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Autore: Nyktifaes    17/08/2015    0 recensioni
[Storia prima classificata al contest “Momenti da ricordare” indetto da _kimmy_ sul forum]
A nessuno è concesso vivere senza il ricordo di tempi passati, di attimi che paiono sempre più felici, nella loro inafferrabilità, rispetto alla durezza del presente.
A nessuno è concesso riavere quegli istanti passati, che sono stati certamente più felici del presente funesto. Com’è possibile salvare se stessi dai ricordi quando il dolore che provocano è così familiare?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il passato è come una candela posta a una distanza inadeguata: troppo vicina per renderti quieto,

troppo lontana per confortarti. 
(Amy Bloom)

 

 

 

 

Mnemosine

 

A nessuno è concesso vivere senza il ricordo di tempi passati, di attimi che paiono sempre più felici, nella loro inafferrabilità, rispetto alla durezza del presente.
A nessuno è concesso riavere quegli istanti passati, che sono stati certamente più felici del presente funesto. Com’è possibile salvare se stessi dai ricordi quando il dolore che provocano è così familiare?

 

Mnemosine: "Chi sei tu, che avanzi cupa presso di me?".
Lete: "Figlia della discordia, mio fratre è il sonno, mia sorella è morte, chi sei tu, invece, bella, bionda e celestiale amica che con occhi cristallini mi osservi seduta presso questo arcolaio arruginito?".
Mnemosine: "Sono Mnemosine, figlia della terra e del cielo; lasciati scrutare: voglio imprimere dentro di me la tua essenza".

La bella Mnemosine dalle dita di seta, è regina della memoria.
Lei sceglie le sensazioni e le persone, i momenti e le avventure, da riportare a galla dall’oscuro lago dell’oblio. Ed è suo compito e piacere evitare che alcunché affondi nelle acque oscure.
A nessuno concede la grazia di allontanarsi dai suoi doni crudeli, a nessuno nega l’abbraccio di antica felicità.
Nemmeno a te, nemmeno tu puoi evitare i suoi omaggi, spesso inattesi e talvolta non accetti.
In quei momenti, quando la sua chioma d’oro immortale e i suoi occhi di ricordo liquido incontrano il tuo sguardo, non puoi scampare alle sue braccia stritolatrici.

 

Lete: "Non rimembro il tuo nome, ma a volte capita di scordare anche il mio. Sono scesa agli Inferi per cercare risposte, ma non le ho trovate. Sono qui, ora, in questo prato fiorito in cerca di pace. Ruscelli di cristallo e pomi d'oro sull'albero... guarda: v'è anche Artemide che gioca a nascondino con Atena!".
Mnemosine: "Vieni da me, sorella mia, perché porti oblio all'umanità? Siediti qua presso di me affinché le figlie mie rallegrino il demone che giace in te con il loro dolce suono della cedra o con i canti immortali".

 

Ed eccole, le sue figlie immortali, che invia tra i tuoi pensieri a rievocare attimi felici, sorgenti di calore e strazio.
Talia e Tersicore – Commedia e Danza – cantano con la voce dei tuoi fratelli e ballano gli anni della gioventù, le mille avventure e le imprese, che al tempo parevano così grandi.
Ricordano la felicità più pura, quella antica che mai tornerà, che solo l’innocenza regala e che Ate presto porta via.
Seguono Euterpe, Erato e Urania – Lirica, Mimica e Astronomia – che si soprafanno l’un l’altra. Alternano silenzio e glorioso canto, nell’incertezza che ogni giovane prova quando beve voracemente dalla vena pulsante della vita. Gridare al modo o godere in mutezza delle novità entusiasmanti della vita? Crono insegna che nulla è giusto e nulla sbagliato, poiché tutto si perde nel luminoso oblio bianco che è il tempo.
E l’immagine delle belle stelle, guardate mille volte dai tetti della torre di Grifondoro, ritorna insieme alla loro promessa di eternità e gloria. Non la luce, ma l’amarezza rischiara ora il cielo abbandonato.
Clio, Calliope e Polimnia – Storia, Epica e Inni – tessono nelle loro cetre gli anni della maturità, la loro potenza e la loro celebrità. Riportano ai segreti e ai complotti, alla convinzione di fortezza e al desiderio d’invincibilità, all’idea che, nonostante tutto, nulla può contro la luminosa fiamma della vita.
Ed infine Melpomene – Tragedia – spazza via tutto. Gioia e certezze, ideali e aspettative, speranza e amore. Nulla esiste più, al suo passaggio. Solo il ricordo insostenibile di ciò che è stato e che non sarà più. La gloria non è più sufficiente ad alimentare l’animo, il solco nella Storia pare ormai privo di significato.
Terribile come una luce così simile a quella delle stelle, così potente e abbagliante, possa aver portato via l’ultimo brandello di ciò che era Vita. Eppure la differenza c’è, ed è evidente. Forse solo tu pensi alle stelle che guardavate da ragazzi durante le notti insonni, forse solo tu, in quel lampo di luce, rivedi il biancore di Sirio. Forse solo tu non hai notato il verde malato che ha accecato per sempre lo sguardo dell’uomo che consideravi tuo fratello, l’ultimo di loro.

 

Lete: "Amica mia, si è levato un leggero vento che mi ricorda che anche tu sei fragile, anche tu effimera. No, non mi allieteranno le figlie tue con un canto, poiché non è risposta che cerco. Ecco il sentiero: vado a cancellare i ricordi a chi lo desidera, proseguo la via nella speranza della conoscenza".
Mnemosine: "Arrivederci sorella, triste cuore, ombra oscura. Forse se vivessi presso di me entrambe potremmo sfociare in un'unica gigantesca vera fonte...".

 

Bella Mnemosine, maledetta Mnemosine,
perché non concedi pace a chi ti implora per un attimo di silenzio? Quale piacere provi nel concedere l’effimero calore di un momento lontano e nel sostituirlo immediatamente con la certezza di un presente oscuro?
Concedi, dunque, oblio all’uomo che ogni notte, dimentico delle stelle del cielo, ti chiede di cancellare quelle memorie che sono più dolore dell’attuale, che gli impediscono di sollevare lo sguardo e di cercare nell’oscurità una luce di speranza.
Ma tu, sorda madre di maledette figlie, non presti orecchio a chi ti supplica e, instancabile, continui il tuo eterno arazzo di felicità evanescente.
Perfino Lete, colei che cancella il ricordo, ti sfugge, timorosa dei tuoi racconti sempre doppi e perennemente ingannatori.
Così l’uomo, addolorato dalle fredde braci del passato, tenta di evitare l’incontro con te, invano.

   
 
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