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Autore: serendipita    27/08/2015    1 recensioni
"Quando era triste, spaventata, quando aveva bisogno di sostegno, prendeva in mano una scatola di matite colorate e iniziava a disegnare. Insieme a lei questa passione era cresciuta, più le matite si accorciavano, più il suo amore cresceva, una sorta si rapporto costantemente indiretto"
E se grazie a una passione fosse possibile affrontare ogni difficoltà della vita? E' una mini storia senza pretese, abbiate pietà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una bambina di nome Pauline, che come tutti, seguendo lo scorrere del tempo, era cresciuta. Lei amava disegnare. Le era piaciuto fin da quando era piccola. Quando era triste, spaventata, quando aveva bisogno di sostegno, prendeva in mano una scatola di matite colorate e iniziava a disegnare. Insieme a lei questa passione era cresciuta, più le matite si accorciavano, più il suo amore cresceva, una sorta si rapporto costantemente indiretto.

Come accade a tutti, a chi prima, a chi dopo, la bambina iniziò a provare emozioni più forti. Davvero tante, troppe, ne sentiva così tante che non sapeva come controllarle. Così seguendo la linea tracciata dalle sue matite, decise di assegnare a ogni emozione un colore, per renderlo più vicino a lei e più facile da controllare. Le emozioni la mettevano in difficoltà ogni volta, ma se le colorava con le tinte di cui conosceva ogni singola sfumatura non erano poi tanto indomabili.

Pauline andò per la prima volta alle scuola medie, e a loro assegnò un colore arancione acceso, perché quella scuola le trasmetteva confusione. Era vivace, piena di gente, ma non era il suo posto: troppi rumori, ragazzi maleducati, compiti inconcludenti, ore pesanti. Però lei la colorava e la scuola non era più così male.

Pauline incontrò un'altra bambina. Questa era molto simpatica, parlavano tutti i giorni, ridevano insieme e condividevano cose che non avevano mai pensato di condividere con un altro essere umano. Era bellissimo, ma Pauline sentiva che questa relazione le faceva provare un sentimento molto grande, che la rendeva più fragile, che la rendeva attaccabile e a volte il timore di perdere la sua amica la paralizzava. Così alla bambina assegnò il colore verde speranza, poiché questa era piena di vita, la faceva sentire libera e a suo agio. E ogni timore così passava.

Pauline si scontrò con la crudeltà della vita. Un giorno suo papà tornò a casa con il volto grigio e i capelli sfatti. La guardò con compassione, come chi si appresta a dire parole che avrebbe voluto non pronunciare mai. "La zia ha avuto un incidente... purtroppo non ce l'ha fatta. Non c'è più." La bambina era rimasta vuota. Aveva passato delle ore seduta sul suo letto senza sapere come reagire, senza provare nulla. Poi in un attimo tutto le era crollato addosso e aveva incominciato a piangere. Dopo molto tempo, minuti, ore, in cui le lacrime continuavano a scendere sulle sue guance capì che doveva reagire. Diede al fantasma della morte della zia il colore nero. Nella sua mente non sapeva dove immaginare quella donna, nulla se non il buio poteva raffigurarlo. E lo stesso nero era simbolo del vuoto che sentiva nello stomaco.

Pauline crebbe continuando a imprimere colori ad ogni sua grande emozione. Passavano gli anni, aumentavano i centimetri, le cicatrici, le scatole di colori si svuotavano e la vita della bambina si colorava. Finché non diventò così grande da non poter più essere chiamata bambina.
Pauline aveva 16 anni, era una ragazza solare, sorrideva come se avesse conosciuto solo il giallo accecante del sole, eppure la scatola di colori mancava più di colori scuri che di chiari.

Un giorno Pauline conobbe un ragazzo, Eric. Lo aveva conosciuto grazie a degli amici in comune e spesso uscivano tutti insieme godendo di un'ampia compagnia e varietà di persone. Pauline non aveva mai avuto un ragazzo, non perché non ne avesse avuto l'occasione, ma piuttosto perché nessuno era mai riuscito a suscitare in lei un'emozione così forte da farle desiderare tale evento.

Nella sua mente Pauline attendeva l'amore con molta curiosità. Ne aveva sentito parlare tanto e non vedeva l'ora di assegnare ad una persone e ai suoi stessi sentimenti quel forte colore rosso. Di questo la ragazza era certa, quando avrebbe incontrato il ragazzo della sua vita gli avrebbe assegnato il colore rosso. Lo si sapeva da sempre, lo sentiva alla tv, o quando la gente ne parlava: il colore dell'amore era il rosso. E infatti Pauline non aveva mai assegnato quel colore a niente e nessuno.

Così quando aveva visto per la prima volta Eric e aveva provato uno strano formicolio allo stomaco aveva pensato che fosse giunto anche il suo turno di innamorarsi. I due adolescenti si raccontavano le loro giornate, quando si vedevano ridevano e scherzavano, a Pauline sembrava di tornare bambina quando era con lui per la semplicità con cui riuscivano a gestire il loro rapporto. Non c'erano solo momenti di svago e divertimento, ma anche momenti più complessi. La ragazza sentiva un bisogno di proteggere il ragazzo, una necessità di stargli accanto nei momenti ardui, di sostenerlo, e così faceva: ogni volta che era triste, malinconico o bisognoso lei era presente. E per fortuna del caso anche lui era lì per lei. Inoltre sentivano qualcosa che si spingeva ancora oltre, ovvero un'attrazione fisica che li faceva bramare di sfiorarsi o gli faceva pensare che non fossero mai vicini abbastanza.

Pauline, che aveva pensato di assegnargli il colore rosso, si dovette presto ricredere. I colori erano qualcosa che sorgevano spontaneamente dentro di lei. Non erano qualcosa che poteva controllare. Potevano aiutarla a gestire un sentimento, ma non erano capaci di cambiarlo. Quindi quando la sedicenne sorprese il suo cuore inesperto a colorarsi di giallo ne rimase sorpresa. Il giallo le metteva allegria e la faceva stare bene, ma di certo non era il colore dell'amore. La sua sorpresa aumentò quando al colore giallo si aggiunse il colore verde, colore che solitamente spuntava quando si parlava di amicizia. Rimase completamente esterrefatta quando vide aggiungersi il color azzurro, che trascinava con se ricche righe di tranquillità e naturalezza. Pauline era nel panico, non aveva mai mischiato tanti colori, e più il tempo passava più i colori aumentavano. Si aggiungevano beige, bianco, avorio, pervinca, verde acqua, ma non solo! La catturavano anche colori negativi come il viola, che colorava la sua mente ogni volta che il ragazzo parlava con una sua compagna di classe fin troppo carina per i gusti di Pauline. Oppure il grigio topo, quando accadeva che lui non le scrivesse.

Dopo vari mesi Pauline era confusa come non mai. I colori si erano accavallati l'uno sull'altro e il rapporto con il ragazzo cresceva a dismisura. Non si era mai sentita così legata ad un'altra persona. Una notte, con gli amici di sempre, erano andati per le vie del centro. Una volta tornati nel loro quartiere, Eric aveva insistito per accompagnare Pauline a casa sostenendo di non avere sonno e di potersi permettere di tornare a casa più tardi. I due ragazzi camminavano lentamente uno accanto l'altra parlando del più e del meno senza alcun intoppo. Pauline sentiva dentro di lei scoppiare mille colori, ma come faceva ad esprimerli se neanche lei sapeva con esattezza cosa essi volessero dire? Una volta arrivati sotto il portone, la ragazza si alzò in punta di piedi per stampare un bacio sulla guancia dell’amico, come usavano fare, ma il ragazzo si spostò e posò le sue labbra su quelle di lei.

Pauline spalancò gli occhi e durante i primi secondi non seppe cosa fare. Solo dopo vari secondi riuscì a ricambiare il bacio. E il quel momento, fra le braccia di quel ragazzo e con i mille colori nel cuore e nell'anima pensò di aver capito. Aveva sempre pensato che l'amore fosse quel rosso, forte e statico, senza sfumature, senza fraintendimenti. Quel rosso. Invece ora aveva capito che l'amore vero era tutto meno che quello. L'amore vero erano il giallo, l'azzurro, il verde. L'avorio, il bianco, il beige. Il viola, il grigio, il blu, l 'ambra, il cacao, l'argento. L'amore erano tutti questi colori insieme, era un insieme di sfumature, era il colore dei colori, quello che li racchiudeva tutti e che dava l'emozione più misteriosa e affascinante che si potesse mai disegnare. Pauline capì che quei colori erano migliori di un semplice e unico colore. E poi chissà, forse un giorno, quando avrà disegnato il ritratto della sua vita noterà davvero, quella leggera sfumatura rossiccia che aveva tracciato il contorno di ogni singolo sentimento ed era presente fin dal primo istante in cui si erano incontrati.

  
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