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Autore: _armida    24/08/2015    1 recensioni
“Sono stupito, non credevo che un bel faccino riuscisse anche a maneggiare un’arma con tale bravura”, disse il Conte.
Elettra provò a tirarsi su, ma finì per andare ad urtare contro la lama della spada, ferendosi leggermente uno zigomo.
“Dovete stare attenta, non volete di certo rovinare tutta questa bellezza così”, aggiunse allontanando la spada dalla faccia della ragazza. Doveva dargliene atto, era davvero bella. Non lo aveva notato prima, quando Grunwald l’aveva portata all’accampamento priva di sensi, era troppo preso dal chiedere al garzone di Da Vinci dove si trovasse la chiave.
Fece cenno a due guardie svizzere di tenerla ferma, mentre lui la perquisiva in cerca di altre armi nascoste. Non ne trovò, ma la sua attenzione fu catturata da qualcosa che la ragazza teneva nella tasca sinistra dei pantaloni: si trattava del suo blocco da disegno. Quando fece per sfogliarlo, una moneta, contenuta al suo interno cadde a terra; non si trattava di una moneta comune, era in oro e presentava sulla sua superficie la faccia di un dio pagano. La raccolse e la osservò accuratamente.
“Cosa sapete riguardo ai Figli di Mitra?”
VERSIONE RIVEDUTA E CORRETTA SU WATTPAD
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Giuliano Medici, Leonardo da Vinci, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elettra'
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Prologo

 
Costantinopoli, 1458
 
Si trovavano su una scogliera a picco sul mare. Poco lontano si poteva intravedere il profilo della città, con i suoi alti minareti.
Il piccolo gruppo stava osservando il cielo, dubbioso. Il sole era sorto da poco e grossi stormi di uccelli si muovevano frenetici nell’aria. Per i semplici quello non era nient’altro che un suggestivo spettacolo, ma non per il Turco. Al-Rahim aveva imparato parecchi anni or sono a prevedere il futuro semplicemente osservandoli.
“Cosa vedete, dunque?”, chiese Cosimo de Medici abbassando il cappuccio del mantello, mostrando la lunga barba bianca e un viso stanco, causato dalle fatiche che il viaggio da Firenze a Costantinopoli avevano provocato.
“I piani sono cambiati”, gli rispose il Turco, staccando finalmente lo sguardo dalla volta celeste. Osservò i presenti ad uno ad uno, finché i suoi occhi non si fermarono su una delle due giovani donne del gruppo.
Istintivamente Anna portò una mano sul grembo; si era accorta a metà del viaggio delle sue condizioni. Aveva spedito a suo marito, Filippo Becchi, una lettera in cui gli dava la lieta notizia ma lo informava anche che avrebbe proseguito il suo viaggio; sarebbe comunque tornata appena possibile a Firenze, appena il Turco avrebbe informato i presenti sul perché di quella improvvisa convocazione. Ma quest’ultima parte l’aveva omessa. Lui non poteva capire quello che aveva spinto la sua famiglia, secoli prima, ad unirsi alla confraternita dei Figli di Mitra. Ufficialmente quello era un viaggio diplomatico.
“La nuova vita che cresce dentro di voi… avrà un ruolo determinante, quando sarà il momento”, le disse sorridendo, “Aiuterà il Prescelto nella ricerca del Libro”.
Caterina non poté fare a meno di sorridere a sua volta; il Prescelto di cui il Turco parlava era il suo bambino, che in quel momento probabilmente giocava spensierato per i prati della tenuta del padre a Vinci. Un velo di malinconia scese sui suoi occhi, lo aveva dovuto lasciare a soli sei mesi per abbracciare il suo destino.
Gli occhi di Anna si illuminarono a quelle parole, onorata da quello che aveva sentito. Ma subito una sensazione di inquietudine le si diffuse per il corpo.
“L’aiuto che lui o lei dovrà dare, sarà nel bene o nel male?”, chiese con voce tremante.
“Questo dipenderà tutto da… Caterina potreste per favore controllare il sesso del futuro nascituro?”, disse Solomon Ogbai, l’Abissino.
Anna si sfilò dal collo il suo pendente, un cuore con decorazioni floreali incise sulla superficie che al suo interno nascondeva due piccole gemme, un diamante blu e un’ametista viola; lo portava sempre con sé. Era essenziale per i Figli di Mitra.
Porse quel piccolo oggetto a Caterina che lo posizionò a mezz’aria, all’altezza del ventre di Anna.
Il ciondolo cominciò a muoversi in senso circolare.
“Femmina!”, dissero all’unisono Carlo de Medici e Lupo Mercuri. Se invece quello si fosse mosso in senso orizzontale, allora si sarebbe trattato di un maschio.
“Lei un giorno si troverà di fronte alla scelta di aiutare o meno nella ricerca. Non possiamo sapere se sceglierà la luce o le tenebre…”, per un attimo lo sguardo del Turco si focalizzò sul  più giovane dei de Medici, per poi tornare ad osservare Anna, “… il fato di quella futura vita e del piccolo Leonardo non può essere predetto”.
“Appena vi sarà possibile dovrete incominciare l’addestramento, solo così sarà in grado di superare gli ostacoli che le si pareranno davanti”, il tono dell’Ebreo era serio.
Anna annuì. I suoi lunghi boccoli biondi si muovevano leggermente, trasportati dalla brezza mattutina.
Le avrebbe tramandato tutto quello che sapeva, nello stesso modo che la sua famiglia utilizzava da secoli.
Discussero ancora un po’ su quello che attendeva tutti loro e poi se ne andarono ognuno per la propria strada. Solo il Turco rimase dov’era. C’era una cosa che non aveva detto ai suoi compagni: due di loro li avrebbero traditi in nome di falsi idoli.
 
***
 
Firenze, 1459
 
Un pianto annunciò l’arrivo di una nuova vita. Anna guardò estasiata quella piccola creatura che la levatrice teneva tra le braccia. Era esausta, il parto era stato lungo e difficile, ma si sentiva felice, come mai prima d’ora.
“Come desiderate chiamar…”, Maria, la sua fidata cameriera, non riuscì a finire la frase. Anna riprese ad urlare, in preda a nuove e lancinanti contrazioni.
“Gemelli!”, urlò una delle donne presenti nella camera.
Alcuni minuti più tardi nacque anche il secondo. Si trattava di un’altra femminuccia.
Qualcosa però non andava, la bambina aveva un colore violaceo e non respirava.
Trattennero tutti il fiato.
Dopo alcuni secondi, che parvero lunghi ed interminabili, finalmente emise anche lei quel pianto tanto atteso.
“Come desiderate chiamarle?”, chiese la levatrice porgendo ad Anna quei due piccoli fagotti.
“La prima Lucrezia”,  disse, osservando la bambina, “Per la seconda chiedete a mio marito”.
Nessuno le aveva detto che sarebbero state due. I Figli di Mitra non le avevano dato indicazioni su chi delle due avrebbe aiutato il Prescelto.
Dopo una veloce occhiata alle piccole, le diede a Maria; che uscì dalla stanza per mostrarle al neo papà.
Anna era in preda ad un dubbio che rischiava di spaccarla in due. A chi avrebbe dovuto tramandare le sue conoscenze?
In quel preciso istante decise di scegliere Lucrezia.
 
Filippo attendeva agitato appena fuori dalla porta della loro stanza. Accanto a lui vi era in loro primogenito, Aramis. Un biondino di dieci anni.
Maria uscì e si diresse nella loro direzione. Era raggiante.
“Gemelle!”, urlò Filippo incredulo, osservandole.
“La bimba di destra è Lucrezia; mentre per quella di sinistra la Signora ha delegato voi, per scegliere un nome”, lo informò con un sorriso a trentadue denti.
Filippo e Aramis si osservano a vicenda, poi puntarono lo sguardo sulla piccola. Avevano entrambi pensato la stessa cosa. Poco prima stavano leggendo un mito in greco…
“Elettra!”, dissero all’unisono.
In quell’istante la piccola aprì i suoi grandi occhioni azzurri e li osservò.

Nda
Questa è la prima volta che pubblico un mio scritto. Spero vivamente di essere riuscita a stuzzicare almeno un pochino la curiosità di chi legge.
   
 
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