Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Eneri08    23/08/2015    4 recensioni
Cosa succederebbe se Hera, dea del matrimonio, dopo l'ennesimo tradimento di Zeus, decidesse a sua volta di tradirlo con un comune mortale, e se dalla loro unione nascesse una figlia semidea? L'appassionante storia di tre ragazze semidee che andranno incontro al loro cupo destino tra guerre, primi amori e satiri che mangiano lattine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Era, Grover Underwood, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo
 
Suonai il campanello dell'abitazione numero sette di Laurel Street di Baton Rouge. Solo allora, mi resi conto che Sandy stava ancora dormendo. Quello stupido incompetente di Apollo si era permesso di avvicinarsi alla mia donna, e di addormentarla per tutto quel tempo. Quanto tempo era passato? Sei mesi, forse? Cosa ne potevo sapere io, chi ero? Atena? La matematica non era mai stata il mio forte. Pero' sapevo che quell'arco di tempo poteva equivalere ad un coma. 
Senza troppe cerimonie, sfondai la porta con un calcio. Poi, un pensiero mi assalii la mente: se Sandy si fosse svegliata, e avesse scoperto che avevo sfondato la porta di casa sua, me ne avrebbe date di santa ragione. Così rimisi subito a posto la porta sui cardini; era veramente frustrante che io, Ares, dio della guerra, fossi stato sottomesso in quel modo da una comune mortale. Ma una comune mortale bellissima. 
Salii le scale che conducevano alla sua camera. Cercai di non fare troppo rumore, ma, ogni volta che facevo un passo, la punta di metallo dei miei anfibi scricchiolava contro il legno delle scale. Era tutto come ricordavo: tutti quelli stupidi piatti con i gatti che a Sandy piacevano tanto erano appesi alle pareti, le stanze profumavano di cannella, e ovunque mi girassi, le fotografie di Isabelle sembravano seguirmi con lo sguardo rimproverandomi, come per dire: "Perché mi hai lasciato morire, papà?". Serrai la mascella in un ghigno di rabbia, e cercai di raggiungere il prima possibile la stanza da letto di Sandy Ross. 

Quando aprii la porta della camera di Sandy, la vidi dormire beata come una valchiria sbronza sopra al letto, con i capelli scompigliati in un mezzo codo, la maglia degli Chicago Lions che le pendeva da una spalla, i pantaloni di una tuta rosa stropicciata, il trucco che le contornava gli occhi di nero come un panda alcolizzato e fra le braccia il grembiule su cui Isabelle aveva ricamato: "Alla mamma migliore del mondo". Sentii una stretta al cuore.
Andai vicino al suo viso e le sussurrai, –Sandy, svegliati.

Lei si svegliò, certo. Quante donne ai vecchi tempi avrebbero sognato di svegliarsi con il mio sospiro sul collo! Si svegliò e mi diede un pugno in faccia. 
–Oh! Scusa, caro!– Gesticolò mortificata quando mi riconobbe.
–Anch'io sono contento di rivederti, Sandy...
–Isabelle! Dov'è Isabelle? Sarebbe felicissima di vederti, tesoro!– 
Mi avvicinai a lei. In quell'istante, avrei preferito essere chiunque, tranne che un dio. Le raccontai la storia dell'impresa, e di come Isabelle fosse stata una grande eroina, tralasciando il fatto che fosse morta. 
Sandy pronunciò contenta: –Si vede proprio che è tua figlia, Ares!– Sospirai, e continuai con il racconto, fino alla conclusione. Quando finii, mi si spezzò il cuore, non tanto per me, dato che io avevo già incassato il colpo ed ero abbastanza abituato alle morti dei miei figli. Ma quando guardai Sandy, sentii la terra che mi mancava sotto i piedi. Lei non gridò, non pianse, non fece niente di niente. I suoi occhi erano vitrei e persi nel vuoto, come quelli delle anime nei Campi della Pena. Mormorava spasmodicamente, –La mia bambina. La mia povera bambina...– Poi, la rabbia ed il rancore presero posto alla tristezza.
–Tu... tu hai lasciato morire nostra figlia?! Non hai alzato un dito?! Lurido verme, come hai potuto...– Iniziò a tirarmi pugni sul petto. –La mia bambina! È morta!– Incominciò a singhiozzare. Sentii le sue lacrime bagnarmi la maglietta, poi mi spinse via, e scese al piano inferiore, in soggiorno. La seguii, pensando che stesse per fare qualcosa di avventato. Invece, stava gettando a terra tutti i libri dagli scaffali, borbottando nevrotica e in lacrime.
–Dov'è?! Dov'è?! So che è qui da qualche parte!– 
Estrasse l'album dei ricordi/diario scolastico, e sfogliò furiosamente tutte le pagine, tagliandosi le dita con la carta. Si avvicinò a me titubante, tenendo il libro spalancato sulla sezione degli Inferi. 
–C'è un modo per riportarla in vita, è così? Io lo so. Ti prego, aiutala!
–Io... non posso fare niente.– Dissi serrando i pugni. 
–Un'anima per un'anima! Qualcosa in cambio di qualcos'altro! So che è così, è sempre così e sempre così sarà!
–Ho già perso nostra figlia, non perderò anche te.– Sandy mi accarezzò una guancia piena di cicatrici con la sua candida mano. 
–Io devo proteggerla, Ares. Lei è mia figlia.–

Mi ritrovai negli Inferi, insieme a Sandy, che cercava di comportarsi con disinvoltura, anche se non fremeva all'idea di morire. 
Come darle torto. Io stesso avevo cercato di farle cambiare idea in tutti i modi, ma lei aveva fatto buon viso a cattivo gioco ed in quel momento ci stavamo dirigendo al palazzo di Ade.

Se Sandy non avesse avuto il potere di vedere oltre la Foschia, probabilmente tutto ciò che avrebbe visto l'avrebbe fatta impazzire. 
Entrammo nel palazzo. Odiavo quel posto così come odiavo Ade. Anche se c'era un buon odore di morte nell'aria, e molti dei suoi "servitori" mi erano stati utili in molte guerre. 
–Ma che bella sorpresa, Ares. Hai portato con te una comune mortale?– Disse sprezzante Ade. –Cosa ti porta nel mio umile regno, divinità dell'Olimpo?– 
Adoravo un po' di sfacciataggine da parte di qualsiasi essere vivente e non, ma, quel giorno, non ero proprio di ottimo umore.
–Ade, sono venuto qui per proporti uno scambio. Ricordi Walle Foster e le sue amiche?
–Come potrei dimenticarmi della mia nipotina?
–Ricordi una certa Isabelle Ross?– Ade sembrò pensieroso.
–Non saprei... ne arrivano così tanti. Capelli rossi scuri e ricci, pelle olivastra, occhi verdi oliva ed una cicatrice sul sopracciglio destro?
–Sì.
–...Non l'ho mai vista.– Sandy si precipitò ai piedi del trono del signore dei morti e si inginocchiò profondamente.
–Oh, mio divino signore dell'oltretomba, la prego, se sa dov'è mia figlia, la prego, me lo riveli!– 
Ade, guardando gli occhi supplichevoli di Sandy, sembrò ricordarsi di qualcosa di molto tempo prima. La sua espressione si addolcì con una nota di tristezza. –Sì. Mia... nipote mi ha consegnato il suo corpo prima di tornare in superficie.
–Mio divino signore, la supplico, mi ridia indietro la mia bambina!
–È contro le regole. Non credi che se potessi farlo, avrei già riportato indietro... vabbè, lasciamo perdere. Non si può. Nessuna anima può uscire senza un pedaggio.– Sandy estrasse il libro dalla borsetta da viaggio.
–Intende questo?– E mostrò il paragrafo che indicava lo scambio delle anime. Ade alzò un sopracciglio.
–Donna, saresti disposta a dare la tua anima per quella di tua figlia?
–Sarei pronta a deridere gli Chicago Lions per mia figlia.– Ade mi guardò, come per dire: "Ma di cosa diamine sta blaterando, questa donna?". Io sibilai:
–Sarebbe pronta a fare una strage sull'Olimpo per Isabelle.–
Il signore dei morti fece un cenno di approvazione con la testa. –E sia, allora. Un'anima per un'anima. Ma non potrai più tornare indietro, sappilo.– 
Sandy tirò su col naso. –Sono pronta.– Ade si alzò dal trono, e al suo fianco comparvero due porte. Una a destra ed una a sinistra. Dalla porta sulla destra, emanava una luce abbagliante. Dall'altra, l'occhio si perdeva nelle tenebre. Io misi una mano sulla spalla di Sandy. –Non è ancora troppo tardi per cambiare idea. Possiamo tornare in superficie, se vuoi.
–Devo farlo per nostra figlia.– Tentai il tutto per tutto. Provai a farla arrabbiare, così che la sua mente fosse più soggiogabile. Mi rivolsi a lei in tono provocatorio ed aspro, prendendo le sue mani fra le mie.
–Non ti permetterò di morire, Sandy. Non lo approvo. 
–È una guerra persa, Ares.– Le sue mani scivolarono lungo i suoi fianchi. Mi baciò ed andò al fianco di Ade.
–Era da tanto che non facevo scambio di anime.– La prese a braccetto ed insieme entrarono nella porta sulla destra. Nello stesso momento, una minuscola figura comparve nella porta di sinistra. Man mano che si avvicinava, diventava sempre più grande, ed i suoi lineamenti diventavano sempre più definiti. Mi avvicinai per vedere meglio chi fosse, e poi la vidi. Isabelle stava barcollando verso di me, ricoperta da un mantello nero scolorito e sbruciacchiato. Appena varcò la soglia del confine fra la porta ed il palazzo, le due porte si dissolsero in del fumo nero. Il suo corpo prima mi era sembrato trasparente ed inusuale, ma, quando mi vide, i suoi occhi scivolarono all'indietro e svenne. L'afferrai prima che potesse rompersi l'osso del collo e morire nuovamente. Chiuse gli occhi, e borbottò: –...uccidi Urano per me... Walle...–
Sbuffai. In qualsiasi posto andassi, non si faceva altro che parlare di Walle. Walle di qua, Walle di là, la figlia di Hera laggiù, la figlia di Hera lassù...
Isabelle sbarrò gli occhi. –Walle!– Urlò. Poi mi vide. Arrossì imbarazzata. –P... padre? Dove sono Walle e Magalie? 

–Ti spiegherò tutto durante il ritorno. 
–Perché, dove stiamo andando?
–Tornerai a casa. 
–Intendi... a Baton Rouge?
–No. Al Campo Mezzosangue.–

 
Continua...
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Eneri08