Anime & Manga > Ranma
Ricorda la storia  |      
Autore: Gretel85    27/08/2015    16 recensioni
Curiosando fra i ricordi di un giovane uomo, una festa un po' particolare fa da romantico preludio ad una notte molto speciale per due giovani cuori ostinati e orgogliosi.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

non so cosa sia di te che chiude
e apre; solo qualcosa mi dice
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose.
Nessuno, nemmeno la pioggia, ha mani tanto piccole.

(E.E. Cummings)


 

La luna era ormai alta nel cielo, e la festa era finita da un pezzo. Spariti tutti, eravamo soli.

Di quelle ore allegre, fatte di risate, amici e buon cibo, null'altro era rimasto se non tante sedie da riporre in soffitta, tavoli pieni di avanzi e qualche festone inumidito dalla notte.

Sfiorata appena dalla luce, lei era lì, a un passo dalla mia solitudine e da quella voglia di lei che col tempo avevo imparato a riconoscere e domare.

La guardai di nascosto attraverso il caldo tremolio di una piccola lanterna ancora accesa. China a terra, intenta a raccogliere qualcosa nel buio, si lamentava a bassa voce, visibilmente seccata.

Ben le sta, pensai. Potevamo essere a letto a quest'ora.

E invece si era offerta di mettere a posto e io ero stato obbligato ad aiutarla.

Non che starle vicino fosse mai stato un peso per me, ormai lo sapeva anche lei. Era il fatto che quel giorno avessimo litigato a rendere più gravosa la mia presenza lì.

Nulla con lei era più pesante del silenzio, ma non sapevo cosa dirle.

Per tutta la durata della festa si era divertita a dispensare sorrisi a destra e a manca, spinta dall'unico sottile proposito di farmela pagare ferendomi nell'orgoglio. Il tutto per colpa di uno stupido vestito, un elegante furisode rosso scuro acquistato per l'occasione.

Mi guardai intorno, demoralizzato.

C'era ancora tanto da fare, ma almeno la festa era stata un successo.

Le nozze di Ono e Kasumi sarebbero state celebrate di lì a una settimana e quella sera le porte di casa Tendo erano state aperte ad amici e conoscenti venuti a festeggiare la tanto sospirata unione.

Una specie di addio congiunto al celibato e nubilato, così l'aveva definito Akane.

“Una festa danzante in giardino?!” Nabiki invece aveva sgranato gli occhi inorridita quando aveva scoperto come sua sorella intendeva organizzare il proprio addio al nubilato. Tuttavia gli sposi avevano preferito così, e alla fine anche lei aveva dovuto ricredersi.

Era stata davvero una bella serata.

Un leggero sospiro richiamò la mia attenzione.

-Sei stanca, Akane?- chiesi cercando di essere gentile.

-Un po'- ammise lei. -Ma non voglio che Kasumi debba passare la giornata di domani a risistemare tutto quanto. Già é stato difficile convincerla ad andare a dormire stasera. Se hai sonno, vai a letto anche tu- concluse raccogliendo un pezzo di carta regalo da terra e gettandolo via.

-Niente affatto- mi affrettai a rispondere e, afferrato un grosso sacco nero, rivolsi la mia attenzione altrove. Non sembrava più tanto arrabbiata con me, ma forse mi sbagliavo.

A lungo rimanemmo in silenzio dedicandoci ai rispettivi compiti, poi tutto ad un tratto, con la coda dell'occhio la vidi scattare in piedi.

-Guarda, Ranma!- gridò a bassa voce, l'entusiasmo di una bambina nel corpo di una donna.

-L'hai vista? L'hai vista la stella cadente?-

Proprio in quel momento si spense anche l'ultima lanterna.

Avvolti dall'oscurità, ne approfittai per annuire, mentendo naturalmente.

Era tutta la sera che non guardavo nient'altro che lei, cosa poteva importarmi del cielo?

Sentii il suo sguardo posarsi su di me.

Dopo tante ore passate a spiarla di nascosto, finalmente venivo ricambiato, ma la cosa non mi piacque per niente.

-Si può sapere dove stai guardando?- Domandò. -Credevo volessi darmi una mano...- Si era affrettata a cambiare argomento, distogliendo lo sguardo imbarazzata.

Sapevo che mi aveva sorpreso a guardarla e in quel momento provai tenerezza per lei; si vergognava quanto me. In un'altra occasione avrebbe approfittato di un simile momento di debolezza per prendermi in giro, ma forse in quel frangente aveva già intuito qualcosa che la mia sensibilità assopita tardava a captare.

Mai come quella sera mi ritrovai a desiderare un coraggio che ancora non avevo avuto, lo stesso che nei miei sogni riscaldava i pochi baci innocenti che fino a quel momento ci eravamo scambiati, peraltro sempre di nascosto.

-E secondo te cosa sto facendo?- risposi invece, riprendendo a sparecchiare.

Lei mi guardò appena, mentre impilava le piccole sedie di legno.

-Sei qui solo perché i nostri genitori ti hanno obbligato, o vuoi forse farmi credere che non stai cascando dal sonno?-

-Akane, sono le tre del mattino, certo che ho sonno! Dove altro potrei voler essere se non in camera mia a dormire?- Mentii ancora, ma con autentica rassegnazione e cattiveria. Volevo provocarla.

Lei non rispose, e per un po' evitai di incrociare il suo sguardo continuando a differenziare i rifiuti con un'attenzione ed un interesse che mai avevo avuto in vita mia.

-Allora avevo ragione- sussurrò poco dopo. -Sei qui perché costretto. Te l'ho già detto, se ti pesa tanto darmi una mano, vai a dormire. Posso farcela benissimo da sola- concluse stizzita e questa volta, ne ero certo, anche un po' amareggiata.

Mi sentii svuotato, sconfitto.

Possibile fosse ancora arrabbiata? Ma per cosa poi?

Mi morsi la lingua due volte prima di replicare, avevo paura di inciampare in parole non mie e dirle cose che non pensavo.

-Sono stanco sì, ma non per la giornata- mi scappò detto e me ne pentii comunque.

-Stanco di cosa allora?- chiese senza mai sollevare lo sguardo da terra.

Tanto il tono era stato calmo e distaccato, quanto il suo modo di fare polemico ed arrogante.

Non riuscii a sopportare oltre.

-É mai possibile che ti debba spiegare proprio tutto, Akane?-

Senza neanche darle il tempo di voltarsi, mi portai alle sue spalle, le afferrai il polso e la trascinai oltre il dojo. Anche il buio aveva occhi e orecchie in quella casa, dovevamo fare attenzione.

Con mia grande sorpresa, lei non protestò nemmeno. Sentii però che tratteneva il fiato, fino a che, le spalle contro il tronco di un albero, comprese di non avere via di fuga.

La luce di un lampione oltre il muro di cinta le illuminò il viso permettendo ai nostri occhi d'incontrarsi. I miei parlavano, i suoi tacevano, e nel silenzio del suo sguardo lessi il disagio.

-Stanco di cosa?- chiese ancora, e questa volta una nota d'incertezza le incrinò la voce.

Stordito dall'audacia del mio stesso gesto e inebriato dal profumo della sua pelle così vicina al mio viso, mi accorsi di avere il suo polso ancora stretto fra le mani.

Di non sapere che sapore ha ciò che provi per me, pensai mentre allentavo la presa e accostavo il mio viso al suo.

Non glielo dissi mai però. A che serviva parlare? Il suo corpo schiacciato contro il mio vibrava impaziente, il suo respiro emozionato soffiava forte contro la guancia, il tempo delle attese era finito.

Le presi il volto fra le mani accostando le mie labbra alle sue.

S'incastrarono alla perfezione, come sempre del resto.

-E questo per cosa era?- mi chiese poco dopo, un'espressione indecifrabile sul viso.

-Per capire se eri ancora arrabbiata con me.-

-Sono ancora arrabbiata con te, scemo- puntualizzò piccata respirando sulle mie labbra.

-Ma si può sapere che cosa ti ho fatto?- le chiesi finalmente, ché ancora non lo avevo capito.

-Proprio non ci arrivi? Mi hai dato della vecchia stamattina, Ranma. Ti sembra questo il modo di rivolgersi ad una ragazza? Alla tua ragazza?- precisò quindi a bassa voce mordendosi appena le labbra; un gesto che mi faceva impazzire.

-Non potevi una volta tanto farmi semplicemente un complimento?-

Improvvisamente capii.

-É per questo motivo che non mi hai rivolto la parola per tutto il giorno?-

Perché le avevo chiesto se per caso non fosse troppo vecchia per indossare un furisode?

Un kimono da nubile?

La guardai allibito.

Non mi ero mai accorto di quanto deliziosa e disarmante fosse a volte la sua ingenuità, e mi trattenni dal ridere. Un giorno le avrei rivelato cosa intendevo in quel momento, ma non quella sera. Era anche colpa mia se aveva frainteso fermandosi alle singole parole; decisi di rimediare.

-Scusami, non volevo offenderti- le dissi sentendo il suo viso addolcirsi sotto le mie mani.

-Eri molto carina stasera- aggiunsi poi, ma mentivo ancora.

Era bellissima, e lo sapeva.

Feci per baciarla di nuovo quando all'improvviso un rumore fra le foglie ci fece balzare il cuore in gola.

-Cos'è stato?- Si voltò allarmata.

Mi guardai intorno, eravamo soli.

Non ricordo più cosa allora mi spinse a credere che una simile occasione non si sarebbe più ripresentata tanto facilmente, tant'è che proprio in quel momento, approfittando della sua distrazione, decisi di osare.

Con un movimento lento e sicuro lasciai che la sua cintura scorresse via fra le mie dita; si accorse di quanto avevo appena fatto solo quando ormai era troppo tardi e le lunghe maniche del suo kimono toccavano terra.

-Ranma...- Riportando il suo sguardo spaventato su di me, mi guardò come se fosse la prima volta. L'espressione che accompagnò quel sussurro strozzato fu la più bella ed eccitante che le avessi mai visto fare; non seppi trattenermi.

-Spogliati- le bisbigliai in un orecchio cercando di apparire calmo, -o costringerai me a farlo.-

Spalancò gli occhi, terrorizzata.

Doveva essere un gioco, solo una provocazione, e invece sentii il suo addome contrarsi contro il mio; credeva facessi sul serio, o forse voleva facessi sul serio, e in quel momento capii che se non mi fossi presto abbandonato alla voglia che avevo di lei, sarei potuto morire di desiderio.

Per qualche istante rimasi in attesa di una sua risposta trattenendo il fiato.

-Akane...- Mi arresi poco dopo, e non seppi dire altro.

La sua mancata reazione mi aveva tolto il respiro.

Impaziente, mi obbligai a gesti lenti e misurati, mentre frenavo l'urgenza del mio istinto maschile sulle sue labbra. La baciai a lungo e ancora, chiedendomi come avessi fatto fino a poco tempo prima a stare senza quella dolce paura di vivere che attanaglia lo stomaco in una morsa incontrollata di felicità.

Nel mentre lasciai le mie mani scivolare lungo il suo collo, e poi sulle spalle, finché la leggera stoffa che le ricopriva non cadde ai suoi piedi. L'odore dei suoi brividi mi diede alla testa.

La strinsi forte a me, immaginando le forme nascoste dalla sottoveste di seta; volevo essere sicuro che lei lo volesse quanto me; volevo che sussurrasse il mio nome, ancora una volta.

Sentii allora le mie dita scorrere lungo le sue gambe, insinuarsi sotto la stoffa leggera, tracciare solchi invisibili sulla sua pelle per poi appropriarsi dei suoi seni e stringerli forte quanto basta da costringerla a gemere ancora.

Non ero mai stato così innamorato in vita mia.

-Sei ancora arrabbiata con me?- sussurrai affannato contro le sue labbra arrossate.

-Secondo te?-

Scalza, si sollevò sulle punte dei piedi per poi sorridere, il capo all'indietro, e stringermi più forte. Era di una bellezza inavvicinabile e pericolosa, avrei dovuto capirlo anni prima; mi ero fidato della ragazzina acerba e bisbetica che mi era stata imposta come fidanzata e ora ne pagavo le piacevoli conseguenze. Ricambiai il sorriso, eccitato, prima di sfilarle la sottoveste e fermarmi, il fiato corto, a divorare con insaziabili occhi quel corpo in parte accarezzato dalla luce bianca della strada, in parte avvolto nel mistero della notte.

Lasciai le sue labbra libere di schiudersi ed esprimersi in insoliti sussurri.

-E ora che fai?- mi chiese, l'emozione racchiusa in un fremito.

Per tutta risposta sollevai lo sguardo osservandola attraverso il respiro ansante del suo petto, e sorrisi di nuovo.

-Secondo te?- le dissi senza mai staccare del tutto le labbra dalla sua pelle inesplorata e continuando a scendere lungo quel corpo perfetto e nudo.

Disperatamente avvinto, mi aggrappai ai suoi fianchi trascinandola a terra con me; l'umidità dell'erba sotto di noi, l'odore della resina, il sudore freddo delle mie mani, quello febbricitante di lei.

Iniziai ad accarezzarla piano, e quasi subito fui costretto a bloccarla con un braccio e a tapparle la bocca. Il fiato caldo contro la mia mano mi supplicava di lasciarla andare; gli spasmi del suo corpo m'imploravano di continuare.

Decisi di seguire l'istinto e accolsi la seconda richiesta.

Qualche istante dopo, il principio di un sentimento nuovo la travolse trascinando via anche me, come una scossa dietro l'altra la cui forza irreversibile dapprima sorprende, e poi riempe, fino a farsi piacere, appagamento.

In quell'occasione non sussurrò mai il mio nome, ma la voce del suo corpo lo gridò più di una volta.

Le porsi la mano e lei la strinse.

-Mi ami?- chiese.

Risposi di sì.

-Mi vuoi?- le chiesi. E lei annuì.

Sorrise, e la baciai ancora, portandola sotto di me.

Aveva sulle labbra il sapore delle rose.

* * *

 

 

 

 

 

Nell'ambito del progetto “Che sfizio lo sposalizio” dedico questa piccola OS senza pretese, con tutto il cuore e i miei migliori auguri alla nostra meravigliosa Matrona <3
Nel mio caso, l'addio al nubilato-celibato fa da sfondo (e pretesto) ad una prima volta che, almeno per quanto mi riguarda, é sempre divertente immaginare e provare a raccontare, vista la “reale” goffaggine dei due XD

Spero sia stata di tuo gradimento, dolcezza :D

Un abbraccio forte a te e un grazie speciale a Ele, “The Betins” per il suo preziosissimo aiuto in fase di revisione!
Grazie a chiunque passerà di qui :)

 

  
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Gretel85