sono
qui,
ora, in questo prato fiorito in cerca di pace. Ruscelli di cristallo e
pomi
d'oro sull'albero... guarda: v'è anche Artemide che gioca a
nascondino con Atena!".
Mnemosine: "Vieni da me, sorella mia, perché porti oblio
all'umanità?
Siediti qua presso di me affinché le figlie mie rallegrino
il demone che giace
in te con il loro dolce suono della cedra o con i canti immortali".
- Ed
eccole, le sue figlie immortali, che invia
tra i tuoi pensieri a rievocare attimi felici, sorgenti di calore e
strazio.
- Talia
e Tersicore – Commedia e Danza –
cantano con la voce dei tuoi fratelli e ballano gli anni della
gioventù, le mille
avventure e le imprese, che al tempo parevano così grandi.
- Ricordano
la felicità più pura, quella antica
che mai tornerà, che solo l’innocenza regala e che
Ate presto porta via.
- Seguono
Euterpe, Erato e Urania – Lirica,
Mimica e Astronomia – che si soprafanno l’un
l’altra. Alternano silenzio e glorioso
canto, nell’incertezza che ogni giovane prova quando beve
voracemente dalla
vena pulsante della vita. Gridare al modo o godere in mutezza delle
novità
entusiasmanti della vita? Crono insegna che nulla è giusto e
nulla sbagliato,
poiché tutto si perde nel luminoso oblio bianco che
è il tempo.
- E
l’immagine delle belle stelle, guardate
mille volte dai tetti della torre di Grifondoro, ritorna insieme alla
loro promessa
di eternità e gloria. Non la luce, ma l’amarezza
rischiara ora il cielo
abbandonato.
- Clio,
Calliope e Polimnia – Storia, Epica e
Inni – tessono nelle loro cetre gli anni della
maturità, la loro potenza e la
loro celebrità. Riportano ai segreti e ai complotti, alla
convinzione di
fortezza e al desiderio d’invincibilità,
all’idea che, nonostante tutto, nulla
può contro la luminosa fiamma della vita.
- Ed
infine Melpomene – Tragedia – spazza via
tutto. Gioia e certezze, ideali e aspettative, speranza e amore. Nulla
esiste
più, al suo passaggio. Solo il ricordo insostenibile di
ciò che è stato e che
non sarà più. La gloria non è
più sufficiente ad alimentare l’animo, il solco
nella Storia pare ormai privo di significato.
- Terribile
come una luce così simile a quella
delle stelle, così potente e abbagliante, possa aver portato
via l’ultimo
brandello di ciò che era Vita. Eppure la differenza
c’è, ed è evidente. Forse
solo tu pensi alle stelle che guardavate da ragazzi durante le notti
insonni,
forse solo tu, in quel lampo di luce, rivedi il biancore di Sirio.
Forse solo
tu non hai notato il verde malato che ha accecato per sempre lo sguardo
dell’uomo
che consideravi tuo fratello, l’ultimo di loro.
Lete:
"Amica mia, si è levato un leggero vento che mi ricorda che
anche tu sei
fragile, anche tu effimera. No, non mi allieteranno le figlie tue con
un canto,
poiché non è risposta che cerco. Ecco il
sentiero: vado a cancellare i ricordi
a chi lo desidera, proseguo la via nella speranza della conoscenza".
Mnemosine: "Arrivederci sorella, triste cuore, ombra oscura. Forse se
vivessi presso di me entrambe potremmo sfociare in un'unica gigantesca
vera
fonte...".
- Bella
Mnemosine, maledetta Mnemosine,
- perché
non concedi pace a chi ti implora per un
attimo di silenzio? Quale piacere provi nel concedere
l’effimero calore di un
momento lontano e nel sostituirlo immediatamente con la certezza di un
presente
oscuro?
- Concedi,
dunque, oblio all’uomo che ogni
notte, dimentico delle stelle del cielo, ti chiede di cancellare quelle
memorie
che sono più dolore dell’attuale, che gli
impediscono di sollevare lo sguardo e
di cercare nell’oscurità una luce di speranza.
- Ma
tu, sorda madre di maledette figlie, non
presti orecchio a chi ti supplica e, instancabile, continui il tuo
eterno
arazzo di felicità evanescente.
- Perfino
Lete, colei che cancella il ricordo,
ti sfugge, timorosa dei tuoi racconti sempre doppi e perennemente
ingannatori.
- Così l’uomo, addolorato dalle fredde braci del passato, tenta di evitare l’incontro con te, invano.