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Autore: Marianna 73    26/08/2015    19 recensioni
In occasione del contest dedicato al compleanno di André, il racconto di una giornata destinata a cambiare il suo destino.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ALBORI
 
 
 
27 Agosto 1768
 
Era mattina,  molto presto.
Il sole, sorto da poco, colorava l'orizzonte di rosa e di arancio, in una mescolanza pastello, morbida e lieve, ancora impastata di stelle.

André  camminava piano, i piedi nudi accarezzato dalla risacca, l'aria salmastra a gonfiargli la camicia bianca ed a riempirgli i polmoni, saturandogli i sensi di sale, amaro e pungente ccome la tristezza e l'inquietudine che gli opprimevano il cuore. 
Cercò  di regolare il suo respiro a tempo con il ritmo delle onde, nel tentativo di fondersi con il rumore del mare. Voleva provare a sentirsi creatura di acqua o di vento, senza pensieri, senza responsabilità...istinto  puro e niente altro.
Allargò  le braccia e mosse piano le dita, quasi a farle danzare con la brezza, poi alzò  il viso verso il sole, per scaldarsi ai suoi primi raggi. Vide un gabbiano volare solitario e lo seguì  con lo sguardo finché  sparì all'orizzonte, dove il cielo si confondeva con il mare, invidioso del suo volo libero e silenzioso.
Lui non era libero.
Non lo era mai stato. O, forse si, quando ancora viveva con i suoi genitori... Ma di quel tempo felice conservava ricordi sfocati e lontani.
Ora era un servo, e niente altro.
E mai come in quegli ultimi giorni aveva sentito il peso della sua condizione.

Avevano trascorso le vacanze estive come sempre, in Normandia.
Lui, Oscar, la nonna e qualche membro della servitù.
La solita oasi di pace, il solito intermezzo nella loro vita di studenti, cadenzata alla perfezione  un susseguirsi di precettori e maestri  d'armi.
Un mese senza orari, senza lezioni, senza doveri. Solo passeggiate, nuotate e corse a perdifiato sui loro cavalli, tra gli spruzzi delle onde.
Un paradiso. 
Fino al giorno prima, il giorno del suo 14mo compleanno.
André  se lo era sentito addosso subito, quel vago senso di inquietudine, appena messi i piedi giù dal letto. Come un'oppressione al petto, una sensazione sgradevole che non lo voleva abbandonare, malgrado la fetta di torta supplementare che la nonna gli aveva riservato, insieme ad un burbero abbraccio profumato di lavanda... Nemmeno gli auguri di Oscar ed il suo regalo - un coltellino da tasca con il manico d'osso, bellissimo - lo avevano rasserenato.
Sentiva che qualcosa stava per accadere. Qualcosa di ineluttabile che li avrebbe travolti ed avrebbe cambiato le loro vite per sempre. Lo aveva percepito nel sole velato dal troppo calore, nell'aria profumata  di ginestra e gelsomino, nelle nuvole cupe e basse che avevano portato ad un breve, violentissimo temporale.
Soprattutto lo aveva sentito nel battere scomposto del suo cuore.

Nel tardo pomeriggio era arrivato il Generale.

E, poco dopo, li aveva convocati, lui e la nonna, nel suo studio. 

Non si era nemmeno cambiato, era ancora sporco ed affaticato per il viaggio ma i suoi occhi dardeggiavano e la voce era suonata ferma e decisa, come poche altre volte.
Li aveva informati della sua decisione di candidare Oscar alla carica di Capitano delle Guardie Reali, di come avrebbe intensificato gli allenamenti  e le lezioni  di sua figlia in vista di questo importante obbiettivo. 
Poi aveva congedato la nonna ed erano rimasti da soli.
Il Generale lo aveva guardato  a lungo, prima di parlare, osservandolo con espressione severa, poi gli si era avvicinato fino a sovrastarlo con la sua mole imponente.
"Tu dovrai essere al fianco di mia figlia in ogni occasione" gli aveva detto, scandendo bene le parole. "Non la dovrai mai lasciare, dovrai essere la sua ombra...Versailles é un covo di vipere ed Oscar sarà  esposta ad ogni tipo di illazione, vista anche la sua natura particolare." Aveva fatto una pausa, poi aveva continuato "Tu dovrai vedere quello che le si vorrebbe tener nascosto ed ascoltare quello che non si vorrebbe lei sentisse..." Aveva preso fiato un attimo, come per raccogliere le idee "E tutte queste cose le riferirai a me per primo. Mi farai rapporto ogni sera ed io ti dirò quali consigli dare ad Oscar, su come comportarsi e su quali decisioni prendere. Lei si fida di te...e ti ascolterà. " André  aveva avuto un sussulto ed, istintivamente, aveva scosso il capo "Signore, io non..."
Il Generale Jarjayes si era avvicinato ancora di più, al punto che André aveva potuto vedere le striature blu cobalto che rendevano i suoi occhi così  cupi. "Tu, cosa, André? " gli aveva chiesto in un sibilo. Il ragazzo era indietreggiare di un passo, quasi ipnotizzato da quello sguardo rapace e non era stato in grado di far altro che assentire, anche se ogni fibra del suo essere si ribellava a quell'ordine meschino.
"Bene," il Generale aveva sorriso, impercettibilmente, "puoi andare, ora."
André  aveva sentito il sollievo invaderlo mentre, dopo aver mormorato un saluto, si voltava per raggiungere l'uscita. Ma un richiamo imperioso lo aveva fermato, appena prima che le sue dita si chiudessero sulla maniglia "André!" Aveva tuonato "un'ultima cosa..." Il ragazzo si era voltato, la gola nuovamente chiusa. "Mi aspetto massimo riserbo, da parte tua. Oscar non dovrà  sapere nulla di quanto ti ho detto. Resterà  tra te e me," Gli si era nuovamente avvicinato ed André, di nuovo, aveva trattenuto il respiro " Tu sai molto bene a chi deve essere rivolta la tua lealtà, vero?" Non aveva aspettato un altro suo cenno di assenso, come se avesse dato per scontato che il suo ordine sarebbe stato eseguito, e lo aveva liquidato con un gesto imperioso del capo.
Senza saper bene come, André  si era ritrovato fuori, sotto alla veranda coperta di gelsomino, il cuore che batteva furioso nel petto. Doveva spiare Oscar? Era quello che il Generale si aspettava da lui? Per questo lo aveva fatto crescere al suo fianco, per poterne fare un alleato attraverso il quale manovrarla a suo piacimento?
L'inquietudine che lo aveva attanagliato tutto il giorno si trasformò di colpo in un rabbia cieca e furente, contro quell'uomo egoista e prepotente e contro sé  stesso, che non aveva saputo reagire. Battè forte il pugno contro una delle colonne di legno del pergolato e scosse la testa. Come avrebbe potuto fare una cosa del genere ad Oscar? Come avrebbe potuto mentirle, spiarla, tradirla?

Quei pensieri lo avevano accompagnato per il resto della sera e per gran parte della notte. All'alba, stanco di rigirarsi inutilmente nel letto, si era vestito ed aveva raggiunto la spiaggia. Aveva sperato che la bellezza selvaggia di quel paesaggio lo avrebbe aiutato a calmarsi, a trovare una soluzione...ma non era bastato: quelle parole terribili ancora gli dilaniavano l'anima.
Lo stridio di un gabbiano, poco sopra la sua testa lo riportò alla realtà. Era tardi, il sole era sorto da un pezzo e doveva rientrare alla villa.
Stava per voltarsi quando qualcosa sulla spiaggia, poco più  avanti, attirò  la sua attenzione. Un barbaglio lieve, appena visibile. Un frammento minuscolo di bianco sul grigio fremente della sabbia. Mosse alcuni passi e si piegò  sui talloni.
Una conchiglia.
Madreperlacea e perfetta. Bianchissima. 
Era accoccolata in un piccolo avvallamento  della sabbia che le faceva da rifugio e la proteggeva dal ghermire continuo della risacca.
André  la osservò  affascinato per alcuni istanti, poi un sorriso gli illuminò il viso.
Aveva compreso.
Ecco cosa doveva essere, lui, per Oscar.
Un rifugio, un approdo tranquillo e sicuro in cui trovare riparo dai flutti travolgenti della vita. Si sarebbe preso cura di lei, l'avrebbe protetta e difesa esattamente come quella piccola conca difendeva la conchiglia e le permetteva di risplendere, quieta e bellissima, ai raggi del sole.
Sì,  avrebbe fatto così, e sarebbe stata la cosa giusta da fare, perché  gliela aveva suggerita il suo cuore. E al diavolo il Generale, i suoi ordini e le sue macchinazioni!
Raccolse con attenzione la conchiglia e corse veloce verso casa, forse faceva ancora in tempo a fare una cosa...

Aveva ancora il respiro affannoso per la corsa, quando aprì piano la porta della camera di Oscar.
L'ambiente era appena rischiarato da un raggio di sole che filtrava di tra gli scuri socchiusi ed Andrè  dovette attendere un attimo perché  i suoi occhi si abituassero alla penombra. Poi, pianissimo, si avvicinò alla figura rannicchiata tra le lenzuola, le lunghe gambe ripiegate contro il busto, i capelli biondi disordinati sul cuscino. La guardò un istante, e una marea di sensazioni gli strinsero lo stomaco. Neĺl'abbandono del sonno era così  fragile, così  indifesa...e così  bella! Un laccio, intorno al suo cuore, quel viso perfetto. Un laccio che da qualche tempo stringeva sempre più  forte...
Sentì  il suo proposito di proteggerla farsi ancora più saldo: avrebbe difeso e protetto Oscar, a tutti i costi, anche se per farlo avrebbe dovuto sfidare l'ira del Generale. 
Per qualche arcano  disegno la sorte lo aveva posto sulla strada di quella bellissima fanciulla chiamata, suo malgrado, ad un futuro di gloria e sacrificio e lui non si sarebbe tirato indietro. Anche se questo avrebbe voluto dire legare indissolubilmente il suo destino a quello di Oscar.
Sorrise, il cuore gonfio di una sensazione che non riuscì  a definire. "E in fondo," pensò " starti accanto è  l'unica cosa che voglio." 
Si avvicinò ancora di un passo e con tutta la delicatezza di cui fu capace scese con le labbra a depositare un bacio lieve su quella matassa di fili dorati, e, rialzandosi, depose la conchiglia sul cuscino, vicinissima al volto di lei.
Al suo interno, insieme al profumo del mare, una piccola "A" incisa con precisione, a suggello di un legame che non avrebbe avuto mai fine.



Ecco dunque il mio piccolo contributo per il compleanno di André. Ho immaginato una sorta di "grande scelta" anche per lui, l'inizio di quel rapporto simbiotico con Oscar che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita.
Grazie per essere giunte fino a qui! Un abbraccio!



 
 
 
 
 
 
 
   
 
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