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Autore: Stella Di Mezzanotte    02/02/2009    5 recensioni
Respirai profondamente, l’aria gelida del mattino. Guardai con un sorriso le montagne innevate fuori dalla finestra, della piccola casa ad Aspen Mountain, vicino la città di Denver. [...] Risposi distrattamente, senza neanche vedere chi mi stesse chiamando, ma la voce scura e roca di Robert mi fece rabbrividire. Erano le tre del mattino passate, non capivo il motivo della sua telefonata. Non mi dette modo di chiederglielo, perché mi disse poche parole, che mai dimenticherò.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao  tutti! Questa storia è venuta fuori per caso, grazie in anticipo a tutti quelli che vorranno commentare^^

Chiedo perdono! Ringrazio tanto Mega_ Cullen, per il commento ( Ti capisco! Anch'io sono nelle stesse condizioni! ) e  per avermi fatto notare che mancavano delle parti ( stramaledetto codice HTML! ). Ho postato ieri sera e nonostante abbia ricontrollato, mancavano delle cose ( Si vede che stavo dormendo xD). 

A proposito, volevo chiarire che questa ff è stata lasciata di proposito con il dubbio... che dubbio? xD Vedrete... quindi ho dato solo degli indizi, se così si possono chiamare, ma ognuno può vederla a suo modo! ( idee mie e di lisepotter...^^) Un altra cosa: la canzone che troverete è Broken dei Lifehouse ( personalmente, li adoro ) mi raccomando ascolatatela, perchè è veramente bellissima e poi ha ispirato questa One- Shot.

Non stono più e vi lascio alla lettura. Ciao!

                    


                          
Aspen Mountain

 


<< Razza di idioti! Ma non hanno nient’altro da fare, che perseguitarmi continuamente?! >>

Lanciai il giornale di gossip, a terra, e mi alzai dal divano, su cui ero seduto. Ero stufo di tutti quei paparazzi, che mi seguivano ovunque. Non ero libero di uscire per le strade che centinaia di Flash mi colpivano, senza speranze.

Ormai mi ci ero quasi abituato, ma adesso riuscivano a trovarmi anche quando uscivo con qualche amico, per una birra o una semplice festa . Eh no! Adesso era troppo. Sapevo che era inutile parlarne con il mio agente. L’avevo già fatto, ma mi aveva detto che non c’era modo di fermare quei maledetti giornalisti. Ora cominciavo a capire perché Kristen insisteva tanto per non uscire mai con me.

Raccolsi il giornale che avevo malamente buttato sul pavimento, pochi secondi prima, e osservai con un sospiro le due foto che mi ritraevano con due ragazze, che avevo conosciuto da poco in qualche locale. Le avevo ritrovate per caso, nel pub dove io e i miei amici avevamo deciso di trascorrere la serata, o magari erano loro che avevano trovato me. Naturalmente, dopo qualche drin ero quasi totalmente ubriaco, ma non era una novità per queste serate e soprattutto per i miei standard. All’uscita mi si erano attaccate addosso, con la richiesta di scattare qualche foto, che adesso erano spiattellate su quel giornale, che tenevo tra le mani. Sicuramente tutti immaginavano chissà quale notte di fuoco avessi passato, in loro compagnia, invece dopo ero stato riaccompagnato a casa dai miei amici, dato che non mi reggevo in piedi.

Sospirai, posando il giornale su un piccolo tavolino in vetro, accanto al divano. Chissà se Kristen avrebbe visto queste foto. Cosa avrebbe pensato?

Sorrisi, tra me e me. Probabilmente avrebbe pensato che sono il solito ragazzino, come spesso mi diceva.  Era davvero convinta che non fossi affidabile. Torto non gliene potevo dare: la mia vita, specie sentimentale, era sempre stata piuttosto tormentata. Ero un tipo troppo libertino e imprevedibile, per pensare all’amore. A quella parola mi riscossi e scossi la testa per scacciare l’immagine della ragazza che mi invase la mente, accostata a quel sentimento.

No, non sarebbe mai successo. Non me ne avrebbe dato la possibilità.

Mi avvicinai all’alta finestra del mio appartamento e guardai le macchine sfrecciare, velocemente, per le strade. Era una bella giornata, ma naturalmente in California non poteva non essere così. Alle volte mi mancava il tempo grigio di Londra. Era di sicuro piacevole stare in una città viva e solare come Los Angeles, ma dovevo ammettere che l’atmosfera malinconica della mia città mi mancava. D’altronde ero sempre stato un tipo piuttosto calmo, forse poco adatto a uno stile di vita come quello californiano.

Sorrisi di nuovo. Certo, dovevo ammettere che la notte mi piaceva divertirmi, per cui forse non ero in un posto così tanto lontano da me.

Non volevo pensare a cosa sarebbe successo per Capodanno. Ero stato invitato in centinai di posti, ma erano naturalmente sotto i riflettori. Ero certo che qualunque cosa avessi fatto, mi avrebbero trovato dappertutto.

Improvvisamente un idea mi balenò nella mente. Forse c’era un modo per tenere lontani i paparazzi. E se fossi andato nella baita in cui ero solito andare con tutti i miei amici d’infanzia? Infondo nessuno sapeva dell’esistenza di quel posto, tranne me e loro. Al massimo avrei potuto dirlo a Kellan, Ashley e magari a Nikki, tanto mi fidavo di loro.

Mi complimentai con me stesso. Ma perché non ci avevo pensato prima? Invece di rinunciare ad uscire con i miei amici, meglio portarli in un posto dove di sicuro i paparazzi non ci avrebbero raggiunto.

Mi affrettai a prendere il cellulare, nella tasca dei pantaloni, e avvertire tutti. Non volevo rischiare la sorte, anche se erano remote le possibilità che potessero controllarmi anche il cellulare, ma non ci si poteva mai fidare abbastanza.

Chiamai Nikki e Tom, mio vecchio amico da anni, e gli dissi di incontrarci in un pub della città, dove eravamo soliti vederci. Avrebbero sparso loro la voce e ci saremmo visti direttamente alla baita, per l’ultimo dell’anno.

Dopo aver terminato quelle poche chiamate, mi misi il giubbotto e presi le chiavi della macchina, appese all’ingresso. In poco tempo raggiunsi il luogo stabilito e non feci neppure caso agli sguardi increduli, che mi rivolgevano le ragazzine che mi notavano.

Conoscevo già il proprietario, un uomo basso ma simpatico che, non appena mi vide, mi fece entrare e sedere al solito posto. In un tavolo in fondo al locale, lontano da occhi indiscreti, seppur limitatamente.

<<  Allora ragazzo mio, che si dice nel mondo dei Vampiri?! >>

Rimandai a John, così si chiamava il proprietario, un sorriso indulgente.

<< Va tutto bene! Noi gente immortale non potremmo stare meglio di come stiamo! >>

La risata roca e pesante dell’uomo, che avevo di fronte, distrasse qualcuno seduto ai tavoli vicini e io rimandai a John un occhiataccia.

<< Schhh! Non rendermi le cose più difficili!  >> gli intimai, sorridendo anche io.

<< Oh, che esagerato che sei, Rob! D’accordo starò buono e non dirò una parola. >>

<<  Robert, tesoro, mi prendi in giro anche con John, adesso? >>

La voce allegra di Nikki fece voltare entrambi. Sorrisi, sinceramente contento di vederla. In realtà ci vedevamo spesso negli ultimi tempi, infatti avevo scoperto una persona molto dolce e disponibile in Nikki.

<< Ma cosa si deve dire a una ragazza così bella? >>

Nikki fece una faccia buffamente incantata, alle parole di John.

<< Questo è vero.  >> gli feci eco anch’io.

Si, Nikki era molto carina. Ma non c’era nulla, al di là dell’amicizia, tra di noi.

<<  Allora, dimmi tutto. >>

La vidi sedersi di fronte a me e levarsi il giubbotto, sistemandolo sulle sue ginocchia.

<< Dunque, ti ricordi che avevamo parlato di una possibile festa per Capodanno, in qualche locale della città? >>

Lei annuì e mi guardò curiosa. Di solito non  avanzano mai ipotesi.

<< Beh, dato che non ne posso più di essere inseguito dai paparazzi, almeno a Capodanno vorrei fare qualcosa di diverso e che li tenga lontano da noi. >>

La sua espressione si accese e si appoggiò con un braccio al tavolo, invitandomi con lo sguardo a continuare. Sorrisi della sua espressione, ogni qual volta si parlava di organizzare qualcosa lei era sempre pronta.

<< Conosco una baita dove trascorrevo molte serate, con i miei amici d’infanzia. Quel posto non lo conosce nessuno a parte noi, quindi potremmo organizzare qualcosa lì >>

<< Organizzare dove? >>

Mi voltai e incontrai lo sguardo ammiccante di Tom. Mi ero quasi scordato che ci doveva essere anche lui. Mi alzai e ci salutammo e vidi Nikki fare lo stesso.

<< Stavo dicendo a Nikki, che per Capodanno potremmo passare una bella serata alla nostra baita. Ti ricordi? >>

Tom che si era appena seduto accanto a Nikki, e si illuminò improvvisamente.

<< E’ vero! Cavoli Rob, è una buona idea, sono anni che non andiamo lì. >>

<< Sono d’accordo anch’io, Robert! Ma dove si trova questa baita? >>

<< A Denver, in Colorado. >>

<< Accidenti, così lontano? >>

<< Prendendo l’aereo non ci metteremo molto. >> rispose Tom, per me.

<< E’ così voi andavate lì? Ma è molto lontano da Londra. >>

<< Si è vero. Infatti ci organizzavamo prima e stavamo lì per una quindicina di giorni. Ci divertivamo un sacco, nel periodo delle feste, senza contare che ci sono molte piste sulle montagne, dove si può sciare. >>

<< Davvero? Andiamo subito allora! Io adoro sciare >>

Guardai stupito Nikki, non sapevo che sapesse sciare.

<< Davvero? Allora abbiamo qualcosa in comune. >>

Guardai Tom, che aveva appena finito di parlare , con un sopracciglio alzato e un sorriso eloquente.

<< Non ci provare con me Tom, non sei proprio il mio tipo. >> rispose Nikki , altezzosa.

Ridemmo tutti e tre. Fummo interrotti dal suono del cellulare di Nikki, che aveva appoggiato sul tavolo.

<< Pronto? Ah si, arrivo subito! >>  chiuse la telefonata e mi rivolse un sorriso spiacente.

<< Mi dispiace ragazzi, ma devo andare. Allora spargo la voce ai nostri amici più stretti e poi ci organizziamo, d’accordo? >>

Annuì, schiacciandole l’occhio. Ci salutò e rimasi con Tom. Parlammo del modo in cui ci saremmo potuti organizzare e dopo ci dividemmo.

 

                                                                                                                                                <<    >>

 

<< Cosa? No accidenti! Non posso fare sempre e solo quello che dici tu … no, esatto … bene, vorrà dire che non ci vedremo, qual’ è il problema ? Certo, certo divertiti pure, ti saluto, Michael.  >>

Chiusi la telefonata, con rabbia.

Ma chi si credeva di essere? Ero stufa di fare sempre quello che voleva lui. Ogni anno la stessa storia. Se proponevo qualcosa di diverso, lui se ne usciva che si era già organizzato, con i suoi amici e che non poteva dirgli di no. Naturalmente ero sempre io quella che doveva accontentarsi. Ero stanca di quella sottomissione. Non potevo farmi mettere ancora i piedi in testa, dal mio fidanzato. A diciotto anni e con una bella carriera davanti, non vedevo il motivo per cui dovessi prendere ordini da lui.

Composi il numero di Nikki, sul cellulare, e sperai che rispondesse subito. Dovevo assolutamente organizzarmi con i miei amici, dato che ogni anno mi era precluso per colpa di Michael.

<< Nikki dove sei? Ci vediamo al solito posto, tra dieci minuti? Bene, ci vediamo lì. >>

Attaccai e ringraziai, mentalmente, la mia migliore amica. Riusciva ancora a sopportarmi, la chiamavo ad orari insoliti e le davo margini di tempo sempre piuttosto ristretti. Fortuna che era sempre presente.

Indossai il giubbotto e uscì, velocemente, dal mio appartamento. In poco tempo arrivai nel piccolo locale vicino al porto di Los Angeles, dove di solito io e Nikki ci vedevamo.  Con mia sorpresa la vidi già lì.

<< Nikki, come hai fatto ad arrivare prima di me? >>                                              

<< Ero nei paraggi … >>  mi rispose vaga.

Non persi tempo a chiederle altro, che le feci segno di sederci.

<< Ho deciso che quest’anno lascerò Michael divertirsi, come gli pare, con suoi amici. >>

<< Questo vuol dire che , finalmente, sarai libera per la notte di Capodanno? >>

Sorrisi del suo tono ironico. Sembrava strano anche a me che, per la prima volta, non trascorressi il Capodanno con il mio ragazzo. Annuì, con un sospiro.

<< Oh! Questa si che è una notizia! >>

Stavo per ribattere, quando lei mi fece cenno di aspettare, per rispondere al cellulare che aveva cominciato a suonare.

<< Pronto? Ah sei tu! Domani mattina? Si va bene, l’avevo già messo in conto. Non potevi pensarci un po’ prima, eh?!  Vabbè ti adoro anche per questo, tesoro!  >>

Non appena chiuse la chiamata, le rimandai un sorriso curioso. Solitamente si riferiva a una certa persona, quando usava quelle parole e quel tono. Tuttavia, feci finta di nulla.

<< Abbiamo fatto conquiste? >>

<< Ma no, che conquiste … senti Kristen, che ne dici se ci vediamo domani mattina, all’aeroporto? >>

<< All’aeroporto? A fare che? >>

<< Lascia fare a me, questa volta. Hai detto che sei libera dalla tua prigione, no? >>

La mia prigione? Ah si … naturale a chi si riferiva …

<< Si, è vero, ma … >>

<< Niente “ ma”, domani mattina ti devi solo far trovare all’aeroporto. Passeremo il Capodanno fuori da questa città, hai capito? >>

Non mi lasciò il tempo di rispondere, che si alzò in piedi.

<< Adesso scusami , ma ho tantissime cose da fare. Parleremo di tutto domani mattina, sull’aereo … >>

Mi alzai anch’io e la seguì.

<< No, Nikki! Dove vorresti andare? >>

<< A Denver, non preoccuparti del biglietto, penso a tutto io. Portati solo una piccola valigia, per rimanere qualche giorno fuori. Ricordati che farà molto freddo. >>

Rimasi stupita a guardarla, mentre si infilava nella sua Mercedes grigia. La vidi salutarmi con la mano, al di fuori del finestrino della sua auto, mentre se ne andava.

<< Non fare tardi! >>

Mi urlò dal finestrino.

Scossi la testa, incredula. Ma che razza di amica avevo? Mi misi a ridere di cuore, in mezzo alla strada, attirando molti sguardi curiosi. Mi tappai la bocca, con la mano, e mi incamminai per tornare a casa.

Ma che idea aveva in testa? Qualsiasi cosa avesse in mente, sapevo benissimo di dovermi preoccupare. Poco male, per una volta non avrei seguito le solite regole. Mi fidavo della mia migliore amica, anche se a volte mi lasciava parecchio interdetta.

A quanto aveva capito, si era messa d’accordo con qualcuno. Chi? … Nikki era sempre piena di sorprese. Chissà con chi aveva parlato al telefono. Avevo qualche dubbio, ma se fosse stato Robert di sicuro me l’avrebbe detto. Di solito, quando lui la chiamava ed io ero con lei, Nikki mi lanciava sguardi eloquenti.

Sbuffai, pensierosa.

Non avevo mai affrontato un discorso su Robert, con lei, anche se mi faceva capire che per lei nascondevo qualcosa. Non c’era nulla con Robert , oltre una bella amicizia. In realtà non potevo negare l’attrazione che provavo nei suoi confronti, spesso mal celata, ma Robert era un ragazzo bellissimo, ovvio che ci fosse.

Probabilmente anche alla mia migliore amica piaceva molto Robert. Una fitta di gelosia mi colpì, inaspettatamente. Anche questo era normale. Era il mio migliore amico e non volevo che nessun altra gli mettesse gli occhi addosso. Ovviamente questo era impossibile. Sicuramente questo era il motivo principale per cui le sua fan mi odiavano … e per cui io odiavo loro … 

Sorrisi tra me. Se non ci fosse stata qualche fan, ci sarebbe stata comunque qualche ragazza interessata. Su questo non avevo dubbi, ma Robert sicuramente non si sarebbe fatto sfuggire quelle occasioni, dato che era in cerca di una ragazza. Magari l’avrebbe trovata giusto per la serata di Capodanno. Chissà cosa avrebbe fatto. Mi sarebbe piaciuto passarlo insieme a lui, ma d’altronde non ci sentivamo quasi mai, al di fuori del set. Qualcosa dentro di me, mi diceva che la colpa era mia se lui si manteneva distante da me, ma un'altra parte preferiva credere che era lui che non mi voleva vicina. Magari preferiva Nikki a me … in fondo si vedevano molto spesso, ultimamente. Probabilmente era la mia parte razionale a provocarmi questi pensieri, perché infondo il mio cuore sapeva la verità.

Cercando di scacciare quei pensieri, entrai a casa mia e incrociai i miei in cucina. Prima di salire le scale, che portavano alla mia stanza, mi voltai brevemente verso di loro.

<< Domani mattina vado a Denver >>

Senza aggiungere nient’altro salì le scale. Nessuno dei due disse niente, circa la mia imminente partenza. Erano abituati, grazie al mio lavoro, a questi spostamenti improvvisi.

Non appena arrivata in camera lasciai il giubbotto, che mi ero tolta mentre salivo le scale, sul letto, e aprii le ante dell’armadio.  A quanto pare avevo una valigia da preparare.

 

                                                                                                                                          <<     >>

 

Respirai profondamente, l’aria gelida del mattino. Guardai con un sorriso le montagne innevate fuori dalla finestra, della piccola casa ad Aspen Mountain, vicino la città di Denver. Erano da poco arrivati Jackson e Ashley e dovevo dargli il loro alloggio. Quei due erano davvero inseparabili, non sarebbe stato un problema per loro dividere una camera matrimoniale …

Speravo, più che altro, che Nikki avesse capito il posto che il pomeriggio prima gli avevo consigliato per noleggiare un auto, che l’avrebbe portata alla mia baita. Sicuramente non avrebbe avuto problemi, quella ragazza era una vera forza della natura.

<< Robert, questa stanza? >>

Mi voltai verso Ashley, che mi osservava con le mani sui fianchi.

<< Si, andiamo, te la faccio vedere. >>

Le feci strada e salì le scale che portavano al piano di sopra. Superai le prime due stanze, una mia e di Tom e l’altra di Nikki, ed arrivai alla terza stanza del corridoio.

Feci accomodare Ashley ed entrai per aprire le tende e la finestra.

<< Scusa, ma io e gli altri siamo arrivati ieri sera tardi, quindi non ho avuto tempo di far prendere aria alle stanze. Sai è da molto tempo che nessuno viene più qui. >>

Lei mi liquidò, con un gesto della mano.

<< Figurati, sono abituata a cose peggiori. Non sai in che condizioni si trova la casa di villeggiatura di Jackson. >>

Risi della sua faccia sdegnata.

<< Bene, allora ti lascio per sistemarti, Nikki dovrebbe arrivare tra qualche ora. >>

<< Ah Robert! Ma perché non hai invitato anche Kristen? Infondo siamo tutti tra amici >>

Quella domanda mi colse impreparato. Kristen era stata la prima persona a cui avevo pensato, quando quell’idea mi era venuta in mente. Sapevo che l’avrei messa in difficoltà, perché passava tutto il suo tempo con il fidanzato, quindi avevo evitato. Senza contare che vedere il suo viso dispiaciuto e sentirmi dare un “ no” come risposta, come spesso era accaduto, proprio non mi andava.

<< Sai anche tu che mi avrebbe risposto di no >>

Senza aspettare risposta uscì dalla stanza e mi diressi verso la mia. Mentre richiudevo la porta dietro di me, sentì a mala pena la voce di Tom e di altri amici venuti con noi, ridere al piano di sotto.

Mi buttai sul letto, con un braccio sopra gli occhi. Non ero molto entusiasta di quella vacanza, ma era l’unico modo per stare lontano dai paparazzi e soprattutto dalla città in cui sapevo trovarsi anche Kristen. Ero innamorato di lei. Non ero sicuro che lei l’avesse capito, perché mi considerava solo il suo migliore amico. Ero felice di essere almeno questo per lei, ma il nostro lavoro ci teneva sempre molto lontani, e i rapporti non erano facili da mantenere. Fortuna che avevo tre film per lavorare con lei, a stretto contatto, ma ovviamente non sarebbe stata la stessa cosa. Michael la seguiva dappertutto e non mi lasciava molti spazi. Preferivo evitare piuttosto che crearle dei problemi. Mi era sempre stato insegnato che amare vuol dire anche lasciare liberi.

Sospirai e mi voltai poggiano la fronte sul cuscino. A quel movimento sentì un piccolo tonfo sul pavimento. Mi alzai per vedere cos’era caduto.  Quando capì di cosa si trattava, sbuffai d’irritazione. Raccolsi da terra un libro e, senza guardarlo più di tanto, lo riposi sul comodino. Mi distesi, nuovamente, sul letto e poco dopo mi addormentai.

Mi sembravano che fossero passati pochi secondi, quando qualcuno bussò nella mia camera. Dapprima lasciai sbattere, ma quando il suono si ripeté, mi alzai nervoso ed andai ad aprire.

Quello che vidi mi lasciò impressionato. Mi passai più le volte le mani sugli occhi, ma la ragazza davanti a me non scompariva, anzi sembrava essere turbata, almeno quanto me.

<< Kristen, cosa …? >>

La vidi indugiare, fino a quando mi sorrise sorpresa.

<< Robert, cosa ci fai qui? >>

Sorrisi sornione.

<< In realtà questa casa sarebbe mia >> la guardai ironico.

<< Oh! Scusami, io non lo sapevo. Mi hanno detto di bussare a questa porta, per farmi dire la stanza dove … ehm … vabbe fa nulla. >>

Si voltò e la vidi dirigersi verso le scale. Mi detti dell’idiota per averla imbarazzata, più di quanto già lo fosse, la raggiunsi e la presi per un braccio, voltandola.

<< Scusami Kris, sono soltanto sorpreso. Non immaginavo di trovarti qui.>>

Lei mi guardò, diffidente, e ancora un po’ imbarazzata.

<< Davvero mi dispiace, ma la colpa è tutta di Nikki. Mi ha trascinato lei qui.>>

<< Ah si, ho capito. Comunque mi fa piacere , davvero … >>

Idiota, stupido, imbecille …

Ma come diavolo mi stavo comportando? La stavo solo mettendo in difficoltà. Ma cosa era venuto in mente a Nikki? Ero troppo stupito dalla sua presenza.

L’artefice di quel macello venne ad interrompere quell’imbarazzante situazione.

<< Kristen, ma ci vuole così tanto per … Ah Robert! Visto? Alla fine c’è l’ho fatta ad arrivare. >>

<< Già, ho notato Nikki …  >>

<<  Allora la nostra stanza? >> mi chiese la peste, con un sorriso che la diceva lunga.

 

                                                                                                                                        <<    >>

 

Mi guardai più volte allo specchio, ma l’immagine che osservavo riflessa su di esso, proprio non mi convinceva. Avevo indossato un vestitino nero, di lana, lungo al ginocchio e delle decoltè, dello stesso colore del vestito. Faceva molto freddo, quindi non potevo indossare abiti più leggeri, senza contare che avevo preparato di fretta la valigia e non avevo messo in conto una serata del genere.

Passai le mani tra i capelli, che avevo lasciato liberi di cadere sulle spalle, e finii di truccarmi il viso, leggermente. Non avevo mai avuto bisogno di truccarmi molto.

<< Kristen, sei pronta? Dobbiamo scendere tra poco >>

L’immagine di Nikki , alle mie spalle, si riflettè sullo specchio di fronte e me. Lei era come al solito molto elegante, nel suo abito a tubino rosso e le eleganti scarpe con il tacco.

<< Non vale, tu sei più elegante di me! Già sapevi cosa ci aspettava >> la ripresi, con finto cipiglio.

<< Purtroppo io ho bisogno di un immagine forte, per valorizzarmi, a te invece basta poco >>

Mi strizzò l’occhio e io le sorrisi.

<< Poi mi spiegherai, come farai a non morire di freddo. L’abito che indossi è fin troppo leggero >>

<< Sarà l’atmosfera ad essere calda >>

Risi e, scotendo il capo, la tirai verso la porta. Scendemmo le scale e sentimmo la musica venire dal piano di sotto. Vidi tutti i ragazzi, insieme a Robert, trafficare con una piccola console, nel salone.

Non mi ero ancora ripresa dalla bella sorpresa della mia migliore amica. Mi sentivo in imbarazzo, perché Robert non mi aveva invitato di persona, e dato che era una serata tra pochi amici, mi sentivo in più. Potevo immaginare il motivo per cui Robert non mi avesse detto nulla, dato che sapeva che avrei passato questa sera con Michael, ma se invece non avesse voluto invitarmi?

Sbuffai, non ero sicura di potere sapere la verità. Al massimo mi sarei isolata, durante la festa, così non mi avrebbe visto per molto.

Vidi Ashley e Jackson seduti sul divano e parlare tra loro, Rachelle ridere, come al solito, con un gruppo di ragazzi che non conoscevo, probabilmente amici di Robert. Poi c’erano due ragazze che, con un bicchiere in mano, ballavano a tempo di musica, vicino alla console dove Robert e Tom, trafficavano.

Vidi chiaramente le occhiate delle due ragazze, rivolte verso Robert, così quando le vidi avvicinarsi a lui, mi avvicinai anch’io. Non ci eravamo ancora parlati da quella disastrosa conversazione del pomeriggio.

Non appena mi vide, mi sorrise e lasciò qualcosa in mano a Tom, per venirmi incontro.

<< Kris, sei bellissima >>

Mi stampò un bacio sulla guancia, che mi fece venire i brividi. Provai a fare finta di nulla e gli sorrisi anch’ io.

<< Tu non sei da meno.>>

Era vero. Vestito con un paio di jeans scuri e una camicia bianca, era irresistibile.

<< Ma a quanto pare l’unica a patire il freddo, sono io. Guarda come sei vestito! >>

Lui per risposta rise, e mi allacciò un braccio intorno al collo, stringendomi a lui.

<< Sono abituato a questa temperatura, e poi vedrai che qui dentro non sentirai freddo per molto. >>

Non risposi, perché mi aveva accompagnato di fronte il gruppo di ragazzi che avevo adocchiato tempo prima.

<< Kris questi sono: Lucas, Anthony, Danny e Matthew. Ragazzi questa è la mia amica Kristen. >>

Tutti e quattro mi strinsero la mano, ma rimasi stupita quando il ragazzo biondo e con gli occhi chiari, che Robert aveva chiamato Danny, avvicinò la mano alle sue labbra e ne baciò il dorso.

<< Il solito buffone, il nostro Danny! >> esclamò Robert.

Restituì uno sguardo incuriosito a quello intenso del biondino. Era un bel ragazzo e di sicuro era interessato, a giudicare dalla sua occhiata allusiva.

Anche Robert, sembrò accorgersene, perché mi prese per mano e mi allontanò da lui.

<< Hai già fatto conquiste >>

Il tuo era lievemente irritato e sorrisi, stringendo la sua mano. Ero vagamente compiaciuta, sapevo che Robert mi voleva molto bene, quindi era sempre molto protettivo nei miei confronti, ma non si era mai esposto così chiaramente.

<< Sei sempre tu il mio preferito. >>

Mi rimandò un sorriso malizioso e io risi, arruffandogli i capelli. Era sempre così: con Robert riuscivo ad essere me stessa, in ogni momento.

Passammo il resto della serata tra risate e battute. Robert non mi aveva lasciato da sola, quasi mai, ma la stesso valeva per Danny, che sembrava essersi fissato su di me.

<< Kristen, parlami un po’ di te >>

Danny, che si era appena seduto sul divano, accanto a me, prendendomi una mano tra le sue. Rimasi un po’ stupita dal gesto.

<< Non c’è molto da dire. Sono sempre in giro per il mondo, grazie al mio lavoro. >>

Mi guardò sorridendo, per qualche attimo. Forse sperava che gli chiedessi di lui, ma sinceramente non mi interessava saperlo. Lui si avvicinò a me, mettendomi un braccio attorno alle spalle. Sentii Robert irrigidirsi, vicino a me.

<< Allora è così che tu e Robert vi siete conosciuti? >>

Mi girai un attimo per incontrare lo sguardo di Robert, e lo vidi rilassare l’espressione corrucciata e sorridermi. Non mi lasciò il tempo di dire nulla, perché la sua espressione si rilassò, per poi diventare malinconica.

Dei brividi freddi mi corsero lungo la schiena e il fiato mi si mozzò in gola. In quel momento partì la nostra canzone, o per meglio dire, quella che lui mi aveva fatto ascoltare quella notte …

Ricordavo benissimo quel momento. Mentre fissavo i suoi occhi fondersi con i miei, sentì le lacrime salirmi agli occhi.

Quella notte ero in uno dei tanti locali con Michael. Soffrivo, perché mi sentivo inadeguata. Cercavo di sorridere ed essere di compagnia, ma mi ritrovai seduta su una sedia, con un bicchiere in mano, a guardare il mio ragazzo e i suoi amici, distrattamente. Non ero per nulla presente, fino a quando il suono del cellulare mi risvegliò da quello stato di apatia.

Risposi distrattamente, senza neanche vedere chi mi stesse chiamando, ma la voce scura e roca di Robert mi fece rabbrividire. Erano le tre del mattino passate, non capivo il motivo della sua telefonata.

Non mi dette modo di chiederglielo, perché mi disse poche parole, che mai dimenticherò.

Mi manchi immensamente …

Poi avevo sentito una canzone partire … quella canzone … le cui parole adesso risuonavano nella mia testa. Tutti quelli che erano attorno a noi non esistevano, ero persa in quel ricordo, e nei suoi occhi profondi che non si staccavano un secondo dai miei. Sapevo che aveva capito.

 

I am here still waiting though i still have my doubts

I am damaged at best, like you’ve already figured out

 

Sono qui , sto ancora aspettando, ho ancora i miei dubbi

Sono davvero a pezzi, come hai già capito

 

I’m fallin apart, I’m barely breathing

With a broken heart that’s still beating

In the pain there is healing

[ … ]

So I’m Holdin’ on, I’m Holdin’ on

I’m barely Holdin’ on to you

 

 

Sto cadendo a pezzi, sto respirando a mala pena

Con un cuore spezzato che sta ancora battendo

Nel dolore, non c’è cura

[ …]

Per questo sto resistendo a te

Sto resistendo a mala pena a te.

 

Ricordo bene che mi otturai un orecchio, per poter sentire meglio. Non capivo, ma avvertii il volume della musica, dall’altra parte del telefono, aumentare. Non sentivo alcun suono, tranne quello della canzone.

[ … ]

I tried my best to be guarded, I’m an open Book instead

I still see your reflection inside of my eyes

That are looking for purpose, they’re still looking for life

 

Ho fatto del mio meglio per stare sulle mie, invece sono un libro aperto

Vedo ancora il tuo riflesso nei miei occhi

Che stai guardando per un motivo, stanno ancora cercando un po’ di vita

  

I’m hanging on another day just to see what you will trown my way 

And I’m hanging on to the words you say …

 

Sto resistendo un giorno in più solamente per vedere cosa porterai nella mia vita

E sto resistendo a quello che dici … 

 

Ritornai bruscamente alla realtà, quando lui si alzò e mi porse la mano, con un sorriso spento. Mi alzai e lui mi strinse piano a sé, come se avesse paura di rompermi. Sorrisi leggermente e appoggiai il viso sul suo petto, mentre lui mi trascinava mollemente in un lento.

Non so se eravamo gli unici a ballare, ma non me importava. Tenevo gli occhi chiusi, e mi ero isolata completamente da tutto il resto del mondo. Sentivo a mala pena il respiro di Robert, infrangersi sui miei capelli e il suo calore avvolgermi.

Strinsi le mani sulla sua camicia. Era solo lui ciò che volevo, ma la mia mente e il mio cuore si erano sempre rifiutati di andare d’accordo.

Persi completamente la cognizione del tempo, mi accorsi che eravamo entrati in un nuovo anno, quando Robert mi scostò un po’ da sé e mi guardò con dolcezza. La canzone era quasi finita e sentì le urla festanti dei presenti e il tintinnare dei bicchieri per il brindisi. Noi continuammo a guardarci fin quando, senza rendermene conto , le nostre labbra si incontrarono. Fu un bacio dolce, pieno di sentimenti contrastanti. Le sue labbra si muovevano piano sulle mie, come una carezza. Non avrei mai voluto staccarmi da lui, e quei pochi secondi mi parvero eterni.

Si … stavo ancora resistendo a lui, ma non sapevo fino a quando avrei retto.

 

 

 

Due mesi dopo :

La stavo osservando, ridendo tra me. Non faceva altro che guardarsi in continuazione e parlava di cose senza senso. Si è davvero così isterici il giorno del proprio matrimonio? Ok, Nikki normalmente era così, ma più la guardavo più mi faceva ridere.

<< Oh, smettila Kris! Non vedi che sono in crisi? >>

<< Ma Nikki, sei stupenda. Sei troppo preoccupata per quel vestito. >>

Indossava un abito bellissimo, color avorio. Il corpetto, molto elegante, era tempestato di pietre preziose. La lunga gonna scendeva morbida a finire con uno strascico. Delle rose in boccio, infine, erano attaccate al retro del vestito, all’altezza dei reni.

<< Non mi importa nulla del vestito >> disse lisciandosi il lungo abito bianco, guardandolo in ogni sua parte, contraddicendo quello che aveva appena detto.

Risi, guadagnandomi un occhiataccia da parte sua.

<< Certo, come no. Ti ho già detto che è tutto a posto. Tom è un bravissimo ragazzo, starete bene insieme >>

<< La fai facile tu, mica ti stai sposando … >> la sua suonava più come una domanda, che come un affermazione.

Inarcai un sopracciglio, perdendo tutto il buon umore, quando la vidi sorridermi maliziosamente.

<< Oggi, pensiamo al tuo matrimonio, Nikki >>

Mi avvicinai a lei e, contro le sue proteste, la trascinai fuori dalla piccola stanzetta da dove non voleva più uscire. Salimmo nella limousine, che ci aspettava da tempo. Povero Tom, chissà che pensava. Eravamo molto più che in ritardo. Non appena anche Nikki se ne rese finalmente conto cominciò a urlare, come una pazza, al guidatore, di far presto. Cercai di calmarla, infondo le spose erano sempre in ritardo, ma dovevo ammettere che due ore erano tante.

<< Kristen, accidenti a te!>>

<< Cosa? Nikki ho cercato di avvertirti in tutti i modi, che eravamo in ritardo, ma mi facevi cenno di stare zitta!>>

Lei mi liquidò con un gesto della mano e io risi spontaneamente.

<< Dai, cosa vuoi che succeda. Non penserai mica che se ne sia già andato … no? >>

Mi lanciò un occhiata omicida e io alzai le mani, in resa.

<< Suscettibile, stamattina … >>

<< Smettila … >> mi ringhiò quasi.

<<  Vogliamo dire chi era davvero suscettibile, una certa mattina di due mesi fa >> continuò, con un occhiata furba.

Mi zittì del tutto, con sua immensa felicità. Mi voltai verso il finestrino, con un sospiro.

Dopo quella notte di Capodanno, le cose non erano più le stesse. Erano molto più difficili. Sorrisi, inconsciamente. Nei giorni successivi Robert aveva cercato, disperatamente, di insegnarmi a sciare. Nulla da fare, cadevo subito, se lui non mi sorreggeva. Infondo, sarei caduta ugualmente, se lui non fosse rimasto accanto a me. Magari non in mezzo alla neve, ma da qualche baratro senza ritorno. Era stato fin troppo imbarazzante stare accanto a lui, dopo quello che era successo. Non mi ci sarei mai più abituata all’effetto che mi faceva la sua presenza.

Avrei sempre conservato il ricordo di quei giorni. In qualche modo avevo capito cosa volevo davvero, il motivo di quella sofferenza celata. Forse quei giorni inutili e grigi stavano volgendo al termine. Bastava solo saperne la causa? Chissà se questo sarebbe servito … oppure no. Era ancora presto per dirlo. Il futuro mi avrebbe dato risposte. Avrei capito solo vivendo se la mia decisione si sarebbe rivelata giusta. Ma infondo non si vive di certezze, ma di attimi. Meglio godersi al meglio quelli.

Una delle note positive, furono che Danny perse ben presto interesse su di me. Qualcosa evidentemente l’aveva convinto a desistere … o magari qualcuno.

Cercò di spostare le sue attenzioni su Nikki, ma Tom si fece valere. Mi sembrava assurdo che dopo appena due mesi si stavano per sposare. Ero felice per lei. Tom era innamorato di lei, era sotto gli occhi di tutti.

Un urletto di Nikki mi fece trasalire, interrompendo i miei pensieri. Capii il motivo della sua reazione: eravamo arrivati davanti la chiesa.

<< Forza Nikki, andiamo >>

Lei mi abbracciò e poco dopo scendemmo dalla limousine. Seguii la scena della mia migliore amica che si accingeva a raggiungere l’uomo che amava sull’altare, con le lacrime agli occhi. Tra gli applausi festanti dei presenti, osservai Nikki arrivare da Tom, che la guardava con occhi innamorati.

Sospirai, rilasciando anch’io la tensione fin ad allora trattenuta e rimasi in piedi, nello scalino più basso rispetto agli sposi, posto dei testimoni.

<< Sei bellissima >>

Mi voltai al suono di quella voce, che conoscevo bene. Sorrisi a Robert, che mi guardava con dolcezza e desiderio insieme. Gli schiacciai l’occhio e mi avvicinai a lui, che distava pochi passi da me, in quanto vicino a Tom, essendo suo testimone. Gli sistemai il nodo della cravatta elegante che indossava e lisciai appena la sua giacca.  Era come al solito bellissimo, in quello smoking.

Io, invece, indossavo un lungo abito verde molto chiaro, come il colore dei miei occhi. Il corpetto era ricamato da delicati motivi floreali e impreziosito da diverse pietre. La lunga gonna era formata da diversi veli, attaccati da un lato del vestito, da un fiore molto particolare.

Per un attimo i nostri sguardi si incatenarono e rimasi abbagliata dai suoi profondi occhi chiari. In un movimento ormai istintivo gli sistemai un ciuffo di capelli ribelli, dietro l’orecchio, gesto che lui odiava. Tuttavia non disse nulla, ma ricambiò il gesto, trattenendo però una ciocca dei miei capelli, tra le dita. Stavolta i miei capelli erano mossi, come quando avevamo fatto il servizio per Vanity Fair.

A giudicare da suo sguardo, anche lui stava pensando la stessa cosa. Mi allontanai da lui, quando sentì che  la cerimonia stava per iniziare. Risi quando Robert mi trattene la mano, ma poi mi lasciò andare dopo averne baciato il dorso.

Non potei impedire al mio cuore di mancare qualche battito. Robert riusciva ad emozionarmi, con i suoi gesti improvvisi. Sospirai, cercando di riprendere il controllo e sorrisi a Nikki che mi guardava, con espressione fintamente disgustata.

Tuttavia, era troppo emozionata per prestarmi molta attenzione, e di questo ne fui molto felice. Già dovevo sopportarmi le continue occhiate ironiche di Kellan, seduto nelle prime file. Le sue battute erano all’ordine del giorno, ormai.

Mi concentrai definitivamente su quel momento. Osservai emozionata le forti emozioni di Nikki, di solito sempre così sicura di sé e Tom incespicare sulle parole, al momento del giuramento.

Incontrai un paio di volte lo sguardo emozionato di Robert  e ricambiai il suo sguardo.

Quando la cermonia finì, rimanemmo entrambi fuori, a guardare i neosposi. Ero talmente presa dalla scena, che trasalii quando avvertì un braccio intorno alla vita. Mi persi per un attimo nel suo sguardo dolce.

<< Sei molto emozionata. >>

 << Anche tu  >>  risposi, con un mezzo sorriso.

Mi strinse la vita, ancor di più, e mi sospinse per cominciare a camminare.

<< Facciamo una passeggiata? Tanto Nikki e Tom ne avranno per molto. Lo sai come la pensava circa le foto. >>

A quelle parole arriccia il naso, ben sapendo cosa aspettava a Tom : Nikki desiderava avere un serivzio fotografico degno di una modella. Robert rise della mia espressione, stringendomi a lui. Rilassai il viso e lo guardai affascinata. Era bellissimo quando rideva, amavo la sua voce. Senza rendermene conto, sospirai, guadagnandomi un occhiata curiosa da parte sua.

<<  Va bene, vada per la passeggiata >> diissi, cercando di dirottare la sua attenzione.

<<  Se non ti và, basta dirlo >>

Mi fermai, e lo fronteggiai con le braccia incrociate.

<< Robert, smettila! Ho detto che per me va bene, sennò ti avrei detto di no >>

Lui mi guardò scocciato e dopo avermi lanciato un occhiata infastidita, mi superò e cominciò a camminare. Sbuffai e lo raggiunsi, tirandolo per una manica della giacca elegnate, che indossava per cercare di farlo fermare. Ci riuscii e mi inchiodò con uno dei suoi sguardi di rimprovero. Era arrabbiato.

Forse avevo sbagliato a rivolgermi a lui con quel tono, ma in quel momento ero piuttosto tesa.

<<  Avanti, Robert, cosa c’è?  >>

<<  Sai bene cosa c’è. Alle volte diventi scontrosa senza motivo. Mi dispiace Kristen, ma non smetto assolutamente, se l’avessi fatto probabilmente molte cose sarebbero diverse. E’ forse questo ciò che vuoi?  >>

Lo guardai a lungo e in silenzio. Sapevo a cosa si riferiva, ma mi feriva il fatto che lui avesse ancora quei dubbi. Ero ancora frastornata da tutto quello che stava succedendo, attorno a noi, ma non sopportavo che lui dubitasse.

<<  Lo sai che non è così. Questo periodo passerà e mi dispiace molto di darti fastidio, con questi miei modi di fare … scontrosi! >>

Feci per andarmene, ma sentì un braccio di Rob attorno alla mia vita, e mi bloccò qualsiasi movimento.

<<  Scusami Kris … >>

Io chiusi gli occhi sospirando. Mi appoggiai al suo torace e strinsi le braccia al petto.

<<  Avevi promesso che mi avresti sopportato.  >>

Con un sorriso, appena accennato, mi girai e lui mi avvolse con le sue braccia.

<<  Ma se lo faccio ogni minuto che passa!  >>

Sgranai gli occhi e gli detti un piccolo scappellotto. Lui rise, stringendomi ancora di più.

Riprendemmo a camminare e mi tenni saldamente aggrappata a Robert. Lui mi guardò con dolcezza e ricambiò la stretta.

Camminammo a lungo, parlando molto. Riuscii ancora una volta a rilassarmi, come tutte le volte che stavo con lui. Percepì il mio cambiamento d’umore e si fermò di botto, in mezzo al marciapiede dandomi tanti piccoli baci sul viso.

<<  Voglio che tu stia sempre tranquilla, quando sei con me  >>

Sorrisi e l’abbracciai, tenendolo stretto a me per lunghi secondi, minuti o forse ore. Avevo perso completamente la cognizione del tempo e nemmeno quando il suo cellulare cominciò a squillare lo lascai. Lui rise piano e profondamente, non facendo nulla per scostarsi da me.

Il cellulare smise di suonare, lasciandomi soddisfatta solo per qualche secondo, quando cominciò di nuovo a emettere quella suoneria che ormai odiavo.

<<  No, lascialo squillare …  >> dissi lamentosa, come una bambina.

Lui si scostò un poco da me, con mio grande disappunto , e mi dette un piccolo bacio sul naso, sorridendomi spiacente.

<<  Pronto?  >>

Io sbuffai, incrrciando le braccia, guardandolo immusonita. Lui mentre parlava, mi accarezzava il viso e i capelli, per tentare di consolarmi.

<<  Dobbiamo tornare, perché Nikki e Tom stanno arrivando alla villa.  >> mi disse dopo aver chiuso la chiamata. Mi ero quasi scordata che dovevamo tornare.

Mi abbracciò la vita e tormammo indietro, per prendere la macchina e raggiungere il luogo del ricevimento. Era abbastanza vicino, quindi impiegammo poco tempo ad arrivare.

Risi della faccia sconvolta di Robert, non appena arrivammo al luogo stabilito. Io e Nikki, avevamo girato l’intera città alla ricerca di un posto bello e speciale. Era molto bella la Villa che avevamo scelto.

Presi la mano di Robert e lo tirai verso l’entrata, dato che era ancora fermo a guardare. I cancelli erano in ferro battuto, e vi era raffigurato un antico stemma. Un lungo sentiero, affiancato da innumerevoli aiuole, portavano a un antica villa che si ergeva maestosa tra alti alberi e diverse fontane.

Ci inoltrammo tra i vari invitati e raggiungemmo un gazebo molto grande, circondato da innumerevoli fiori. Un lungo tavolo era imbandito con diversi bicchieri e bottiglie. Infatti era adibito per il rinfresco.

<<  Allora, ti piace?  >> gli chiesi.

<<  L’hai scelta tu?  >>

<<  Si, insieme a Nikki, ovviamente  >>

Lui mi sorrise e mi schiacciò l’occhio, per poi piegarsi leggermente su di me, facendomi arrossire.

<<  Hai buon gusto  >> mi sussurrò all’orecchio.

<<  Kristen, vieni qui!  >> sentì gridare Nikki, vicino al gazebo, in cui ci trovavamo. Sospirai, e entrambi la raggiungemmo.

In un attimo capì cosa stava oer succedere, e Robert si defilò con un ghigno stampato sul volto.

Sbuffai una risata e mi avvicinai, titubante, alla folla urlante di tutte le donne presenti.

<<  Siete pronte?  >> urlò ancora la mia migliore amica, con il bouquet bene in vista.

Io scossi il capo, con un sorriso. Trovavo stupita e piuttosto anctica questa usanza del lancio del buoquet, ma Nikki era stata irremovibile al riguardo.

Non mi avvicinai e non sgomitai per essere più vicina a lei. Non mi interessava prendere quel mazzo di fiori, anzi, in quel momento era l’ultimo dei miei propositi, data la tradizione.

Lanciai un ultimo sguardo supplichevole a Robert, che con una mano in tasca, parlava con Tom e sorrideva al mio indirizzo, mentre con l’altra mano stringeva un alto bicchiere, contenente qualche aperitivo.

Mi voltai sconsolata e per poco mi prese un colpo, quando mi vidi arrivare un grande mazzo di rose e orchidee. Mi finì quasi in faccia e me lo ritrovai tra le mani. Rimasi a bocca aperta, guardando il bouquet della mia migliore amica. Non avevo fatto nulla per afferrarlo ed ero dietro a tutte le ragazze, che ora mi guardavano con sorrisetti falsi ed eloquenti.

Mi guardai intorno e vidi solo Nikki , con le mani alla bocca, guardarmi esultante. La cosa incredibile fu di vedere Robert, che cercava di respirare, mentre Tom gli dava energiche pacche sulle spalle. Doveva essersi affogato con ciò che stava benendo, dato che continuava a tossire.

Dopo qualche secondo in cui non smettevo di guardarlo, lui fece cenno a Tom che stava bene e mi guardò, regalandomi un sorriso, che mi fece tremare le gambe.

Abbassai lo sguardo su quei fiori e respirai a fondo l’intenso profumo, che emanavano. Un insieme di pensieri mi affollarono la mente, ma trasalii quando sentì un paio di braccia circondarmi. Sorrisi e Robert mi baciò una guancia, fissandomi con adorazione. Ricambia il suo sorriso e gli spostai un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.

<<  Questo è meglio di una proposta.  >>

<<  Quale, tra tutte quelle che mi hai posto?   >> risposi, con voce leggermente tremante

<<  Sai cosa dice la tradizione …  >> disse a voce così bassa che stentai a sentirlo.

Mille brividi mi percorsero a causa della forte emozione che sentivo crescere dentro, come un fiume in piena.

<<  Si … lo so  >> sussurrai , stentatamente.

Mi appoggiai al suo petto e lui mi strinse, con presa ferrea. Ero certa che quel momento non lo avrei scordato per il resto dei miei giorni.

 

 

 

Fine

  
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