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Autore: winchestersimpala    19/08/2015    6 recensioni
"Lisa era una ragazza normale; era magra, altra quasi un metro e settanta, capelli neri e dei bellissimi occhi marroni con qualche punto che tendeva al verde. Era la classica ragazza che preferiva starsene da sola ad ascoltare musica rock e metal e leggere un libro, piuttosto che andare in discoteca. La sua vita era un disastro, ma nonostante ciò riusciva ad andare avanti e vivere giorno per giorno."
La vita di Lisa si incrocerà con quella del detective Burkhardt in un modo o nell'altro, come andrà a finire? Sarà solo un incontro casuale o il detective potrebbe essere coinvolto maggiormente nella vita di questa ragazza di cui sa poco e nulla?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hank Griffin, Nick Burkhardt, Nuovo personaggio, Sean Renard, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Beautiful tragedy.

 

Lisa era una ragazza normale; era magra, altra quasi un metro e settanta, capelli neri e dei bellissimi occhi marroni con qualche punto che tendeva al verde. Era la classica ragazza che preferiva starsene da sola ad ascoltare musica rock e metal e leggere un libro, piuttosto che andare in discoteca. La sua vita era un disastro, ma nonostante ciò riusciva ad andare avanti e vivere giorno per giorno.

La giornata di Lisa Black era iniziata come tutte le altre; una tazzina di caffè appena tiepida bevuta di corsa, un croissant mangiato velocemente mentre guidava verso il supermercato ed una lista infinita di cose da fare che la aspettava.

Quella mattina si era recata al posto di Sasha, la sua socia in affari, a comprare le ultime bottiglie di vari superalcolici per il pub che aveva aperto da poco più di un anno. 

Stava pagando il cassiere quando un violento temporale colpì Portland.

Lisa imprecò sottovoce poiché non aveva un ombrello e la sua macchina era parcheggiata piuttosto lontano dallo store. Ringraziò gentilmente il cassiere e se ne andò.

Una volta uscita si avviò velocemente verso la sua autovettura cercando di bagnarsi il meno possibile, ma sentì qualcuno prenderla per il braccio e tirarla fortemente verso di sé. Il ragazzo che aveva di fronte aveva i capelli castani, occhi scuri come la notte ed un tatuaggio che copriva metà del suo volto. Indossava un cappellino di lana sgualcito, una felpa di qualche taglia più grande rispetto alla sua e dei jeans che sembravano pronti a cadere da un momento all’altro.

 

“Cosa ci fa una bellezza del genere in giro da sola con questa tempesta?” La presa del ragazzo si faceva sempre più pesante e cominciava a fare davvero male alla ragazza.

“Senti, ascolta…” Cominciò lei, cercando di risultare il più calma possibile “Non voglio guai, se vuoi dei soldi, lasciami andare e ti do tutto quello che ho.”

“Ma io non voglio i tuoi soldi.”

“Allora cosa vuoi? Lasciami andare.” In quello stesso istante un ragazzo insieme ad un piccolo gruppo di persone stava uscendo dal supermercato. La ragazza ebbe subito la sensazione come se potesse essere salvata da lui, così decise di alzare la voce, sperando di essere sentita.

“Voglio questo.” Lo sconosciuto le strappò le borse di mano, lasciandole cadere al suolo e mandando in frantumi le bottiglie, e cominciò a baciare Lisa per poi passare ai suoi jeans.

Lisa ebbe una scarica di adrenalina e cercò di fermare il ragazzo spingendolo con tutte le sue forze, sapeva che se non cercava di fermarlo la situazione sarebbe andata di male in peggio, così cominciò ad urlare, sperando di attirare l’attenzione di qualcuno.

 

“Fermati! Ti prego fermati! Qualcuno mi aiuti!” 

 

Il giovane che era uscito dal supermercato, insieme al suo collega, corsero verso Lisa.

 

“Polizia di Portland, si allontani immediatamente da quella ragazza!”

Il detective Griffin si lanciò addosso al ragazzo, facendolo sbattere contro al muro, per poi ammanettarlo, mentre il detective Burkhardt andò vicino alla ragazza, la quale, spaventata, lo strinse in un abbraccio.

 

“Grazie, grazie. Se non foste stato per voi…”

“Signorina, si calmi per favore. Io sono il detective Burkhardt, lei è?”

Lisa era ancora un po’ tramortita e spaventata ma trovò la forza per rispondere al detective.

“Io sono Lisa, Lisa Black.”

“Bene, Lisa. Ti do del tu perché mi sembri molto giovane, quanti anni hai?” 

Il detective faceva quelle domande per due motivi: il primo per cercare di mettere a proprio agio la ragazza, il secondo per controllare che la ragazza non fosse in stato di shock.

“Ho 23 anni.”

“Perfetto. Ascolta Lisa, devo portarti alla centrale e farti fare una deposizione ufficiale. Te la senti?” Lisa non si sentiva molto a suo agio all’idea di entrare in una centrale di polizia e di rilasciare una deposizione, aveva paura di confondersi a causa dello spavento. “Io starò con te durante la deposizione, se vuoi. D’altronde posso essere considerato come un testimone oculare.”

“Allora, se c’è lei detective, va bene.”

“Chiamami Nick, detective è così formale.”

Riuscì a strappare un sorriso a Lisa e le rivolse un sorriso a sua volta.

 

“Nick!” Il detective Griffin richiamò all’ordine Nick, dicendogli che dovevano muoversi ed andare alla centrale.

 

“Io ho la macchina parcheggiata in fondo alla via, posso andare a prenderla e poi seguirvi, o devo venire con voi?”

“No, puoi venire con la tua macchina, ma vengo con te. Tornerò a prendere la mia più tardi.”

 

Nel frattempo un gruppo di persone si era riunito intorno a Nick, Lisa ed al detective Griffin, così Nick le mise un braccio intorno alle spalle e la accompagnò alla macchina.

Una volta saliti in macchina, Lisa mise in moto e seguì le istruzioni di Nick per raggiungere la centrale.

Dopo aver parcheggiato, Nick le chiese se era davvero sicura di farcela e le disse che se non se la sentiva, poteva tornare il giorno seguente.

 

“Non ti preoccupare, posso farcela. Prima la faccio, meglio è.”

 

Scesero entrambi dall’auto e dopo essere entrati alla centrale si recarono nell’ufficio del capitano.

 

“Io sono il capitano Sean Renard, lui è il detective Hank Griffin” ed indicò il ragazzo che aveva messo le manette all’uomo che aveva cercato di violentarla “e lui è il detective Nick Burkhardt, ma credo tu abbia già avuto occasione di conoscerlo.”

 

Lisa notò un pizzico di malizia nella voce del capitano, ma decise di non darvi troppa importanza e si sedette sulla poltrona davanti alla sua scrivania.

 

“Detective Griffin, può tornare al lavoro, grazie.”

 

Hank annuì al capitano e dopo aver dato una pacca sulla spalla a Nick, uscì dall’ufficio. In quel momento iniziò la vera e propria tortura, la deposizione. Lo sguardo di Nick bruciava le spalle della ragazza e lei non riusciva a capirne il motivo.

 

“Mi può dire il suo nome?” Iniziò il capitano.

“Lisa Black.”

“Anni?”

“23”

“Professione?”

“Possiedo un pub in Vie de Bohème e ci lavoro tutti i giorni.” Il capitano la guardò negli occhi qualche istante, forse per cercare di capire se stesse dicendo la verità, poi le chiese di spiegargli la dinamica dei fatti.

 

“Ero andata in quel supermercato per compare le ultime bottiglie di alcolici che ci servivano per il pub, dato che i fornitori in questo periodo ci danno buca spesso e volentieri. Di solito se ne occupa Sasha, la mia socia in affari, ma siccome la notte scorsa ha avuto dei problemi, sono andata al suo posto.” Il capitano stava prendendo appunti, mentre Nick continuava a fissarla, come se stesse analizzando ogni minuscolo movimento dei suoi muscoli, come se la ragazza avesse dovuto tramutarsi da un momento all’altro.

 

“Sono poi uscita dal supermercato per andare alla macchina e ritornare a casa quando questo ragazzo mi ha afferrata, mi ha tirata verso di sé e ha cercato di violentarmi. Fortunatamente i suoi ragazzi erano nella zona e mi hanno sentita urlare, altrimenti non so cosa sarebbe potuto succedere…”

“Grazie mille signorina Black, abbiamo già provveduto ad arrestare l’uomo poiché, dopo alcune ricerche sia nel nostro database che in quello dei federali, è risultato essere uno stupratore seriale.”

La ragazza sentì Nick dire sottovoce: “Figlio di puttana.”

Il capitano Renard lo fissò per poi riprendere a parlare.

“Ora il detective Burkhardt la accompagnerà a casa, si riposi e magari si prenda la giornata libera.”

Lisa lo ringraziò ed uscì dall’ufficio insieme a Nick, il quale le disse: “Ora è meglio se ritorni a casa. Ti dispiace se vengo con te? Così sono sicuro che ci sei arrivata senza problemi.”

“Certo, ma poi come farai per riprendere la tua auto?”

“Mi farò una passeggiata, non preoccuparti.”

 

Nel frattempo il temporale era scomparso così come era apparso ed i due ragazzi salirono in macchina.

Il tragitto fu caratterizzato da un silenzio piuttosto imbarazzante. Lisa era persa nei suoi pensieri e Nick ogni tanto le lanciava qualche occhiata.

Una volta arrivati davanti alla casa della ragazza, accostarono e Lisa chiese a Nick:

 

“Senti, ti va di entrare un attimo? Non so, per prendere una tazza di caffè… Consideralo il mio modo per sdebitarmi con te.”

 

Il ragazzo le rivolse un sorriso dolce e lei in quel momento lo guardò con attenzione. Non aveva ancora avuto occasione di analizzare la persona che l’aveva salvata. Per qualche istante si perse negli occhi chiarissimi del ragazzo, erano azzurri, ma di un azzurro che ti mozzava il fiato, sembrava quasi che con un solo sguardo lui riuscisse a vederti dentro, sembrava quasi che riuscisse a percepire ogni tuo singolo stato d’animo e la tua vera natura.

 

“Certo, mi farebbe piacere.”

 

Scesero dall’auto ed entrarono nell’abitazione.

 

“Bella casa, ci vivi da sola?”

“Si, era di mia nonna. Nel suo testamento aveva scritto che voleva che questa casa fosse data a me, dato che vi passavo la maggior parte delle mie giornate quando ero piccola. Prima ci vivevo con Sasha, ma ora lei convive con il suo ragazzo, quindi si, ci vivo sola.”

 

Nick annuì e si sedette al tavolo della cucina mentre osservava Lisa che preparava il caffè.

C’era qualcosa in quella ragazza che lo attraeva e non riusciva a capire che cosa fosse. Forse era il suo fascino da ragazza gotica e solitaria, oppure quel suo fare da menefreghista.

 

“Sono stanca di parlare di me, dimmi qualcosa di te, detective Burkhardt.” Gli porse la sua tazza di caffè fumante e dopo aver ammiccato si sedette di fronte a lui.

Il detective le rivolse un sorriso beffardo e le chiese cosa volesse sapere.

 

“Non saprei… Perché hai deciso di diventare detective?”

“Beh, i miei genitori morirono in un incidente d’auto e avevo l’impressione che nessuno della polizia se ne stesse occupando come avrebbe dovuto fare, così decisi di diventare detective per scoprire la verità da solo.”

“Oddio Nick, mi dispiace tanto. Non volevo…” Lisa si sentiva in profondo imbarazzo dopo avergli fatto quella domanda.

Lui la rassicurò: “Tranquilla, non potevi saperlo.”

“Mi dispiace, so cosa significa…”

“Anche tu hai perso i tuoi genitori?” Nick cominciava ad interessarsi seriamente a questa ragazza e non sapeva se considerarla una cosa positiva o no. L’ultima volta che si era lasciato coinvolgere era stato con la sua ragazza e non era finita molto bene, dato che dopo poco la relazione finì in toni poco piacevoli.

 

“In un certo senso… Mio padre è stato assassinato da un gruppo di uomini a cui doveva dei soldi. Aveva sempre avuto il vizio di chiedere favori alle persone sbagliate, ma quando si trattava della propria famiglia era l’uomo più buono, gentile e disponibile del mondo. Mia madre, invece, dopo l’assassinio di mio padre ha avuto un forte esaurimento nervoso, il quale l’ha portata alla pazzia. Ora è in un manicomio e non mi permettono nemmeno di vederla perché ritengono non sia in grado di intendere e di volere, quindi potrebbe fare del male a chiunque senza rendersene conto… Da poco l’hanno spostata in isolamento poiché ha ferito gravemente un’inserviente…”

 

L’espressione di Lisa era cambiata, ora parlava a sottovoce, come se non volesse che qualcuno all’infuori di Nick la udisse. Teneva lo sguardo basso, concentrata sul suo caffè.

 

“Mi dispiace davvero Lisa.” Dalla voce di Nick si capiva che era davvero dispiaciuto. Quella era una sua caratteristica, si preoccupava e dispiaceva anche per persone che a malapena conosceva.

 

“Da quando vivo in questa zona di Portland non ho mai sentito di una persona che abbia vissuto un’infanzia felice.”

“Si, questa zona è piuttosto desolata in effetti…” Il ragazzo controllò l’ora e si accorse che era ora di ritornare alla centrale per lavorare a qualche caso.

 

“Se vuoi ti posso riaccompagnare io alla macchina, Nick.”

“Ma no, non devi disturbarti. E poi dovresti davvero riposarti, dopo quello che è successo.”

“Nessun disturbo, tanto sono di strada. Devo andare al pub per trovare qualcuno che vada a comprare quei benedetti alcolici, altrimenti stasera ci toccherà spacciare del tè per whiskey. E poi potrò riposarmi quanto voglio, quando sarò morta.”

 

Nick scoppiò a ridere e seguì la ragazza alla sua macchina. Quella ragazza cominciava a piacergli sul serio.

 

 

 

 

Nota dell’autrice:

Ebbene si, sono tornata con una nuova storia su questa fantastica serie tv, ma questa volta non si tratta di una semplice OS.

Spero la leggiate e che mi facciate sapere che ne pensate tramite una recensione, anche di poche righe.

Ringrazio @gretasorzato per il banner.

   
 
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