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Autore: Caramel Macchiato    26/08/2015    0 recensioni
Anna non riesce a chiudere un capitolo della sua vita. Decide di prendersi una pausa e di partire per un viaggio casuale che la porterà in luoghi scelti sul momento, seguendo inconsapevolmente il richiamo di altri giovani che, come lei, non riescono a superare gli ostacoli che la vita a volte si diverte a piazzare sul loro cammino...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente quella meravigliosa sensazione che si prova quando ci si svegliano piano piano, senza fretta e senza preoccupazioni, tornando alla realtà con delicatezza? Ecco, quella sensazione sarebbe da imbottigliare e vedere, così il mondo assumerebbe una tonalità migliore.
Devo dire che come primo pensiero della giornata non è niente male!
Apro piano gli occhi, un sorriso soddisfatto che m’increspa le labbra. Mi ritrovo nella camera in cui Lysandre mi ha depositato dopo altre due ore di attesa e viaggio dal confine fino a questo paesino sperduto di montagna.
Quando, la sera prima, ci siamo trascinati dalla fermata del treno a quella del bus, Lysandre ha cercato di tirarmi su di morale parlando del più e del meno, passando da un argomento all’altro con la velocità di un pezzo di sapone su un pavimento bagnato. Per un po’ mi ero fatta abbindolare ed ero stata al gioco, ma quando il bus si è trascinato fino a quel buco di paese con un che di spettrale in cui lui vive, mi era passata la poesia e avevo cominciato ad aver paura sulla vera identità di quel ragazzo strano.
Ad accoglierci avevo trovato due signori anziani, perfettamente incastrati in quel ambiente da chalet svizzero, e un ragazzo silenzioso che ci aveva appena salutati. Il fratello maggiore di Lysandre, mi avevano poi spiegato.
La vecchina ci aveva fatto ingollare quasi a forza due bei tazzoni di latte tiepido con il miele, poi mi aveva trascinata nella camera degli ospiti, invitandomi a dormire. Non me l’ero fatto ripetere due volte: ero distrutta, nonostante fosse solo il primo giorno di viaggio.
Mi alzo a sedere e mi stiro, il sorriso beota sempre presente. Mi sento in una specie di pubblicità, con questa voce soffusa e…
Il rombo di un trattore rompe la magia che si è creata nella stanza, subito seguito da una protesta sonora, seguita da un “èèèè?” del padrone di casa.
Butto le gambe fuori dal letto e apro le imposte della finestra, individuando subito padre e figlio in un grande campo che la sera prima non avevo visto. Lysandre cerca di stare dietro al padre, gasatissimo sul suo trattore azzurro.
- SPEGNI QUESTO CATORCIO, NON HO FINITO DI PARLARTI!-
Si sgola il ragazzo, convincendo finalmente il vecchio a fermarsi. Quest’ultimo spegne il trattore e si gira esasperato verso il figlio, che lo raggiunge arrancando con il fiatone.
- Questi giovani, sempre ad urlare! Hai passato una giornata in città e non hai già più fisico!-.
- Ma quale fisico! Prendi sempre la scusa della sordità quando non vuoi ascoltare quello che ti si dice!-.
Mi scappa un sorriso. Decido di vestirmi e di fare la mia comparsa ufficiale nella fattoria dei miei ospiti.
Scendo le scale esercitandomi a presentarmi, ma quando arrivo in cucina la trovo vuota.
Mi aggiro perplessa per l’intero pian terreno, superando un salotto degno della casa di Babbo Natale, una veranda aperta sui campi circostanti e la scala che porta alla cantina.
- Cerchi qualcosa?-
Salto in aria come una molla al suono di quella voce spettrale. Mi giro con il cuore in gola e mi ritrovo davanti il fratello di Lysandre, la faccia da cane bastonato di sempre e i capelli neri sugli occhi.
- Uhm, ecco… So-sono Anna, piacere!-
Lui annuisce e sembra non far caso alla mia mano tesa.
- Tu sei?- Chiedo dopo qualche attimo di silenzio imbarazzante.
- Leigh-
- Ah ecco, Leigh! Che bel nome!-
Lui annuisce una volta, decisamente senza avere idea di come continuare quella conversazione scomoda.
- Mmm… Sei il fratello maggiore di Lysandre, giusto?-.
Mi ritrovo piuttosto a disagio anch’io.
- Sì-
- E dimmi: dove andate a trovarli questi vestiti così… Uhm… Particolari?-.
Chiedo, indicando il lungo cappotto scuro e decisamente passato di moda che Leigh indossa.
- Oh, li faccio io- Risponde con noncuranza, spolverandosi di dosso un qualche granello di polvere inesistente.
- Cosa? Li cuci tu? Sai cucire?-
- Beh, sì. Non mi sembra questo grande miracolo-.
Si muove a disagio da un piede all’altro.
- Vorrai scherzare! Voglio dire: sono incredibili! Precisi al millimetro!-
Mi rendo conto di essermi fatta prendere un po’ troppo dall’entusiasmo quando gli afferro una manica di velluto e mi metto a studiarla da vicino, sentendo il ragazzo irrigidirsi di colpo.
- È…È solo un hobby. Come se potessi far altro che rastrellare prati-.
Borbotta districandosi dalla mia presa, quasi sussurrando amaramente la seconda parte della frase. Si gira e se ne va a grandi passi fuori, lasciandomi interdetta in mezzo al corridoio.
 
Dopo aver trovato qualcosa da mettere sotto i denti, decido di scrivere la prima pagina del mio diario di bordo, perciò mi sistemo sui gradini della veranda, con la luce del sole che mi bagna il viso e l’aria frizzante di montagna che congela l’aria che respiro, facendomi una specie di lavaggio del cervello.
Comincio a scrivere qualche frase, poi mi metto a fissare l’immensa distesa verde davanti a me e mi perdo in contemplazione, ascoltando il suono della brezza nei campi e seguendo il volo di un qualche occasionale uccello alpino nel cielo.
- Che scrivi?-
Sobbalzo. Lysandre mi si sede da parte, silenzioso come un felino, e mi rivolge un sorriso.
- Il mio diario di bordo. Tutto bene con tuo padre?-
Mi scappa un sorriso, mentre la sua espressione si fa sconsolata.
- La vecchiaia gioca brutti scherzi- Borbotta, scostandosi i capelli dalla fronte sudaticcia.
- Ti piace scrivere?- Chiede invece.
- Abbastanza. Più che altro voglio ricordare ogni particolare di questo viaggio, così quando rileggerò il diario di bordo ricorderò anche le sensazioni che ho provato-
Gli occhi del ragazzo s’illuminano.
- Sì, lo capisco perfettamente, è la medesima cosa che cerco di fare io con i miei testi-.
- Tu scrivi?-
Lui annuisce e prende a frugare nelle tasche dei pantaloni e del gilet, il sorriso che gli si spegne piano piano.
- Ehm… Temo di averlo lasciato in camera-
- Che cosa, hai lasciato in camera?-
Lui non risponde e si alza un po’ troppo precipitosamente.
- Torno subito!-
E scompare come un razzo dentro la casa. Qualcosa mi dice che quel quaderno non è affatto in camera, ma chissà dove.
Sorrido scuotendo la testa, un’idea sempre più precisa della psicologia del mio ospite che mi si forma in testa.
Mentre ritorno in casa, pochi minuti dopo, sento Lysandre parlare al telefono con voce concitata, probabilmente già dimentico del suo compito precedente.
Mi sporgo verso il corridoio principale e lo vedo che smanetta a destra e manca, parlando entusiasta con la cornetta del telefono praticamente fagocitata dai suoi capelli.
- Ah, starà ciarlando ancora con quel poco di buono-.
Borbotta la signora di casa passandomi di fianco, il viso pieno di disappunto e una cesta di panni gigantesca tra le braccia.
- Si lasci aiutare signora!- Esclamo, afferrando un bel mucchio di panni dalla cesta – Chi è questo poco di buono?- Chiedo interessata.
La signora mi rivolge un’occhiata bonaria, poi scrolla la testa di nuovo infastidita.
- Castiel, il ragazzo di città che ha incontrato a scuola… Beh, il suo amico. Contano di andare in giro per il mondo con la loro musica… Quel ragazzaccio ha fatto il lavaggio del cervello a Lysandre!-
- Musica? Cioè Lysandre fa musica?-
- Beh, più che farla la scrive. Ha una voce divina, sai? Non si direbbe mai che un corpicino così gracile abbia una voce così potente! Se solo mangiasse di più…-
- Mi ha detto di scrivere poesie, non testi musicali- Rifletto a voce alta, aspettando che la signora poggi la cesta a terra per metterci sopra la mia pila e aiutarla a stendere.
- Sì, a volte le due cose si mischiano- Sento una nota d’orgoglio nella voce della donnina, che s’allunga in modo pericoloso verso i fili per stendere- Però questa idea della band non mi piace, Lysandre è convinto di potersi mantenere con quella. E poi questo suo amico non l’ho mai visto, ma sono sicura che è uno di quei ragazzacci di città, pieni di anelli in faccia e tatuaggi volgari-
Sorvolo la “band” detta con la “d” doppia, ma un sorriso per gli “anelli in faccia” mi scappa.
- Non pensa comunque che in città avrebbe più possibilità di esprimersi? Vale anche per Leigh! Dal poco che ho visto direi che ha un vero talento per il cucito!-
Le rughe sul viso della donna si fanno più marcate e gli occhi di un azzurro acceso si offuscano.
- La città è piena di brutte tentazioni e c’è il pericolo in ogni angolo. Averli qui vicini mi rende più sicura sul loro futuro. Poi la vita quassù non è poi così medievale! Pensa che hanno aperto da poco un nuovo piccolo supermercato e la figlia della cugina della signora Rose prenderà a breve il diploma di parrucchiera e aprirà un salone proprio qui!-
La donnina prende a raccontarmi vita, morte e miracoli del paesino di montagna, pettegolezzi vari di perfetti sconosciuti e alcune lamentele sulla convivenza con soli uomini; uno sordo quando gli fa comodo, uno musone che se ne sta sempre zitto e il terzo con la testa sempre tra le nuvole e idee troppo fantasiose.
   
 
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