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Autore: HeavenIsInYourEyes    23/08/2015    2 recensioni
«E’ caduto da lì» solleva il viso, indica l’enorme buco che squarcia il legno «Ha fatto un bel volo. È un miracolo che sia ancora vivo.» glielo confessa con un leggero sorriso, inclinando il capo come se lo stesse studiando.
La prima volta che vede Chihiro è così.
Nulla di romantico o memorabile.
È una di quelle giornate che promette pioggia, c’è elettricità nell’aria e una brezza frizzantina che s'insinua sottopelle e congela le ossa.

{Contiene spoiler - Le note all'interno}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi ero ripromessa che l’ultima fanfiction che ho in corso sarebbe stata davvero l’ultima e invece… No, proprio non ce l’ho fatta a restare lontana da Gintama ♥
Ammetto di essere in ansia, forse perché è la prima volta che pubblico qui o forse perché… Oddio, non so se il genere interesserà, ecco. Oh beh, io ci provo, male che vada sarà un buco nell’acqua XD
“Diventa fumo” è una storia che ho in cantiere da un bel po’ di annetti ma solo dopo i recenti sviluppi del manga mi è tornata la voglia di riprenderla in mano.
Prima di lasciarvi andare, ecco qualche punticino che spero leggiate (così, per non lasciarvi in balia del nulla più totale):

1. È una Het. Per quanto ami lo yaoi e vedere Gintoki che fa il provolone con Hijikata, purtroppo non credo di esserci portata. Le lascio a chi è più bravo della sottoscritta XD

2. Gintoki x OC, perché mi piace scrivere di come questo beota potrebbe comportarsi in campo sentimentale (Sorachi nisba, non vuole approfondire) e perché adoro cimentarmi nella creazione di personaggi originali, con la speranza che possano piacere ai lettori.

3.Ho cercato di seguire quanto più possibile la linea temporale del manga, prendendomi qualche “licenza poetica” per quanto riguarda le relazioni tra i personaggi o determinati avvenimenti, spero che il risultato finale non faccia storcere il naso. Ah già, contiene spoiler. Mi spiace ma non posso trattenermi, non con tutto questo marasma che sta succedendo T.T

4.Sono solita dar più spazio ai pensieri che ai dialoghi, questo perché è un mio vizio scovare col lanternino ogni più minuscolo pensiero; ho cercato comunque di equilibrare le due cose, non voglio mi moriate di noia!

5.Il prologo è… Inutile? No, seriamente, con gli incipit non sono brava e dubito che si capisca qualcosa dell’intera storia. Non mi andava di partire dall’inizio, a dirla tutta, quindi ho deciso di cominciare da un punto imprecisato. Spero almeno riesca a catturare l’attenzione di qualcuno XD
 
Bom, credo di aver finito. Ci si vede in fondo.
Con la speranza che questo breve prologo non vi tedi, vi auguro una buona lettura ♥



Quando pensa a Chihiro, pensa sempre ai suoi occhi grigi.
C’è chi ci vede la pioggia, chi l’acqua del Sumida-gawa[1]; a Gintoki ricordano il cielo di Edo in dicembre, quando l’aria è frizzantina e promette neve.
Guarda la porta chiusa del ristorante, aspettando di vederla entrare avvolta in un kimono a fiori, con quel suo sorriso appena abbozzato e l’aria di chi sta per dire qualcosa di completamente fuori luogo per il semplice gusto di pungolarlo e lui ribatterà, perché proprio non può lasciarle l’ultima parola.
Probabilmente si insulteranno un po’, lui butterà giù un mucchio di imprecazioni con litri di sakè e lei, fingendosi annoiata, gli dirà «Ho prenotato una stanza in quel motel, quello vicino al terzo distretto. Come ai bei vecchi tempi, mh?» e lui accetterà, perché in fondo non ha di meglio da fare.
Ma Hijikata interrompe ogni fantasia «Non verrà...» dà voce ai suoi pensieri, quelli che fino a quel momento ha cercato di ignorare. Aspira del fumo, poggia mollemente la guancia sul palmo aperto «Ha detto che sarebbe venuta ma gli addii--»
«Gli addii non le piacciono, lo so» fa girare il bicchierino, segue le increspature di sakè «Comunque non abbiamo nulla da dirci, quindi…» solleva le spalle, scrollandosi di dosso quel peso che se ne sta lì appollaiato da un po’ e che gli ricorda quanto ancora in realtà abbiano da dirsi.
Implacabile, la risata di Hijikata giunge come una katana in pieno petto «Pensavo volessi chiederle di restare o qualcosa del genere.»
E per un attimo lui c’ha pure pensato di chiederglielo, sì sì, ma poi si è ricordato che lei è della teoria che le anime gemelle sono fatte solo per incontrarsi e non per restare assieme e allora butta giù del sakè, perché a quanto pare è l’unico modo che ha per tenersi per sé tutto quello.
Così solleva le spalle, di nuovo, perché il peso è ritornato e dubita che parlarne con Hijikata sia una buona idea –è già miracoloso che non si stiano prendendo a pugni-.
Ma a quanto pare, l’ormai ex-Vicecomandante ha una voglia matta di parlare perché dal nulla, quando crede che la serata sia giunta ormai ad un punto morto, lo guarda serio serio e dopo aver aspirato il fumo butta lì un incuriosito «Com’è iniziata tra te e Chihiro?» a cui segue un lungo silenzio.
E Gintoki si chiede se sia mai iniziato qualcosa.
 

Diventa fumo il tabacco se acceso
Prologo

 
E’ un soleggiato venerdì di maggio, quando il sole crea una linea netta tra la strada e il cielo color arancio.
Se lo ricorda bene perché la mattina alle 8:30 in punto è andato in onda “Astrologia oscura” con Ketsuno Ana -qualcuno dovrebbe mettere un avvertimento prima che inizi il programma, qualcosa come: attenzione, si consiglia la presenza di soli adulti perché Kestuno Ana è una strafiga da paura e potrebbe nuocere gravemente alla salute-.
Fa caldo, non così caldo da appiccicargli all’addome la maglietta nera, ma caldo abbastanza da costringerlo a passarsi una mano fra i capelli almeno una volta al minuto per accertarsi che i ricci non si siano appiattiti. Poi vedersi camminare affianco una che con quella calura indossa con nonchalance giacca nera, pantaloni neri e sciarpa, gli fa salire i bollori.
«Ma non hai caldo?»
«Certo.»
«Ah.»
«Il trucco è: non pensarci» Chihiro scruta il suo bigliettino da visita come se la scritta dovesse cambiare a ogni giro, fino a che non lo sventola, guardandolo dritto negli occhi «“Yorozuya Gin-chan”… Allora è una cosa seria.»
«Credevi fosse una cazzata?»
Solleva le spalle «Non date l’idea di tuttofare… Sembrate più tre cretini che passano le giornate facendo danni.» copre la bocca con una mano ma non riesce a nascondere una risatina acuta. Ecco, la sua risata potrebbe descriverla a pennello: fastidiosa.
Chihiro è così: irritante, noiosa e pure un po’ stronza. E’ una perfetta poliziotta, si mescola bene a quei ladri dei suoi compari; se non fosse per quel lieve pronunciamento di seno sotto la divisa, probabilmente la scambierebbe per quel fesso del suo vice, Hijikata-prima-ti-taglio-a-fette-poi-ti-chiedo-se-sei-colpevole.
«Almeno non ci intaschiamo le tasse degli onesti cittadini.»
«Ancora con questa storia? Guarda che non siamo del ladri, siamo--»
«Per la salvaguardia e la protezione di Edo e dei suoi abitanti, bla bla bla. Si sente la puzza di stronzate lontana un chilometro.»
«Intanto è grazie a noi se puoi girare tranquillamente di notte.»
«… Ti sembro una ragazzina?»
Chihiro puntella l’indice sulle labbra con innocenza «Non sei tu quello che se ne va in giro vestito da donna?»
«E’ successo una volta, una! Ed era un lavoro rispettabilissimo!»
«Ngh, beh--»
«Ma perché discuto con te?» si schiaffa una mano sulla faccia, guardandola poi come se avesse appena scoperto chi effettivamente gli sta rovinando la giornata «E perché mi stai seguendo?!»
«La centrale è per di qua.»
Ingoia una matassa indistricabile di insulti, ma di quelli belli pesanti che ogni tanto gli escono col cuore quando la vecchia ciabatta gli sfracassa i coglioni per l’affitto non ancora pagato. Il fatto è che insultare Chihiro non è neppure divertente perché quella cretina non se la prende! Niente, zero assoluto! Si limita a ridacchiare e a guardarlo come se fosse un povero idiota senza far nulla per nasconderlo.
«Se digrigni così i denti, penserò che ce l’hai con me.» cinguetta, piegandosi un poco per poterlo guardare meglio.
«Figurati! Mica sei così importante!»
«E ti esploderà la testa» gli puntella l’indice sulla vena pulsante sulla tempia «Dovresti sfogare la tua rabbia.» cerca di azzannarle il dito ma senza successo.
«Posso sfogarla su di te?»
Lo ignora, come sempre «Forse sei solo stressato. Dovresti fare qualcosa.»
«E che dovrei fare, sentiamo?» si arrende, discutere con lei è come sbattere la testa su un muro di mattoni sperando che diventi gelatina.
«Non lo so. Io scopo, quando sono stressata.»
Ora… Gintoki non è un verginello.
Durante la guerra ha avuto la sua bella dose di donne –rigorosamente Yujo[2] ma va beh-, ma certamente non può definirsi un ragazzino che non sa come comportarsi di fronte a un paio di tette. Eppure qui sbianca, diventa un lenzuolo e quando lo fissa confusa, sente le guance andargli in fiamme. Perché Gintoki è abituato al sesso, ma non è abituato a parlarne così apertamente con qualcuno, figurarsi poi con una donna! Che poi, ma può definire donna quella specie di automa che si comporta come se gli avesse appena detto: “Ieri ho mischiati i bianchi con i colorati”?
«Qualcosa non va?»
«No, no… E’ che non ho ben capito cosa fai quando sei--»
«Hai capito benissimo» alza le spalle «Trovati qualcuna e divertitici un po’.»
«Aha, certo, come se fosse facile. Edo è piena di donne che non vedono l’ora di buttarsi nel mio futon.»
«Guarda che non è così difficile.»
«E sentiamo? Cosa dovrei fare?»
«Ci sono le Yujo, no? O qualcuna che ti piace» il suo ghigno si amplia «Vai da una di loro e le chiedi se questa sera è libera.»
Sa che tacere è l’unico modo per porre fine a quella futile discussione ma l’imbarazzo, quell’affascinante ignoto che si cela dietro quel discorso e il desiderio di non venir sminuito da quella piaga umana, lo fanno immergere sempre in più in un abisso che forse avrebbe fatto bene a lasciar perdere.
«Certo, come se fosse semplice. Mica lo è! Se solo mi azzardo a fare una cosa del genere, come minimo finisco in prigione per molestie!»
Chihiro arcua un sopracciglio «Cos’hai da mugugnare? Sembri un moccioso di dieci anni» sospira «Tu… Sai come si fa, vero?»
«Ovvio che lo so!» glielo spiattella con un annuire deciso della nuca, le braccia conserte e le labbra strizzate in un sorrisetto; come se questo atteggiamento potesse farla vacillare o anche solo farla pentire di aver intavolato quella discussione.
Ma Chihiro è impertinente «Non si direbbe.»
«Sono solo un po’ arrugginito» accelera il passo «Ovvio che saprei ancora come fare. Conosco dei trucchetti… Tsk, ti farei girare la testa.»
Chihiro a quel punto si ferma «E allora fallo.»
Si blocca, impietrito. La guarda oltre la spalla «Eh?»
«Ho detto che va bene, fallo...» e lei gli sorride, sfacciata «Fammi girare la testa.»


«Dovevamo incontrarci alle 23:30 e mi ha lasciato il suo numero. Lo ha scritto dietro il mio bigliettino da visita.» in nero, con ideogrammi piccoli ed eleganti.
«Avete un biglietto da visita?»
«Certo che abbiamo un biglietto da visita, cosa credi?! È un’agenzia seria la nostra!»
«… Sarà.»
Gintoki mangiucchia un paio di imprecazioni, poi torna a far roteare il bicchierino.
In quella scritta c’è tutta Chihiro, peccato l’abbia capito troppo tardi.
 

*Hotel Silk, distretto tre, 23:30*


Non l’ha ancora buttato.
È convinto che girando il bigliettino, quella scritta scomparirà. Ci passa sopra il pollice ma l’unico risultato che ottiene è un formicolio al bassoventre che lo ha solleticato per tutto il tragitto fino a casa. La sottile carta di riso brucia fra le mani, in tasca, lo infila nel comodino della scrivania pur di dimenticarsene ma ogni mezz’ora controlla che la scritta sia sempre lì.
E quella c’è, non se ne va mica.

«E allora fallo…
Fammi girare la testa.»

Non riesce a smettere di pensarci.
Ci prova e ci riprova ma l’unico risultato che ottiene è un cocente calore che gli procura fitte allo stomaco. Non è la prima donna che dimostra interesse nei suoi confronti –per quanto fatichi a crederlo- ma è la prima che glielo dimostra apertamente e con una sicurezza negli occhi da far arrossire.
«Gin-san, qualcosa non va?» è la voce preoccupata di Shinpachi a restituirgli un minimo di dignità. Lo fissa oltre le lenti spesse, il capo inclinato e due ciotole di riso fra le mani «Sei strano da quando sei tornato a casa. È successo qualcosa?» Kagura gliene strappa uno dalle mani, gli rivolge un sorrisone a trentadue denti.
«No, niente…» sventola una mano «Ho finito il latte alla fragola. Credo che andrò a comprarlo.»
Per un attimo pensa che una serata con quella non può che fargli bene. È da un po’ che non si diverte, se la merita una notte un po’ diversa dal solito!
«Vuoi che restiamo qui, con te?»
«Eh? No, no, voi andate e controllate Kidoumaru» li supera pigramente «Fatemi sapere com’è la situazione.»
«Ma, Gin-san--»
Il suo lamento sfuma nel clack della porta. Scende le scale premendo bene su ogni gradino pregustando il loro incontro: può già vederla appoggiata al muro, lo sguardo fisso al cielo e il suo laconico «Sei in ritardo.» pronunciato senza neppure guardarlo. Indossa quella sua stupida divisa e lui non vede solo l’ora di potersi infilare in stanza per potergliela finalmente strappare di dosso senza temere di finire in prigione. Le dita fra i capelli, le mani che vagano, i corpi che scivolano e la lingua che brucia a contatto con la pelle… Può già assaporare tutto questo.
Solo dopo ci sarà quel senso di pudore che li terrà seduti ai due lati del letto, incapaci di dirsi alcunché.
Ci sarà la ricerca dei vestiti, l’imbarazzo che da sotto il letto si insinua nel loro silenzio e un gioco di sguardi tipico dei dodicenni, che riporta a galla tutti i dubbi che lo hanno spinto lì.
È un flash, un abbaglio che lo fa paralizzare in mezzo alla strada mentre si chiede se sarà in grado di affrontare tutto quello. Non ci è più abituato e in fondo non sa che tipo sia quella Chihiro.
Sa solo che parla poco, ride nelle situazioni più inopportune e preferirebbe dare alle fiamme tutta Edo se ciò significasse proteggere l’onore di quel branco di idioti che chiama famiglia. Ma c’è dell’altro? Se andasse da lei, se la spogliasse, si ritroverebbe di fronte ad un’altra Chihiro?
«Gin-san! Gin-san!» la voce di Shinpachi gli è vicina; si accorge di essere ad appena qualche metro dalle scale di casa. Lo guarda confusamente e lui gli sorride, con quel suo sorriso scemo ma che in fondo scalda sempre il cuore «Ho trovato il latte! Non c’è bisogno che vai a comprarlo!»
Gli sorride di rimando.
Già, non ce n’è bisogno.


«Quindi non ci sei andato?»
Scuote la nuca «Mi è sembrato meglio tornare indietro. Non ho idea di cosa fosse…» ancora ricorda vividamente l’ansia che l’ha sopraffatto «Non era paura, era più—Ah, non lo so. Comunque poi ci sono andato. Un’altra sera.»
Hijikata non ride, non lo compatisce, sembra quasi alla ricerca di un senso a quello che sta succedendo e quando non lo trova, taglia l’aria con un calmo «E?»

Sbuffa pesantemente, segue i rivoli che escono dalle labbra.
Non fa neppure così freddo, eppure il fiato si condensa in spirali che svaniscono in un batter di ciglia. Ogni volta continua a dirsi «Ancora dieci secondi, poi me ne torno a casa.» ma alla fine i secondi diventano minuti e tutto ricomincia.
Abbassa il capo con indolenza, sentendosi davvero un ragazzino alle prime armi.
In fondo è solo una scopata, no? Non è mica la prima volta... Beh, non lo fa dai tempi della guerra ma in tutti questi anni non saranno mica cambiate le cose. Ci si spoglia, ci si guarda un po’, ci si tocca, si finge un trasporto che in realtà non si ha perché «Tanto l’importante è venire!» per dirla alla Sakamoto e poi ognuno a casa propria.
Ok, è un po’ arrugginito e non si ricorda bene se è meglio partire dall’alto o dal basso ma che importanza ha? Magari quella è una a cui piace tenere il controllo, può sempre fingersi un sottomesso e lasciarla fare e… Ma chi cazzo vuole prendere in giro? Se quella dovesse presentarsi, probabilmente lo schiaccerebbe con i suoi tacchi o lo strozzerebbe con la sciarpa bianca.
Mh, forse dovrebbe chiederle scusa ma poi pensa che magari lei nemmeno si è presentata quella notte, forse era solo uno scherzo e neppure gliene frega. In fondo quella Chihiro sembra una molto aperta, magari si è consolata con qualcun altro. Del resto quando si sono incrociati questo pomeriggio non ha tirato in ballo l’argomento, se ne sarà dimenticata.
Probabilmente si sta facendo troppi problemi per nulla ma la costante sensazione di essersi infilato in un enorme casino o peggio, in un vicolo cieco, continua a tenerlo inchiodato contro il muro.
Fino a che lei arriva, proprio quando sta per andarsene.
Il suo passo è cadenzato, si guarda attorno con aria annoiata e quando i loro sguardi si incrociano le parole gli escono naturali e non sono neppure tra quelle pensate o imparate a memoria.
«Ehi… Sei libera stasera?»

 
«Ed è iniziata così.» solleva le spalle, butta giù un po’ di sake ma la gola continua ad essere secca. Parlare di Chihiro è ostico, parlarne con quello che potrebbe essere considerato poi una specie di fratello iperprotettivo non è esattamente una passeggiata. Insomma, è come se gli avesse appena chiesto di descrivere nei minimi dettagli la loro prima notte di nozze! È imbarazzante!
«Quindi è stata lei a cominciare.»
«Certo! Quindi se devi tagliuzzare qualcuno, tagliuzza lei.»
Hijikata nasconde un sorriso dietro il palmo aperto, sembra pensieroso «Non è che abbia molto senso.» lancia un’altra occhiata alla porta ma dietro la coppietta appena entrata non c’è Chihiro.
«È inutile che continui a guardare, tanto non viene. L’hai detto tu, no?» si appoggia coi gomiti sul bancone, osserva la vecchia che corre di qua e di là per servire i clienti.
Hijikata lo scruta in silenzio e dopo qualche istante, gli versa dell’altro sakè, facendo tintinnare i due bicchierini prima di bere un sorso.
«Aspettiamola ancora un po’… Magari ha avuto un imprevisto» vorrebbe chiedergli cosa stia succedendo ma quello ordina dell’altro sakè nonostante siano già alla seconda bottiglia «Intanto, tu parti dall’inizio.»
 

Continua…

 


[1] Sumida-gawa: il fiume più lungo che attraversa Edo.
[2] Yujo: “donne di piacere”. Erano le prostitute dell'epoca, talvolta erroneamente scambiate con le Geisha.



Mi chiedo quanta gente sia arrivata alle note finali senza premere sulla X rossa, che so, già dalle prime note XD
Scherzi a parte… Ero davvero indecisa se pubblicarla per il semplice fatto che nella Shinsengumi non ci sono donne e questo avrebbe potuto far storcere il naso. Il fatto però che nella Mimawarigumi ci sia Nobume (tralasciando ovviamente tutto il suo background), mi ha dato un po’ di coraggio e poi è una fanfiction e le fanfiction servono per divertirsi abbiate quindi pietà di me.
Ora un paio di cose che mi preme specificare:
1) dubito fortemente che Gintoki cederebbe a delle avances con tanta facilità (e anche se Sorachi gioca spesso sul sesso, non è che alla fine avvenga mai qualcosa di concreto) ma mi piaceva giocare su questa cosa e sul suo essere un vero schifo quando si parla di sentimenti. Le scene comunque saranno molto edulcorate, per questo il rating è arancione;
2) non ho inserito la nota OOC per il semplice motivo che, nonostante tutto, sto cercando di far sì che i personaggi rispecchino quanto più gli originali. Ad esempio:  gag di Sorachi a parte, non so come si comporterebbe Gintoki in una tipica seria situazione "amorosa" (prendiamolo con le pinze) che lo riguarda in prima persona, quindi non ho idea se mi sia avvicinata a quello che è il suo carattere o no XD Ad ogni modo se così non fosse fatemelo pure notare, aggiungerò la nota immediatamente ;)
Ringrazio infinitamente chi sceglierà di dare una possibilità alla mia piccolina, magari anche con una recensione. Per quanto non mi piaccia elemosinarne e ben conscia che il fandom non sia granché popolato (è davvero un peccato che questo manga sia così sottovalutato), riceverne fa comunque piacere e che siano positive o negative poco importa, l’importante è che siate brutalmente sinceri XD
Quindi, grazie mille sin da ora a chi le darà fiducia e chi magari apprezzerà in silenzio ♥

Alla prossima,
HeavenIsInYourEyes.
 

   
 
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