Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    21/08/2015    2 recensioni
Esiste un club i cui membri sono destinati a fare grandi cose.
Ad Oxford, nella più esclusiva Università al mondo esiste un club, il Riot Club, in cui i ricchi iniziano ad assaggiare il potere.
Ricchi, viziati, arroganti, spietati, posh.
University!AU Crossover [Durarara][Death Note][One Piece][Naruto][Shingeki No Kyojin][Tokyo Ghoul][Fullmetal Alchemist][Kuroshitsuji]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autriciah:
Salve a tutti ragazzi! Confesso che questa è la mia prima Crossover in assoluto, oserei dire un esperimento. Non è la prima volta che mi immagino personaggi di anime diversi insieme in un’unica storia però non mi aspettavo che la prima Crossover  pubblicata sarebbe stata così, quindi, se combino un disastro/cado nell’OOC più disperato e altre cose fatemelo sapere, vi prego.
Dunque, si tratta di una storia (come avrete capito dall’intro) ambientata all’Università di Oxford ai giorni nostri. Ovviamente è un AU e i personaggi non conservano i loro poteri (anche se mi sarebbe piaciuto mantenerli q.q). I fandom incriminati sono in ordine Tokyo Ghoul, Durarara, Shingeki No Kyojin, Naruto, One Piece, Death Note, Fullmetal Alchemist e Kuroshitsuji. I personaggi coinvolti sono principalmente solo i protagonisti/personaggi principali delle opere in cui appaiono. Per adesso è una One Shot, ma se la cosa piace e l’ispirazione arriva (è un pochino difficile gestire tutti sti personaggi D: ) potrei fare una mini-long di due o tre capitoli, non so. Se mi saltasse in mente di farla più lunga potrei aggiungere anche il fandom di Code Geass…però è tutto un grande punto interrogativo.
Come avrete capito anche dal titolo della fic, mi rifaccio in parte al film “Posh” di Lone Scherfig. Non so se l’abbiate visto, ma a me è piaciuta l’idea e quindi ho provato a inserirvici altri personaggi. Non metto tra gli avvertimenti Movieverse proprio perché mi distacco dalla trama del film.
L’unico avvertimento che mi sento di farvi ( e che comunque ho messo nelle caratteristiche della storia) è che ad un certo punto si intravede un po’ di yaoi/shonen-ai. Non l’ho accentuato molto (come potete vedere dal rating della storia) anche se avrei voluto, quindi sta a voi far viaggiare la mente altrimenti anche no.
Detto questo, buona lettura!
Road_sama

 

The Riot Club



Kaneki Ken scese dal taxi spingendo di malavoglia la porta lontano da sé. I suoi genitori erano in viaggio in Europa e lui aveva dovuto prendere un odioso taxi. Si ravvivò i capelli bianchi con la mano libera, prima di afferrare le valigie che il tassista gli aveva gentilmente tolto dal bagagliaio. Con la mano sinistra cominciò a trascinare l’enorme trolley mentre con la destra prese i tre fagiani che aveva ucciso durante l’ultima battuta di caccia. La sua famiglia era famosa per questo: possedevano numerosi terreni in Irlanda in cui si poteva esercitare liberamente quello sport. La maggior parte erano ricchi, proprio come lui, che si riunivano per passare il tempo esattamente come i loro avi nelll’antichità. La caccia era un momento importante, non era un semplice sport ma una vera e propria tradizione che richiedeva concentrazione e capacità di organizzazione. Le prime volte che suo padre lo aveva portato a caccia aveva rifiutato con tutto se stesso di seguire le sue orme, poi però, aveva cambiato idea. Se prima pensava che piuttosto di far male agli altri avrebbe preferito essere ferito, ora la pensava in tutt’altro modo. Vivere significa mangiare gli altri, la sopravvivenza è propria del più forte. Per questo motivo aveva cominciato ad andare a caccia e, una volta entrato all’Università, aveva accettato di diventare membro del Riot Club. I membri di quel club erano proprio come lui, non avevano paura di far del male e di ferire pur di proteggere se stessi e le persone a cui tengono. Ovviamente, quello non era l’unico motivo per cui esisteva il Club e di certo, non si occupavano solo di proteggere la gente.
Si sistemò meglio il giacchino di pelle marrone mentre trascinava a fatica il trolley.
-Kaneki!- una voce fin troppo familiare lo richiamò da lontano. Hide, il suo migliore amico, gli corse incontro con un grosso sorriso a stirargli le labbra. Si conoscevano dai tempi delle elementari e da lì in poi non si erano mai separati anche se frequentavano scuole diverse. Era capitato, senza che se lo aspettassero, di trovarsi nella stessa Università esattamente un anno prima quando entrambi stavano per iniziare il loro primo anno ad Oxford.
-Ciao, dai qua, ti do una mano!- esclamò entusiasta il ragazzo dai capelli biondi che con uno scatto si era affiancato a lui. Kaneki cercò di rifiutare cortesemente l’offerta ma l’amico lo aveva già anticipato prendendo tra le dita il manico di uno dei bagagli più pesanti.
-Ti ringrazio, ma non serve che tu faccia sempre così ogni volta che torno dalle vacanze.- borbottò grattandosi la nuca.
-Si ritorna a scuola, eh?- disse l’ultimo arrivato guardando dritto davanti a sé con aria pensierosa.
-Eh già…- rispose con un mezzo sorriso mentre si guardava intorno. Quelle quattro mura gli erano mancate, in fondo.
-Scommetto che hai passato tutte le vacanze a studiare o a leggere vagonate di romanzi! Guarda che così non rimorchi.- lo punzecchiò Hide sapendo di aver colto nel segno. Kaneki era un vero appassionato di letteratura inglese e amava spendere il suo tempo libero a leggere, proprio per questo motivo aveva deciso di seguire la facoltà di lettere mentre l’amico aveva scelto ingegneria che era sicuramente qualcosa di più pratico.
-Ehi!- Kaneki arrossì leggermente. –Vogliamo forse parlare del tuo esame di guida? Tu ad andare in bicicletta rimorchi davvero tanto!- continuò offeso l’altro. Hide cominciò a ridere di gusto facendo sbollire del tutto la rabbia accumulata per quella sua battutina.
Il silenzio cadde tra di loro dopo che il rosso smise di ridere. Camminavano attraverso Oxford lasciando che gli studenti chiassosi gli scivolassero accanto. Sembrava quasi che nessuno dei due sapesse cosa dire o forse che stesse cercando le parole giuste per farlo. Dopo quella che parve un eternità Hide si decise.
-Senti, Kaneki…- cominciò incerto, distogliendo lo sguardo dalla figura minuta dell’altro.
-Si?- rispose sorpreso da quel tono spostando lo sguardo sull’amico.
-Gira voce che sei nel Riot Club, è vero?- disse tutto d’un fiato Hide fermandosi di colpo. Kaneki si irrigidì all’istante nel momento in cui le sue iridi chiare si posarono su quelle scure dell’altro. Non pensava che certe voci arrivassero perfino al suo orecchio.
-O-Oh, beh, no. Che dici? Io nel Riot Club? Non ne ho la stoffa.- mentì cercando di distogliere lo sguardo. Non voleva che l’amico si facesse strane idee su di lui né tantomeno che si sentisse offeso perché non gliene aveva mai parlato. Hide lo squadrò con sguardo duro ma fu questione di un  attimo perché subito partì alla carica con altre domande.
-Non mentirmi, lo so che ne fai parte. Voglio solo sapere cosa si deve fare per chiedere di essere ammessi.- Hide lo guardava in modo terribilmente serio. Come al solito lo aveva compreso e la bugia che gli aveva detto non era durata nemmeno un secondo. Kaneki non voleva che Hide cercasse di entrare nel Riot Club, non era un posto per lui. Il suo animo era gentile.
-Si, beh…non ti mentirò, ma il fatto è che se sei tu a chiederlo quasi sicuramente non sei la persona giusta.- disse la verità questa volta perché ogni membro era stato scelto da quelli più vecchi senza che chiedesse di entrare. Il biondo gli regalò un mezzo sorriso.
-Come pensavo.- Hide non aggiunse altro mentre accompagnava l’amico alla sua stanza.
 


***
 


-Hangard Ret Allé.*- disse l’istruttore preannunciando l’inizio dell’incontro. Izaya Orihara amava la scherma. Certo, avrebbe preferito che quel piccolo scontro si svolgesse in une delle viuzze laterali nella periferia di Londra e, ovviamente, lui non avrebbe avuto in mano una spaduncola paragonabile ad uno spillo, ma il suo adorato coltello. Ovunque si trovasse, lui era imbattibile. Era stato educato fin da piccolo a quell’arte e aveva accumulato esperienza negli incontri corpo a corpo nei bassi fondi della città. I suoi genitori non approvavano quel suo comportamento, lui era pur sempre figlio di miliardari, non poteva andare in giro per le strade come un pezzente. Lui era destinato a diventare un grande avvocato, portando avanti il buon nome che si era fatta la sua illustre famiglia. Che vita noiosa sarebbe stata.
Il suo avversario fendette l’aria di fronte a lui. Era così tremendamente lento e noioso che Izaya sapeva di avere già la vittoria in tasca.
-Shizu-chan? Che c’è? Sei già stanco?- disse da dietro la pesante maschera mentre rilasciava un affondo veloce mirando esattamente allo stomaco dell’altro. Shizuo Heiwajima lo schivò all’ultimo e per poco non perse l’equilibrio all’indietro. Loro due si odiavano da quando si erano conosciuti due anni prima. Izaya, infatti, si era trasferito all’ultimo anno di superiori nella stessa scuola di Shizuo e poi il fato volle che fossero capitati nella stessa Università. Il biondo era un pugile che era riuscito ad entrare ad Oxford solo grazie alla grana dei suoi genitori. Lui era troppo stupido per frequentare una scuola del genere. Probabilmente, volevano che diventasse un lottatore acculturato o che perlomeno fingesse di esserlo. L’unica cosa che accumunava loro due era il fatto che frequentassero le stesse compagnie nonostante fossero entrambi ricchi. L’uno per incontri clandestini, l’altro per capriccio. Inutile aggiungere quanto Izaya si divertisse a stuzzicare quella sottospecie di primate alto, biondo e slanciato.
-Io ti ammazzo, pulce.- sibilò tra i denti Shizuo mentre si avventava sull’altro con tutta la sua forza. L’altro sospirò sonoramente: nella scherma non ha importanza la forza bruta ma l’agilità. Per questo motivo, non importa quanti incontri avrebbero fatto, Shizuo avrebbe sempre perso. Izaya scartò di lato un momento prima di scattare in avanti e cominciare a sferzare colpi da ogni parte. Il biondo, troppo perso a pararli, non si accorse di stare indietreggiando. Il suo piede si scontrò con l’ultimo brandello di pedana, si fermò all’istante  per non cadere, ma abbassò la guardia e Izaya affondò la sua spada dritto sul suo collo sfiorando una piccola porzione di pelle. Shizuo cadde all’indietro battendo la schiena sulla pavimento mentre il suo peggior nemico se ne stava in piedi di fronte a lui. Izaya si sfilò il casco protettivo per guardarlo direttamente. Calò il silenzio nella stanza, i loro compagni di corso non osarono fiatare e nessun suono esterno riuscì a trapelare dagli spessi muri della palestra. Izaya lo scrutò dall’alto con fare autoritario, poi si leccò le labbra nel modo più malizioso possibile.
-Hai perso ancora una volta, Shizu-chan.-
 
 
-E non ha problemi riguardo gli orari?- gli domando l’uomo davanti a lui.
-No, assolutamente no.- Levi Ackerman cercò di rivolgergli il sorrisetto più cortese che poteva.
–Anzi, ho intenzione di cominciare un tirocinio subito dopo gli esami, niente vacanze.- continuò cercando di trattenersi dall’inveire furiosamente contro quella giuria del cazzo. Da un’ora lo tenevano incollato a quella stupida sedia e da un’ora gli rivolgevano le stesse domande. Fortunatamente per lui, quello era il suo ultimo anno. Avrebbe dato gli esami finali e poi sarebbe uscito da quella Università di rompi cazzo che da due anni a quella parte avevano cominciato ad attentare alla sua pazienza. Si posizionò comodamente sulla sedia facendo in modo di sembrare il più a suo agio possibile.
-Scusi se mi permetto, ma per caso, lei è figlioccio di Kenny Ackerman?- ed ecco la solita domanda. Ad ogni colloquio, che fosse con gli insegnati o qualsiasi altro colloquio importante avesse fatto, gli rivolgevano quella domanda: “E’ il figlioccio di Kenny Ackerman?”. Come spiegargli che odiava a morte essere anticipato dal nome di Kenny quando invece lui era capacissimo di ottenere ciò che voleva con le sue sole forze? Le sue labbra si stirarono in quello che gli sembrava essere più vicino ad un sorriso imbarazzato prima di rispondere.
-Già, il nome di mio padre mi precede sempre…ma io voglio farmi da solo, partendo dalla gavetta.- serrò le labbra per qualche istante, poi con un tempismo calcolato riprese.
-Il fatto è che mi interesserebbe il campo della finanza d’impresa.- uno dei membri della giuria bevve lentamente dal bicchiere colmo d’acqua che poco prima aveva posato davanti a sé. Nessuno si azzardò a dire qualcosa negli istanti che seguirono il discorso di Levi. Nessun rumore ruppe quel silenzio carico di tensione se non qualche schiamazzo che la grossa vetrata di fianco a loro non riusciva a trattenere. Si trovavano in un edificio poco lontano da Oxford, era imponente e gli spazi molto ampi. Perfino quella stanza, che veniva riservata esclusivamente ai colloqui con gli studenti dell’ultimo anno, aveva un soffitto molto alto e le pareti che lo reggevano erano ricoperte di quadri pregiati. Levi strinse impercettibilmente il pugno sopra l’enorme tavolata in legno scuro che si trovava davanti a lui.
Il presidente di quella piccola giuria guardò per un attimo i suoi colleghi, poi rivolse al ragazzo un caloroso sorriso.
-Sono certo che riuscirà a raggiungere il suo obiettivo.- disse alzandosi in piedi e tendendogli la mano. Levi tirò un sospiro di sollievo dentro di sé senza, però, dare a vedere la sua agitazione. Si alzò a sua volta arrivando a stringere la mano dell’uomo di fronte a lui.
-La ringrazio.- ribatté cortesemente mentre si accingeva a stringere le mani degli altri presenti nella stanza. Finalmente quell’interminabile colloquio era finito. Sospinse la pesante sedia in pelle rossa poco lontano da lui, afferrò il listino contenente tutte le proprie informazioni e con un “arrivederci” lasciò la stanza. Percorse a grandi falcate il corridoio in legno e non degnò nemmeno di uno sguardo i candidati che venivano dopo di lui. Era lui l’unico che avrebbe ottenuto ciò che voleva. Insinuò una mano nella tasca del giubbotto lungo e ne estrasse un flacone di disinfettante. Aveva appoggiato le mani sulla scrivania che chissà quanti altri prima di lui avevano toccato, si sentiva sporco. Si passò il liquido trasparente tra le dita con la minuzia che lo prendeva in quelle occasioni poi rigettò il flacone all’interno del giubbotto e nello stesso momento prese il suo cellulare. Quanto gli scocciava dover tenere a bada gli altri sette scalmanati, aveva un futuro da costruirsi, lui. Non era mica al secondo anno come un certo rompipalle. In fondo, però. Era pur sempre il Presidente del Riot. Digitò il suo numero sulla tastiera e si portò l’oggetto metallico all’orecchio. Il telefono squillò quattro volte, poi finalmente qualcuno alzò la cornetta. Non aspettò nemmeno che la sua voce irritante gli parlasse con un “pronto pronto”, quindi lo anticipò.
-Ciao, riunione del Club.- guardò l’orologio che portava al polso -Ce la fai ad essere al Pub per le-
-A-Ahn, si…- Levi si bloccò all’istante. Corrugò le sopracciglia perché quello non era decisamente il tono di voce che si aspettava da lui.
-Izaya? Che stai facendo?- gli domandò non aspettando una vera risposta. Già lo sapeva cosa stava facendo e con chi.
-M-Mi sto facendo s-scopare violentemente…a-ahh- precisò il ragazzo dall’altra parte della cornetta causandogli quella solita punta di irritazione che gli provocava ogni volta che si comportava così. Pensare che fosse stato proprio lui, Levi Ackerman, a volere quella sottospecie di parassita umano all’interno del Riot Club era un controsenso visto quanto insopportabile fosse Izaya Orihara alle volte.
-Alle sette e mezza al Pub ce la fai?- proseguì il suo discorso ignorando altamente il commentino dall’altro.
-C-Ci vediamo lì.- gli rispose con la voce impastata. Levi si allontanò il cellulare dall’orecchio, ma prima che potesse chiudere la chiamata sentì chiaramente l’urlo di Izaya che invocava il nome di colui che doveva essere il suo più acerrimo nemico.
-Tsk.-
Disgustoso.
 


***
 


Il chiasso del Pub li avvolgeva interamente. Migliaia di studenti erano ammassati gli uni sugli altri a sorseggiare bicchieroni di birra mentre chiacchieravano allegri. Il Pub non era altro che il locale più vicino all’Università e accoglieva ad ogni inizio trimestre gli studenti che festeggiavano il nuovo anno. C’erano stati moltissimi iscritti per la nuova sessione di corsi e per questo motivo, quella sera, era molto difficile muoversi all’interno del bar. L’aria si era fatta pesante e viziata tanto che i proprietari erano stati costretti ad aprire qualche finestra. Naruto Uzumaki si sbottonò il primo bottone della camicia bianca, poi appoggiò la mano sulla parete ricoperta di carta da parati rossa assumendo una posa da duro. Era da qualche minuto che portava avanti una conversazione con delle graziose ragazze e già pensava di averle in pugno. Stava dicendo tutte le cose giuste al momento giusto e, a suo parere, le due lo stavano mangiando con gli occhi.
-Trovo fastidioso quando mi chiedono a che scuola sono andata!- disse la più alta delle due con le sopracciglia corrugate.
-Già, è vero.- Naruto convenne con lei, annuendo con convinzione.
-Infatti! E’ una cosa veramente odiosa.- disse il ragazzo di fianco a lui. –A che scuola sei andata?- domandò con un sincero interesse Rufy Monkey D. dimenticandosi completamente della risposta che aveva dato poco prima. Effettivamente non c’era niente di male a voler sapere che liceo avesse frequentato qualcuno. Naruto cominciò a chiedersi come mai poco prima aveva appoggiato la considerazione della più alta. Le due ragazze si guardarono per un attimo interdette come se avessero perso il filo del discorso, poi la più alta rispose.
-Ad una normale scuola di Cardiff.-
-Ah! Sono stato a Cardiff!- disse entusiasta Rufy sistemandosi il colletto della camicia a quadri.
-Fantastica.- scandì ogni sillaba Naruto dando manforte all’amico. Insieme erano un duo imbattibile ed infallibile. Era il loro ultimo anno e lo avrebbero sfruttato al meglio. Si conoscevano da sette anni ed erano praticamente migliori amici. Non c’era cosa che non facessero insieme, dalla facoltà universitaria al rimorchiare le ragazze. Coltivavano anche lo stesso sogno, ovvero, entrare in politica e niente e nessuno si sarebbe messo in mezzo tra loro e quell’ambizione. A facilitare la loro amicizia erano stati i loro genitori che li avevano assecondati diventando addirittura soci in affari.
-Amo i gallesi.- aggiunse poco dopo Rufy bevendo un altro sorso di birra fresca.
-E voi a che scuola siete andati?- chiese a sua volta la ragazza alta con noncuranza.
-Eton.- risposero all’unisono. Loro avevano condiviso tutto, perfino la scuola superiore. Inutile dire che fosse un istituto privato e molto caro, entrambi potevano permetterselo visto i genitori molto ricchi.
Il silenzio crollò tra di loro, ma subito Rufy si premurò di portare avanti quella conversazione.
-O mio Dio, Naru senti qua.- disse con voce vibrante dall’eccitazione. Il moro lo prese per le spalle e poi lo mollò come se volesse attirare la sua attenzione.
-Ok.- Prese uno, due respiri profondi prima di parlare con occhi luminosi. Naruto sorseggiò un po’ di quel liquido ambrato nel suo bicchiere. Le battute del suo amico erano a dir poco spassose, ma stranamente molte volte venivano fraintese. Si preparò a ridere di gusto inumidendosi le labbra.
-Come si uccide uno?- chiese retorico. Nessuno dei presenti provò a dargli una risposta, in attesa che concludesse quella che doveva essere una battuta. Rufy sorrise in anticipo.
-Lo si manda a studiare alla Bristol!-
-Uuuh!- cinguettò Naruto. Questa bruciava parecchio. Come al solito Rufy ci aveva dato dentro. Stava per scoppiare in una fragorosa risata quando cacciò uno sguardo alle due ragazze. Loro non ridevano, anzi stavano forzando un sorriso.
-La mia migliore amica va alla Bristol.- questa volta fu la più bassa a parlare e a quell’affermazione i due amici si congelarono all’istante. Il sorriso sarí dalle labbra di Rufy che deglutì sonoramente.
-E’ un ottima Università.- disse subito dopo contraddicendo quello su cui aveva appena scherzato. La ragazza annuì offesa. Tutti e quattro si scambiarono delle occhiate eloquenti quindi Naruto decise di prendere in mano la situazione.
-Ok, noi dobbiamo…- prese Rufy per un braccio e lo strattonò via lasciandosi alle spalle le due ragazze. Quasi si stava dimenticando che a loro le cose non andavano molto bene.
 
 
-Ma perché non ti sei preso una Lamborghini?- domandò Izaya esasperato mentre scuoteva il liquido ambrato dentro al suo bicchiere ancora pieno.
-Perché è un chimico e lo sai che i chimici non capiscono nulla di macchine.- Light Yagami si passò le mani tra la frangetta scura cercando di togliersi dal volto quei ciuffi ribelli. Light ero uno dei ragazzi a cui si era affezionato di più all’interno del Club. Non avrebbe saputo dire con certezza se si fosse legato a lui in modo buono o cattivo; alle volte era piacevole stare con lui, ma la maggior parte delle altre si trovava a detestarlo. Era molto simile a lui anche se a differenza sua, Light aveva deciso di studiare criminologia. Avevano una visione del mondo abbastanza differente, l’uno preferiva osservare gli umani in ogni tipo di situazione mentre l’altro desiderava crearle le situazioni anche utilizzando metodi poco ortodossi. Comunque la vedessero, molti li consideravano due psicopatici di pari livello e questo non faceva altro che aumentare la competizione tra di loro. Qualche volta Light si univa a lui per fare un po’ di casino nei bassifondi, ma era cosa più unica che rara visto che il suddetto futuro criminologo era molto schizzinoso da bravo figlio viziatello.
Edward Elric gli pizzicò un braccio per poi scoccargli un’occhiata di fuoco offeso da quel commento.
-Questa è una splendida auto inglese.- disse rivolto ad Izaya che fece spallucce prima di decidersi a bere qualche goccia di birra. Dire che odiasse bere alcolici da quando era stato iniziato al Riot Club era fare un eufemismo.
Edward gli rivolse un sorriso soddisfatto estremamente contento di aver zittito entrambi. Non sapeva spiegarsene il motivo ma ogni volta che il Club usciva per una riunione o solamente per una rimpatriata lui finiva sempre in mezzo ad Izaya e Light. Sembrava quasi che quei due non sopportassero l’idea di litigare senza che ci fosse anche lui. Doveva ammettere che il più delle volte era perché entrambi si divertivano a stuzzicarlo e, forse, lui reagiva in modo poco consono alla situazione finendo per farli ridere a crepapelle. Che quei due, per giunta, si divertissero in modi diversi rispetto ai comuni esseri umani, era un altro discorso ancora. A lui, in fondo, non importava. Era abituato ad avere a che fare con quei giochini irritanti e no, non era causa di Alphonse, suo fratello più piccolo, ma del suo adorabile compagno di corso Roy Mustang. Decisamente irritante.
-Ragazzi, la cena del Club si fa sempre più vicina.- li interruppe Levi scoccandogli un’occhiata di ghiaccio. Dovevano organizzare la cena di apertura e si ritrovava come sempre a fare tutto da solo.
-Vuoi dell’hamburger di fagiano, Levi?- gli offrì Kaneki per calmarlo. Non sapeva spiegarsi il motivo ma ogni tanto gli venivano attacchi di fame improvvisi. Il moro lo guardò disgustato.
-Kaneki, che schifo, no.- prese tra le dita il suo bicchiere di birra tanto valeva berci un po’ su.
-Come sapete sto cercando un locale che possa soddisfare i nostri bisogni.- disse Levi impassibile mentre li guardava uno per uno con fare inquisitorio.
-Ad esempio uno da cui non siamo ancora stati banditi?- intervenne Ciel Phantomive con aria di sufficienza. Levi ringraziò la sua precisazione con uno sguardo per poi riprendere il suo discorso. Si trovava molto spesso d’accordo con le uscite di Ciel. Era come se desse voce ai pensieri che non era ancora riuscito ad esprimere. Loro due si conoscevano da quasi tre anni e il loro punto di incontro era stato proprio il Riot Club. Proprio durante la loro iniziazione aveva scoperto parecchie informazioni interessanti su quel tipo perennemente indifferente e freddo proprio come lo era lui. La famiglia Phantomive era al diretto servizio di quella reale, per molti erano considerati alla stessa altezza di cani fedeli e infatti era proprio quello che aveva pensato all’inizio anche Levi stesso. Poi, però, quando seppe che Ciel aveva perso entrambi i genitori in un attentato e che ora si trovava a dover gestire una casa e l’intero patrimonio tutto da solo, aveva cominciato a vederlo in modo diverso. Sotto questo punto di vista erano molto simili visto che anche lui aveva una situazione familiare disastrata: la madre era morta quando lui era piccolo, suo padre non l’aveva mai conosciuto e Kenny Ackerman (fratello della madre) aveva deciso di prenderlo sotto la sua ala protettiva quasi come se fosse una sua punizione.
-Esattamente, ma al momento- riprese il suo discorso cercando di distogliere la mente dai suoi stessi pensieri.
-Chi ne vuole un po’?- lo interruppe ancora Kaneki offrendo l’hamburger al gruppo.
-Io!- si offrì Light prendendo un morso dal panino del ragazzo dai capelli bianchi. Edward ed Izaya storsero il naso. Non era strano che Light e Kaneki condividessero cibo spazzatura di ogni tipo.
-Ma come fate a mangiare quella merda?- domandò il biondo aprendosi un po’ il giacchino nero che portava quella sera.
-E’ una prelibatezza!- disse tranquillamente Kaneki azzannando l’hamburger con la voracità che lo prendeva all’ora di cena. Non si premurò nemmeno di allentarsi la cravatta che spiccava dal suo maglione chiaro per evitare di sporcarsi.
-Ragazzi, Naru è stato terribilmente pisciato.- intervenne a quel punto Rufy che era arrivato con il suo amico dall’ultimo due di picche. Si sedettero entrambi sul limitare del divanetto, esattamente di fianco a Levi.
-Stavamo parlando di una cosa seria.- cercò di richiamarli il moro senza successo. Non gli andava di prenderli tutti quanti a calci nel culo quindi tentò ancora una volta di essere il più gentile possibile.
-Ditemi cosa devo fare! Sono andato in bianco tutta l’estate.- disse disperato Naruto arruffandosi i capelli con le mani.
-Forse se non le attaccaste insieme come due idioti…- gli rispose Izaya rivolgendogli uno sguardo tagliente. Era incredibile come riuscissero ad allontanare le ragazze. Non avevano un minimo di tatto, loro.
-Non facevo così poco sesso dai tempi del College.- continuò Naruto dopo averlo deliberatamente ignorato.
-No, amico, al College ne facevi decisamente di più.- annuì con convinzione Rufy mentre sorseggiava la sua birra da un bicchiere quasi vuoto.
-Ok, alzi la mano chi ha sfanculato lo studio in vacanza.- cambiò discorso Naruto cercando di dimenticarsi la desolazione della sua vita sentimentale. Tutti i presenti alzarono la mano ad eccezione di Rufy, Levi e Ciel.
-Rufy?- cominciò sconcertato Izaya allontanando definitivamente da sé il bicchiere di birra.
-Tu hai studiato quest’estate?- continuò per lui Light condividendo la sua stessa espressione.
-Quella dannata tesina di politica sociale! Avevo il fiato di mio padre sul collo, se non prendo trenta questa volta…-

-Diligentia maximum etiam mediocris ingeni subsidium**.- disse critico Ciel rigirandosi il bicchiere vuoto tra le dita.

-Niente male.- commentò Levi, finalmente qualcuno aveva dato voce ai suoi pensieri. Un boato di “uuuh” si levò dal gruppo di ragazzi a quelle parole così severe.

-Touchè.- Rufy incasso il colpo limitandosi a guardarlo di sbieco. Se fosse stata qualsiasi altra persona a dirglielo non ci avrebbe pensato due volte e gli avrebbe tirato un destro memorabile, ma visto che si trattava di Ciel non ci fece nemmeno caso. Ormai in quel Club si faceva a gare a chi la sparava più stronza.

-Ok, ora basta. Questa è una fottuta  riunione.- Levi appoggiò sul tavolo in legno il suo bicchiere vuoto. Ancora una volta pensò di poter parlare quando Light lo interruppe.

-Ci saranno le elezioni il prossimo trimestre per la Presidenza.- la sua era più una domanda che un’affermazione. Izaya gli sferrò un calcio da sotto il tavolo colpendo anche Edward che si vendicò con una gomitata.

-Come sarebbe elezioni? Vuoi diventare Presidente?- disse con il tono più tagliente possibile. Yagami non era adatto a quel ruolo. Nessuno avrebbe potuto rimpiazzare Levi, eccetto lui ovviamente.

-Andiamo, sarei eccezionale!- ribadì il ragazzo autocelebrandosi come al solito. Ciel e Kaneki ridacchiarono sotto i baffi mentre Izaya lo rimbeccava con un “saresti terribile visto il tuo egocentrismo”. Light gli scoccò un’altra occhiata.

-Parla quello che è tutto generosità e gentilezze.- gli sbuffò addosso con un mezzo sorriso. Si divertivano troppo a stuzzicarsi a vicenda. Il moro fece un gesto di stizza con la mano e fece per rispondergli ma finalmente Levi prese la parola.

-Se non troviamo altri due membri non ci sarà un cazzo di cui essere Presidenti.-

I ragazzi ammutolirono all’istante.

-Con la partenza di Elle e Law siamo rimasti solamente in otto.- concluse facendo scorrere la penna tra le dita. I ragazzi si guardarono negli occhi contrariati. Non avevano per niente voglia di impegnarsi a ricercare altri membri per il Club. Avevano moltissime altre cose da fare. Levi sospirò sonoramente per poi prendere tra le mani i fogli che si trovavano davanti a lui.

-Operazione Cavallette. Qualcuno di voi ha da proporre qualche cazzo di nomination?- domandò svitando il tappino della penna e posandola sul foglio per scrivervi qualche nome. Izaya guardò scocciato Light che ora lo fissava con aria di sfida. Edward se ne stava seduto con le braccia incrociate pensieroso lasciando abbondante spazio agli altri due per attaccarsi. Kaneki si gustò ogni morso del rimanente hamburger mentre cercava di pensare a qualcuno. Di fare il nome di Hide proprio non se ne parlava. Ciel fece schioccare sonoramente la lingua quando vide con la coda dell’occhio Naruto e Rufy fare gli occhioni dolci alla cameriera.

Nessuno aveva alcuna proposta da fare.

-La cena è più vicina di quanto pensiate e dobbiamo avviare le iniziazioni.- continuò con il tono più serio possibile, Levi. Naruto mugugnò un “si” poco convinto nel momento in cui la cameriera gli fece l’occhiolino. O forse lo stava facendo all’amico di fianco a lui…?

-Questa è un ottima occasione per riconsiderare il tipo di persone da approcciare. Assicuriamoci che siano davvero i più brillanti e capaci.- intervenne Ciel sistemandosi il papillon blu che portava al collo.

-Intendi i più carini?- Light bevve un sorso di vino che si era appositamente fatto portare dalla cameriera. Lui non era certo un tipo da birra.

-Intendo le menti migliori.- Ciel gli scoccò un’occhiata di ghiaccio puntando le sue iridi cristalline su quelle scure dell’altro. Se non era Izaya a rigirare il coltello nella piaga c’era sempre Light. Erano un’accoppiata di sociopatici che si credono nemici quando invece erano tutto il contrario.

-Vi ricordate quello dell’anno scorso?- intervenne per l'appunto Izaya scrutando i ragazzi seduti al suo fianco.
-Chi?- chiese Light portandosi l’indice al mento con fare pensieroso.
-Quello uguale ad un maggiordomo?- domandò Edward senza alcuna traccia della malizia che avevano nella voce Light e Izaya.
-Esatto!- Ciel scoccò ai tre un’occhiata di fuoco mentre se la ridevano sotto i baffi. Tutti sapevano quanto il Phantomive avesse insistito per aggiungere Sebastian al Riot Club. Alla fine invece la maggioranza aveva votato per il duetto Naruto-Rufy.
-Ragazzi, vogliamo davvero essere l’unico anno a non raggiungere i dieci membri? Vogliamo passare alla storia per questa merda?- ne approfittò Levi per richiamarli all’ordine. Aveva il Club più prestigioso di Oxford da portare avanti.
-Sono andati ad una buona scuola? Eton, San Paul, Westminster- fece una smorfia come se continuare a parlare lo disturbasse. –Harrow se proprio dobbiamo.- Izaya storse il naso mentre si metteva più comodo nella panca rivestita di pelle in cui erano seduti.
-E cosa ancor più importante.- Levi si tese sopra al tavolo, appoggiando entrambi e palmi delle mani sul bordo per arrivare a guardare negli occhi ogni singolo ragazzo. Assottigliò il suo sguardo riducendo le iridi chiare a due lame. I suoi compagni rabbrividirono.
-Hanno la stoffa per diventare delle fottute leggende?- disse scandendo ogni parola con una lentezza studiata. Perché quello era il Riot Club: il posto in cui l’èlite di Oxford comincia a saggiare il potere.







*Non so se si dica così per dare inizio ad un incontro di scherma di quel genere. Io ho sempre sentito dirlo in questo modo, ma se voi avete fonti certe che ve ne indicano un altro, fatemelo sapere che correggo.

**Diligentia maximum etiam mediocris ingeni subsidium: (trad.) La diligenza è di grandissimo aiuto anche a chi possiede un misero ingegno (Seneca).
  
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