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Autore: TheBeatles1991    27/08/2015    0 recensioni
[La carta ha detto: Successo]
'Quando qualcuno mi chiede: -Perché vuoi diventare famosa?
Io rispondo: -Non lo so...forse perché sono matta.
E lo penso davvero. A questo mondo non ti lasciano essere matta a meno che tu non sia in televisione, al cinema, sui giornali.
Allora non sei piú matta, sei fantastica.'
Questa è la storia di Eva Baylor, una ragazza che ha un sogno: diventare una star, ed é convinta di avere tutte le doti necessarie per sfondare.
Certo uno stupido musical scolastico (per di piú diretto dal soporifero professor Courtney) non sembra davvero l'occasione giusta per un debutto in grande stile...ma secondo i tarocchi potrebbe rivelarsi l'inizio di una carriera sfolgorante...
Genere: Comico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Facendomi strada a calci tra il disordine, pongo a Tat la domanda che mi ha martellato in testa per tutto il tragitto verso casa. – Interrogare le carte sarebbe stato stupido, vero? Tu lo sapevi che non era il momento. – Tatiana spalanca gli occhi. Ovvio.
– Non c’era l’energia giusta – le dico facendomi strada tra un mucchio di vestiti. Mia madre mi direbbe di raccoglierli, ma tanto devono essere lavati, quindi che senso avrebbe? – Queste cose non bisogna sforzarle. E’ come recitare, sai? Se non lo senti, non è autentico, e fa schifo.
Tatiana si accuccia e socchiude gli occhi, come per dire “E’ talmente ovvio che non ho intenzione di perdere un solo istante di più a pensarci.”
Sento la porta d’ingresso che si apre, mia madre che grida: – Ciao a tutti! – Sono le otto passate della sera prima della vigilia di Natale, e mia madre si degna adesso di tornare dal lavoro. Mio padre, scordatevelo. Non lo vedremo fino alla mezzanotte di domani. In parte perché è ebreo e tutta la faccenda del Natale non gli dice niente, cosa che arrivo a capire perché anche una parte di me pensa che siano un mucchio di falsità. Ma la verità è che il nostro uomo vive in ufficio, ed è ostile a tutto quanto sia anche solo lontanamente divertente.
Di nuovo la mamma grida: – Ciao, Terra chiama figli! Qualcuno si è ricordato di ritirare la biancheria? Per favore, per favore, per favore?
“Qualcuno” significa io. Okay, quando questa mattina me l’ha chiesto non ho detto di no. Ma se ha pensato che fosse una promessa o qualcosa del genere, vuol dire che non mi conosce proprio.
Sento Mark uscire dalla sua stanza e rispondere: – Io, mamma.
– Oh, meno male. – Scommetto che lo sta abbracciando. Lo abbraccia sempre, il che fa ridere, perché ormai dovrebbe aver notato che Mark odia essere toccato. Per via di microbi e affini.
Poi grida a mio beneficio: – Almeno ho un figlio che mostra un po’ di affetto per questa povera vecchia mamma sfiorita.
Grido di rimando: – Già, meno male che hai due bestiacce infernale.
La mamma fa capolino nella mia stanza.
– Non infernali, cara. Solo un pochino smemorate. – Si guarda intorno. – E un po’ luride. Magari potremmo pensare di pulire questo pollaio prima dell’arrivo di Babbo Natale?
– Magari – concedo io – Ma ne dubito.
Voleva essere battuta, ma per una qualche ragione la mamma non la trova divertente. Il sorriso svanisce, e lei mi guarda per un bel pezzo, come se sapesse qualcosa di segreto e triste su di me. Fa un breve sospiro e chiude la porta.
Io mi sento una schifezza e per un attimo penso di spalancare la porta e gridarle “Scusami.” Ma poi mi dico: “La mia famiglia ha bisogno di qualche sorpresa. La vita non è solo di pulizie.”
Oppure… potrei rimanere nella mia stanza per il resto dei miei giorni.
Mi siedo accanto a Tatiana e la accarezzo. Va fatto lentamente, con rispetto. Se Tatiana fosse un essere umano, lei sì che diventerebbe famosa. Innanzitutto è bellissima, con un pelo bianco lungo e setoso e gli occhi più belli che io abbia mai visto. Se io fossi bella la metà di lei lo sarei già, famosa. Ho la sensazione che mi sia stata data perché mi ricordi qual è la vera forza da star.
Essere una stella significa non permettere a nessuno di dirti quello che devi fare. Essere una stella significa farlo quando lo decidi tu, e non un secondo prima.
Interrogherò le carte.
Quando sarò pronta.

 

   
 
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