Fanfic su artisti musicali > Crashdïet
Ricorda la storia  |      
Autore: Wild Rebel    19/08/2015    1 recensioni
Il luogo in cui si trovava era a dir poco tetro e per nulla confortevole: le pareti erano bianco sporco e scrostate in alcuni punti, la muffa si arrampicava sui muri, e dal soffitto cadevano molteplici gocce d’acqua in un suono ritmico e conciso. Proprio davanti a sé c’era un mobiletto dove erano poggiati vari strumenti: dalla fiamma ossidrica, a vari bisturi, trapani, forbici, pinze e tutto quello che potrebbe essere considerato come uno strumento di un film degno di Hostel.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le palpebre erano pesanti, le labbra storte in una smorfia indefinita. Le gambe addormentate stavano iniziando a dolergli, e chissà da quanto tempo se ne stava seduto su quella sedia sudicia. Lentamente aprì gli occhi, anch’essi doloranti come se un tizzone infuocato li avesse perforati, e quando la vista gli si disappannò, si guardò un po’ intorno. Il luogo in cui si trovava era a dir poco tetro e per nulla confortevole: le pareti erano bianco sporco e scrostate in alcuni punti, la muffa si arrampicava sui muri, e dal soffitto cadevano molteplici gocce d’acqua in un suono ritmico e conciso. Proprio davanti a sé c’era un mobiletto dove erano poggiati vari strumenti: dalla fiamma ossidrica, a vari bisturi, trapani, forbici, pinze e tutto quello che potrebbe essere considerato come uno strumento di un film degno di Hostel.
Girato un poco il capo, potè notare una motosega posta appena dietro di sé, e, inutile negarlo, quella lo fece rabbrividire. Ma che diavolo ci faceva in un posto simile? Ma soprattutto, come ci era arrivato? Di questo se ne sarebbe occupato dopo, ora doveva assolutamente uscire da quel posto, ma solo in quel momento si accorse di avere le caviglie legate. Le due catene che andavano ad agganciarsi ad una grata di fianco a lui le tenevano legate, ed un’altra catena gli andava a tener fermo il collo, sfregandogli sulla pelle tanto da renderla livida. Le mani erano saldamente ancorate ai braccioli della sedia, tenute ferme da qualche giro di nastro isolante attorno ai polsi, facendoglieli dolere particolarmente, ed una ball gag in acciaio gli teneva la bocca praticamente spalancata, provocandogli un fastidio immane alle mascelle. Gli ci volle qualche istante per prendere piena coscienza della situazione in cui si ritrovava e, realizzato ciò, un’improvvisa scarica di adrenalina lo portò a tentare di liberare prima i polsi, poi le gambe, avendo come unica conseguenza il farsi ulteriormente male. Un brivido gli percorse la schiena quando avvertì una mano sfiorargli il collo e, successivamente, intravide una sagoma umana; femminile, ad essere precisi. Camminava con fare seducente davanti a lui, girandogli intorno, così da potergli offrire una visione completa del suo corpo racchiuso in una gonna nera a vita alta, ed una maglia bianca a rete che le risultava le forme. Di certo, se si fosse ritrovato in altre situazioni se ne sarebbe stato praticamente stravaccato sulla sedia con una sigaretta in mano a squadrarla da capo a piedi, mangiandosela con gli occhi, ma in quel momento, a mangiarselo era solamente la paura che lo stava bruciando.
 
Children of the night, soldiers of our time. Screaming out loud. One generation!”
 
Proprio così si stava sentendo in un tale momento, come un bambino della notte che, spaventato, cerca una qualsiasi maniera per poter uscire da una situazione scomoda, aspettando con impazienza il tanto atteso arrivo del giorno. Nel frattempo deve affrontare la solita paura del buio, quel buio che, però, per lui era tramutato in una splendida donna. Nella frazione di qualche secondo, ecco che quella paura da affrontare, tramutata, appunto, nella bionda si abbassò quel tanto da poter arrivare vicina alla figura del giovane, che le si avvicinò con il capo, fermato però da quella catena;  la bionda gli tirò nuovamente indietro la testa, salendo a cavalcioni su di lui, prima di sfiorargli una guancia con la punta della lingua. Lo guardò. La guardò. Si guardarono con occhi carichi di odio e di terrore, paura da parte del giovane, quella paura che oramai non poteva più nascondere. Dal canto suo, la bionda sorrise soddisfatta, prima di tirargli uno schiaffo in pieno viso, togliendogli, in seguito, quella gag ball di acciaio che gli teneva aperta la bocca, permettendogli così di sputare tutto il sangue che gli scivolò velocemente dalle labbra dopo essersi procurato innumerevoli ferite alla lingua ed alle gengive. La ragazza, nel mentre, si era calata gli slip e, dopo essersi seduta su di un secchio, aveva pisciato senza curarsi del fatto che lui l’avrebbe potuta guardare: tanto sapeva che non aveva la forza neanche di aprire le palpebre che aveva serrato pochi istanti prima. In un momento di trance del biondino, la donna prese quel secchio e gli gettò addosso tutto il liquido in esso presente, prima di sedersi sulle sue gambe, accarezzandogli delicatamente una guancia. Si sentiva così bene, così libera nel compiere quegli orridi gesti, ma lui, al contrario, si sentiva umiliato come non era stato mai. Soffriva per il male innaturale alla bocca, male che però si stava estendendo per tutto il viso: era come se avesse la faccia nel mezzo di una pressa che stringeva sempre e sempre di più. Voleva solamente essere graziato ed essere rilasciato, o almeno essere uccido per dare fine a quella continua tortura, ma aveva visto Hostel, e sapeva bene che avrebbe dovuto sopportare ancora molto, e si chiedeva se sarebbe stato in grado di reggere ancora a lungo. Poi ecco che quella quiete terminò: la bionda si alzò e, guardando con disprezzo la sua preda, prese in mano il trapano che stava su quel famoso tavolo, prima di sfiorargli il collo con la punta metallica dell’attrezzo, punta che gli venne puntata alla pancia, trapanandogliela e facendo sprofondare il metallo nella sua carne quel tanto da farlo soffrire ed urlare come un cane, ma non abbastanza da ucciderlo, per sfortuna. Il trapano venne poi appoggiato a terra, e gli furono permessi alcuni minuti per riprendersi, ma un buco nello stomaco è pur sempre un buco, ed un buco fa sempre male, soprattutto se fatto a freddo. Il giovane  chiuse gli occhi e respirò a fondo, e non provò nemmeno a frenare le lacrime che gli rigarono improvvisamente il volto. Aprì gli occhi giusto per vederla prendere in mano la fiamma ossidrica, e già iniziò a tremare come una foglia in autunno, ma con quella fiamma, lei si limitò ad accendersi una sigaretta che venne bruciata per metà. “Che fottuto spreco.” Riuscì a pensare il giovane, prima di sentire un rumore sordo, come se fosse appena stato messo in moto una motosega, o qualcosa del genere, e capendo che era finalmente arrivata l’ora tanto attesa, chiuse gli occhi e tutta la sua vita gli passò davanti agli occhi nella frazione di pochissimi istanti.
 
Born to die free. One generation. The generation wild.”
 
E ricordata ancora quella frase, avvertì un dolore allucinante allo stomaco, ed urlò ancora, per un’ultima volta, prima di arrivare a non sentire nè dolore, nè rumore, nè odore alcuno.
Il bagno di sudore in cui si ritrovava, stava a significare che quello che era successo, non era reale, bensì solamente un incubo, un incubo che, però, aveva come protagonista quell’idiota del suo cantante. Vero, gli era ancora capitato di augurargli le peggio cose in dei momenti di scontro tra i due, ma mai e poi mai gli aveva augurato una morte così lenta e sofferta. In quel momento, girandosi verso l’altra parte del letto, lì dove dormiva la futura moglie Ika, gli venne in mente un’idea a dir poco magnifica: quel sogno avuto durante la notte, sarebbe stato perfetto per una canzone, e per fortuna ancora si ricordava quali erano le melodie suonate nel mezzo di quelle continue immagini spietate. Si alzò lentamente dal letto senza far rumore alcuno, dirigendosi verso la cucina con in mano spartito e penna e, una volta sedutosi al tavolo con la chitarra imbracciata, iniziò suonare e a scrivere, mentre quella canzone che sarebbe arrivata in cima alle classifiche iniziava a prendere vita. 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Crashdïet / Vai alla pagina dell'autore: Wild Rebel