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Autore: SandFrost    25/08/2015    0 recensioni
E' una racconta di os sulle vicende dei babe Klaine. Le os non sono propriamente legate tra loro, ma potrebbero riportare vari argomenti o parole. Puntavo su 10 os, dove seguiremo i nostri Klaine durante la loro crescita. Dall’asilo fino a diventare adulti.
- Kurt e Blaine che si incontrano a varie età e diversi momenti della loro vita, si conoscono e diventano amici, proprio come due bambini. E stata un’avventura ma sono felice di essere arrivata alla conclusione. -
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vuoi giocare con me?




 
 
“Vuoi giocare con me?”. Era avvenuta cosi quel possibile inizio di conversazione (decisamente non convenzionale), che avrebbe portato a qualcosa o ad assolutamente a niente. Quattro parole e un punto interrogativo alla fine. Che cosa si aspettavano dalla risposta, non lo sapevano nessuno dei due. Il ragazzo che l’aveva posta, aveva passato ore a pensarci e il ragazzo a cui era stata posta, era confuso ma non in maniera negativa. Non si poteva di certo dire che capitava ogni giorno di ricevere quel tipo di domanda, no?
 

 
Sollevò il polso verso il suo viso, prima di ricordarsi che non indossava un orologio. Riportò il braccio al lato del suo corpo e sollevò il capo verso l’alto, sospirando. Era lì forse già da troppo tempo ed era ora di tornare a casa, se non voleva fare tardi ancora una volta e trovare la metro troppo piena o perdere l’ultimo treno. Anzi, avrebbe dovuto smetterla di uscire di casa senza chiavi o telefono, per una delle sue passeggiate senza destinazione, che lo portavano sempre nello stesso posto.

La stessa panchina, la stessa visuale sul parco, lo stesso parchetto dove, bambini e le loro mamme, ridevano e giocavano. Eppure il posto più rilassante che conosceva. Allungò le gambe per sgranchirle, nascoste le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, sporgendosi in avanti, pronto ad alzarsi e ad andare via, quando lo vide. Un ragazzo dai capelli castani, occhi delle sfumature azzurre e un sorriso sempre tirato sul volto. Non conosceva il suo nome o sapeva chi fosse, ma lo vedeva spesso quando era lì.

Era solito sedersi sotto lo stesso albero, poco lontano dalla sua panchina, con un libro in mano. Ci restava fino a quando non gli era più possibile leggere, per via dei lampioni troppo scuri e il cielo tardo. Forse era quella la motivazione che gli faceva perdere l’ultimo treno e che spingeva le sue gambe fino a quel parco e poi su quella panchina, e forse questo non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso, dato che non aveva il coraggio di avvicinarsi per parlagli. Cosi se ne stava a fissarlo tutto il tempo, fino a quando non lo vedeva andare via e solo allora si decideva a fare la stessa cosa.

Era successo quasi un mese prima, durante una delle sue passeggiate per schiarirsi le idee, dopo una giornata di lavoro particolarmente intensa. Quel parco  non era molto distante da casa sua, giusto qualche isolato verso est e gli piaceva. C’era calma e pace e i suoni che lo circondavano, gli davo l’opportunità di sentirsi vivo e gli ricordavano che tutto sarebbe andato bene, se solo si sarebbe ricordato di respirare e di sorridere. Cosi era successo quel giorno, solo che mentre se lo ripeteva, lo vide.

Era nel mezzo di un respiro profondo quando lo vide varcare le porte del parco, camminare in una direzione precisa e sedersi su un lato del enorme albero che era alla sua destra. Il suo respiro gli si era bloccato nel petto e da lì, era di peso solo da quel ragazzo. Nei giorni successi, capitava che lo trovava già lì, a leggere ma alle volte aspettava fino a pomeriggio inoltrato, prima di vederlo arrivare. Si sedeva nello stesso punto, con la stessa espressione sul viso ma con un libro diverso tra le mani. Bellissimo come sempre.

Sospirò, chiedendosi cosa sarebbe successo se solo avesse trovato la forza e il coraggio necessario per avvicinarsi e dirgli solo un semplice ciao. Magari avrebbe scoperto che non era un persona cosi interessante o che non avevano niente in comune. Magari avrebbe smesso di venire in quel parco o magari avrebbe smesso lui. Quella paura lo bloccava tutte le volte e lo teneva fermo su quella panchina a immaginare mille scenari diversi, reali solo nella sua testa. Alle volte immaginava anche la sua voce o l’intensità del suo sorriso, perché era certo avesse un sorriso bellissimo, da togliere il fiato.

Sorrise a sé stesso e tornò ad appoggiare la schiena sul legno duro della panchina, spostando lo sguardo nel parco ma riportandolo e fermarlo, sempre, di nuovo, sulla figura del ragazzo, preso a leggere un nuovo libro dalla copertina rigida e i colori chiari. “Vuoi giocare con me?”. Voltò il capo e notò due bambini, uno era per terra forse per via di una caduta considerando gli occhi lucidi e il secondo gli stava accanto, con una mano protesa verso il basso. Il bambino che aveva parlato, aveva i capelli di un castano quasi biondo e gli occhi chiari, quello che si stava rimettendo in piedi dopo avere accettato l’aiuto, aveva i capelli mossi con tanto di boccoli e gli occhi cervoni.

Fissò i due bambini sorridersi e correre, mano nella mano, verso lo scivolo ridendo e giocando ai pirati. Sorrise alla vista di tanta innocenza e dopo riportò lo sguardo al ragazzo di cui non sapeva niente, tranne che amava leggere e si chiese come sarebbe stato se fosse stato cosi semplice, come quando si è bambini e si è ancora amici per la pelle. I suoi occhi si spalancarono e dentro di sé sapeva sarebbe stata una pessima idea ma scattò comunque in piedi, come punto da qualcosa, e camminò con le mani sudate nelle tasche. Ne estrasse una per passarla sulla fronte, spostandosi una ciocca di capelli e posandola sulla bocca, come a fermarsi.

“Vuoi giocare con me?” furono le prima parole che pronunciò, con voce secca e un nodo alla gola, quando arrestò la sua camminata e si trovò di fronte al ragazzo, che sollevò il capo confuso e “Come scusa?” chiese, con un sopracciglio sollevato e il volto sorpreso, non aspettandosi quel tipo di domande da uno sconosciuto. Si schiarì la voce non potendo più tornare indietro e iniziando a spiegare. “Non sono uno fuori di testa o qualsiasi altra cosa tu stia pensando di me in questo momento, anche se posso capire che la situazione non è delle migliori”.

Fece un respiro profondo e continuò “Ti vedo seduto qui da quasi un mese ormai, ti osservo da quella panchina e mi domando come sarebbe parlarti, e okay, forse non sto migliorando la situazione, non è cosi?” si affrettò a dire quando vide il ragazzo sollevare entrambe le sopraciglia. “Ascolta, non so perché è cosi complicato parlare con qualcuno che non si conosce. Quando si è piccoli è tutto più facile, ti basta iniziare a giocare e dopo si è migliori amici. Dopo gli anni passano e devi cercare le scuse più assurde per iniziare una conversazione.

“Ho appena visto due bambini che hanno iniziato a giocare e a ridere insieme, come se fossero amici da sempre. A nessuno dei due interessava sapere il nome dell’altro o altre informazioni che per noi, una volta diventati grandi, sembrano essenziali per iniziare un’amicizia ma a me non sta bene. Quei due bambini mi hanno ricordato la semplicità e la purezza dell’amicizia. Perché quando cresciamo rendiamo tutto cosi complicato? Chi dice che non ci si può più avvicinare a qualcuno e chiedergli di giocare, senza sembrare un pazzo o un tipo con brutte intenzioni?” chiese più a se stesso che al ragazzo che, comunque, non aveva smesso di fissarlo per tutto il tempo.

“Quindi, sì, vuoi giocare con me?” chiese ancora, lasciando andare un respiro che non sapeva di star trattenendo, sollevando e abbassando le braccia lateralmente. Il ragazzo dagli occhi chiari, lo fissò, sorrise e dopo accennò una risata, chiudendo il libro che aveva in grembo e appoggiandolo di lato. Non era sicuro fosse un buono segno o se lo avrebbe visto correre da un momento altro cosi “Io sono Blaine, comunque” si presentò, porgendo la mano al ragazzo ancora seduto sull’erba e quando il ragazzo ricambiò la stretta, sorrise ripensando ai due bambini di poco prima.

“Io sono Kurt, e sarebbe un vero piacere giocare con te Blaine” si presentò a sua volta Kurt, facendo segno a Blaine di sedersi al suo fianco. Blaine lo fece senza esitare neanche un secondo e senza smettere di sorridere. E ne era sicuro, oh era sicuro che Kurt avesse il più bel sorriso di tutto l’universo ma non pensava che la sua risata potesse avere un suono cosi armonico e celestiale. “Allora, cosa stai leggendo?” chiese Blaine, per iniziare una vera conversazione.

Sorrise Kurt e iniziò a parlare per più di mezz’ora della sua passione per i grandi classici e raccontando a Blaine quanti già ne avesse letti e cosa ne pensasse di ognuno. Blaine ascoltò in silenzio, incantato dalla voce di Kurt e dal modo in cui si lasciava trasportare da quella passione, sorridendo tutto il tempo. “Hai un sorriso bellissimo, Kurt e dovresti sorridere più spesso” si lasciò sfuggire, durante una pausa di Kurt, che arrossì e abbassò il capo. Blaine sorrise, perché era bello vederlo arrossire ma dopo si sollevò, afferrò Kurt per il polso e “Su, andiamo a giocare ora” e corsero entrambi verso le giostrine, ridendo e sorridendo come se si conoscessero da sempre.

Ed era come essere tornarti due bambini che si dividevano un biscotto, come darsi la mano il primo giorno di scuola, per non avere paura e sentirsi meno soli. Come festeggiare il proprio compleanno, anche se non lo sia ama, con qualcuno di speciale, con cui soffiare sulla candelina o cantare un duetto il giorno del natale, con sorrisi felici sul volto. Come ballare durante il ballo di fine anno e fare pazzie prima che la nostra vita cambi per noi. Comportarsi da bambini ancora una volta e ringraziare chi si ha accanto, quella persona speciale che ci permettere di essere quello che siamo, buffi e folli. Giocare ancora come due bambini dentro abiti d’adulti. Semplicemente.











 

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Ed eccoci qui, è finita.

Ho iniziato questa storia due anni fa e, quando non ho avuto più l’opportunità - per una motivazione o per un'altra - di continuare a scrivere, ho promesso a me stessa che un giorno avrei ripreso in mano questa storia e l’avrei conclusa e con la pubblicazione di questa one shot, la mia promessa è stata mantenuta. Sono triste e felice allo stesso tempo, come del resto capita sempre. Triste perché mi mancherà stare sveglia fino a notte inoltrata a pensare a questi due e felice perché, come ho detto, ho mantenuto la promessa fatta e ho portato questa storia alla conclusione.
Non so se le varie storie/os siano piaciute e se avessi potuto fare di più (sicuramente) per renderle migliori e non so neanche se sono completamente convita di quest’ultima ma è andata e va bene cosi. Mi sto chiedendo, mentre pubblico, cosa avresti scritto se non mi fossi presa questa specie di anno di pausa ma non posso conoscere la risposta. Quindi semplicemente ringrazio ancora la mia Fra per aver sopportato e supportato in questo lavoro, ricordandomi che ne ero in grado. Grazie piccola mia, ti voglio bene.
Sulla storia, che dire. Come raccontavo questa mattina alla mia Fra, questa storia è nata quasi tre anni fa ed ero nella stessa situazione di Blaine. Ovvero, ero in spiaggia per liberare la mia mente dai troppi pensieri e c’era questo signore che leggeva il giornale, non me lo so spiegare ancora adesso, ma mi sentivo cosi frastornata e stanca da quei ronzi nella mia testa, che ho avuto tutto il tempo il pensiero di avvicinarmi e parlagli e sono rimasta a fissarlo, fino a quando non l’ho visto andare via. Mentre me ne stavo lì, ho iniziato a pensare a quando si è bambini e a quanto facile sia fare amicizia e allora l’immagine di un Blaine che si avvicina a un Kurt, intento a leggere e chiedergli se voleva giocare con lui, mi si è parata di fronte e non se ne più andata.
Una volta tornata a casa, ho pensato di scriversi su una raccolta di dieci one shot e come conclusione proprio questa, cioè Blaine che chiede a Kurt se voleva giocare con lui. Le varie one shot sono nate nei modi più buffi, divertenti e normali e, anche se forse non sono il massimo, sono tutte speciali per me per questo motivo e il ricordo vivrà oltre tutte le parole scritte. Credo che sia questo che resta allo scrittore, alla fine di tutto, in modo da non farlo finire mai.

Kurt e Blaine che si incontrano a varie età e diversi momenti della loro vita, si conoscono e diventano amici, proprio come due bambini. E stata un’avventura ma sono felice di essere arrivata alla conclusione.

Non penso ci sia altro da aggiungere e, in caso, lo farò domani mattina. Ringraziò chi ha letto e ha vissuto con me questa avventura. Grazie di tutto. E Grazie di tutto ‘Vuoi giocare con me?’, è stato un onore.
 
- Sandfrost -
  
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