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Autore: PriorIncantatio    18/08/2015    3 recensioni
Questo è un lavoro iniziato molto tempo fa che ho deciso di riportare anche qui su EFP.
Non è più il mio stile, lo ammetto. Però per migliorarsi bisogna ricordare da dove si è partiti.
Da quali emozioni e sentimenti sono nate le mie future storie. Con questa shot ho capito che con la penna potevo essere migliore che con la voce. E non mi sono mai più ricreduto.
Questa è soltanto la mia storia. Così tutto ha inizio. Così tutto finì.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DOPO TUTTO QUESTO TEMPO
 
24  Novembre, Roma.

Cammino, stringo le spalle per il freddo: il gelo e la neve a Roma si presentano raramente, e ogni volta che ammiro il Colosseo o il “Cupolone” meravigliosamente innevato, il mio cuore sussulta.
Cammino e il gelido clima non si palesa soltanto intorno a me: ho freddo dentro, nel cuore, ancora una volta, spero per l’ultima volta.


Cammino.


Sto percorrendo un viale, non so dirti neanche il nome, comunque non ha importanza anche se tutto per me, in me, è diventato solo una futile casualità.
Percorro le strade di una vita che ha già detto tanto, ma non tutto. Strade che hanno portato ad un bivio innanzi al quale, una volta arrivato, rimani immobile e non sai scegliere, non riesci a deciderti e rimani lì, nella più remota desolazione.
Codardo, penso. Non riesci a scegliere, ma tra cosa poi?
Percorro le strade dell’amore e del dolore, ma ormai la differenza è esigua. Non è sostanziale, anzi entrambe hanno un elemento che le accomuna: due persone, due anime.
Dovresti conoscere due persone che sia amano e che proprio per questo motivo si fanno del male.
E se le conosci... potrai conoscere l’amore, quello vero.
Sto parlando di tutto ciò come se il dolore fosse causa o conseguenza dell’amore, il che è possibile.

Risuona violento il suono dei miei passi, fa breccia anche dentro di me.

Percorro le strade dell’amore, penso.

Guardo intorno a me: le ultime sbiadite e fioche luci dei palazzi circostanti si spengono, il buio inizia ad espandersi, anche nella mia mente e nel mio cuore.
Mi sorprendo come il mio corpo sia analogamente simile a questo luogo, come il tempo immemore percuota similmente i miei ricordi, come le cicatrici del mio cuore sembrino neve e vento.
Il tempo riflette anche i nostri stati d’animo, le nostre paure e insicurezze; vedi, dopo tutto questo tempo io sono qui che percorro le strade dell’amore ed accetto la situazione.
Ed ecco gli occhi iniziano a gonfiarsi: le lacrime che ho trattenuto per troppo tempo possono finalmente liberarsi e, immediatamente in questo imperturbabile freddo,  ghiacciarsi.

Mi arresto, guardo.

Solo adesso mi rendo conto della presenza di un ragazzo su di una panchina posizionata sotto un ciliegio completamente innevato.
Resto immobile ed osservo incuriosito, quasi contemplo l’immagine che mi si presenta agli occhi.
Non chiedetemi il motivo o la causa, ma decido di avvicinarmi.
Mi accomodo silenziosamente.
Il ragazzo non sembra neanche accorgersi della mia presenza, sembra attratto dai suoi profondi pensieri.

Azzardo.

«Stupefacente la neve, vero? Nonostante la conosciamo, ogni volta che si presenta l’ammiriamo sempre. Sono quelle cose che nella vita senti di dover amare, senza un perché.»
«È vero» inizia il ragazzo, voltando meccanicamente il viso in mia direzione, per poi continuare: «Ma sai com’è, la neve prima si deposita delicatamente e dopo, in poco tempo, si scioglie. Trovo tutto ciò triste o forse, banalmente, trovo triste ciò che mi circonda.»
Lo osservo più attentamente e noto che non vedo sul suo volto i lineamenti di un ragazzo, ma quelli di un “uomo”. I suoi occhi erano testimoni di storie, ricordi e passioni che lo avevano arso.
Il ragazzo notando che il mio sguardo continuava a studiarlo mi interrogò nuovamente: «Tu credi in qualcosa dopo la morte?»
Il mio sguardo è smarrito e quasi impallidisco per quell’inaspettata domanda, ma a giudicare dal volto di chi l’aveva pronunciata, essa sembrava così normale.
Mi sento costretto a rispondere perché percepivo che quell’uomo accanto a me confidava molto nella mia risposta.
«Io? Suppongo di sì, o almeno credo nell’amore che una persona si porta nel momento dell’addio. Quello a cui tutti un giorno dovremo rispondere. »
«Sul serio? Tutto qui?» chiede ancora lui.
«Non credo sia giusto farla così facile. La mia è un’idea e nelle migliori delle ipotesi starò comunque errando, però sai, ci sono cose che non posso morire. Così la penso io.
Ora però non vorrei essere invadente... neanche ti conosco e credo che la cosa sia reciproca, ma devo chiederti... perché proprio questa domanda?»
Il ragazzo sembra rimanere impassibile, ma non riesce a preservare quell’atteggiamento, perché dopo pochi istanti sembra sul punto di scoppiare in lacrime.
«Ieri la mia ragazza mi ha lasciato. Un cancro che avevamo combattuto insieme, ma che ci ha sconfitti. Se l’è portata via. Per sempre
Inghiottisco pesantemente sentendomi assolutamente in disagio con la sensazione di sentirmi impotente e di non poter aiutarlo.
Dopodiché le mie parole uscirono con un fil di voce, quasi  a sussurrare: «Mi... mi dispiace molto, davvero... Non posso dirti di sapere come ci si sente in momenti come questi.»
Le mie parole sembravano vuote, prive di qualunque significato. Se ero lì per poterlo compatire e dargli conforto, bhe... sicuramente stavo miseramente fallendo.
Nonostante ciò avevo ripreso a parlargli con più forza: «Però hai sbagliato a porgermi la domanda: non dovevi chiedermi se credo in qualcosa dopo la morte. Dovevi chiedermi se credo nell’amore. L’amore non è “qualcosa”, va assolutamente oltre tutto ciò che non possiamo soltanto immaginare. Non possiamo toccarlo con mano, ma semplicemente deve circondarci perché non possiamo vivere senza...»
«Ah, sì? Allora tu credi nell’amore?» mi richiede con tono un po’ sconsolato.
«Sempre.»
Mi è bastato dire questa parola dal significato illimitato per capire che ho sbagliato tutto, ho sbagliato con lei, ancora una volta.
Poi continuo dicendo: «Io sto perdendo la persona più importante della mia vita, lei che raffigura tutto ciò che mi rimane, che mi manca. Lei che quando sorride non sa che in quel momento mi sta salvando, lei che mi ha rubato il cuore, il respiro e il sonno. Lei che ogni giorno mi fa percorrere le strade dell’amore perché è assolutamente vero: l’indispensabile è invisibile agli occhi.
E io la sto perdendo malamente non facendo nulla per riprendermela.»
Poi il ragazzo mi scuote: «Tu sei uno sciocco. Smettila di commiserarti, non l’hai persa, non ancora. Non puoi perderla solo per un tuo errore che non voglio neanche conoscere, per una tua mancanza, per una tua debolezza. Saresti un codardo se non le parlassi, e, lasciamelo dire, credi tanto nell’amore ma forse non hai ancora capito cosa sia.
L’amore è conoscere il peggio di una persona, è fregarsene come per dire: “ne vale la pena”. L’amore è esserci, non andare via!»
Il ragazzo sembra rianimarsi nel tentativo di aiutarmi e poi conclude: «Io il mio amore l’ho perso, ma vive in me, ed io vivo per lei. Per noi.
Adesso vai lì, vai da lei e dille che dopotutto tu ci sei sempre stato, che la ami al di sopra di ogni altra cosa, perché arriva un momento, prima o poi, in cui non puoi farcela da solo con le tue forze, in cui non puoi più vivere senza, arriva quel momento nel quale hai bisogno di qualcuno lì. Al tuo fianco.»
 
***
 
Quella sera d’inverno quel ragazzo cambiò la mia vita più di quanto io avessi fatto con lui.
Non lo rividi mai più e sembra che io abbia dimenticato i suoi occhi così vecchi, colmi di dolore, non occhi di un giovane.
Dimenticai anche il suo volto, persino la sua voce.
Forse soltanto dopo capii il perché.
 
***
 
«Il mio nome?» dice sorridendo il ragazzo dopo che io gliel’ho chiesto. Poi dice: «Io mi chiamo Sofferenza, Dolore o anche Gioia, ma preferisco essere chiamato con il mio vero nome. Amore.»
 
Dopotutto l’amore è davvero qualcosa che va oltre ogni nostra immaginazione.
Non possiamo toccarlo con mano.
Esso, semplicemente, può solo circondarci.
Indispensabile e invisibile.
Sorrido. Accanto a me solo la neve. Ed io solo su quella panchina.
Il vento testimone natura, di questa storia mai stata più vera.



PriorIncantatio



NOTE DELL'AUTORE

Prima di tutto devo ringraziare Faenna per aver betato questa storia e spero di poter usufruire del suo contributo anche in futuro.
Questa è una storia scritta esattamente tre anni fa che soltanto adesso ho il coraggio di pubblicare su EFP.
Leggendo comprendo che il mio stile è molto cambiato, e spero sicuramente in meglio, ma grazie a questa storia non ho avuto più paura di scrivere.
Si accettano recensioni positive e negativo, ma soprattutto costruttive.

 
  
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