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Autore: alga    26/08/2015    25 recensioni
Ci sono giorni nella vita che non andrebbero dimenticati.
Questa storia partecipa al contest "Buon compleanno André"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un compleanno da ricordare


Era sveglio già da un po', ma troppo stanco per aprire gli occhi ed anche per muoversi, eppure nonostante ciò si sentiva rilassato come non gli accadeva da tempo ed era avvolto da un torpore così straordinariamente vellutato e piacevole che tutto era pace e niente fastidio. 
La mente era come svuotata e vagava nebulosa tra pensieri inafferrabili senza riuscire a concentrarsi su alcun chè di concreto che lo portasse alla realtà restituendogli la piena coscienza. 
Un vento lieve entrava da una qualche finestra aperta rendendo dolce la carezza delle lenzuola sulla pelle.
Mosse appena la testa reclinando il viso di lato, indolente, cullato da un appagante benessere, pronto ad abbandonarsi nuovamente al sonno, quando percepì affianco a se un fruscio di lenzuola ed un lieve sospiro seguito da un tocco leggero, come una carezza di seta e di vento.
Aprí gli occhi, lentamente più per istinto che per interesse, e guardò innanzi a se; il tempo che la sua mente offuscata elaborasse l'immagine che si presentava al suo sguardo e sobbalzò come se avesse visto un fantasma.
Sdraiata affianco a lui, avvolta nelle lenzuola in disordine, con i capelli scompigliati sparsi sulle spalle cadide, Oscar dormiva tranquilla.
André la guardò esterrefatto.
Seduto in mezzo al letto, gli occhi sbarrati e le bocca spalancata per la sorpresa, la fissò incredulo, immobile, paralizzato dallo stupore. 
Incapace di credere a ciò che vedeva, chiuse gli occhi per un istante, confuso, pensando che la sua ossessione cominciava a diventare preoccupante se la mente gli giocava tali scherzi, ma quando li riaprì, molto, molto lentamente, lei era ancora lì: bella, nuda e scarmigliata nel suo letto.
Solo allora André si rese conto di essere anche lui nelle stesse condizioni.
"Ma cosa..." le parole gli uscirono dalla bocca in un sussurro esterrefatto mentre spostando lo sguardo da se stesso, a lei, alla stanza, la vista dei loro abiti sparpagliati un pò ovunque tra il letto e la porta gli chiariva definitivamente cosa fosse successo.
Tornò a guardare Oscar che proprio in quell'istante si mosse, allungando il braccio verso il punto dove poco prima lui era disteso, come se lo cercasse. Il cuore prese a battergli all'impazzata, mentre si rendeva conto di avere il suo profumo sulla pelle.
Un pensiero improvviso gli balenò nella mente, accecante come un lampo: aveva fatto l'amore con Oscar, colei che amava più di ogni altra cosa al mondo, la donna che desiderava da una vita e... non lo ricordava!
Si portò una mano alla fronte e scosse piano la testa.
Non sapeva se essere felice o disperato, se ridere di gioia o piangere di frustrazione, sebbene la sensazione di aver perduto qualcosa di inauditamente prezioso lo faceva propendere per questa seconda possibilità.
Strinse gli occhi sforzandosi di ricordare, di ritrovare nella sua memoria un appiglio che accendesse la scintilla del ricordo.
Nulla.
L'ultima immagine che aveva, era Oscar che sollevava un calice di vino in un brindisi.
Era seduto alla fontana sul retro del Palazzo, in quell'angolo di giardino dove, nelle calde giornate estive, lui ed Oscar erano soliti esercitarsi con la spada all'ombra dei grandi platani e dove quella sera, in cerca di un po' di refrigerio, si era recato a guardare il cielo stellato di fine agosto e a rilassarsi prima di andarsene a dormire dopo una lunga ed intensa giornata di lavoro che non aveva tenuto il minimo conto né del caldo, né tantomeno del fatto che fosse il suo compleanno.
Aveva sorriso, quando aveva visto Oscar raggiungerlo con un doppiere acceso in una mano, ad illuminarle il cammino, e una bottiglia e due calici nell'altra, capendo che non aveva dimenticato.
"Sbaglio o abbiamo qualcosa da festeggiare" aveva esordito Oscar poggiando il candelabro sul bordo della fontana e porgendogli un calice.
André l'aveva guardata pensando che nella luce notturna avvolta dal bagliore dorato delle candele la sua pelle pareva quasi luccicare. Chiaramente aveva tenuto per se quel pensiero come tutti gli altri, che mille volte al giorno, faceva guardandola.
"Hai portato un cavatappi?" era stata la sua risposta.
Oscar aveva frugato nella fascia rossa che le avvolgeva la vita e lo aveva estratto mostrandoglielo con aria soddisfatta.
"Di la veritá credevi che me ne fossi dimenticata" aveva detto sedendogli affianco, e si era messa ad armeggiare con la bottiglia di pregiatissimo Château Lafitte Rothshild. * 
Lui non aveva risposto, ma si era sentito lusingato dal fatto che Oscar avesse scelto per lui uno dei vini più preziosi delle cantine del generale, certamente destinato a festeggiare ben altri eventi, che il compleanno di un servitore.
"Da qua...faccio io, se no finisce che la fai cadere e mi rovini il regalo..."le aveva detto infine togliendole delle mani la bottiglia.
Mentre attendeva che Andrè la stappasse, Oscar aveva teso le braccia all'indietro appoggiando le mani al bordo interno della fontana ed aveva allungato le gambe davanti a se incrociandole con fare rilassato.
"Scommetto che la prima cosa che tua nonna ti ha detto stamane è stato di mettere la testa a posto..."
Andrè aveva sorriso "Subito dopo gli auguri..." aveva detto mescendo il vino nei calici e passandogliene uno "Ma a dire il vero me lo dice ad ogni compleanno giá  da almeno dieci anni..."
Oscar aveva riso divertita "A me no, ma sono certa che lo pensa, semplicemente non ha il coraggio di dirmelo...ma vedrai quest'anno lo farà! È giunto il momento"
"Tu dici?"
"Be' trent'anni sono un puto di svolta nella vita."
"Mhh... vorresti forse dire che sto invecchiando?" 
"Ma no anzi... A dire il vero ti volevo rincuorare. Secondo me i trent'anni sono l'etá migliore, perché a trent'anni si è finalmente lucidi: certi delle proprie scelte o dubbiosi senza vergogna!" spiegò soddisfatta.
"Ah be'...io appartengo certamente alla prima categoria" aveva considerato André pensando, che se c'era una certezza nella sua vita, era la scelta compiuta tanto tempo prima e che mai per un attimo aveva rimpianto.
"E tu invece a quale categoria appartieni?" le aveva domandato pur sapendo benissimo dove collocarla.
"Io non ho ancora trent'anni..." aveva risposto Oscar dopo un attimo di riflessione "Ho ancora un po' di tempo per stabilirlo, prova a chiedermelo tra un annetto e magari ti rispondo..."
Si guardarono e scoppiarono in una risata.
"Bene allora alla maturitá, ai certi e agli indecisi..." aveva detto Oscar sollevando il calice .
A quel primo brindisi ne erano seguiti numerosi altri, ricordava che avevano bevuto e chiacchierato e che la serata e la conversazione avevano preso una piega allegra come non accadeva da tempo. Poi, dal giardino si erano spostati alla cucina per mettere qualcosa sotto i denti e lì, già un po' alticci, avevano stappato una nuova bottiglia; ed ecco il buio.
Come, come era successo! Come c'erano finiti in quel letto! Come era accaduto che si erano baciati...perché tutto doveva essere cominciato con un bacio.
Si guardò intorno in cerca di un appiglio, di qualcosa che gli facesse ricordare. I loro abiti disordinatamente sparsi nella stanza, sembravano quasi essere stati lanciati, tolti con foga... Oh Dio! Come, come se li erano sfilati? Quanto dolce e calda doveva essere stata la sua pelle...quanto forte il desiderio... come era possibile che non lo ricordasse! Come poteva aver perso quei momenti!
Idiota! 
Ecco l'aggettivo che gli veniva in mente pensando a se stesso.
Oscar, intanto, si mosse ancora; piegò le gambe e rotolò sulla schiena portando via parte delle lenzuola e scoprendo la pelle candida del seno, la linea morbida dei fianchi, la pelle tenera del ventre. 
Un fremito, più forte di ogni rimpianto percorse il corpo di André. 
Aveva perso già troppo, non avrebbe perso un momento di più. Avrebbe assaggiato quella bocca rossa e morbida, avrebbe accarezzato quella pelle che immaginava vellutata e ardente.
Quasi tremante allungò un braccio a scostarle i capelli dal viso, sfiorandoli piano per scendere poi col dorso delle dita sul viso seguendo le guance e la linea della mascella fino al collo e allo sterno, che sfiorò lieve con la punta dei polpastrelli, indugiando in carezze morbide prima di incontrare il rilievo del seno. 
Come in trance si chinò per baciarla, quando d'un tratto un pensiero si affacciò alla sua mente.
Se lui non ricordava lo stesso sarebbe potuto essere per lei, con la differenza che per Oscar svegliarsi e ritrovarselo accanto non sarebbe stato altrettanto piacevole e  scoperto cosa era accaduto tra loro avrebbe preferito non ricordare piuttosto che rimpiangere di aver dimenticato.
Sentì i muscoli dello stomaco contrarsi, mentre si rendeva improvvisamente conto che da lì a poco l'avrebbe persa per sempre.
L'avrebbe persa per averla avuta seza neanche sapere come era stato, e avrebbe passato il resto dei suoi giorni a maledire se stesso e quelle ore smarrite, il cui mancato ricordo avrebbe ogni volta arrestato i battiti del suo cuore.
Una sensazione di angoscia lo avvolse mentre quello che fino o a poco prima gli era parso un sogno si tramutava in un incubo opprimente. Chiuse gli occhi per non vederla e trovare la forza necessaria ad allontanarsi da lei e da quelle labbra tanto desiderate, il cui sapore era destinato a rimanere un ignoto ricordo celato da qualche parte in fondo a se stesso. 
Con l'anima alienata dai sensi, il nome di Oscar gli sfuggì in un lamento quasi rabbioso.
Fu allora che lei aprì gli occhi puntando su di lui uno sguardo stupito.
"André..." sussurò fissandolo smarrita e lui, leggendo l'inquietudie sul suo viso, si sentì morire.
Oscar si sollevò sui gomiti e lo fissò per un lungo momento, turbata dalla piega amara delle sue labbra, temendo che lui, alla luce del giorno e della ragione, fosse pentito di quel che c'era stato.
Sapeva perfettamente che non era in se quando l'aveva spinta contro la porta chiusa della sua stanza e l'aveva baciata, dopo che lei lo aveva faticosamente accompagnato per metterlo a letto ed evitare che da solo, crollasse in qualche angolo lungo il tragitto.
Avevano indubbiamente esagerato con le libaggioni quella sera e a quanto pareva André non reggeva più l'alcool come una volta. 
Lo aveva appena adagiato sul letto e aveva giá aperto la porta dalla stanza per uscire, quando l'aveva sentito chiamarla;  ancora con la mano sulla maniglia si era voltata e l'aveva visto venire verso di lei.
Spingendo la porta con entrambe le mani, André l'aveva chiusa con un colpo secco, intrappolandola tra le sue braccia tese.
"Rimani con me" le aveva detto guardandola negli occhi, con voce roca di passione.
Oscar non aveva risposto troppo sorpresa da quelle parole, ma si era limitata a fissarlo, allora lui l'aveva afferrata per la vita e l'aveva tirata a se. 
Nel momento in cui le loro labbra si erano toccate tutto il resto era sparito. 
Stretta tra le sue braccia, Oscar aveva avvertito distintamente la sensazione che tutto finalmente andasse al suo posto. Le sue mani avevano stretto la schiena di André attirandolo più vicino, mentre la lingua di lui la cercava implacabile.
André intanto l'aveva spinta contro la porta premendo il proprio corpo contro il suo, mentre le mani febbrili gli sfilavano la camicia dai pantaloni in cerca della sua pelle. 
Un gemito le era sfuggito quando si erano strette sul suo seno e lo avevano accarezzato, calde, avide, insistenti come le sue labbra. A quel punto Oscar si era stretta ancora di più a lui e aveva rovesciato la testa all'indietro metre lui le afferrava i capelli tirandoli piano.
"Dimmi che mi vuoi..." le aveva sussurrato contro il viso.
Oscar aveva sentito uno struggente languore scogliere il corpo "Sí..." era riuscita solo a dire in un soffio.
Allora lui aveva sospirato e liberate le dita dall'intreccio dei suoi capelli, trasformando la presa in una carezza le aveva sussurrato all'orecchio un dolcissimo ti amo.
Oscar aveva aperto gli occhi e l'aveva guardato e mentre la colpivano allo stesso tempo il suono e il significato delle sue parole, aveva sentito il cuore batterle più forte. 
Si erano guardati negli occhi per un lungo momento, poi prima che lei riuscisse a parlare, le labbra di André erano tornate a catturarla e aveva continuato a baciarla mentre nella frenesia della passione, avevano raggiunto il letto incespicando e quasi strappandosi gli abiti che avevano indosso.
Si era forse sbagliata? Non le aveva detto di amarla? Non glielo aveva ripetuto più volte mentre si perdevano tra sospiri e gemiti? 
Una tristezza infinita le avvolse il cuore, non era certo quella l'espressione che aveva immaginato di trovare al suo risveglio sul volto di André quando si era addormentata esausta tra le sue braccia.  
Che stupida... Come aveva potuto pensare che ciò che era accaduto tra loro fosse vero e dare peso a parole che erano solo il frutto  di una passione fine a se stessa, di un momento di abbandono sensuale nato dall'alcool.
Un nodo le strinse la gola, ma si sforzò di controllarsi, non sopportava vedere il suo contrimento e non avrebbe retto alla sua pietá.
"È successo" gli disse tirandosi sui gomiti e mettendosi a sedere, coprendosi il seno con il lenzuolo ed ostentando un'ndifferenza che non aveva "ma non preoccuparti non è cambi..."
André spalancò gli occhi "Tu...ricordi?" le domandò quasi tremante mentre la speranza si accendeva ridandogli la vita.
Oscar lo guardò perplessa.
"Certo.."
"E non...non mi odi..."
"Odiarti...? No... Perchè dovrei, io non..." si interruppe portandosi le mami alla bocca "Oh Dio André!" esclamò rendendosi conto il quel momento che quello che aveva visto sul suo viso aprendo gli occhi, non era pentimento o rimorso ma solo smarrimento e paura...paura di aver fatto qualcosa che lei non volesse davvero.
"Tu non ricordi nulla!" aveva esclamato increula e avrebbe riso di sollievo e si sarebbe gettata nelle sue braccia se l'incertezza per quella nuova rivelazione, non avesse subito alimentato in lei nuovi dubbi .
André aveva scosso piano la tesa. Non era facile per lui dirle quello che aveva nel cuore. 
Nel giro di pochi minuti aveva scoperto di aver fatto l'amore con Oscar,  aveva temuto di  averla presa e aveva scoperto che lei  era perfettamente conscia di ciò che era successo, e nonostante tutto non lo odiava affatto. 
Si sentiva confuso, non sapeva più cosa pensare,  e se poteva immaginare ciò che c'era stato tra loro, non aveva la più pallida idea di quello che si erano detti, di ciò che lui le aveva detto...
"Nulla..." aveva detto sconfortato "ma non immagini quanto vorrei... " si era interrotto e aveva sospirato pesantemente, doveva dirglielo era giunto il momento di chiarire quello che era il  punto fondamentale di quella assurda vicenda,  della sua intera esistenza. 
"Non ricordo assolutamente nulla di ciò che c'è stato tra noi stanotte,  ho un maledettissimo buco nero nella testa e da quando ho aperto gli occhi e ti ho trovata al mio fianco, non faccio che dannarmi per ogni momento perso; ma la cosa che proprio non sopporto è non ricordare il tuo viso quando ti ho detto che ti amo..." si era interrotto e aveva taciuto per un attimo, lasciando che il silenzio desse più peso alle sue parole "...perchè io ti amo Oscar, immensamente, da una vita intera, e non posso non avertelo detto se ti ho avuta tra le braccia." 
Guardandola negli occhi aveva allungato una mano a sfiorarle il viso in una carezza dolce "Ti amo da sempre Oscar, ed è una vita che ti desidero, che sogno di averti, e quando finalmente è successo..." rassegnato aveva aperto le braccia ed aveva sorriso.
Oscar era rimasta ad ascoltarlo immobile, con il cuore che ad ogni sua parola le batteva più forte nel petto,  un'emozione profonda la pervadeva, facendola sentire molto stupida, ma straordinariamente felice.
André aveva osservato il viso meraviglioso della donna che amava illuminarsi in un bellissimo sorriso, i loro sguardi si erano intrecciati trascinandoli con una forza misteriosa l'uno verso l'altra. 
Si erano baciati a lungo, seduti in mezzo al letto allacciati l'uno all'altra come fossero un'unico essere, e quando si erano staccati per riprendere fiato Andrè l'aveva spinta giù facendola adagiare sui cuscini.
"Sbaglio o devo avere un regalo di compleanno?" le aveva domandato mentre le sue labbra scivolavano lievi lungo il collo di Oscar.
"L'hai già avuto..." gli aveva risposto lei con un sospiro ed un sorriso divertito.
"Tu dici...? Io non lo ricordo..."

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