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Autore: scrittrice in canna    18/08/2015    2 recensioni
Tutti gli abitanti del regno avevano sempre pensato che il motivo per cui Tremotino fosse morto il giorno della nascita della principessa, era perché lei era La Salvatrice e perché la sua magia pura aveva distrutto quella oscura del mago.
La verità, però, è molto diversa ed Emma si ritroverà ad affrontarla faccia a faccia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In un angolo del regno, Biancaneve spingeva con tutte le sue forze per dare alla luce una bellissima bambina dai capelli biondi, urlando di dolore.
In un altro remoto castello, il Signore Oscuro lanciava il suo ultimo urlo disperato prima di sparire in una nuvola di fumo nero.
Nello stesso castello, un uomo sorrideva impugnando la lama rossa di sangue.

La principessa Emma fu nominata dal popolo “La Salvatrice” perché si diceva che mentre lei veniva al mondo, Tremotino lo abbandonava. Alcuni dicevano che era tutto merito della magia che le scorreva nelle vene, pura come l’amore dei suoi genitori; altri dicevano che si trattava di un’antica leggenda e che era stato predetto che una bambina sarebbe stata la rovina dell’Oscuro.
Killian Jones non credeva né ad una versione della storia né all’altra, anche dal buio della sua casa, riusciva a sapere cos’era successo nel mondo negli ultimi... venti- sei anni, forse? Aveva perso il conto tra il quarto e il sesto anno senza uscire, troppo spaventato da se stesso e del danno che avrebbe potuto arrecare alle persone.
Dopotutto la vendetta è una fine, non un inizio.

Ventisei. Emma aveva ventisei anni e ancora non aveva trovato un marito, nessuno che potesse essere anche solo lontanamente considerabile un pretendente da lei o dai suoi genitori.
“Nessuno sarà mai degno della mia piccola” diceva suo padre abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte come se avesse ancora dodici anni.
“Ti sposerai per amore, fine della storia” ribatteva sua madre. Ed ecco perché si trovava spesso a girovagare per i boschi o per i villaggi: in cerca della sua anima gemella, era quello che diceva a sua madre, ma in realtà voleva solo un po’ di libertà e quale modo migliore se non addentrarsi nei boschi? Le piaceva spingersi sempre più oltre, testare il suo coraggio e la sua voglia di fare, superare i suoi limiti e trovare degli angoli sempre nuovi dove sperimentare la sua magia. All’inizio era fare sbocciare un fiore, un’azione che adesso le sembrava così semplice, adesso le sfide che si poneva erano molto più grandi come far riprendere il corso ad un fiume prosciugato o localizzare lo stormo di un uccello che si era perso. Emma non sapeva che la sua magia stava attirando qualcuno di molto più potente.

Dopo tutto quel tempo, l’unica cosa che serviva a farlo uscire dal suo nascondiglio era un’altra fonte di potere, un’energia pura che lo spingeva ad addentrarsi nel bosco, che lo chiamava a sé come il canto di una sirena – quanto gli mancava il mare – e quale marinaio ha mai potuto resistere al canto di una sirena?
La prima volta che la vide restò stupito dal suo aspetto e dalla sua giovinezza, da come una ragazza apparentemente così inesperta potesse manovrare le arti magiche come se fosse solo uno scherzo. L’ammirava per la sua caparbietà e ostinatezza, passava minuti interi ad osservare da lontano come riuscisse in qualsiasi obiettivo si ponesse e ogni volta che tornava e si avvicinava – anche se inconsciamente – sempre di più al suo castello, lui faceva lo stesso, ammirandola ogni giorno da un punto più vicino. Dopo circa due settimane si decise a parlarle, sbucando dal nulla e facendola saltare in aria anche senza l’uso della magia. Non l’aveva mai usata, non ne aveva bisogno, forse era quello il motivo per cui era rimasto come prima, almeno fisicamente.
“Posso chiedere cosa stia facendo una maga vicino alla casa del Signore Oscuro?” le chiese da dietro le spalle. Lei era visibilmente stupita, l’incantesimo a cui stava lavorando s’interruppe e la ragazza si girò di scatto facendo girare la gonna del suo vestito bianco e il mantello con esso.
“La stessa cosa che sta facendo un pirata, suppongo.” Touché.
“Non sono un pirata” fu la prima cosa che riuscì a dire.
“Be’, di certo vi vestite come uno di loro.”
“Suppongo sia vero” concesse, non aveva mai abbandonato il suo completo di pelle, era l’ultima cosa che gli rimaneva della sua vecchia vita.
“E comunque tutti sanno che l’Oscuro non è più in vita da quasi trent’anni, ormai” disse in sua difesa tenendo il mantello più stretto.
“Ah sì, tutto grazie alla Salvatrice.” Stupidaggini, se il Coccodrillo era morto, era solo merito suo.
Emma percepì il suo sarcasmo e incrociò le mani davanti al petto: “Cosa vorreste dire?”
“Voglio dire che anche se la principessa fosse così potente come tutti dicono, non credo che sia stata lei il motivo della sparizione di Tremotino.”
Stava per rivelare la sua identità, poi si fermò e rifletté meglio su cosa doveva dire: “Non siete avvezzo a frequentare la vita di palazzo, vero?”
Killian grugnì cercando di sopprimere una risata. Non era avvezzo a frequentare la vita in generale negli ultimi decenni.
“No, direi proprio di no.”
“L’avevo notato.” Killian guardò meglio la fabbrica del vestito, i gioielli che portava al collo e realizzò che doveva essere una reale anche lei, aggiunse alla somma lo straordinario potere che possedeva e sgranò gli occhi.
“Perdonatemi per le mie cattive maniere, Altezza” le disse, ma sembrava più una presa in giro che altro, accompagnata da un inchino ridicolo. Restarono a parlare per ore del più e del meno, seduti sulla sponda di un corso d’acqua, lui le rivelò il suo nome, di come suo fratello fosse morto in missione; lei in cambio gli confidò le sue paure per il futuro, per l’ascesa al trono ed entrambi ascoltarono l’altro dando più conforto di quanto potessero immaginare.

Continuarono a vedersi ogni volta che potevano. Emma si addentrava nel bosco, sta volta consapevole di andare incontro a casa sua – le aveva mostrato la direzione – e lui l’avrebbe incontrata a metà strada. Sempre lo stesso ruscello.
L’estate era già arrivata alle sue temperature più torride quando Killian decise di rivelare il suo segreto. Erano seduti all’ombra di un albero, impegnati a fissare il nulla, il suo cappotto steso sotto di loro come una coperta da picnic. “Cosa sai della morte del Signore Oscuro?” le chiese senza preamboli.
“So che un giorno un uomo era andato alla sua porta per chiedere un accordo e lo trovò vuoto. Non sanno esattamente se sia morto, solo che non c’è più” rispose riluttante, ovviamente sconvolta dalla domanda.
“È morto, fidati” la rassicurò.
“Come fai ad esserne così sicuro?”
Killian mise una mano nella tasca del giubbotto accanto a lui ed estrasse un pugnale, il suo nome scritto sopra a chiare lettere, lo porse ad Emma che fissò l’oggetto con la bocca spalancata. “Lo so perché sono stato io ad ucciderlo.” Si preparò per il colpo, per la scarica di magia che l’avrebbe mandato al suolo, per sentire il controllo lasciare il suo corpo ed essere controllato dalle mani di un’altra persona. Anche se in cuor suo sapeva che lei non gli avrebbe fatto del male, di sicuro scoprire una cosa del genere non l’avrebbe resa felice. Non accadde nulla di tutto ciò. Emma non fece altro che ridargli il pugnale e girarsi verso di lui: “Perché l’hai fatto?” gli chiese tenendogli la mano – si preoccupava sempre di tenerla alla sua sinistra, per ogni evenienza. Fu così che lui le raccontò della donna che aveva portato via il suo cuore e dell’uomo che gliel’aveva portata via a sua volta, di come non fosse mai stato in grado di usare il potere che derivava dalle sue azioni perché non voleva essere un codardo che si nascondeva dietro una cosa vile come la magia oscura e di come si fosse ritirato in una casetta poco lontano da dov’erano in quel momento perché il solo pensiero di prendere residenza nel posto dove la sua nemesi aveva vissuto per centinaia d’anni gli faceva venire il voltastomaco. Quando finì il suo racconto la fissò per qualche secondo aspettando una reazione: rabbia, paura, disgusto. Qualunque cosa. Invece l’unica cosa che riuscì a leggerle in faccia fu comprensione e non rispondere quasi per istinto al sorriso che gli rivolse.
“Ricordi la questione dei pretendenti, giusto?” gli disse dopo qualche secondo.
“Sì.” Non sapeva perché, tutto ad un tratto, lo stomaco gli si stava contorcendo o perché non riuscisse più a guardarla negli occhi. Concentrò la sua attenzione sulle loro mani, ancora unite dopo chissà quanto tempo passato a rimuginare il passato.
“Poteri aver detto a mia madre ieri sera – dopo uno o due bicchieri di vino – di aver incontrato qualcuno.” Poteva vedere il modo in cui gli stava sorridendo anche senza guardarla, il che lo portò a fare proprio quello. Un sorriso della principessa era una cosa rara e aveva imparato a godere di tutti quelli che riusciva a strapparle.
“Davvero?” Alzò un sopracciglio e lei per poco non scoppiò a ridergli in faccia per l’assurdità della situazione. Tutta la serietà dei momenti precedenti era andata via e quando lei annuì non si sentivano più la Salvatrice e il Signore Oscuro. Solo per qualche minuto, riuscirono a dimenticarsi dei loro titoli e restarono nella loro piccola bolla. Lei con la testa sulla sua spalla, lui con le loro mani appoggiate sulle ginocchia. Avrebbero pensato a cosa fare, domani.

Emma aveva scoperto la cura per la sua maledizione, il bacio del Vero Amore. Sapeva che non voleva essere sottomesso dal peso del pugnale ed era pronta a fare di tutto perché fosse un uomo libero, se il prezzo da pagare era un bacio, allora l’avrebbe pagato volentieri.
Killian non era d’accordo, aveva paura di non essere abbastanza e non voleva deluderla, aveva sentito storie di persone che trovavano il loro Vero Amore in gente che ne aveva già uno ed era più che convinto di cadere in quella categoria.
Poteva amarla, ma era sicuro che presto lei avrebbe trovato la persona con cui era destinata a stare sin dall’inizio e lui sarebbe stato solo un incidente nel suo percorso.
“Smettila di essere così testardo!” gli urlò contro.
“Forse dovremmo smettere di vederci” sbraitò lui in un attimo di collera.
“No, non ti lascerò scappare così velocemente da questa opportunità. Vale la pena provare” ribatté Emma.
“Perché è così importante per te?!”
“Perché ti amo!”
Silenzio.
“Emma?” Non la chiamava mai per nome, per questo si costrinse a guardarlo negli occhi e si rese conto che era molto più vicino di come ricordasse, una mano davanti a lui, come se volesse toccarla ma non ne avesse il coraggio.
“Non mi pento di averlo detto, non-“
“Va bene, proviamoci” la interruppe, non voleva sentire scuse, se questo l’avrebbe aiutata ad arrendersi e andare avanti allora l’avrebbe fatto. Non aveva messo in conto il fascio di luce che per poco li separò con la sua intensità o il suo nome sul pugnale che spariva lentamente. Quando si separarono Emma non ebbe nemmeno bisogno di conferma, sapeva bene come funzionava la magia bianca e aveva sentito la storia dei suoi genitori abbastanza volte per sapere cosa si provava.
“Ha funzionato.”
“Te l’avevo detto” gli disse appoggiando la fronte alla sua.
“Dovrò ascoltarti più spesso d’ora in poi” le rispose prima di baciarla di nuovo.
Forse lei non era la Salvatrice del popolo, non aveva distrutto la forza del male con l’odio che scorreva tra la sua famiglia e tra Tremotino, ma aveva comunque salvato Killian dalla sua maledizione con l’amore che provavano l’uno per l’ altra, e se qualcuno lo chiedesse ad Emma, lei risponderebbe che salvare solo una persona le andava più che bene, se era il suo Vero Amore.

 

 

 


Scrittrice in canna’s corner
Questa storia doveva essere un’altra cosa completamente diversa, ma i personaggi hanno preso il sopravvento e quindi è uscita fuori questa os. Non è il massimo ma mi piace, quindi ve la pubblico. Abbiamo bisogno di un po’ di fluff dopo tutto, no?
Vostra,
Scrittrice in canna.

 

 

   
 
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