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Autore: lapoetastra    25/08/2015    3 recensioni
Lo guardano in silenzio, trattenendo il respiro.
Alcuni si scansano al suo passaggio, come se avessero paura che, solo sfiorandolo accidentalmente, possano prendersi qualche malattia grave.
Alcuni lo additano con mani tremanti.
Nessuno ride.
Tutti hanno paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo guardano in silenzio, trattenendo il respiro.
Alcuni si scansano al suo passaggio, come se avessero paura che, solo sfiorandolo accidentalmente, possano prendersi qualche malattia grave.
Alcuni lo additano con mani tremanti.
Nessuno ride.
Tutti hanno paura.
È un assassino, quell’uomo. E quel sangue che gli imbratta i vestiti intatti ed eleganti ne è la prova.
Qualcuno prende di tasca il cellulare, cercando di non farsi notate, fremendo appena.
Dita tremule indugiano sui tasti.
Bisogna chiamare la polizia? O è meglio fare finta di niente ed andarsene per la propria strada?
Ma quello è un omicida, dopo tutto.
Le macchie rosse allontanano qualsiasi dubbio dalle menti più pure.
I genitori stringono forte i figli, li abbracciano, chiudono loro gli occhi.
Alcuni piangono, quando l’uomo si avvicina.
Lacrime di paura, di terrore.
Alcuni vorrebbero scappare, correre lontano da lui.
Tutti lo odiano.

 
 
Nick osservò tutta la scena.
Sapeva che doveva fare qualcosa, doveva aiutarlo, ma le sue gambe si erano improvvisamente fatte di piombo e non rispondevano più ai comandi urlati dal cervello.
Con gli occhi spalancati per il terrore, vide il ragazzo dai capelli dorati che rilucevano grazie ai raggi lunari opporsi allo scippo.
Nick avrebbe voluto gridargli di non farlo, di dare a quei due malviventi ciò che chiedevano.
Un portafoglio valeva forse la sua vita? Non poteva essere, era una cosa impensabile, per quanti soldi avessero potuto esserci dentro.
Ma la sua gola era arida come deserto, e tutto ciò che riuscì a produrre furono esili lamenti soffocati, silenziosi persino alle sue stesse orecchie.
Qualcosa ferì i suoi occhi, d’improvviso come un pensiero.
Un luce forte, accecante.
Non proveniva dai capelli del ragazzo.
Essi avevano ormai perso qualsiasi colore, mentre la testa del giovane sbatteva con un tonfo sordo sul duro asfalto della strada solitaria.
Di nuovo quella luce.
Andava e veniva, in concomitanza con la lama affilata del coltellino a serramanico che usciva ed affondava nel corpo dello sfortunato riverso a terra, con un ritmo serrato, infinito, costante.
Come un battito di cuore.
Non del ragazzo, di certo, che ora stava inevitabilmente rallentando la sua folle corsa.
Nick assistette a tutto questo in silenzio, come se stesse semplicemente guardando uno dei suoi film thriller preferiti alla tv.
Solo quando vide due macchie scure di fronte ai propri occhi, capì di non essere un attore, di non essere in uno studio scenico.
Era la vita vera, quella, esattamente come erano veri i due killer che erano di fronte a lui, adesso.
Reali.
Carne, ossa e coltello.
Nick pensò che non aveva più speranze, che sarebbe morto anche lui, in quanto testimone.
Si chiese, in un momento di follia dettato dal panico, se all’Inferno avrebbe incontrato il ragazzo biondo e se egli lo avrebbe punito per non averlo aiutato.
La luce della Luna colpì nuovamente i suoi occhi quando, dopo momenti interminabili, li riaprì, pur non essendosi accorto di averli serrati con così tanta forza.
Adesso era di nuovo solo.
I due malviventi erano scappati, non sfiorandolo nemmeno come un dito.
Nick, per la prima volta nella sua vita, si sentì felice.
Fortunato, anche.
Ed, in qualche modo, speciale.
Un flebile lamento fece morire il sorriso che stava nascendo sulle sue labbra.
Si guardò intorno con un’espressione ebete stampata sul viso, lo vide e ricordò.
Il ragazzo biondo. L’aggressione. Il rifiuto.
Il sangue.
Con passo barcollante, Nick trotterellò verso di lui, domandandosi confusamente perché fosse ancora vivo.
Una volta arrivato, rimase impietrito, ed ogni traccia di gioia sorta in precedenza abbandonò definitivamente il suo cuore.
Il giovane era a terra, disteso in una scarlatta pozza in una posa innaturale, il volto distorto dal dolore.
Lunghe dita affusolate si stringevano convulsamente il petto, dove la bianca camicia era squarciata da profondi tagli slabbrati.
Nick gli si inginocchiò accanto, tremando appena, cercando a sua volta di chiudere le ferite.
Inutilmente.
Chiamare un’ambulanza, ecco come bisognava fare.
< Io… è tardi. Tardi >, mormorò il giovane, come se gli avesse letto nel pensiero.
Nick non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, ma sapeva che era vero.
Nessuno avrebbe più potuto curarlo, nessuno avrebbe più potuto fare niente per salvarlo.
Ed era anche un po’ colpa sua, e della sua codardia.
“Perché non hai lasciato che prendessero quel dannato portafoglio? Perché? “, si chiedeva Nick, ripetendosi quelle parole nella mente come un mantra incessante.
< La foto… C’era la sua foto nel portafoglio >, mormorò il morente, e solo allora Nick si accorse si aver involontariamente tramutato quella domanda in parole.
< Irina… la sua foto. È tutto ciò che mi è rimasto di lei. Non potevo… non potevo lasciare che mi portassero via anche la foto >, continuò intanto il ragazzo, con una luce febbrile negli occhi.
Nick capì, e per poco non scoppiò a piangere.
Avrebbe voluto rassicurare quel giovane poco più che bambino che aveva preferito morire piuttosto che dare di sua spontanea volontà la foto ai due malviventi dicendogli che alla fine era riuscito nel suo intento, che non si erano presi il portafoglio, che nessuno oltre a lui avrebbe visto il volto di quella fanciulla.
Ma non poteva mentire, e non avrebbe neanche saputo che parole usare per farlo, in realtà.
< Rimani qui. Ti prego >, lo implorò il ferito, e le sue parole soffocate si dispersero nella fredda aria invernale.
Nick non rispose, e si limitò a stringere con delicatezza ma allo stesso tempo con presa sicura il suo corpo ferito e martoriato, incurante del sangue scarlatto che gli imbrattava gli eleganti abiti.
Rimasero così, due sconosciuti stretti in un ultimo abbraccio in una via buia e solitaria.
Pochi minuti dopo, il ragazzo spirò.
Era l’alba.
La sirena della polizia urlava in lontananza.
Nick, con il cuore spezzato ed i vestiti zuppi di sangue, si alzò e se ne andò.
Voleva solo andare a casa, andare a casa e provare a dimenticare.
Per strada tutti lo guardavano male, come fosse un mostro, un assassino, e nessuno gli si avvicinava.
Non gli importava.
Niente avrebbe mai più avuto importanza nella sua vita.
 
   
 
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