Serie TV > The Messengers
Ricorda la storia  |      
Autore: Sara Saliman    21/08/2015    1 recensioni
[The Messengers]
L’Uomo chiude la mano sulle sue e la costringe ad abbassare la pistola, giusto per chiarire in quella graziosa testolina bionda i termini della questione.
-Io sono la tua unica speranza.-
[Vera Bukley, TheMan]
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un divertissement fine a se stesso: il primo incontro tra Vera Buckley e L’Uomo, visto attraverso gli occhi di quest’ultimo.
I dialoghi sono tutti tratti dal primo episodio di The Messengers
 
****
 
Please allow me to introduce myself
I'm a man of wealth and taste
I've been around for a long, long years
Stole many a man's soul and faith
(Sympathy for the Devil, Rolling Stones)
 
 
Il portatile è appoggiato sul letto: le immagini che scorrono sullo schermo sono l’unica fonte di luce in tutta la stanza.
Vera varca la soglia, avanza nel buio con passo esitante. Alle sue spalle, l’Uomo la spia: ascolta nel silenzio il brusio dei suoi pensieri; percepisce il suo sbigottimento mentre collega i piccoli indizi che lui le ha lasciato: la finestra aperta, la porta della camera spalancata, il computer acceso abbandonato sul letto.
Il respiro di Vera si fa superficiale, il suo cuore accelera i battiti, le pupille si dilatano mentre approda all’unica, ovvia conclusione: non è sola in casa.
In quell’istante, l’Uomo solleva pigramente una mano e accende la lampada accanto alla poltrona.
-Pensavo avessi bisogno di un po’ di luce.-
Vera si volta nella sua direzione: un movimento talmente repentino che i lunghi capelli biondi, raccolti in una coda lungo la schiena, le schiaffeggiano la guancia e le ricadono sulla spalla.
Scatta verso il comodino –notevole presenza di spirito, l’Uomo deve concederglielo- ed estrae dal primo cassetto una pistola. La punta contro di lui, reggendola con entrambe le mani.
-È carica, non ti muovere!- Le dita tremano quasi quanto le gambe, ma la voce è determinata e non ha perso il timbro soffice e un po’ roco che la caratterizza.
L’Uomo sente qualcosa, forse un sorriso, affiorargli alle labbra. Senza perdere la posa rilassata, quasi felina, con cui siede sulla poltrona, compone il viso in un’espressione indulgente e comprensiva.
-Non ho bisogno di muovermi: sarai tu a venire da me.-
Vera non cede di un millimetro. La schiena dritta, le gambe ben piantate per terra, leggermente divaricate: lo tiene sottotiro.
È migliorata, nota oziosamente l’Uomo. Non la vede da sette anni: Vera ha abbandonato la lunga treccia, la ridicola frangetta bionda e l’aria francamente stomachevole da ragazza madre romantica e sognatrice.
Questa Vera è spigolosa e tagliente, sebbene porti la propria fragilità nell’azzurro terso dello sguardo.
-Cosa vuoi?- gli domanda brusca, fronteggiandolo.
-Sei stata scelta, Vera.-
-Senti, non so cosa speri di ottenere…- gli occhi di lei saettano sulla targhetta della tuta. -Johnny… -
-Quello non è il mio nome,- la interrompe l’Uomo. Allarga le braccia in un gesto umile, di resa. -Questi abiti sono… un dono.-
Trattiene una risata, nel definirlo tale. Mentire gli è più naturale che respirare, un piccolo svago che ama concedersi e che occasionalmente utilizza per scopi più... articolati.
Vera non si lascia fuorviare.
-Allora chi sei?-
-Non ha importanza chi sono: importa ciò che so.-
Be’, non solo occasionalmente, in effetti.
-Ora basta, chiamo la polizia!-
Continuando a tenerlo nel mirino, Vera porta una mano alla tasca posteriore dei Jeans ed estrae il cellulare.
È veramente un bel vedere, quest’armatura di determinazione e forza che la donna erge tra sé e il mondo: in quanto Principe delle Menzogne, l’Uomo non può che apprezzare una bugia così d'effetto. E' quasi dispiaciuto all’idea di doverla incrinare.
-Si tratta di tuo figlio,- precisa.
Le dita di Vera si paralizzano all'istante sul cellulare. La domanda le affiora prima allo sguardo che alle labbra.
-Cosa sai di mio figlio?-
-Guarda il computer,- la invita l’Uomo con voce morbida. –Guardalo.- Un sussurro intimo e tentatore che attraversa il buio della stanza, simile al suono di un grosso gatto che faccia le fusa.
Vera esita. Non osa abbassare la mira, ma indietreggia fin verso il letto, allunga una mano verso la tastiera.
Finalmente, il profilo per metà in luce e per metà in ombra, l’Uomo sorride.
Vera crolla seduta sul letto. Schiude le dita e la pistola scivola sulle coperte, dimenticata.
Non ha occhi che per lo schermo e per le immagini che vi scorrono sopra: un bambino di pochi anni, capelli rossi e un viso punteggiato di efelidi.
-Michael!- Gli occhi azzurri le si riempiono di lacrime, la voce le si spezza per l’emozione.
-E’ della scorsa settimana.- L’Uomo si alza, scioglie i muscoli contratti delle spalle: gli piace proprio questo nuovo corpo. Lo sente forte, muscolare ed elastico. Contempla i libri sullo scaffale, rilassato.
-E’ vivo…! è vivo…!- Vera sussurra di fronte allo schermo, accarezzando le immagini con la punta delle dita.-Michael…!-
Risultato gratificante, riflette l'Uomo, sebbene un po’ stucchevole.
-È cresciuto, non è vero?- la blandisce. Un istante dopo, affonda: -So chi lo ha rapito. So il perché.-
Vera balza in piedi, gli punta di nuovo addosso la pistola.
-Allora dimmelo! Dimmi chi lo ha rapito! Cosa gli hai fatto?-
L’Uomo rimane impassibile.
Oh, lo sta minacciando, altrochè!
Con questa reazione, Vera gli ha impedito di soffocare nella melassa e ha risvegliato in lui un barlume di interesse per il gioco. La sua minaccia è un piccolo dono che lo diverte e del quale, in fondo, le è grato. Sulle spalle della donna baluginano due ali bianche, di cui lei è ancora del tutto ignara.
L’Uomo le vede e sorride.
-Non preoccuparti, angelo.- sussurra pianissimo, con tenerezza. È quasi orgoglioso di ciò che Vera è diventata in questi sette anni, del modo in cui cerca di tenergli testa pur non avendone evidentemente i mezzi.
Tuttavia l’Uomo non manca di pragmatismo: è qui per piegare questa donna –spezzarla, se necessario- e servirsi di lei; questa deliziosa determinazione e questo inaspettato coraggio sono ostacoli: vanno spazzati via in modo rapido ed efficiente.
L’Uomo compone il viso nella sua espressione più rassicurante e comprensiva. 
-Posso dirti dove si trova tuo figlio. Devi solo finire un lavoro per me, prima.-
 
****
 
-Dovrebbe essere facile, praticamente è già morta: lo è stata per sette anni.- butta lì in tono persuasivo. Ruota il braccio, flette le dita. Si contempla le mani, ancora distratto da questo nuovo corpo. La pelle si è rigenerata, ma conserva una tenue sfumatura dorata. Gli sembra che la carne conservi ancora il calore delle ustioni. –Ucciderla sarebbe un atto di pietà.- conclude ragionevole.
Vera lo ascolta nervosa, le braccia incrociate al petto, sulla difensiva.
-Questa è una follia, ti rendi conto che è da pazzi? Perché vuoi una cosa del genere?-
Adesso tocca a lui guardarla con genuino sconcerto.
Ha sentito bene? Gli sta davvero dando del pazzo?
Questa accusa proprio gli mancava!
Si china sul piano della scrivania, protendendosi verso la donna e scandendo le parole come se la pazza, in realtà, fosse lei.
-Se tu avessi la possibilità di uccidere un’assassina, la coglieresti?-
-Che stai dicendo? Cioè, cos’è lei?-
-Lei è una minaccia.-
-Per chi? Per te?-
-Per tutti!-
-Allora,- scandisce Vera come se si trattasse della cosa più ovvia –uccidila tu stesso!-
L’uomo fa una piccola smorfia.
Comincia essere stufo di questi umani.
Non è sufficiente tentarli, blandirli, corromperli? Adesso deve anche ragionare con loro?
-Posso trovare qualcun altro.- dice, voltandole le spalle.
-Senti… Non… Fermati…!-
Lo scatto di una sicura che viene rimossa.
L’Uomo si blocca. Non ci crede. Non è possibile.
Gli sta di nuovo puntando contro una pistola? Per la terza volta in dieci minuti?
-Fai un altro passo e ti giuro…!-
-Tu giuri…? Giuri che cosa?- l’Uomo si volta e allarga le braccia, costretto a ribadire l’ovvio. -Tu non mi ucciderai, perché uccidendo me uccideresti tuo figlio. Elimineresti la tua unica possibilità di rivederlo ancora!-
Scuote il capo con biasimo. Vera deglutisce a vuoto, gli occhi lucidi per le lacrime trattenute. Sembra una bambina.
L’Uomo chiude la mano sulle sue e la costringe ad abbassare la pistola, giusto per chiarire in quella graziosa testolina bionda i termini della questione.
-Io sono la tua unica speranza.-
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Messengers / Vai alla pagina dell'autore: Sara Saliman