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Autore: _Takkun_    22/08/2015    3 recensioni
[Auguri pinky_neko!~♥]
«Reiji, stavi per caso dormendo mentre camminavi?» domandò Ai, inclinando il capo di lato.
«Se così fosse avresti fatto meglio a rimanere nel mondo dei sogni. Avremmo evitato di ascoltare una delle tue solite frasi da demente.» incrociò le braccia al petto Ranmaru, dedicandogli un’occhiataccia.
«Gah-gahn!» si piegò con il busto in avanti, lasciando le braccia molli. «Siete sempre cattivi con il povero Rei…» piagnucolò, demoralizzato. «Non lasciate mai che vi dimostri quanto vi voglia bene~»
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Camus, Ranmaru Kurosaki, Reiji Kotobuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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[We’re a team after all… more or less]
 
 
 



«Tra venti minuti devo andare ad un servizio fotografico.»
Massaggiandosi una spalla, Ranmaru ruppe il silenzio, camminando affiancato dai propri compagni lungo i corridoi di uno studio televisivo a cui erano stati invitati per un’intervista, conclusa, come c’era d’aspettarselo, con successo.
I Quartet Night erano ora diretti verso i loro rispettivi camerini.
 
Ai lanciò uno sguardo a Camus.
«Noi due invece abbiamo in programma un’altra intervista.» lo informò. «Tra un’ora esatta.»
Camus annuì, infilandosi una mano in tasca. «Precisamente.»
Il silenzio cadde nuovamente tra i quattro, e continuò a durare per ben più di un minuto.
C’era una persona che non aveva ancora aperto bocca, e quella persona camminava davanti a loro, restando stranamente distante.
Il conte alzò un sopracciglio, credendo di aver intuito il perché di quell’atteggiamento così sospetto. «Plebeo babbeo, mi auguro che questo silenzio da parte tua non sia dovuto a qualche trovata. Non sono in vena di giochetti di prestigio improvvisi.» disse, ma non ricevette alcuna risposta.
«Ho forse rovinato la sorpresa del tuo scherzo puerile?» continuò, ma ancora una volta Reiji non si voltò, ma si limitò a togliersi dal capo il suo Fedora, facendosi un po’ di aria sul viso.
Certo che faceva proprio caldo lì dentro.
Ranmaru aggrottò le sopracciglia. C’era qualcosa che non andava in lui, oggi.
Eppure fino a poco fa sembrava stare benissimo.
«Reiji?» provò a chiamarlo, ma il castano non si degnava ancora di aprire bocca. Una vena prese a pulsare sulla fronte del rocker, irritato. «Vuoi deciderti a parlare, o devo pensarci io?!» sbottò, serrando con forza i pugni.
«Ranmaru.» lo riprese Ai, calmo. «Non scaldarti, e cerca di abbassare il tono di voce. Non vorrai che qualcuno ti veda e senta quando sei in questo stato?»
Camus alzò un angolo della bocca in un sorriso, rilasciando uno sbuffo, probabilmente divertito dalle parole del minore.  «Mikaze, credo che ormai tutti abbiano intuito quale sia il quoziente intellettivo di questo individuo. Anche se lo vedessero in procinto di fare a botte con qualcuno, non se ne meraviglierebbero.» alzò lo sguardo in direzione dell’albino, fronteggiando con un’espressione di sufficienza i suoi occhi, che sembravano emanare fiamme pure.
«Allora non è un problema se colpisco il tuo bel faccino, conte dei miei stivali?» cominciò a scrocchiarsi le nocche con un ghigno, ringhiando subito dopo minaccioso nel sentire da parte dell’altro quella risata leggera da damerino, degna di un nobile da strapazzo come lui.  
«Un bifolco, ecco con chi ho a che fare. Potrei intrattenere una conversazione più interessante e ragionevole con un bambino di tre anni.» si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, fintamente demoralizzato.
«In realtà, Camus, un bambino di tre anni sarebbe meno infantile di voi due.»  disse d’un tratto Ai, freddo, non preoccupandosi delle reazioni che sarebbero scaturite negli idol alle sue parole.
In fondo era la pura verità.
Prima che uno dei due potesse ribattere, la risata di Reiji riecheggiò nell’aria, attirando così su di sé la loro attenzione.
«Non cambiate proprio mai, eh?~» fece una giravolta, mettendosi nella sua posa da “anche oggi è stato un successo”. «Su, su! Non dovete litigare, c’è Rei-chan qui con voi pronto a farvi sorridere!»
Ma ciò che ottenne in risposta furono solo dei tsk.
«Sembra che il plebeo babbeo sia tornato come prima.» sospirò Camus, decidendo di lasciar perdere quella sorta di discussione con il bifolco.
«Reiji, stavi per caso dormendo mentre camminavi?» domandò Ai, inclinando il capo di lato.
«Se così fosse avresti fatto meglio a rimanere nel mondo dei sogni. Avremmo evitato di ascoltare una delle tue solite frasi da demente.» incrociò le braccia al petto Ranmaru, dedicandogli un’occhiataccia.
«Gah-gahn!» si piegò con il busto in avanti, lasciando le braccia molli. «Siete sempre cattivi con il povero Rei…» piagnucolò, demoralizzato. «Non lasciate mai che vi dimostri quanto vi voglia bene~» sospirò, portandosi nuovamente il cappello sulla testa, ma nel compiere quel gesto la vista gli si annebbiò all’improvviso, portandolo inevitabilmente a barcollare contro il muro. Appoggiò l’avambraccio destro sulla parete fredda, riuscendo così a rimanere in piedi.
Tenne gli occhi chiusi, cercando di regolarizzare il respiro che si stava facendo man mano più pesante e affaticato.
Non ce la faccio più. Fa’ troppo caldo qui dentro… pensò, cominciando a sbottonarsi i primi due bottoni della camicia che aveva indossato. Non potevano accendere dell’aria condizionata?
«Oi, Reiji.» Ranmaru si avvicinò al ragazzo, visibilmente preoccupato, seguito a ruota dagli altri due.
«Se è uno scherzo, sappi che non stiamo ridendo.» lo rimproverò con uno sguardo glaciale il conte, squadrandolo da capo a piedi.
Ai osservò allo stesso modo il castano, rimanendo per il momento in silenzio.
Reiji alzò lo sguardo sui tre, sforzandosi di sorriderli, seppur stancamente. «Nah, sto benissimo! Che carini, siete preoccupati per me?» fece per raddrizzarsi, staccandosi dal muro, ma le forze vennero a mancargli del tutto. La testa prese a girargli ancora una volta, e a poco a poco chiuse le palpebre, perdendo i sensi.
«Reiji!» urlò il rocker, scattando immediatamente a prendere il corpo del castano tra le sue braccia, evitandogli così lo scontro con il pavimento. «Reiji! Apri gli occhi, idiota!» lo scosse, afferrandogli con forza le guance arrossate e bollenti. Si pietrificò, spostando una mano a tastargli la fronte, anch’essa incredibilmente calda e imperlata di sudore.
Camus si irrigidì al mancamento del maggiore. «Vado a cercare aiuto.» disse, percorrendo a grandi e decise falcate il corridoio, cercando di mantenere il controllo davanti agli occhi dei suoi colleghi.  
Ai, nel frattempo, si chinò su Reiji e Ranmaru, e dopo un’attenta analisi, toccando una guancia al castano con il dorso della mano, diede all’albino la propria diagnosi. «La temperatura corporea di Reiji è sui 39/39.2°C, il respiro e il battito cardiaco sono sempre più irregolari, e ora ha anche avuto una sincope. In questi giorni ha dovuto, e in parte voluto, affrontare un impegno dopo l’altro con fin troppa leggerezza, senza preoccuparsi della sua salute. Il suo corpo ha semplicemente raggiunto il limite massimo di sopportazione e ha ceduto allo stress accumulato. Sono sicuro che con un po’ di riposo ritornerà il solito Reiji.» raddrizzò nuovamente il busto, intrecciando le dita delle mani dietro alla schiena, restando con un’espressione invariata rispetto a prima, nonostante tutto il fiume di parole da lui pronunciate.
Ranmaru si fece forza sulle gambe e si rialzò, mantenendo sempre Reiji in braccio.
Lo osservò ansimare e si maledì per non essersi accorto in tempo della stanchezza che si stava portando sulle spalle. Lo strinse di più a sé, cosicché posasse il capo sulla sua spalla, e cominciò a camminare, seguito da Ai.
«Se il conte non è ancora riuscito a trovare qualcuno, se la vedrà con me…» mormorò, rafforzando la presa sulla gamba e sul braccio di Reiji.
 
 
§§§§
 
 
Reiji strizzò con forza le palpebre, ancora mezzo addormentato.
Sentiva che le tempie gli sarebbero esplose da un momento all’altro.
Si tirò la coperta fin sopra la testa, raggomitolandosi su se stesso.
Forse dormire un altro po’ non gli avrebbe fatto così male…
Un momento. Dormire?
Aprì di scatto gli occhi, tirandosi su a sedere. «L’incontro con il produttore del drama!» urlò, afferrandosi i capelli tra le mani, tirandoseli con forza.
«Torna immediatamente a dormire.»
Reiji lasciò la presa sulle ciocche, voltando lentamente il capo alla sua sinistra. «R-Ran-Ran?» domandò, ritrovandosi l’albino seduto su una sedia accanto al suo letto, le braccia incrociate al petto, il tono di voce da lui utilizzato era severo e minaccioso.
«Cosa…? Aspetta, perché mi trovo qui? Avevo un appuntamento con-» ma non finì, perché si ritrovò sul viso la coperta e si sentì spinto per le spalle contro il materasso.
«Dormi e smettila di parlare. Ci hai già causato fin troppi problemi.» sospirò, ritornando seduto.
«Problemi? Cosa ho combinato?» domandò perplesso.
«Se non attiri l’attenzione non sei soddisfatto, vero, Kotobuki?»
Reiji spostò lo sguardo verso quella voce, individuando Camus in piedi vicino alla finestra, una mano infilata in tasca, intento ad osservare l’ambiente esterno.
«Myu-chan? Anche tu qui?» si rimise ancora a sedere, sorridendo all’occhiataccia che gli dedicò l’albino.
Ranmaru chiuse gli occhi, cercando di trattenersi dall’alzarsi e afferrare quel nobile da due soldi per la camicia, e magari sbatterlo contro il muro per fargli giusto un po’ male.
«Nessuno ti ha chiesto nulla, quindi vedi di tacere, conte. O forse devo raccontare a Reiji quella cosa?» un ghigno divertito si fece strada  sulle sue labbra.
«Che cosa devi raccontarmi, Ran-Ran?» si incuriosì Reiji, guardando nel frattempo Camus avvicinarsi alla porta e mettere mano alla maniglia.
«Fa’ attenzione con le minacce, Kurosaki. Sai bene che posso ripagarti con la stessa moneta.» lo avvertì, senza degnarlo minimamente di uno sguardo, e aprì la porta, ritrovandosi davanti Ai con una bacinella d’acqua fresca e, immersa in essa, un panno da poter appoggiare sulla fronte dell’infermo.
«Oh. Grazie, Camus.» si fece strada all’interno della stanza, porgendo a Ranmaru ciò che aveva chiesto. «A te.» disse. «Vedo che ti sei ripreso, Reiji. Mi fa piacere.» si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla fronte. «Sebbene tu abbia ancora la febbre, la temperatura si è perlomeno abbassata rispetto a quando hai perso i sensi.»
Reiji osservò la mano di Ai allontanarsi dalla sua fronte, e non poté fare a meno di sorridere come un ebete nel vedere il suo Ran-Ran impegnato a strizzargli il panno bagnato, e Camus ancora sulla soglia della porta, che probabilmente stava solo aspettando che si infilasse nuovamente sotto le coperte.
Si tuffò all’indietro sul cuscino, coprendosi fin sotto il mento, ridacchiando fra sé e sé. Sbagliava o erano preoccupati tutti e tre per lui?
«Che hai da ridere?» Ranmaru gli appoggiò il panno sulla fronte, premurandosi prima di spostargli i capelli ancora appiccicati a causa del sudore.
Reiji scosse la testa. «Nulla!» chiuse gli occhi.
«La febbre ti rende ancora più strano, eh?» sospirò l’albino, guardandolo con un mezzo sorriso. In fondo era contento del fatto che stesse già cominciando a stare meglio.
«Rei-chan!» una zazzera rossa fece capolino dalla porta, facendo riaprire gli occhi al castano.
«Otoyan! Che bello vederti! Come stai?» domandò da sdraiato, tirando fuori una mano per salutarlo.
«Questo dovrei dirlo io! Ti senti un po’ meglio? Io e Tokiya siamo molto-»
«Fuori di qui.» ordinò freddo Camus, spingendo il ragazzo e chiudendosi la porta alle spalle.
«Ma! Senpai!» protestò Otoya, rabbrividendo subito dopo e avvicinandosi al braccio di Tokiya per trovare rifugio davanti a quello sguardo così severo. Forse aveva utilizzato il tono sbagliato per rivolgersi al conte.
«Come sta il senpai Kotobuki? È solo questo ad interessarci, non vogliamo in alcun modo disturbare la sua guarigione.» domandò al posto del rosso Tokiya, fronteggiando il maggiore senza troppo timore. Otoya lo seguì annuendo.
«Per stanotte dormirete nella stanza di Kurosaki assieme ai vostri due compagni, Hijirikawa e Jinguji. Kotobuki ha bisogno di assoluto riposo.» rispose, sorpassandoli.
«E non preoccupatevi.» aggiunse. «Con l’aiuto di quel rocker si rimetterà presto.»
Tokiya si voltò verso Camus. «Se posso permettermi, credo che anche lei e il senpai Mikaze abbiate giocato un ruolo importante in tutto ciò. In particolare, sono certo che il senpai Kotobuki abbia apprezzato la sua costante presenza in attesa del suo risveglio.» fece, venendo leggermente strattonato da Otoya, che lo riprese sottovoce, mimandogli con le labbra un sai bene che con lui non si deve andare troppo oltre con le parole. Camus non gli diede alcuna risposta, continuando a dirigersi verso la sua stanza, ma non poté fare a meno di pensare a quanto questi ragazzini non sapessero dare un freno alla propria lingua.
Quel plebeo potrebbe aver apprezzato? Non diciamo sciocchezze…
 
 
«Bye, bye, Otoyan! Salutami Tokki!» urlò Reiji, sperando che il kohai l’avesse sentito. «Devo proprio farmi perdonare. Non volevo far preoccupare anche loro.» sospirò, riabbassando le palpebre.
«Se non vuoi farli preoccupare, allora vedi di recuperare in fretta le forze.» si alzò dalla sedia Ranmaru, rivolgendosi poi ad Ai. «Me lo tieni d’occhio, un attimo? Vado a controllare se il riso al porridge è pronto.» si grattò la nuca, uscendo dalla stanza con un grugnito e un cosa mi tocca fare mormorato tra i denti.
L’androide occupò il posto di Ranmaru, sedendosi compostamente con la schiena ritta e le mani posate sulle gambe. «Non capisco perché si senta così in imbarazzo a fare queste cose. Se si è preoccupati per la salute di qualcuno, non è normale occuparsi di loro?»
Reiji sghignazzò. «Ai-Ai, sai bene com’è fatto il nostro Ran-Ran.» si mise su un fianco, verso Ai, tenendo fermo con una mano il panno sulla fronte, lo sguardo intenerito. «È un duro dal cuore morbidissimo! E non trovi anche tu che quando cerca di nascondere il suo lato dolce e amorevole, sia ancora più adorabile? Se fosse qui lo stritolerei in un abbraccio e poi…» alzò lo sguardo sul minore, coprendosi il viso con le mani e facendo inevitabilmente cadere sul cuscino il panno. «Ahhh! Non dovrei fare questi discorsi con te, Ai-Ai!~»
Il ragazzo dai capelli color ciano lo guardò impassibile. «Come vuoi, non ti obbligo a farlo.» disse, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo. E per lui lo era davvero.
Il castano gonfiò le guance, facendo segno ad Ai di avvicinarsi un attimo a lui. Questo obbedì, e non appena fu vicino abbastanza, si sentì afferrato per le guance.
«Ne~ Sorridi a Rei-chan! Sei sicuramente ancora più carino quando lo fai!» lo invogliò sorridendogli a sua volta, ma tutto ciò che ottenne da parte dell’altro fu un’espressione decisamente fin troppo buffa dovuta al fatto che gli stesse tirando le guance. Reiji scoppiò a ridere, lasciando andare la presa e posandosi una mano sulla fronte, rimettendosi in posizione supina, dimentico del panno al suo fianco.  «Prima o poi riuscirò a strapparti una risata, piccoletto. È una promessa.» assicurò, ansimando appena.
Diamine, la testa aveva cominciato a girargli un’altra volta.
Ai incrociò i piedi sotto alla sedia, chiedendosi per quale motivo Reiji continuasse ad insistere su questa storia del ridere o, quantomeno, sorridere.
Come mai gli importava davvero così tanto? Cosa ci guadagnava?
Assolutamente nulla, si rispose mentalmente, guardandolo con interesse.
«Ne, Ai-Ai?»
La voce di Reiji lo portò ad abbandonare i pensieri che affollavano la sua mente.
«Dimmi, Reiji.»
«C’è una cosa che volevo domandarti.»
«Sarebbe?»
«Prima, Ran-Ran e Myu-chan hanno avuto una strana conversazione. Per caso è successo qualcosa mentre avevo perso i sensi?» chiese.
«Oh.» gli occhi di Ai si aprirono un po’ di più, sollevando le sopracciglia. «Questa è una domanda a cui credo di poter rispondere, Reiji.»
Il volto del castano si illuminò. «Davvero?!»
«Però…»
L’entusiasmo del maggiore cominciò a scemare. «Però…?»
«Ranmaru e Camus mi hanno fatto promettere di non farne parola con nessuno. Se vuoi puoi farmi un’altra domanda.»
Reiji sbuffò. «Uffa!~»  lasciò cadere la mano dalla sua fronte a sopra la coperta, stringendola. «Pensare che se mi raccontassi tutto sono certo che comincerei a stare meglio. A quanto pare dovrò passare più tempo del previsto a letto.» sospirò melodrammatico.
«Mi stai dicendo che la febbre ti calerebbe se ti dicessi ciò che so?»
Per tutta risposta, Reiji annuì con vigore, pentendosene qualche istante dopo, strizzando le palpebre e massaggiandosi una tempia. Testolina mia, ti prego, smettila di fare così male, ne?~
«Va bene, allora.» si decise il minore. «Ma non dire che sono stato io a dirtelo.» si premurò di dirgli, e una volta che Reiji glielo ebbe promesso, iniziò a raccontare, riportando alla mente ciò che era successo quel pomeriggio, allo studio televisivo.
 
 
«Se il conte non è ancora riuscito a trovare qualcuno, se la vedrà con me.» mormorò Ranmaru, rafforzando la presa sulla gamba e sul braccio di Reiji.
Ai osservò lo sguardo dell’albino indurirsi sempre di più, i denti visibilmente serrati, talmente tanto che l’androide si chiese se la mandibola non gli stesse dolendo.
«Dove diavolo si sarà cacciato?» si chiese, e una volta girato l’angolo, la risposta arrivò da sé.
Sia Ranmaru che Ai si fermarono, osservando da lontano la scena che gli si parò davanti, sorpresi.
«S-Signor Camus, la prego, si c-calmi.» un produttore di uno show televisivo che, sfortunatamente, stava passando nei paraggi, era stato fermato dal conte. Quest’ultimo stava cominciando a poco a poco a perdere la pazienza dato che, un inutile plebeo come quello, non si stava rivelando per niente utile. Tipico.
L’uomo tentò di tranquillizzare Camus posandogli una mano sul braccio.
Mai gesto fu più sbagliato. Come scottato, ritrasse l’arto dal nobile una volta che fu fulminato dal suo sguardo di ghiaccio.
«Temo di non essermi spiegato abbastanza chiaramente.» avanzò di un passo, facendo indietreggiare il malcapitato. «Reiji Kotobuki, un membro dei Quartet Night, ha appena perso i sensi. Lei crede davvero che possa rimanere calmo davanti a una simile situazione?! Pretendo in questo preciso istante un medico che possa venire a controllarlo!»
Il produttore deglutì, alzando le mani tremanti davanti a sé, come per difendersi per qualsiasi evenienza. «Questo l’ho più che capito, signor Camus. Da come ha potuto vedere anche lei, precedentemente, ho mandato una mia assistente a chiamare qualcuno che-»
«Oh, no. Vede che non sono ancora riuscito a spiegarmi? La invito a prestare più attenzione, e mi auguro di non dovermi ripetere una terza volta.» lo interruppe. «Io non voglio qualcuno, io le sto ordinando di portare in questo studio il miglior medico in circolazione. Se lo stato del mio collega dovesse peggiorare, sentirete parlare presto della Shining Agency in tribunale. Avete la mia parola d’onore.» assicurò, facendo immediatamente scattare l’uomo, che si allontanò afferrando il cellulare in mano per evitare che la minaccia del conte divenisse qualcosa di concreto.
«Sciocchi plebei.» assunse una smorfia disgustata nel vederlo fuggire con la coda tra le gambe.
«Conte.»
Camus strabuzzò di poco gli occhi, voltandosi verso i due, che lo stavano ancora guardando stupefatti.
«Da quanto siete lì?» domandò impassibile.
«Abbastanza.» si limitò a rispondere Ai.
«Abbastanza, quanto?» insistette.
«Non è importante, inutile conte.» grugnì scontroso Ranmaru. «Ciò che conta è…» cominciò, voltando lo sguardo altrove. Sapeva che se ne sarebbe pentito, sarebbero stati questione di pochi secondi e avrebbe rimpianto quelle dannate parole. Eppure gliele doveva.
«… beh, sì, g-grazie per…» prese un respiro profondo, cercando di trovare la forza, da qualche parte dentro di sé, per continuare. «… per ciò che hai detto. Se le sue condizioni dovessero davvero peggiorare…» fissò con rabbia la parete di fianco a lui, tentato di tirarci contro un calcio. «Non so cosa ne sarebbe dei Quartet Night senza questo idiota.» spostò i suoi occhi su Reiji, serio. «Quando si riprenderà gli darò una bella lezione.»
Camus accennò ad un sorriso altezzoso. «Mikaze, segnati questo giorno: il bifolco mi ha detto grazie.»
Come c’era d’aspettarsi dalla vena impulsiva e facilmente irritabile dell’albino, questo scattò subito alle parole delle conte. «Vuoi davvero che ti faccia male, non è così?!»
Il nobile scosse la testa. «Se me ne dessi l’opportunità, potrei provare ad istruirti su certi atteggiamenti. Ma qualcosa mi dice che sarebbe tempo perso.»
«TU-!»
 
 
«Mentre non eri cosciente è successo questo. Vuoi sapere anche di quando ti abbiamo portato in camera?»
Reiji si ritrovò a sbattere le palpebre più volte, non riuscendo ancora a credere a ciò che aveva appena ascoltato. Myu-chan aveva davvero aggredito in quel modo un poveretto per fargli avere qualcuno che potesse curarlo al meglio? Ran-Ran oltre ad essere preoccupato per lui, aveva anche detto che i Quartet Night senza di lui non sarebbero stati la stessa cosa?
Il labbro inferiore prese a tremargli, ma allargò sia questo che quello superiore in un grande sorriso; talmente ampio che le guance cominciarono a fargli già male dopo un po’, ma non se ne curò troppo. Così come non si preoccupò degli occhi che a poco a poco diventarono lucidi, iniziando ad offuscargli la vista. Si rimise seduto, coprendosi il viso con  le mani.
Era troppo, troppo, troppo contento. Era almeno legale esserlo così tanto?
«Reiji?» provò a chiamarlo Ai, vedendolo in quello stato e, soprattutto, silenzioso.
«Eccomi.» Ranmaru, tirando giù la maniglia con l’aiuto del gomito, entrò nella stanza, tenendo in una mano il piatto di riso al porridge, e nell’altra un bicchiere d’acqua fresca per il malato.
Reiji si voltò in lacrime verso di lui, tirando su col naso. «R-Ran-Ran…» singhiozzò sonoramente. Piangere probabilmente avrebbe peggiorato il suo mal di testa, ma non poteva davvero farne a meno.
Ranmaru strabuzzò gli occhi. «Mikaze, cosa diavolo è successo?!» si avvicinò al letto, posando sul comodino a fianco ciò che aveva in mano.
Ai si alzò dalla sedia compostamente, dirigendosi fuori dalla camera da letto.
Non aveva voglia di inventarsi qualcosa per coprire il fatto di non aver tenuto fede alla sua promessa di tenere la bocca chiusa. «Prenditi cura di lui.» si limitò a dire, andandosene.
«Mikaze!» lo richiamò, invano.
Appoggiò le mani sui fianchi e guardò con un sospiro rassegnato quel deficiente in lacrime.
Non è che gli aveva raccontato una di quelle storie drammatiche che finivano sempre col ridurlo in questo stato?
Si risedette al proprio posto, e aprì un cassetto, trovandoci fortunatamente un pacchetto di fazzoletti. Ne estrasse uno e lo usò per pulire il naso di Reiji, tirandoglielo un poco.
«Tsk. Davvero disgustoso. Sei peggio di un moccioso.» appallottolò il fazzoletto, lanciandolo nel cestino, facendo canestro con successo. Prese in mano il piatto e ne mescolò il contenuto, preparando un cucchiaio. «Se continui a piangere, come credi di poterlo mangiare? Apri la bocca e non rendermi il compito ancora più difficile.» ci soffiò sopra prima di posizionarlo davanti alle sue labbra, senza realmente pensarci. Gli era venuto naturale come gesto.
Reiji a quel punto pianse ancora più forte, con la sola conseguenza di far pulsare quella simpatica vena sulla fronte del rocker.
«Reiji…» tentò di fargli capire che la sua pazienza non era poi così infinita, e non poteva sperare di ricevere un trattamento speciale solo perché stava male. 
«N-Non puoi fare q-queste cose…» disse tra un singhiozzo e l’altro. «Prima rimani accanto al mio letto attendendo il mio risveglio, poi mi metti un panno bagnato sulla fronte per farmi scendere la temperatura, mi prepari da mangiare e provi anche ad imboccarmi… Queste cose fanno male al cuore del povero Reiji, Ran-Ran.»
Ed ecco che quella vena andava ad ingrossarsi. Non riusciva proprio a trattenersi dal dire cose insensate, eh?
«E-E, inoltre…» tirò nuovamente su col naso, asciugandosi il muco questa volta con l’aiuto della manica della sua maglietta.
«Non pensavo che avresti mai potuto ringraziare Myu-chan per-» ma si bloccò, sgranando gli occhi e posandosi una mano davanti alla bocca. Oh, no. Avevo promesso ad Ai-Ai di rimanere in silenzio, pensò, temendo il peggio nel vedere lo sguardo di Ranmaru rabbuiarsi di colpo.
«Quindi è per questo che stavi piangendo?» sogghignò, alzandosi con calma, riposando il riso sopra il mobile. Reiji non poté fare a meno di deglutire, avvertendo un brutto presentimento sia per la sua incolumità che per quella di Ai-Ai. 
«R-Ran-Ran? Perché ti sei rimesso in piedi?» domandò, cercando di abbozzare un misero sorriso.
Il rocker si batté un pugno contro il palmo dell’altra mano, con così tanta forza che le nocche finirono per scrocchiare, provocando un brivido lungo la spina dorsale del castano.
«Vado a far fuori Mikaze, e quando torno, troverò un modo per farti dimenticare ciò che ti ha detto.» cercò di fare un passo, ma Reiji si slanciò subito verso di lui, aggrappandosi con le braccia al suo busto.
«Reiji Kotobuki, staccati in questo preciso istante.» ordinò perentorio. Questo scosse la testa, rafforzando la presa con maggiore intensità.
«Kurosaki Ran-Ran, non fare nulla ad Ai-Ai! Sono io che ho insistito, lui mi ha solo accontentato!» provò a difendere il compagno, avvertendo gli occhi inumidirsi un’altra volta. «Perché t-tu e Myu-chan non volevate che ne sapessi q-qualcosa?» chiese, nascondendo il viso contro la maglietta dell’albino.
«Ti sei messo a piangere.»
«Sono lacrime di gioia!» ribatté contro il tessuto, cercando di soffocare nuovi singhiozzi.
«Ma stai comunque piangendo.» sospirò, staccandoselo di dosso, e afferrandogli il viso tra le mani. «Sei davvero brutto quando sei in questo stato.» lo sfotté, strofinandogli con i pollici le guance umide, che prontamente vennero gonfiate dal maggiore, indispettito.
«E tu sei davvero cattivo nel dirmelo!» lasciò che Ranmaru si occupasse di asciugargli le lacrime, seppur non troppo delicatamente. «Se mi ami, devi dirmi che sono bellissimo anche quando mi trovi brut-» ma non finì, perché si ritrovò sulla bocca il palmo della mano del proprio ragazzo che, esasperato, si prese il ponte del naso tra due dita con l’altra.
«Sta’ zitto.» disse, spostando Reiji un po’ più in là, in modo da avere dello spazio per sdraiarsi sul letto, al suo fianco, senza preoccuparsi di togliersi di dosso gli anfibi. Il castano ne approfittò subito per accoccolarsi a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Non farai nulla ad Ai-Ai, vero?»
«Questo non posso promettertelo. Se non posso farlo fuori, mi inventerò qualcosa per fargliela pagare.» disse, premeditando già vendetta. Poi passò distrattamente una mano tra i capelli di Reiji, andando a scostarli dalla fronte, in modo da poter controllare la sua temperatura attuale.
«Sei ancora caldo. Devi mangiare e poi dormire un altro paio d’ora, magari. Non posso… possiamo permettere che tu finisca ancora per svenire. Nei casini ci finisce tutto il gruppo, dopo.» fece per rialzarsi e porgergli il piatto, ma Reiji lo trattenne, tenendo attorno alle sue spalle il braccio di Ranmaru. «Rimaniamo così.» lo pregò. «Stare con te è uno dei rimedi migliori per farmi stare meglio.»
«Il riso si raffredderà.» gli fece presente.
«Non importa, si può riscaldare, no? Non cercare di trovare delle scuse per allontanarti così presto da me, Ran-Ran~» disse, scaturendo presto le ira del rocker su di sé.
«Trovare scuse?!» tolse malamente il braccio dalle spalle del maggiore, mettendosi sopra di lui, così da poterlo guardare dritto negli occhi. «Hai avuto una sincope a causa dello stress, Reiji, sei riuscito a realizzarlo?! Riesci a farti due domande su cosa significa?!» sbottò, sbattendo i palmi delle mani contro la testiera del letto, ai lati del viso di Reiji, che per lo spavento chiuse gli occhi, riaprendoli qualche istante dopo: Ranmaru aveva abbassato lo sguardo.
«Ran-Ran…»
«Perché non mi hai detto che il ritmo degli impegni si stava facendo troppo pesante per te? Perché vuoi sempre tenerti tutto dentro senza lasciare che ti aiuti? Smettila di recitare la parte del clown anche con me, mi irrita terribilmente. Vuoi sapere il motivo?» rialzò gli occhi eterocromatici  sull’amante, frustrato. «Ormai sei diventato un attore così esperto che a volte nemmeno io riesco a distinguere quali sono i tuoi veri sorrisi. Puoi provare a prendere in giro il mondo intero, se vuoi, ma con me non osare nemmeno lontanamente.» mantenendo sempre una mano a reggersi alla testiera, con l’altra afferrò il mento di Reiji, avvicinandolo a sé, e unì le loro labbra in un bacio aggressivo, cercando di fargli capire almeno in quel modo quale fosse il suo stato d’animo al momento.
Reiji cercò di rispondere alla foga del bacio, non trattenendo qualche gemito, ma la febbre l’aveva reso troppo debole e fu costretto a staccare Ranmaru, spingendo debolmente le mani contro il suo petto.
Rimase a corto di fiato, ansimando, mentre le parole dell’albino si susseguirono nella sua mente come un eco.
«N-non voglio essere un peso né per te né per tutti gli altri…» confessò,nascondendo il viso grazie all’aiuto di qualche ciocca sul davanti. «E poi, davvero, non mi dispiace avere tanto lavoro.»
Se penso alla mole di lavoro che devo affrontare, solitamente non sono mai immerso nel silenzio. E se il silenzio non c’è, non corro il rischio di perdermi nei miei pensieri e magari ricordare qualcosa che non voglio, continuò mentalmente, non trovando il coraggio di dare voce a quelle parole.  
«Hai finito con le balle a cui speri che possa far finta di credere solo perché ti fa comodo?» si piegò in avanti con il busto e il capo, Ranmaru, inclinando il secondo e aiutandosi con le dita della mano a scostare le ciocche castane, così da poter vedere che tipo di espressione avesse dipinta in volto in quel momento. Aveva gli occhi sbarrati, lo sciocco, e si stava mordendo con forza il labbro inferiore nel tentativo di non scoppiare nuovamente a piangere. Spostò la sua attenzione alle mani che avevano artigliato le lenzuola, come se quello potesse servirgli ulteriormente a ricacciare dentro le lacrime.
Perché faceva così fatica ad essere onesto con lui?
«Sei davvero senza speranza, un po’ come il sottoscritto, dato che nonostante tu finisca sempre per esasperarmi dicendo cose come “non voglio che vi preoccupiate per me” dopo essere svenuto…» sospirò, appoggiando la mano libera sul dorso di una di quelle di Reiji. «… non posso fare l’indifferente con te, mai.» continuò con una smorfia, tornando a raddrizzarsi con la schiena, massaggiandosi il collo. «Ehi, alza il viso verso di me, stare piegato non è per nulla comodo e io non mi sforzerò di darti il trattamento speciale.»
Non che stesse parlando seriamente – non del tutto, almeno -, ma sperava come minimo che potesse scappargli una sorta di sbuffo divertito, magari?
Non lo vide obbedire o reagire come avrebbe voluto, quindi si lasciò andare ad un ennesimo sospiro rassegnato che gli fece rilassare le spalle, passando poi a strofinarsi stancamente il viso con una mano, concentrandosi specialmente sulle palpebre.
Perché doveva essere così complicato?!
«Reiji?»
Silenzio, e qualche istante dopo un grugnito da parte sua.
Al diavolo! Consolare non era il suo forte, punto.
Forse aveva bisogno di starsene per i fatti suoi?
«Guarda che se invece vuoi che ti lasci solo io non mi offendo.»
Ancora silenzio, ma oltre a questo, notò anche l’accentuarsi della presa sulle lenzuola, le nocche sbiancate.
Cosa gli stava passando per la testa, al momento?
Reiji strizzò gli occhi, lasciandosi così sfuggire una lacrima, seguita da un’altra.
Sol0? No, tutto ma non il rimanere solo.
Forse era arrivato il momento di smettere di sfuggire ai ricordi del passato.
Sfogarsi con Aine all’ospedale, raccontandogli come se nulla fosse le sue giornate, per cercare di riportare tutto ai vecchi tempi, ormai non era più sufficiente.
Ormai tutta quella situazione stava diventando insostenibile, il suo corpo era stato piuttosto chiaro con quello svenimento.
Aveva bisogno di aiuto, di qualcuno che lo ascoltasse, lo confortasse, che gli dicesse semplicemente che lui non rappresentava interamente la causa del tentato suicidio del suo migliore amico, e che una volta sveglio Ne-Ne lo avrebbe perdonato per non essergli stato vicino.
Lentamente allungò una mano verso la maglietta dell’albino e vi si aggrappò alla disperata ricerca di quel sostegno che fino a quel momento aveva sempre rifiutato per non causare inutili problemi alle persone a lui care.
Se davvero poteva, se davvero Ranmaru gliene dava la possibilità, allora, almeno con lui, poteva finalmente lasciare allo scoperto tutto ciò che aveva trattenuto fino a quel momento.
Con la lentezza che usò per sollevare l’arto, allo stesso modo alzò il viso come richiesto prima da Ranmaru, lasciandolo in parte coperto dai capelli, un solo occhio visibile, in lacrime, e sempre del moccio a colargli giù dal naso, arrivando a toccare il labbro superiore. Deglutì, lasciando piegati all’ingiù gli angoli della bocca, e con voce strozzata a causa del groppo che aveva in gola, sussurrò un flebile “Ran-Ran”, lasciandosi accogliere in meno di un secondo dalle forti braccia del rocker.
«Dimmi.» disse l’albino, portando una mano alla sua nuca, accarezzandogli con la dolcezza che riusciva a riservare solo a lui la chioma castana.
Reiji cercò di accoccolarsi il più possibile contro il suo petto per cercare rifugio, bagnando inevitabilmente di lacrime la maglietta di Ranmaru.
«C-ci sono un p-paio di c-cose di c-cui devo p-parlarti…» tentò di riprendere la regolarità del suo respiro tra un singhiozzo e l’altro, inutilmente.
Ranmaru sogghignò, chiudendo gli occhi. «Sono tutto orecchi.»
 
 
«Certo, capisco perfettamente di cosa sta parlando.»
«…»
«Peccato che sia lei a non comprendere le mie parole. Se pensa davvero che dopo una sincope il nostro collega sarebbe stato disposto a fare quel provino per il suo inutile drama, si sbaglia di grosso. Ha sentito benissimo, ho usato la parola “inutile”. Le assicuro che il signor Kotobuki non ci impiegherà molto a trovare un lavoro migliore di quello che gli sarebbe stato offerto con lei. Con questo mi vedo costretto a interrompere la nostra telefonata. La prego di non richiamare una seconda volta. Le auguro una buona giornata… Altro sciocco plebeo.»
«Cos’ha detto?»
«Nulla d’importante, Mikaze. Ciò che conta è che probabilmente non avremo più a che fare con quest’uomo. Non era nemmeno un pezzo grosso, il plebeo babbeo non si è perso nulla, ciò significa che nemmeno i Quartet Night si sono lasciati sfuggire l’opportunità di ottenere una maggiore notorietà.»
«Meglio così.»
«Già.»
«…»
«…»
«… La nostra sala comune sembra vuota quando manca un solo componente, con due il silenzio regna ancora più sovrano.»
«Hai fatto questa riflessione più di una volta nell’ultimo periodo. Posso chiedere se c’è un motivo preciso?»
«Non lo so. Forse perché sto cercando di capire cosa entusiasmi così tanto Reiji del gioco di squadra. Crede davvero tanto in un possibile legame d’amicizia tra noi, oltre a quello lavorativo.»
«Le sue solite idiozie, insomma.»
«Pensa che si è persino messo a piangere quando gli ho raccontato di ciò che avete fatto tu e Ranmaru, oggi pomeriggio.»
«… Mikaze! Come hai potuto non tenere fede alle tue parole?! Avevi giurato sul tuo onore!»
«In ogni caso, dato che le probabilità che Ranmaru venisse a dirtelo erano alte, ho preferito confessartelo di persona. Reiji mi aveva detto che la febbre gli sarebbe scesa più velocemente se glielo avessi raccontato.»
«Non posso credere che tu gli abbia davvero creduto.»
«…»
«Un attimo, hai detto che si è messo a piangere?»
«Sì.»
 
 
Il conte si rialzò dalla poltrona, appoggiando il cellulare che stava ancora tenendo in mano sul tavolino di fianco a lui.
Rimase un attimo con lo sguardo fisso su un punto indefinito, rialzandolo poi sull’androide. «Vieni con me.» gli disse, incamminandosi per il Master Course.
Una volta giunto davanti alla porta della camera in cui dovevano trovarsi i restanti due componenti dei Quartet Night – a meno che al rocker non fossero venute in mente idee strane, come il portarlo sul tetto per prendere una boccata d’aria fresca -, vi bussò una volta, due, ma non ricevette alcuna risposta, così si diede da solo il permesso di entrare, sempre seguito a ruota da Ai.
Uno sbuffo sfuggì alle sue labbra quando si ritrovò quella scena davanti agli occhi: il moro riposava tranquillo con il capo posato sul braccio disteso del rocker, sdraiato al suo fianco, anche lui addormentato, con l’altro braccio attorno al busto di Reiji.
Ai intrecciò le dita delle mani dietro la schiena, accennando ad un lieve sorriso.
Un’espressione così serena, sul volto di Reiji, non l’aveva mai vista.
Camus si avvicinò al letto con una smorfia, appoggiando il dorso della sua regale mano sulla fronte del castano. La staccò qualche secondo dopo, infilandosela in tasca.
Sembrava che la febbre fosse finalmente scesa.
«Qualcosa di buono è riuscito a combinarlo, questo bifolco.» lanciò un’ultima occhiata ad entrambi prima di voltarli le spalle. «Sperando che una situazione del genere non riaccada più.» disse poco prima di uscire e congedarsi con Ai, augurandogli la buonanotte.
«Buonanotte anche a te, Camus.» rispose, guardando allo stesso modo per un’ultima volta i due compagni. Li si avvicinò, sempre con le mani dietro la schiena, e si chinò leggermente verso loro.
«Chissà, magari un giorno riusciremo a diventare quel gruppo unito che desideri così tanto. Fino ad allora avrai la pazienza di continuare a sorridere e coltivare a poco a poco il nostro legame?»
E così dicendo seguì anche lui l’esempio del conte, lasciando Reiji e Ranmaru nella tranquillità dei loro respiri regolari e quasi sincronizzati, in compagnia di quel piatto di riso al porridge ormai freddo sul comodino.
 
 

 
 
 


Angolo autrice:
 
PINKY! MIA ADORATA NEESAN, ANCORA TANTISSIMI AUGURI DI BUON COMPLEANNO!
Dì la verità, non te l’aspettavi come regalo, eh? Beh, sorpresa! XD
Questa cosa ha davvero pochissimo senso ed è lunga, MOLTO lunga, quindi perdonami se ti sarai annoiata durante la lettura! Spero comunque che ti sia piaciuta!
Che dire? Ancora tanti auguri e spero che tu abbia passato una fantastica giornata!
Un super bacione! :33



 
 
 
 
 
 
  
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