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Autore: SakiJune    23/08/2015    0 recensioni
Sto, Cintura di Casivanian. Vastra e Jenny stanno progettando di avere un figlio e il loro socio Alonso s'innamora di un certo Jack Harkness.
Terra, Sistema Solare. Gordon Stewart si è appena fidanzato con Billie, la sua amica d'infanzia, e progetta di lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti.
Gallifrey, Costellazione di Kasterborous. Lord Jelpax, Coordinatore della Matrice, è diviso tra la sua fedeltà al Dottore e i continui ricatti del famigerato Vansell e della sua Agenzia Interventista.
E c'è un'unica finestra da cui può vedere il futuro... una finestra aperta su Trafalgar Square.
Seguito di "Stars of Kasterborous"
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro, Jenny, Nuovo personaggio, Osgood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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Era il suo Principe Azzurro, in carne, ossa e scaglie, ed era giunto alla sua porta proprio come nelle fiabe, attraversando il tempo e lo spazio per condurla in un regno incantato, ed avrebbero vissuto insieme per sempre.

Oppure no?

La realtà, come spesso accade quando un sogno si avvera a metà, aveva una facciata molto più prosaica.

 

Morth aveva usato i suoi contatti per scatenare una lenta ma inarrestabile presa di coscienza collettiva che avrebbe portato al crollo del governo arcaliano.

Non era ancora un vero Signore del Tempo, figuriamoci un Commentatore professionista, e dopotutto non era l’ambizione a spingerlo - era convinto che con il tempo e l’esperienza avrebbe ricevuto riconoscimenti nel campo. Era ancora tanto giovane, e per lui la famiglia era la cosa più importante - l’unica cosa che potesse competere con  l’affetto che provava per i Cugini erano i suoi ideali di libertà e uguaglianza, mai sopiti dai tempi in cui gestiva la radio clandestina all’Accademia. Dal canto suo, Ryndane non si intendeva un granché di politica, ma non vi era nulla di difficile da capire nella sofferenza che l’Agenzia aveva causato.

 

Arkhew si era commosso davanti ai vecchi disegni che lei aveva custodito gelosamente per tanti anni, e ne aveva sfiorato le linee con le dita, ringraziandola di tanta devozione… ma era una gratitudine noncurante, distratta, mentre la sua mente tornava all’infanzia e meditava su quanto le amarezze di quel tempo fossero una piccola cosa, in confronto all’attonito dolore del presente.

Aveva dovuto perdere una madre per scoprire di avere un padre.

Perdere il suo primo grande amore, per tornare a rivedere Gallifrey. E anche là, non aveva ritrovato quasi nessuno, della famiglia che aveva conosciuto.

Pure, Lungbarrow rappresentava per lui e Jenny un’opportunità di leccarsi le ferite, di recuperare il coraggio e la motivazione necessaria ad andare avanti.

 

Farsi forza nell’incertezza del futuro è difficile, ma lo è altrettanto accettare un destino già scritto. Soprattutto se qualcuno che ti ha amato più della sua stessa vita ha tentato di sfidarlo e costruire un’alternativa… per te, solo per te. Le parole di Alonso e Jack l’avevano convinto che, prima di prendere qualsiasi decisione, sarebbe stato un insulto alla memoria di Vastra non visitare il trentunesimo secolo e ammirare i virgulti di uguaglianza ch’ella aveva collaborato a far germogliare sulla Terra.

Eppure, alla fine, aveva comunque scelto di seguire Jenny su Gallifrey.

Avrai le tue risposte, tesoro.

Si fidava di lei.

Avrai un futuro, e nessuno potrà portartelo via…

E si fidava del Dottore, dovunque fosse ora. Qualsiasi cosa significasse "ora".

 

Con loro grande disappunto, a gestire il Maldovarium s’era installata un’organizzazione criminale che aveva aggiunto lo sfruttamento della prostituzione ai consueti traffici. Dorium, nonostante le mancanze di scrupoli nel suo passato, non avrebbe mai permesso un’efferatezza simile. La sua infanzia era stata insozzata e calpestata, e sapere che donne di ogni razza ed età fossero costrette a vendere il proprio corpo nel luogo che portava il suo nome lo faceva inorridire.

Dane non conosceva i dettagli più sordidi di quella storia, ma voleva bene al suo principe e l’aveva incitato a prendere in mano la situazione - nonostante sapesse che, se l’avesse fatto, forse non l’avrebbe mai più rivisto.

Riuscì a strappargli un sorriso una sera quando, un vecchio cappello del Dottore calcato sui riccioli e lo sguardo truce, inscenò un esempio pratico di come procedere:

- Il mio nome è Rallon Quences Maldovar-Smith. Arkhew, per gli amici, ma è chiaro che voi non lo siete. Lei è il mio avvocato, Jenny Smith, e qui fuori sta sbarcando una truppa Judoon. Sloggiate con le buone o lasciamo che ci pensino loro?

Dorium ebbe da obiettare come al solito, ricordandole che coinvolgere le autorità avrebbe significato dover seguire la legge alla lettera per i secoli successivi, ma Kew puntualizzò che le sue intenzioni erano esattamente quelle.

- Sai che non accetterà, altrimenti, - confermò Jenny. - Non sarei d’accordo nemmeno io, come non lo sono mai stata, lo sai bene. E comunque, sai da chi ha preso la testardaggine.

Dorium aveva abbassato gli occhi. Nonostante gli insulti e le umiliazioni a cui l’aveva sottoposto durante la sua permanenza a Grad, non aveva mai desiderato il male di Vastra, e la notizia della sua fine l’aveva sconvolto. Ma ora il figlio sembrava rasserenato, quasi divertito: - Da tutti e tre, mi sembra. - Jenny nascose la propria commozione, attenta a non turbarlo proprio ora che sembrava affacciarsi nuovamente alla vita. - Ma strategie legali e attacchi militari a parte, ho una proposta molto seria da farti, Ryndane.

La ragazzina arrossì e i suoi cuori mancarono un battito, ma le sue illusioni si frantumarono in pochi istanti.

 

E fu così che, dalla cucina di Lungbarrow, si era ritrovata a sfornare dolci in quella molto più attrezzata e molto meno raccolta, dall’altro capo della galassia. La sua vita sembrava cambiata in peggio. Talvolta le sembrava di soffocare, tanto le mancava la sua famiglia. Eppure non aveva potuto fare a meno di cogliere quell’occasione - amava Kew e temeva che, se avesse rifiutato quel compromesso, non avrebbe avuto una seconda possibilità. Lui sembrava averla presa in simpatia, senza ombra di dubbio, ma la sua ammirazione era quasi esclusivamente rivolta alle sue prodezze ai fornelli, era questo il motivo per cui l’aveva voluta con sé, non vi era nulla di romantico… non ancora, almeno.

 

Ma un alto funzionario draconiano capitò da quelle parti. Di cattivo umore per il precario equilibrio delle condizioni di pace dopo l’ultimo conflitto, si ritrovò ad affondare i denti in uno degli ormai famosi muffin ai mirtilli, ordinato a caso sul menu, e a sorridere... una reazione strana da mostrare in pubblico secondo la sua cultura, oltretutto. Più tardi, fischiettando suo malgrado, mandò l’invito per una partita di sazou all’ambasciatore di Emindar, per ridiscutere con calma le questioni in sospeso.

Fu il primo germoglio della nuova Federazione Galattica.



- Era ancora una bambina. Ero così sicura che un giorno avrebbe preso il mio posto.

- Non dovremo pensare a niente del genere ancora per tanti, tantissimi anni, - la rassicurò Thistle, sfuggendo al suo sguardo. Corgan l’aveva avvertita che era stata una rigenerazione difficile. Il ragazzino dispettoso aveva lasciato il posto a un giovane determinato, sempre un po’ ribelle - a forza di prendersi vacanze improvvisate dall’Accademia, si era fidanzato con una ragazza del villaggio degli Stranieri e l’aveva messa nei guai, sfiorando l’incidente diplomatico tra questi e la Cittadella - ma estremamente compassionevole. Al momento si divideva tra le lezioni e il tirocinio al centro di ricerca dell’ospedale, ma tornava a Lungbarrow ogni volta che gli era possibile.

- Chissà. Non è questo il punto. Non si tratta di me... Ma tu non c’eri, avrei dovuto fermarla, nessuno avrebbe dovuto lasciare questa Casa senza il tuo permesso.

- Perché sono la Kithriarca, già. - La sua voce era amara. - Ma ti sbagli, Cugina, se pensi che io abbia fretta di esercitare l’autorità su chicchessia per il gusto di farlo. Darei tutto ciò che ho per riavere mio padre...

Non ha senso piangere per lui, ora sai che la sua morte non è stata invano, si ripeté. Ora sai che Clara è stata vendicata, e per mano di un uomo che disprezzavi. Hai ancora tanto da imparare.

- … Per riavere la mamma, e Jack… darei tutto, tranne Ked. Non darti pena per Dane, Innocet. Forse all’inizio sentirà nostalgia, ma è con l’uomo che ama. Non sappiamo se potrà o no ricambiarla, ma almeno… resteranno insieme… per tutta la vita. Pensa questo. Non c’è nulla di meglio.

Kedred entrò, gli occhi che brillavano. - Buone notizie. - Thistle sorrise mentre lui si avvicinava ad afferrarle le mani. - La Stazione Meteoingegneristica mi ha concesso un colloquio. A quanto pare, Xillianthrogubryyaven non ha dimenticato i bei vecchi tempi della compagnia teatrale.

Innocet alzò per la prima volta i suoi nuovi occhi verso il ritratto del Cugino Arkhew. - La Fiamma lo voglia! Avremo finalmente uno scultore di nuvole in famiglia.

 




CARDIFF, 2014

Malcolm non sapeva cosa l’avesse spinto fino alla baia, quella sera, dopo che sua madre aveva lavato i piatti e acceso la TV. Decisamente, non aveva nessuna intenzione di guardare gare di ballo o qualsiasi soap opera ci fosse a quell’ora. Già prima di arrivare al Millennium Centre gli era venuto il dubbio di essere seguito, ma persino con quel freddo la piazza era abbastanza trafficata e si era convinto che la sua impressione fosse sbagliata. Quando la donna misteriosa si era avvicinata, il dubbio era diventato certezza.

- Sta cercando me?

Lei assentì, restando a una certa distanza. Non sembrava avere l’intenzione di rapinarlo. Malcolm valutò l’ipotesi di allungare una mano verso la tasca dove teneva il cellulare, comunque. La pressione di un certo tasto avrebbe fatto scattare un allarme e un elicottero sarebbe decollato dalla Base 5… non sarebbero mai arrivati in tempo per salvarlo, se la sconosciuta l’avesse gettato in acqua, ma questo era un dettaglio che non contraddiceva l’efficienza della UNIT.

Invece non fece nulla. Si appoggiò alla ringhiera e distolse lo sguardo, ostentando indifferenza. - Mi sembra strano. Sono in città solo di passaggio, ma… dica pure.

- Sono una Signora del Tempo. Sono la figlia del Dottore, e il mio nome è Thistle. A Londra hai conosciuto la mia seconda incarnazione, e tra non molto la sua memoria si risveglierà. Sta per ricordare… la sua infanzia, su Gallifrey. I suoi genitori, i lunghi decenni all’Accademia. L’uomo che ha sempre amato. Mi dispiace parlartene, ma lei lo farà comunque. Soffrirà per le ingiustizie che ha subito, e ti sembrerà ingrata per il bene che le hai dimostrato, ma… ha solo tanta paura di non poter tornare a casa.

Malcolm era rimasto senza fiato, il cuore che batteva all’impazzata, le mani che stringevano la ringhiera, gelide nonostante i guanti. Impiegò diversi minuti per farsi una ragione di ciò che stava accadendo. Infine la guardò, scrutò quel volto sconosciuto, cercò un indizio che riecheggiasse e confermasse quelle parole. Alla luce dei lampioni vide che aveva capelli rosso scuro e sopracciglia quasi invisibili, che la facevano sembrare vulnerabile. Perché avrebbe dovuto crederle? Non poteva essere uno scherzo? Un’allucinazione? Ragionando freneticamente scartò ognuna delle possibilità, e come diceva Conan Doyle, una volta eliminato l’impossibile...

Temporeggiò. - Con quest’uomo… con lui, vi siete… ritrovati? - balbettò, la voce asciutta.

- Sì. È successo seicento anni fa. Abbiamo avuto dei figli. È trascorso del tempo, e presto la nostra Casa ha preso a risuonare di voci come ai tempi più fulgidi.

Gli sembrò che le sue parole fossero tradotte da una strana lingua, antica e un poco retorica. Gli parve appropriato, nella cornice di quel tramonto.

- Generazione dopo generazione, conquista dopo conquista. Siamo rimasti uniti anche attraverso le ombre. Crisi politiche, minacce di guerra, disastri che persino con la nostra conoscenza non potevamo prevedere. Eravamo… siamo una famiglia. Ma lui non ha avuto una vita molto lunga, per i nostri… - Sospirò. - Standard. Ciò che è accaduto prima che io venissi qui l’aveva segnato in modo irrimediabile; una carriera andata in frantumi, gli anni trascorsi in prigione, la società che ti si rivolta contro, e anche quando fai di tutto per ignorare le chiacchiere e andare avanti per la tua strada, non è comunque la strada che avevi sognato di percorrere. Ci sono cose che si spezzano e non puoi più ricostruire. Ferite troppo profonde. Con tutto l’amore possibile, con tutto l’impegno… semplicemente non puoi. Ad ogni rigenerazione, le sue vite diventavano sempre più brevi. Quando se n’è andato, ho creduto che fosse finita anche per me… che ci fosse solo vuoto. Le voci erano soltanto rumori. Le responsabilità, solo seccature. Non desideravo, non guardavo, non speravo. Tutto era così spento. E mi sono spenta anch’io. La donna che vedi davanti a te è rinata da quel dolore.

- E ti sei ricordata di me. Dopo seicento anni. Sono… lusingato, non c’è che dire. Non è da tutti, intendo…

Thistle si avvicinò e lo baciò sull’angolo della bocca. Lui rimase immobile, trattenendo il respiro.

- Le parole sono così povere, in qualsiasi lingua. Non posso spiegarti ciò che mi è accaduto. Mi sono ricordata di te? Sì. Come quando una fiamma si riaccende all’improvviso. No, no, non così. Come quando una scossa di terremoto fa sbocciare un geyser...

- Mi hanno chiamato in molti modi… fottuto idiota, genio indisciplinato, elemento di disturbo, faccia di… okay, ma “geyser” non era ancora nella lista, devo dire che-

- Comunque vada, chiunque io sia, per te non sarebbe cambiato niente - lo interruppe.

Erano parole sue.

Il giorno dell’invasione degli Zygon.

Era lei, era davvero lei. Doveva accettarlo, non aveva scelta; era l’unica possibilità di ridare un senso alla sua vita.

- L’ultima volta che ti ho visto, fra sedici anni, mi hai mostrato la foto di tua moglie. Oggi l’ho riconosciuta.

- Dove? - I tempi verbali che cozzavano con i complementi… sembrava proprio di sentir parlare il Dottore.

- Allo specchio, dopo la mia ultima rigenerazione.

Lui annuì mentre spegneva la mente, si rifiutava di ragionare oltre. Era l’istinto a guidarlo, ormai. - E non si può cambiare ciò che si conosce già, non è vero?

- Non una singola riga. Abbiamo un copione da rispettare, temo.

- Mi sento leggermente in trappola, devo ammetterlo. Ma lungi da me voler causare un paradosso temporale. - Questa volta fu lui a baciarla, e non fu un bacio casto né breve. - Thistle. - Assaporò quel nuovo nome e il profumo dei suoi capelli, dello stesso colore del tramonto sulla baia. - Poco scozzese, mi dicono. - Si rabbuiò. - Io… le voglio ancora bene… e non potrò dirle nulla…

- Lo so. Ma non sarà… non sarò arrabbiata per sempre. Quello che ho vissuto allora mi ha riportata qui.

- Sei troppo bella, lo sei sempre stata. - La baciò ancora, ma quando le vide spuntare le lacrime, cercò di sdrammatizzare. - Non mi farò troppe illusioni, però… ammettilo, in realtà ti mancava la cucina di queste parti. Perché non pranziamo insieme, domani?

Lei si strinse nelle spalle, stando al gioco. - Conto di fermarmi ancora per un po’, quindi non vedo perché no.

- Fish and chips, come ai vecchi tempi? O preferisci qualcosa di più… strettamente gallese?

- Ecco, a dire la verità, io… allora avevo dimenticato di essere vegetariana.

Malcolm si finse orripilato da quell’affermazione. - Male, molto male. Vorrà dire che ti lascerò le mie patatine.

- Affare fatto, dottor Taylor, - rispose Thistle porgendogli il braccio, e risalirono il lungomare nell’aria pungente di quell’incredibile sera d’inverno.

 

 

   
 
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