Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ghost_queen99    21/08/2015    3 recensioni
Ma gli sembra di udire ancora il suono lieve delle note che stava suonando.
Note di sangue.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Piove. Il ritmo della pioggia scandisce quello della melodia di un pianoforte. I singhiozzi di Rivaille tra una nota e l'altra si perdono nella stanza deserta, eccetto lui, il pianoforte e qualche mobile. Quella stanza la usa come luogo dove riflettere, riflettere sulla vita che è stata tanto, troppo ingiusta nei suoi confronti. Gli ha fatto patire le pene dell'inferno quando ha vissuto nella città sotterranea, gli ha portato via i suoi compagni di squadra quando ha combattuto contro i giganti e ora lo ha umiliato. Scene di risse, sangue e grida gli attraversano la mente. Eppure adesso tra le mura regna la tranquillità da quando l'ultimo attacco dei giganti è stato domato e gli ultimi poveri innocenti sono stati ammazzati. Ora Levi ha più tempo per pensare, per abbandonarsi ai ricordi, per piangere ogni notte così da non essere visto, lui non vuole mai apparire debole agli occhi dei suoi compagni. Quasi quasi avrebbe preferito che i giganti li attaccassero ancora. Almeno al di fuori delle mura riesce a mascherare la sua fragilità. Odia essere così.
Sospira, concludendo la prima strofa della melodia. Una canzone triste, malinconica, con un ritmo adatto al suo umore attuale. Continua a suonare, le dita sottili si spostano da un tasto all'altro, ma non riesce a concentrarsi come vorrebbe. Continuano a riaffiorargli i ricordi: persone che lo prendono a pugni, lui che si cerca di difendere, invano. E' troppo debole. Poi vede lui che si rialza, che guarda avanti e affronta la vita, quella vita così difficile. Nonostante sia riuscito a fuggire dalla città sotterranea, tra le mura non si sente ancora accettato, le persone storcono il naso quando si presenta davanti a loro, tutti pensano che sia una persona di merda perché ha quel carattere freddo. Eppure una persona buona c'è, e quella persona è Eren Jaeger. Lui non l'ha giudicato male il primo giorno che l'ha conosciuto, non si è limitato ad una conoscenza superficiale. E' coraggioso, oltre ad essere una buona persona.
Una lacrima comincia a scorrere sulla guancia del caporale. Lui lo ama. Non sa se verrà mai ricambiato, ma una cosa è certa: non avrà mai il coraggio di dirglielo, se non sarà Eren a fare la prima mossa. Non vuole essere vittima di altre critiche e commenti cattivi. “Ecco la prova che sono un codardo” pensa.
L'ultima nota riecheggia nella stanza silenziosa, ormai ha smesso di piovere. Levi Ackerman così si alza e si avvicina con passo lento ad un mobile, apre un cassetto ed estrae un coltello affilato. Lo osserva attentamente e, sfruttando la luce della candela accesa sul mobile, si specchia: vede un volto smunto, le occhiaie gli circondano gli occhi lucidi e un'espressione mista a tristezza e rabbia gli dipinge il viso. Distoglie lo sguardo e va alla finestra che si affaccia sulla città: le poche luci provengono dalle case dei nottambuli, il vento comincia a soffiare facendo volare una foglia che si appiccica al vetro, proprio davanti alla faccia di Levi. Solleva il coltello, se lo rigira tra le mani con fare pensieroso ed infine preme la lama sul suo braccio candido, finché un rivolo di sangue non scorre, arrivando al gomito e macchiando la camicia. Ma vuole di più, vuole metterla finita, così si incide un altro taglio, questa volta molto più profondo, sullo stesso braccio poi lo stesso anche con l'altro. Il sangue scorre come un fiume in piena, macchia i suoi vestiti e il pavimento freddo. Rivaille lascia cadere il coltello che atterra con un suono metallico, rimbombando nella testa del capitano. Si siede al pianoforte e riprende a suonare la stessa melodia di prima. La stessa triste e malinconica melodia. Mentre fa sempre più fatica a premere i tasti e a muovere le mani, una goccia di sangue cade e sporca una nota. Il capitano Levi si sbottona la camicia e se la toglie con fatica. Il suo corpo magro sta tremando come una foglia, come una foglia d'autunno che basta un tocco troppo forte per frantumarla. Ecco, lui si sente esattamente così. Guarda le mani imbrattate del suo sangue poi i tagli, parecchio profondi, dai quali non smette di sgorgare il liquido rosso. Ma lui prosegue lo stesso a muovere le dita, cercando di concludere per l'ultima volta quella melodia. La sua vista comincia ad  offuscarsi e le mani sporcano i tasti del pianoforte, suonando note, note di sangue. Egli non si è accorto della quantità di sangue che stava perdendo, così non fa in tempo a finire quella melodia. Si raddrizza con la schiena e si lascia cadere giù dalla sedia, sbattendo la testa sul pavimento. Subito i suoi occhi si chiudono e non vede più niente, riesce solo a percepire il contatto con la pozza di sangue che si è formata sul pavimento. Poi non sente più neanche quella.
Ma gli sembra di udire ancora il suono lieve delle note che stava suonando.
Note di sangue.
*
*
*
Eren Jaeger si sveglia all'improvviso. Non sa bene il perché di quella strana e  improvvisa sensazione che gli pervade il corpo, ma gli viene voglia di camminare. Così esce di casa e si incammina verso il centro della città, sollevando lo sguardo ad ogni minimo rumore che sente. Non si sente ancora del tutto sicuro dai  giganti, anche se è da un anno ormai che non si fanno più vivi.
I suoi passi si fanno sempre più frettolosi, il respiro affannato. Non sa di preciso dove voglia andare, ma viene attratto da una luce di una casa, quella del capitano Levi. Decide di andare a trovarlo, approfittando del fatto che anche lui è sveglio, così bussa alla porta. -Rivaille! Sono io, Eren Jaeger!- lo chiama.
Nessuna risposta. Decide di provare ancora. Non vuole restare solo, inoltre prova dei sentimenti per il caporale. Non riesce a capire bene che tipo di emozioni siano, ma ogni volta che lo vede sente una strana sensazione allo stomaco e non vuole staccare gli occhi dal suo sguardo penetrante, ma allo stesso tempo ha soggezione.
-Capitano Levi! Mi sente? Ripeto, sono io...Eren Jaeger!- dice, alzando il tono della voce.
Ancora una volta gli risponde il silenzio.
“Forse vuole essere lasciato in pace...” ipotizza. Tutti sanno quanto sia riservato e poco socievole, forse nessuno gli ha mai fatto visita in piena notte.
Eren sta quasi per girare i tacchi quando decide che è meglio tentare di entrare di sorpresa in casa sua, a costo di essere preso a pugni. Ha bisogno di parlare con lui, di capire che diavolo sono quelle emozioni!
A questo punto mette una mano sulla maniglia e la fa girare, sperando che non l'abbia chiusa a chiave, ed ecco infatti che si apre con un cigolio.
Entra con passo felpato nell'ingresso e si dirige verso la stanza dalla quale proviene la luce fioca di una candela. Essa riflette un'ombra sul muro che si intravede quando sei sulla soglia della camera. Vede un'ombra di un corpo che sembra sdraiato per terra in una posizione scomposta. Quando Eren apre la porta socchiusa gli si gela il sangue: Rivaille è svenuto, se non peggio, in un lago di sangue.
Rimane paralizzato, non riesce a muovere un muscolo, nemmeno a respirare. Passato lo shock, gli si avvicina rabbrividendo e si inginocchia vicino a lui. Con mani tremanti gli scosta una ciocca di capelli dal viso e scoppia a piangere. -Chi ti ha fatto questo?! Giuro che...- si blocca alla vista dei tagli che ha sulle braccia e del coltello sporco di sangue ancora fresco a nemmeno un metro di distanza. Si morde il labbro inferiore e si piega sul suo corpo inerme, piangendo sempre di più. Le sue lacrime si mescolano con il sangue di Levi, vuole cercare una risposta sul perché si è voluto ammazzare. -Eren...- con un filo di voce, Rivaille pronuncia il suo nome, facendolo alzare di scatto. -Oh Levi...perché?- i suoi occhi sono gonfi di lacrime. Per la prima volta da quando l'ha incontrato, forse ha capito quale sentimento prova nei suoi confronti. -Ora...chiamerò qualcuno...-. Facendo uno sforzo immane, il caporale gli afferra un braccio. Nonostante stia morendo, la sua presa è ancora ben salda. -No- dice con tono fermo. Tuttavia, Eren non lo sta ad ascoltare. Si alza e lo prende in braccio, come una madre si prende cura del proprio figlio, come un fidanzato con il proprio amore. Anche se sta soffrendo, Levi rivolge un lieve sorriso all'altro, dopodiché chiude gli occhi. -NO!- grida agitato Eren. -Ti prego...ti prego non lasciarmi! Non morire!!-. Crolla sulle ginocchia, esausto. Il corpo a peso morto del capitano è troppo pesante, così corre in strada a cercare aiuto.
Urla come un disperato, invano:  nessuno lo riesce a sentire. Vaga come un pazzo per le strade, bussa alle porte ma tutti sono nelle proprie case, intenti a dormire.
All'improvviso un'idea gli passa per la testa, molto rischiosa, ma l'unica soluzione. Ritorna più in fretta che può a casa del capitano, lo trascina fuori e lo lascia lì, e comincia a correre lungo la strada. Si concentra sulle emozioni che prova in quel preciso istante: rabbia, rabbia verso Rivaille che ha provato a porre fine alla sua vita, ma anche paura, paura di perderlo. Si porta una mano alla bocca e la morde con forza. Una scarica di adrenalina gli percorre tutto il corpo, parte dai piedi, gli attraversa la spina dorsale. “Fa che funzioni...ti prego...Ne ho bisogno!”. Così sprigiona tutta la rabbia che ha nel corpo, urlando. Vede il terreno farsi sempre più lontano e il cielo sempre più vicino. Sente come una forza elettrica che gli sta spaccando in due il cervello, poi un urlo disumano che proviene dalla sua gola, ingigantita dozzine di volte. Si è trasformato in un gigante, ora spera solo di non perdere il controllo, dato che è da tanto tempo che non si trasforma. Cerca di focalizzarsi sul corpo del capitano Levi, che giace davanti alla porta della sua abitazione. Facendo tremare tutti gli edifici, si avvicina a lui e lo prende con delicatezza tra le mani. Con in sottofondo le urla di panico dei cittadini che si sono svegliati con tutto quel trambusto, lo lascia all'ospedale e scavalca le mura, fuggendo tra i boschi. Si augura che nessun gigante attacchi gli abitanti. Mikasa lo avrà sicuramente sentito, verrà a cercarlo per tirarlo fuori da lì.
*
*
*
Lentamente, gli occhi di Levi Ackerman si aprono. Un odore di medicinali gli balza al naso. La sua testa sembra una bomba pronta a scoppiare da un momento all'altro. Prima di capire bene dove si trovi, una voce femminile dice qualcosa. -P...Petra?- mormora. “Ma che stupido!” pensa. “Lei è morta”. Si accorge che ha una mascherina ed è collegato con dei tubi ad un macchinario che continua imperterrito a fare rumore. E' in ospedale...ma perché? Dopo aver notato entrambe le braccia fasciate, si ricorda, anche se vagamente, di quello che è successo quella notte: un suono di una melodia suonata al pianoforte, sangue, le grida disperate di quel ragazzo, Eren, il suo sguardo colmo di paura...poi nient'altro. Solo il buio. Ed ora si ritrova coricato in un letto d'ospedale, incapace di muoversi e di ragionare a dovere per colpa dei medicinali che gli hanno somministrato. Vede una sedia sgangherata a fianco del letto, sopra la quale sono state buttate una coperta e un mantello verde scuro. Lo conosce quel mantello, eccome se lo conosce... Eren è stato lì con lui, gli è stato vicino, non l'ha mai abbandonato al suo destino. Non come le persone orribili che ha avuto la sfortuna di incontrare nella città sotterranea. Si sta lasciando trasportare dai ricordi per l'ennesima volta, quando improvvisamente la porta si spalanca e vede una figura precipitare dentro alla stanza. La mascherina che l'ha aiutato a trovare il ritmo giusto del respiro gli viene strappata via e una voce familiare lo chiama. -Eren!- esclama Rivaille. Eren gli afferra il viso con una mano e appoggia le labbra sulle sue. Quel bacio ha un sapore salato, evidentemente dalle tante lacrime che Eren ha pianto. Levi è felice, sì...ma soprattutto sorpreso perché mai avrebbe immaginato di essere ricambiato, non lui, non con quel carattere di merda. Eppure una persona che gli vuole bene l'ha trovata. Proseguono a baciarsi per quelli che sembrano interminabili minuti. Entrambi desiderano congelare per sempre quel momento, entrambi vogliono sapere che la persona che amano è proprio lì accanto, sempre pronta ad aiutare, sempre pronta ad amare. Una volta staccatosi dal bacio, Eren dice:-Levi Ackerman... Sei un perfetto idiota!-
-Grazie. Anche tu lo sei, Eren Jaeger.- replica. Eren lo abbraccia, sussurrandogli all'orecchio:-Ti amo, Rivaille-. Il suo cuore salta un battito. Ha fatto lui il primo passo. Ora non ha niente di cui temere. -Ti amo anche io, Jaeger.-
E' una nuova melodia quella che sta per essere scritta. Eppure Levi non si dimenticherà mai delle note di sangue che ha composto, quel ricordo lo avrà per sempre impresso nella mente, come scritto con l'indelebile, come le cicatrici che hanno firmato il suo braccio.
Ma ora vuole solamente sapere che al suo fianco c'è lui, Eren Jaeger.
La persona che ama.
Sì, è decisamente una nuova melodia quella che sta per essere scritta.
   
 
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