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Autore: Mirella__    21/08/2015    2 recensioni
Ho ancora i segni delle manette; dopo tutti questi anni quei lontani giorni di prigionia sono marchiati a fuoco sul mio corpo, piccole cicatrici attorno al mio polso.
Hai avuto l'idea del metallo per questo? Per ricordarmi che tu sei riuscito a scoprirmi?
Per insinuare il dubbio nella mia mente che fuori - tra sette miliardi di persone - ci sia gente come te? Individui che possono riuscire a contrastarmi?
Suvvia, L, non ci credi neanche tu.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname (EFP e forum se diversi): Mirella__; Mirella.EFP

Titolo: La foglia caduta e la nota stonata

Fandom: Death Note
Personaggi/Pairing: Light
Generi: Introspettivo
Avvertimenti: Spoiler

Rating: Verde

Situazione (se si è scelto di utilizzarla): Personaggio X deve sacrificare personaggio Y per “il bene superiore”


Introduzione: Ho ancora i segni delle manette; dopo tutti questi anni quei lontani giorni di prigionia sono marchiati a fuoco sul mio corpo, piccole cicatrici attorno al mio polso.

Hai avuto l'idea del metallo per questo? Per ricordarmi che tu sei riuscito a scoprirmi?

Per insinuare il dubbio nella mia mente che fuori - tra sette miliardi di persone - ci sia gente come te? Individui che possono riuscire a contrastarmi?

Suvvia, L, non ci credi neanche tu.


Note: Storia partecipante al contest “Will you still love me when I'm gone?” indetto da Stareem. Potrebbe essere intravisto dello shonen-ai – per me c'è eccome - ma su questo punto, visto la coppia da me trattata, lascio spazio all'immaginazione del lettore.

Buona lettura!


 

 

 

La foglia caduta e la nota stonata

 

 

L'acqua è placida, limpida, non ha increspature: mi basta tirare un sasso affinché tutto cambi; pizzicando le corde di un'arpa creo il suono di una melodia che alle mie orecchie diventa musica: la vista di piccole increspature che si disperdono in cerchi concentrici può essere piacevole, le note che mi deliziano l'udito rilassanti, tuttavia sono situazioni che esprimono un cambiamento.

Dalla quiete, dal silenzio, movimento e musica mi portano a una realtà che prima non esisteva, a uno sviluppo degli eventi che avviene perché lo desidero.

 

Sono io a gettare la pietra nell'acqua, sono io a pizzicare le corde dell'arca; ma una foglia può cadere da un albero, o una nota stonata può sfuggire al controllo.

Arrivo alla conclusione che tutto accade per il mio volere, tranne una piccola percentuale: l'evento esterno, il margine di errore.

Il Death Note non è stato che quello: la nota stonata, la foglia caduta.

Ho sempre pensato che non avrei rimpianto alcun nome scritto su quel quaderno, L Lawliet, ma da quando sono tra questi emeriti idioti niente è sufficientemente stimolante: non sono alla tua altezza e mi sento precipitare nell'ipocrisia più mera, quella che sono costretto a utilizzare ogni giorno della mia vita, in modo sempre più opprimente, sempre più pesante, quanto mai insostenibile.

Vedi, L, il rapporto che avevo con te era unico.

Non riesco a provare più nulla, è come se l'immobilità, la noia che mi affliggeva prima dell'acquisizione dei miei poteri, mi avesse trovato e ghermito ancora. Sento i suoi artigli lacerarmi lentamente, divertendosi a farmi imprecare, urlare, bestemmiare nella mia stessa mente.

Mi sembra di star impazzendo.

Sai cos'eri, L?

Credo di iniziare a capirlo a piccoli passi perché non posso accettare un'ipotesi simile in un colpo solo: sono quasi sicuro che tu fossi la mia valvola di sfogo, sapevi e io ne ero a conoscenza.

Giocavamo entrambi a viso scoperto, sul filo del rasoio e tu sei finito col precipitare di fronte la mia schiacciante superiorità; mi dispiace, era necessario.

Il problema adesso sta nel fatto che non ci sia nessuno come te, nessuno tanto furbo, o sveglio, da vedere che indosso una maschera.

Che cosa strana... io la percepisco come se fosse un trucco di un clown mal riuscito sul mio viso.

È evidente!

Ma perché nessuno la vede?

Perché nessuno va oltre?

È facile, la maschera è lì!

Sotto gli occhi di tutti e sempre tutti potrebbero sollevarla e vedere il mos... il dio che c'è sotto.

Il ticchettio dell'orologio rimbomba nella mia mente, questa è musica: un volto, un nome, il tempo che inesorabile arriva alla meta, il tutto ridotto al preciso movimento della lancetta.

Contare i secondi è la parte più facile, ma tanto fondamentale.

Eri arrivato anche a questo, probabilmente il mio orologio ti aveva insospettito.

L'ho portato da quando mi hai conosciuto; hai dato per certo che fossi Kira quando hai trovato il quaderno e scoperto le dinamiche della morte dei criminali?

Un accessorio come l'orologio, senza ombra di dubbio, doveva essere fondamentale per un assassino come Kira e io ne avevo uno dal quale non mi sono mai separato.

Mi ero abituato alla tua presenza, dopotutto sono facile ad adattarmi alle nuove situazioni, questo è il motivo per cui quando sono riuscito a uccider... a vincerti sapevo già quale strada intraprendere.

Sono dell'idea che dal cambiamento derivino effetti che possono essere favorevoli o meno.

Mentre un criminale muore, l'ego di Kira cresce, il mio ego.

Ho sempre trovato lo sviluppo del carattere come un fenomeno interessante, meritevole di studio: un Dio cresce, si trasforma, in un modo o nell'altro la sua indole cambia o si annulla.

Non mi considero né buono né malvagio; il ragazzo che ero un tempo si sarebbe definito giusto e di buon cuore.

Il mio sviluppo, la mia crescita, mi ha fatto rendere conto che non è tutto bianco o nero: ciò che è puro può corrompersi e le tenebre possono schiarirsi.

A soprassedere questo gioco di luci e ombre deve essere un giudice neutrale.

Ecco, io non ho più colore, la mia mente è fredda e razionale quanto quella di un computer, la logica che utilizzo è infallibile, il mio operato inattaccabile.

In conclusione di tutto ciò posso dire che la tua morte ha portato effetti favorevoli: mi ha permesso di guardare avanti, di staccarmi dalle persone attorno a me, di raggiungere la perfezione che mi era negata, legato com'ero alla mia parte umana che ti ostinavi a ricordarmi ogni giorno.

La tua fine era fondamentale.

Ho ancora i segni delle manette; dopo tutti questi anni quei lontani giorni di prigionia sono marchiati a fuoco sul mio corpo, piccole cicatrici attorno al mio polso.

Hai avuto l'idea del metallo per questo? Per ricordarmi che tu sei riuscito a scoprirmi?

Per insinuare il dubbio nella mia mente che fuori - tra sette miliardi di persone - ci sia gente come te? Individui che possono riuscire a contrastarmi?

Suvvia, L, non ci credi neanche tu.

Il tuo erede mi ha dato un ultimatum: ventotto gennaio, Yellow box.

Questo giorno è arrivato in fretta e non ho sentito un briciolo della tensione che provavo quando eri tu a fissarmi come adesso sta facendo il tuo successore.

Ha cercato una vittoria troppo pulita.

Sì, lui era stato uno di quelli a vedere la maschera, ma non è riuscito a toglierla come sei riuscito a fare tu; non ha distrutto il mio orgoglio giorno dopo giorno, diventandomi amico, trasformandosi nel fantasma che mi perseguita da sette dannatissimi anni.

Lui ha fatto... di peggio.

Near è di fronte a me, ormai certo della sua vittoria.

Il suo sguardo è grigio, non tende all'azzurro o al castano, neutrale, come se fosse lui quello che tra tutti si erge come simbolo incorruttibile di giustizia.

Ai miei occhi pare l'usurpatore di un sovrano assoluto.

Così sicuro tra i suoi giochi, tanto protetto da quegli agenti, lontano dal mio potere e dall'ombra del suo predecessore, dalla tua ombra.

L'uomo sbaglia, crede, fa, dice. Per questo non avrei dovuto fidarmi.

L'errore nella perfezione.

No: un paradosso, una collisione di ciò che è possibile contro quello che non è possibile.

La mia umanità esiste ancora?

Certo, non avrei dovuto dimenticarla: è stata quella che mi ha indotto ad affidarmi ad altri individui; è stata ciò che ha causato le cicatrici attorno al polso, che adesso bruciano, si ribellano e strillano il tuo nome.

Un piano senza sbavature, un disegno divino, una sequenza degli eventi calcolata al minimo dettaglio, tuttavia l'uomo è uomo e cosa fanno gli umani quando peccano nella devozione?

La divinità inesorabilmente decade, lasciando spazio al guscio freddo del suo contenitore, il mio corpo.

I nostri sguardi si incrociano ancora, dopotutto sono sereno negli ultimi attimi della mia vita, L.

Il cuore ha già smesso di battere.

Cos'è quell'espressione dipinta sul tuo viso? Non pare dispiacere, tantomeno vittoria.


Stai aspettando?

Io sono qui e sto venendo da te.

Alla fine di tutto Kira si è dimostrato per quel che è davvero: la foglia caduta, la nota stonata.

  
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