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Autore: Alessia Krum    19/08/2015    4 recensioni
Acquamarina aveva continuato a vedere immagini, immagini brutte e spaventose, che non avrebbe mai voluto vedere. Acqua poteva pensare e vedere quelle figure, ma non stava né dormendo, né era svenuta, non era sveglia e non poteva svegliarsi. Voleva vedere e capire che cosa stava succedendo. Vide un villaggio, un piccolo villaggio sormontato da un castello. Il paesino sembrava tranquillo, ma fuori dalle mura si stava svolgendo una feroce battaglia. Persone con la pelle blu e le pinne combattevano con tutto quello che avevano e una grande speranza contro eserciti interi di mostri viscidi, squamosi e rivestiti da armature pesanti che mandavano bagliori sinistri. La battaglia infuriava. Per ogni mostro abbattuto, morivano almeno due uomini. Poi Acqua vide un uomo, protetto da un cerchio di mostri, che sembravano i più potenti e i più grossi. Quell’uomo aveva un qualcosa di sinistro e malvagio. Indossava un pesante mantello nero e continuava a dare ordini e a lanciare fiamme ovunque.- Avanti, Cavalieri, sopprimete Atlantis e l’oceano intero sarà mio! –
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Posta
 
Era un lunedì mattina. Un lunedì come tanti. Oppure no. Acquamarina era nel salone del palazzo e stava pulendo i vetri delle enormi finestre che davano sul giardino. Le “duchessine” Janissa e Kate, come volevano essere chiamate, le avevano dato un sacco di lavoro da fare in un solo giorno. Mentre lucidava il vetro, Acquamarina sentiva dei suoni metallici. Era il suo braccialetto, quello che aveva da quando l’avevano trovata, un piovoso 26 luglio. Quel giorno Lyliana aveva aperto l’ingresso dell’appartamento dei domestici e aveva trovato un fagottino. Era Acquamarina. Aveva quel braccialetto da sempre e l’aveva tenuto sempre. Non perché voleva tenerlo, ma perché non riusciva a toglierlo. Ogni volta che provava a levarlo, s’incollava alla sua pelle, e anche muoverlo di un millimetro era impossibile!
Suonò il campanello. Acquamarina lasciò lo straccio sul davanzale e si diresse verso la porta.
Sapeva perfettamente chi era. Tutti i giorni alla stessa ora, puntuale come sempre, arrivava il postino. Max era un grandissimo amico di Acquamarina. Anzi, forse l’unico.
- Ciao Acqua! – la salutò appena lei aprì la porta.
- Ciao Max, molte bollette oggi?- Lui sorrise.
- Come va? Che ne dici di andare a fare un bagno al lago oggi pomeriggio?-
- Mi piacerebbe moltissimo, sai quanto adoro nuotare, ma non posso. Oggi ho una montagna di cose da fare e se non le finisco, sono fritta!-
- Ah…mi dispiace. Peccato, oggi era una bella giornata. Ecco le tue bollette: gas, luce… eccetera eccetera! Ah, dimenticavo questo pacco è per te…Ci vediamo domani!!!-Poi Max sparì così come era arrivato. Acqua era sorpresa. Un pacco… per lei? Non la conosceva nessuno e sul pacco non era scritto chi era il mittente. Strano!
Decise comunque di portare il pacco in camera sua, prima che Janissa e Kate lo vedessero e cominciassero a farle la predica. Passò dalla porta sul retro, quella che conduceva alle camere dei domestici e lasciò lo strano pacco nella sua stanza. Per tornare al salone, Acqua passò per il corridoio su cui davano il salone dei ricevimenti, la biblioteca, la cucina e la sala dove c’erano gli strumenti musicali. Come ogni lunedì, Janissa era a lezione di musica e Acquamarina dovette fare molta attenzione passando per quel corridoio. Se Janissa la vedeva dove non doveva essere… erano guai seri! Acqua procedette attentamente ascoltando le stonatissime note che provenivano dall’interno della sala: era quell’imbranata di Janissa che “provava” a suonare il violino. Il maestro di musica la rimproverava a ogni nota che faceva e lei continuava a strillare: - Se non la smetti di urlare in questo modo, chiamo mio padre il duca perché ti licenzi! Le mie note sono perfette! -
Acqua si trattenne dal ridere.
Ritornò senza farsi notare in salone, appoggiò le lettere sul tavolino e continuò a pulire il vetro della finestra. Dopo qualche minuto iniziò a spazzare il pavimento canticchiando una canzoncina che le aveva insegnato Lyliana. Solo dopo cinque minuti si accorse che Kate la stava osservano, con il suo atteggiamento da “so tutto io”.
- Insomma, Acquamarina! Quando imparerai la buona educazione? Quando i tuoi padroni entrano, devi fare la riverenza! –
- Ma…-
- E non osare ribattere! Fai la riverenza o lo dico a mio padre! - Acqua fece un piccolo inchino e poi continuò:
- Io la riverenza la faccio, ma ai miei padroni! –
- Bene, e allora perché non l’hai fatta quando sono rientrata?-
- Tu non sei la mia padrona. Io sono obbligata a fare l’inchino solo a tua madre e a tuo padre! E ora, se vuoi scusarmi, dovrei lavare il pavimento. -
- Basta! Come osi parlare in questo modo… a me! Vado subito da mio padre a riferirgli l’accaduto! Non ne sarà per niente contento… sei finita, Acqua!! –
- Ehi, un momento! Chi ti fa le torte che ti piacciono tanto? – disse Acqua con un’aria da angioletto.
- Di certo farò presto a trovare un’altra domestica che me le cucini. –
- Dimentichi che queste torte le ho inventate io e quindi nessuno a parte me conosce la ricetta…-
- Che rabbia!! Non ti licenzierò, però ricordati…Ti tengo d’occhio!!  -Kate sparì nella sala musica pestando i piedi e sprizzando rabbia da tutti i pori.
Acqua sorrise. Aveva vinto un’altra battaglia. Ma del resto era abituata a delle scenate come quelle.
L’operazione “salvati da una catastrofe imminente improvvisando” aveva sempre funzionato.
La ragazza riprese a lavare il pavimento. Non le era mai piaciuto fare lavori di quel tipo. Eppure l’acqua le piaceva.





--- Angolo autrice ---
Ciao a tutti, sono Alessia e questa è la prima storia che pubblico su efp!
Inizio subito dicendo che questa è una storia molto importante per me, infatti la sua scrittura mi accompagna da quando avevo dieci anni, e non è ancora conclusa. Non che sia chissà quale capolavoro, e forse il fatto che ci stia ancora lavorando dopo tanti anni dipende dalla mia pigrizia (e da un'altro fattore uccidi-ispirazione meglio noto come scuola), però mi ci sono affezionata talmente tanto che ormai non ne posso più fare a meno! :)
Ci sono tante cose che vorrei cambiare, soprattutto nei primi capitoli, tante cose nella trama che non mi soddisfano per niente, e tantissime cose che a rileggerle mi darei una sberla da sola per quello che ho scritto. Tra queste ci sono anche i nomi dei personaggi, più banali di così non potevo trovarne.
Se vi state chiedendo perchè non ho cambiato tutte queste cose come qualsiasi persona sana di mente avrebbe fatto, ecco la risposta: penso che in questa storia sia racchiusa la mia evoluzione, tutti i cambiamenti che ho fatto da quando avevo dieci anni ad oggi, nello stile, nel modo di sentire e di trasmettere le emozioni, nella maniera in cui vedo il mondo. In questa storia c'è una gran parte di me, perciò non voglio cambiarla.
Detto questo, non pensate che io sia una pazza psicopatica. 
Vi prometto che, se avrete la pazienza di andare avanti nella lettura, i capitoli diventeranno sempre meglio. Per adesso vi tocca sorbirvi le fantasie della me stessa di dieci anni.
Lasciatemi una piccola recensione se vi va, altrimenti me ne farò una ragione, per me è già tanto che qualcuno legga la storia :D
Al prossimo capitolo,

Alessia Krum <3

 
   
 
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