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Autore: lietome95    26/08/2015    1 recensioni
"Spero solo che il tempo, ogni tanto faccia qualcosa di buono".
Una storia incentrata sull'amore e il tempo: due temi topici dei giorni nostri.
Buona lettura ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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M
Tralasciando il perché io abbia voluto scrivere questo breve racconto, vorrei iniziare dicendo che mi sono ispirato alla cantica del paradiso di Dante, cioè l’impossibilità, per me, di riportare ogni singolo evento in forma tale da far trasparire tutte le emozioni provate in quei giorni. Posso assicurare che se qualcuno avesse potuto leggere nella mia mente avrebbe decisamente affermato che io fossi un ragazzo affetto da un grave disturbo bipolare. Non sono il genere di ragazzo che esterna molto le emozioni, anzi, tende a reprimerle non sapendo di autolesionarsi. Ma adesso mi trovo a scrivere una piccola storia che ha come punto focale l’emozione chiamata amore, quella che tutti venerano e temono perché ci permette di gioire, ma spesso ci pugnala lasciandoci a terra sanguinanti di tristezza. La cosa che mi ha più incuriosito e affascinato nella vicenda è che il nostro problema non è stato l’amore, ma il tempo. Colui che nacque prima dell’amore e di ogni altra cosa, accompagnandoci sempre in tutto l’arco della nostra vita. Misterioso, ma allo stesso tempo molto chiaro e preciso. Dico questo perché noi alla fine ci saremmo messi insieme (ne sono sicuro), ma a causa del tempo, che non ci ha dato se stesso, noi alla fine ci siamo lasciati con un triste amaro in bocca, come quando si beve un caffè eseguito male e per di più senza zucchero. Era una domenica quando per la prima volta mi ha contattato. Ero fiero di me stesso perché lui era tutto ciò che si potesse avere dalla vita: dolce, sensuale, intrigante, bello, buono e aveva messo a mia disposizione tutte queste sue caratteristiche. Non so cosa mi aveva detto la testa quel giorno, ma alla fine di una conversazione basata sulla conoscenza reciproca, gli ho chiesto se volevamo incontrarci. Lui mi ha detto che andava bene e alle 16.30 circa ci siamo visti alla fontana dell’Ara Pacis a Roma. Non ho potuto fare a meno di notare il suo abbigliamento, direi da casa, che però su di lui aveva un non so cosa di speciale. Indossava un pantaloncino blu di una tuta e una maglietta bianca con una scritta di colore blu che riprendeva la tonalità del pantaloncino. E infine aveva delle scarpe, per dire un eufemismo, di color blu a forma di babuccia. Per chi non sapesse cosa sono le babbucce, sono delle scarpette fatte di lana dalle nonne anziane per i nipoti che d’inverno hanno tanto freddo ai piedi. Lui con un fare molto educato mi strinse la mano e mi abbracciò. Fu lì che io persi la mia solita lucidità e freddezza nell’affrontare le situazioni. Il suo abbraccio mi ha dato una dose profonda di protezione. Sentivo che con quel gesto lui mi aveva dichiarato il suo bene nei miei confronti. Io timidamente ricambiai. In quel momento persi la cognizione del tempo. Non sapevo se faceva freddo o caldo, non ero sicuro se era sera o mattina e non ero certo della località in cui eravamo e che in realtà conoscevo molto bene. Dopo circa tre minuti di abbraccio andammo in hotel. Non sapevo cosa pensare, ero troppo felice e incuriosito. Siamo entrati nella sua camera, mi ha fatto sedere sul letto e mi ha chiesto se era comodo. Risposi con un lieve ripiegamento della testa in avanti. Ci siamo sdraiati e ci siamo di nuovo abbracciati nel silenzio più totale. Eravamo solo io, lui e un’aura di serenità che ci avvolgeva. Siamo rimasti fermi a tenerci la mano per circa un’ora, poi io ho commesso un gesto inaspettato e l’ho baciato. Avevo paura che lui si spostasse e invece ha ricambiato con molta affettuosità dicendomi che ero dolce e che io e lui eravamo un’ottima combinazione, come un paio di Vans su uno stile Street. Purtroppo il tempo si era già reintrodotto nel mio sogno e sfortunatamente si era fatto tardi e sono dovuto venire via. Nel tragitto dal suo hotel a casa ho ascoltato della musica che mi potesse tirare su di morale perché in quel momento ero triste. Non volevo lasciarlo. Arrivato a casa mi sono messo a dormire sperando di rivederlo il prima possibile. Infatti è stato così. Due giorni dopo ci siamo rivisti nel pomeriggio. Come al solito il cuore mi batteva molto forte, ma all’esterno sembravo molto calmo. Arrivo sui gradini del vittoriano leggermente in ritardo e lui era lì che mi aspettava. Una volta salutati siamo andati a fare un po’ di sano shopping per via del corso. Siamo entrati da Zara, si è provato un completo e due paia di scarpe (finalmente decenti), poi però siamo andati da H&M e si è comprato un paio di scarpe su mio consiglio: un modello bordeaux simile alle Vans. Alla fine dello shopping mi ha chiesto se potevamo andare in hotel per darci una rinfrescata e poi andare a cena. Entriamo nella sua camera e invece di una doccia, beh… abbiamo fatto l’amore. Di solio mi esprimo con il termine sesso, ma quello non si trattava di puro sesso, c’era un continuo scambio di sguardi e parole dettate (spero) dal cuore, che in quel momento invece era tranquillo. In un momento che ora non ricordo, gli ho confessato che mi dispiaceva che lui partisse a breve, ma lui mi ha risposto che non dovevamo pensarci e che ora lui era lì vicino a me. Il tempo si ricordò di venire a rompere le scatole e dopo due ore (si erano fatte le 21,00) siamo andati a fare la doccia insieme. Ci siamo rivestiti e siamo andati a cena in un ristorante che lui conosceva. Ci siamo seduti al tavolo e abbiamo parlato delle nostre culture culinarie, del suo lavoro e dei miei studi. Ad un certo punto arriva la pizza e ce la siamo divorata guardandoci costantemente negli occhi. Il mio stomaco era chiuso perché mi ero già saziato del suo affetto, ma non potevo lasciarla tutta. Così l’ho mangiata. Lui sembrava molto rilassato e felice. Speravo andasse lento a mangiare perché solo all’idea di dover tornare a casa una volta finita la cena mi rendeva cupo. Anche questa volta il tempo è intervenuto. È passato velocemente, talmente tanto che sembrava un tornado. Si è portato via tutto e non ha lasciato nulla se non altro tempo per tornare sui miei passi verso casa. Ora come ora non saprei se essere felice o piangere per non poter rivederlo almeno fino a luglio dell’anno prossimo. Spero solo che il tempo, ogni tanto, faccia anche qualcosa di buono.
   
 
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