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Autore: PitonTake    25/08/2015    1 recensioni
Storia semi fantasy e con molti tratti epici riguardante una storia interpretata in un luogo fantasy con caratteristiche culturali, storiche, architettoniche Giapponesi. La storia si svolge prima nel nostro mondo e in seguito nell'ambientazione fantasy.
l'ambientazione viene divisa in due, una parte del mondo, conosciuta, giapponese e una parte del mongo non conosciuta mongola con tratti cinesi.
Genere: Fantasy, Guerra, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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Avevo fatto un promessa superiore alla mie stesse capacità di intendere e di volere.

Le lacrime finirono di scendere copiose dai bulbi oculari, gli occhi si seccarono e così anche le labbra, il cuore smise di battere e i polmoni di contrarsi e dilatarsi.

Ero lì, in ginocchio come un orientale che chiedeva scusa, mentre vi rivolgevo a Est, era buio, la luna era già più alta degli alberi e io giacevo immobile con viso nobile e fiero.

Gli occhi si estendevano verso la collina, la superavano, spazzarono ogni edificio e nella mente, dopo aver chiuso gli occhi, gli incubi si facevano vivi, vivi peggio della stessa vita, come se essa non fosse già un incubo, che iniziarono a tormentare quei pensieri che cercarono di essere i più positivi possibili, chiusi i pugno, che prima si trovavano aperti sulle cosce, e tutto ad un tratto qualcosa si faceva strana attorno a me.
Il pavimentò venne spazzato via, ma io non precipitai rimasi lì sospeso  mezzaria ancora con gli occhi e il cuore secchi come se qualcosa o qualcuno mi stesse trattenendo. Tutto venne abbattuto, un silenzio prese già la silenziosa nottata ma dopo questo silenzio la luna e le stelle sparirono, la palma alta 20 metri si accese di colpo, come se qualcuno gli avrebbe dato fuoco, ma c’ero solo io lì.

Appena la palma carbonizzata crollò a terra dei corpi grigi e scheletrici ricoperti di lunghi mantelli, tuniche e cappucci neri e blu si misero intorno a me, appena essi si misero in cerchio, esso era largo un sei-sette metri di diametro loro erano in dodici, iniziarono a farfugliare qualcosa in una lingua sconosciuta all’uomo, o forse, al mondo ma dopo che tutti all’unisono dissero qualcosa mi gridarono -Avevi fatto una promessa- allora aprì gli occhi di scatto, rilassai la mani ma nei miei occhi si vedeva ira, e quindi gridai, anche se non volevo farlo –Voi non avete rispettato i patti- e poi loro videro la mia insolenza e dal nulla delle loro maniche uscirono della catene dello stesso colore della pece e tutti e dodici quindi si trovarono riuniti, i loro crani si spaccarono a metà e da centro del loro cranio uscirono altre catene, questa volte verdi come gli aghi freschi di un pino, che crearono una cupola e si il punto di riunione delle catene si trovò sulla mia testa.

Tutto prese fuoco, anche loro, anche le catene nere e verdi, ma non io, le macerie che si erano create le palme e gli alberi diventati carboni, tutto prese fuoco come se qualcuno avesse incendiato tutto in un solo istante, sentivo il calore saliva, dato che ero a circa dieci metri verso l’alto vicino alla Salita per Favollaro, il calore si propagandava ma le Dodici Teste Nere (come scoprii in seguito che si chiamarono) non sembravano curarsi di ciò.

Alla fine vidi che i Dodici si stavano mettendo in posizione e tirarono qualcosa simultaneamente a me, allora svenni e non so più nulla, ma ricordo che stavo dormendo, sognai Papà e altri “Spiriti” che mi ripetevano in continuazione una sola frase mentre loro rigavano attorno ripetevano –Avevi fatto una Promessa! Avevi Promesso!- Lo ripeterono coì tante volte che ho perso anche il conto di esse.
 
 
 
 
   
 
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