NOTE
AUTRICE
Ed
eccomi di nuovo qui con una DarcyxLoki. Non so cosa farci, quei due mi
piacciono troppo. Spero che la storia sia di vostro gradimento,
l’ho scritta un
po’ di tempo fa dopo aver stoppato l’Esorcista al
minuto quattro, più o meno.
Io odio i film horror. Ok, adesso me ne vado e vi lascio alla one-shot.
Bacioni
xx
Darcy
cerca di districare le gambe dalla coperta,
imprecando sottovoce. Da quando hanno abbassato la tassa sul
riscaldamento ne
sta decisamente abusando. D’accordo, a New York fa molto
freddo durante
l’inverno, ma se volesse sudare come un maratoneta andrebbe a
farsi una vacanza
alle Seychelles. Col nuovo stipendio che ha potrebbe permetterselo. In
realtà
non è nemmeno ancora laureata, ma Tony Stark la paga lo
stesso, e lei di certo
non si lamenta. Comunque. Darcy
non
si trova su una qualche isola paradisiaca, ma nella sua deprimente
villetta di
periferia. E’ sdraiata sul divano, attorcigliata tra le
coperte, e sta
guardando l’Esorcista. Ora, è necessario fare un
passo indietro. Odia i film
horror. Li detesta con tutto il cuore, ma non può fare a
meno di passare ore e
ore al Blockbuster (perché i Blockbuster esistono ancora), e
fare la scorta di
pellicole del terrore. L’altro ieri ha guardato The Ring,
questa notte
l’Esorcista. Sa già che non riuscirà a
chiudere occhio per i prossimi due
giorni, ma si è sempre considerata una persona masochista,
perciò… Sbuffa,
irritata. Non riesce a concentrarsi sul film (anche se forse
è meglio così),
perché i suoi pensieri virano sempre nella stessa direzione.
Quando era piccola
sua madre- santa donna!- le diceva
sempre che gli uomini sono dei grandissimi idioti, dal primo
all’ultimo. Non
aveva tutti i torti. Non che Darcy sia uscita con molta gente nel corso
della
sua breve vita, ma le sue poche esperienze non sono state, come
dire… Gratificanti. Soprattutto
l’ultima. Se
il primo fidanzato del liceo era un puttaniere, e il tizio con cui
usciva al
college un ratto da biblioteca (sul serio, quel tizio assomigliava ad
un
ratto), il terzo sarebbe dovuto essere quello buono. Invece no. Si
è scelta un
dio con gravissime carenze d’affetto. Sente gli occhi
inumidirsi, mentre
ripensa a Loki. Si ricorda ancora di quel giorno, quando Thor aveva
detto ad
Eric che suo fratello era morto. Darcy non era rimasta particolarmente
sorpresa. La dipartita prematura del proprio
“fidanzato” è un effetto
collaterale, quando quest’ultimo si ostina a voler diventare
un dittatore intergalattico,
o cose del genere. Ha cercato di non piangere, lo giura. Ci ha provato
con
tutto il cuore, sul serio. Ma non
ci
è riuscita. Non lo ammetterà mai, ma in
realtà è un’inguaribile romantica. Si
è
illusa di poter salvare davvero Loki da sé stesso. Ci era
quasi riuscita. Poi
lui è partito per New York, ha fatto un po’ di
casino, ed è scomparso dalla sua
vita. Per sempre. E Darcy si
vergogna
persino a pensarle, tutte queste cose. La verità
è che quel dio psicopatico le
manca da morire. Le mancano i suoi insulti osceni, le sue fantasiose
minacce di
morte, i baci rubati, le risate fatte alle sue spalle…
Eppure lo sapeva. Sapeva
che quella relazione non l’avrebbe portata da nessuna parte,
ma è sempre stata
una ragazza impulsiva. E poi lui è morto.
Se n’è andato, senza nemmeno salutarla,
senza un messaggio… Niente di
niente. Si asciuga una
lacrima, rabbiosamente.
<<
Spero che tu stia bruciando tra le fiamme
dell’Inferno, stupido dio mestruato. >> Ringhia
in direzione del
televisore. A proposito, la bambina indemoniata si sta contorcendo sul
pavimento proprio in questo momento. Darcy si copre gli occhi con una
mano,
deglutendo. Perché sta guardando l’Esorcista?
Davvero, dovrebbe farsi vedere da
uno specialista, al più presto. Se avesse abbastanza dita
proverebbe anche a
tapparsi le orecchie. Magari potrebbe chiedere al dottor Hulk- o
Banner, fa lo
stesso- come ha fatto a trasformarsi in un mostro verde ed infuriato.
Non che
lei voglia diventare un mostro verde ed infuriato, per
carità, ma avere un paio
di mani in più non sarebbe poi così male. Ad
esempio potrebbe…
<<
Cosa cazzo… >> Darcy scatta in piedi,
spargendo pop-corn dappertutto. Ha sentito un rumore provenire dalla
sua cucina
da studentessa di scienze politiche. O stagista di Jane Foster, come
preferite.
A questo punto potrebbe anche darsi che le siano venute le
allucinazioni. Non
ne sarebbe poi tanto sorpresa. Altro
rumore. Ok, Darcy è sicura di avere un udito
finissimo. Qualcuno si è
introdotto nella sua fottuta cucina. Introdotto? Sul serio? Non crede
di aver
mai utilizzato la parola “introdotto”, nella sua
vita. Afferra dal tavolino
dell’ingresso un tomo di tremila pagine. Teoricamente
dovrebbe leggerlo, glielo
ha ordinato Jane. E’ stato scritto da un certo scienziato,
specializzato in una
certa fisica quantistica… Insomma, roba che lei non
capirà mai. Però lanciato
in testa deve far male.
<<
Sono armata! >> Esclama, avanzando a
piccoli passi. Indossa una t-shirt da uomo (una di quelle che aveva
comprato a
Loki) e sulla testa ha un ridicolo cappello a forma di Panda.
D’accordo, magari
non è un abbigliamento molto minaccioso, ma il dottor Simon
Lewis (quel tizio si chiama come lei!),
stampato
sulla copertina del libro, ha uno sguardo piuttosto agguerrito. Darcy
si ferma
accanto all’ingresso della cucina, prendendo un respiro
traballante. Forse
dovrebbe chiamare un esorcista. Magari il demonio si è
impossessato del suo
scolapasta. Poi un’ombra compare vicino all’uscio,
e la ragazza smette di
pensare. Si lancia in avanti, andando a schiantarsi contro qualcosa di
decisamente umano.
<<
Per Sparta! >> Sbraita, sollevando in aria
il tomo del dottor Lewis. Per Sparta? Ma da dove le è
uscito? Il
ladro-stupratore-assassino che è entrato in casa sua le
blocca le braccia con
facilità. Poi la lancia contro al tavolino della cucina.
Darcy rimane senza
fiato per un secondo, mentre pensa freneticamente ad una via di fuga.
Potrebbe
lanciarsi fuori dalla finestra. O magari evocare Miei-Miei,
il martello di Thor. Dove diamine è quel gran pezzo
di…
biondo, quando serve? La luce della cucina si accende, e la stagista si
blocca
con le braccia davanti al volto.
<<
Perdonatemi, mortale, ma aggredirmi con quel
libro non è stata una buona idea. >>
E’ un vecchio a parlare. Assomiglia
molto a Babbo Natale, anche se Darcy non ne è molto
convinta. Innanzitutto non
è ancora dicembre, e poi non è sicura che gli
manchi un occhio, e indossi un
elmo dorato. Però nessuno ha mai visto il vero Babbo Natale,
perciò non può
esserne certa.
<<
Oh, ehm… Signor Babbo Natale! >> Decide,
incrociando le braccia sullo stomaco, fingendo di avere freddo. In
realtà sta
tremando per la paura, ma non vuole darlo a vedere. Il vecchio con la
barba
bianca batte a terra uno scettro dall’aria molto preziosa,
sorridendo
bonariamente. Babbo Natale non potrebbe mai farle del male, del resto.
Al
massimo le farà trovare del carbone sotto
l’albero, anche se è stata una brava
bambina. Più o meno.
<<
Temo che Voi mi abbiate scambiato per un’altra
persona, signorina Lewis. >> Babbo Natale fa un breve
inchino. Darcy
annuisce, non troppo convinta. In realtà le sembra di aver
già visto quel tizio
da qualche parte. Assomiglia vagamente a qualcuno che conosce, ma non
riesce ad
inquadrarlo. Forse è il panettiere che ha deciso di farle
una visita fuori
programma? O magari Tony Stark si annoiava, e ha mandato qualcuno a
farle uno
scherzo. Di pessimo gusto, tra l’altro. La stagista gira
attorno al tavolo,
lentamente. In un cassetto sotto al piano cottura ci sono tutti i
coltelli. Li
ha rimessi lì dopo che Loki se n’è
andato da casa sua. Non che non si fidasse
di lui, ma, ecco… Non si fidava di
lui.
<<
Oh, aspetta un attimo! Tu sei Odino. >>
Si batte una mano sulla
fronte, dandosi dell’idiota. Non verrà incenerita
per non aver riconosciuto il
padre di Thor, vero? Ma, ehi, non l’aveva mai visto prima, e
poi sono le due
del mattino. Non è nel pieno delle sue facoltà
mentali. E cosa ci fa Odino
nella sua cucina?
<<
Felice che Voi mi abbiate riconosciuto, mia
lady. >> Odino continua a sorridere. E’ un
sorriso che ha già visto un
milione di volte. Dove? Quando? Non lo sa esattamente. Magari negli
spot
pubblicitari su Babbo Natale.
<<
Di niente, Signor Babbo Nat… Odino.
Posso sapere cosa ci fa lei nella
mia cucina? Non che non sia un ospite gradito, ma purtroppo non ho
niente da
offrirle. Vede, sono una pessima cuoca, e se mi mettessi a preparare
qualcosa
adesso i vicini si infurierebbero. E mi creda, non vuole vedere la
signora Todd
incazzata. E’ una vecchietta amabile, non mi
fraintenda… Però strilla come
un’aquila quando si arrabbia, ed ha la pericolosa tendenza a
chiamare la
polizia. E quado c’è la polizia compaiono quelli
dello S.H.I.E.L.D. Io odio
quelli dello S.H.I.E.L.D. >> Si interrompe soltanto per
riprendere fiato.
Spera che Thor si sia accorto che lei è in pericolo, o cose
del genere. Tanto
lui salva sempre le donzelle in difficoltà, no?
<<
Ah, stupida Midgardiana. Sono passati mesi,
eppure non sei cambiata di una virgola. >> Darcy ha
già sentito quel tono
sprezzante. Ma non può essere.
<<
Non può essere. >> Sussurra.
“Non
può essere.”
Si ripete, mentre un alone verdastro
circonda Odino, nascondendo la sua figura. Poi Babbo Natale scompare,
trasformandosi in un giovane uomo dai capelli neri e lunghi,
spettinati. Gli
occhi troppo verdi per essere veri sono freddi come se li ricordava. E
poi c’è
quel ghigno. A metà tra un sorrisetto sarcastico e una
smorfia di sufficienza.
Nemmeno lui è cambiato di una virgola. Loki è
sempre lo stesso. Darcy non sa se
ridere o piangere, mentre lo raggiunge con una falcata e gli molla uno
schiaffone sulla guancia. La stagista sa di non avergli fatto male, ma
vedere
la sua espressione esterrefatta la riempie di soddisfazione. In
realtà non è
sicura di come si sente, mente gli sbraita in faccia un: “Sei
una fottutissima testa di cazzo” e altri soavi
parole d’amore.
Vorrebbe scoppiare in lacrime tra le sue braccia (cosa che non
succederà mai e
poi mai), oppure sbattergli ripetutamente in testa il libro del dottor
Lewis. O
magari fare tutto quanto insieme. Loki la afferra per le braccia,
impedendole
di fare quello che vorrebbe, ovvero prenderlo a pugni con tutta la
cattiveria
che possiede.
<<
Ti stai rendendo ridicola, mortale. >> Le
fa “gentilmente” notare il dio degli inganni,
facendo cozzare la sua schiena
contro al muro. Darcy tenta di divincolarsi, con scarsissimo successo.
<<
Tu hai fatto credere a tutti di essere morto!
>> Abbaia. Probabilmente la signora Todd ha
già chiamato la polizia, e
presto si ritroverà Fury (quel tizio la inquieta da morire)
e la squadra degli
Avengers al completo in cucina. Ma non le interessa proprio niente, se
deve
essere sincera.
<<
Hai fatto credere a me di essere
morto! >> La sua voce è decisamente troppo
alta,
e trema in modo incontrollato. Darcy vorrebbe darsi una manata in
testa. Non
può mostrarsi debole di fronte a Loki, o lui
capirà quanto le è mancato. Anche
se probabilmente lo sa già. Quel piccolo dio squilibrato non
si è insinuato
soltanto nella sua vita, ma anche nella sua mente. E lei glielo ha
permesso,
senza nemmeno opporre un minimo di resistenza.
<<
Ma adesso sono qui. >> La voce di Loki
sembra incerta, ma forse Darcy ha soltanto le traveggole. Sa
esattamente cosa
dovrebbe fare ora. Per prima cosa sarebbe opportuno chiamare Jane, Thor
o
persino Fury e la sua squadra di killer altamente addestrati. Loro
porterebbero
via lo schizofrenico che si diverte a fingere di essere il proprio
padre, e poi
lo rinchiuderebbero a vita nelle prigioni Asgardiane. Fine della
storia, e
vissero tutti felici e contenti. Tranne
lei. Prova ogni volta a fare la cosa giusta, con tutte le sue
forze. E in
questo momento la “cosa giusta” non è
certamente alzarsi in punta di piedi e
baciare quel rockettaro con qualche rotella fuori posto. E non
è per niente
giusto che lui la sollevi con facilità, permettendole di
avvolgere le gambe
attorno al suo bacino. No, è sbagliato, completamente. Lo
sanno entrambi. Lo sa
anche Loki.
Sa
che non sarebbe mai dovuto tornare a Midgard per
rivedere quella sciocca umana. Sa che ha mandato a monte tutto il piano
perfetto che ha architettato alle spalle di quell’idiota di
suo fratello. Un
cieco, uno stolto. Loki è superiore a tutti gli altri,
è troppo intelligente
per restare dietro alle quinte. Si credeva superiore anche a Darcy
Lewis,
quella piccola presuntuosa terrestre. Però adesso
è qui con lei, e la sta
baciando come non ha mai baciato nessuna donna Asgardiana. Ed
è strano sentirsi
così potente e vulnerabile allo stesso tempo. Darcy gli
morde il labbro
inferiore fino a farlo sanguinare, ed in questo momento si sente molto
Edward Fatina Cullen, ma non le
interessa più
di tanto, perché non riesce a pensare a niente. E
riflettendoci bene è un
evento davvero epocale, perché lei non spegne la mente
nemmeno quando dorme. Il
criceto che corre nel suo cervello deve essere sotto il costante
effetto di
steroidi, o cose del genere. Loki la lascia improvvisamente andare,
allontanandosi di scatto. La ragazza lo fissa, con gli occhi fuori
dalle orbite
e il fiatone.
<<
Thor si è accorto dell’assenza di Odino. Devo
andarmene. >> Le dice semplicemente, indietreggiando di
quale passo.
Darcy inarca un sopracciglio. Adesso è davvero
arrivato il momento di chiamare Natasha Romanov e compagnia.
<<
Tu sei completamente pazzo. >> Si limita
ad asserire, incrociando le braccia sotto al seno. In realtà
l’unica cosa che
vorrebbe fare adesso è supplicarlo di tornare il
più presto possibile. Loki si
esibisce nel suo peculiare ghigno sarcastico, lisciandosi i capelli
scuri con
una mano.
<<
Perdonami per tutto quanto, Darcy Lewis. >>
La foschia verde lo avvolge di nuovo, e Loki sparisce come
d’incanto.
Probabilmente ha imparato la tecnica del teletrasporto, come Goku di
Dragon
Ball.
La
televisione accesa in soggiorno continua ad emettere
urla disumane. Il sacerdote grida parole incomprensibili in latino.
<<
Esci da
questo corpo, Satana! >>
Darcy
scoppia a ridere, perché infondo
il Diavolo non è poi così male.