Videogiochi > Dragon Age
Ricorda la storia  |      
Autore: Harmony394    27/08/2015    2 recensioni
[SPOILER DRAGON AGE II E DRAGON AGE INQUISITION]
Breve raccolta di drabble su Fenris ed il suo rapporto con Fem!Hawke fino alla fine. Parola d'ordine: angst.
Hai vinto tu, alla fine: Hadriana è morta, presto anche Danarius.
Sei libero adesso.
E allora perché ti senti come se mancasse qualcosa?
Hawke si siede accanto a te, i corti capelli neri che le incorniciano il viso, e brindate alla libertà. Le parli della tua fuga da Danarius, del tuo passato – di ciò che ancora ricordi, quanto meno – del lyrium e del dolore che quei marchi tutt’oggi ti provocano. Ti accorgi che non ne hai mai parlato con nessun altro. Lei ti sorride e posa una mano sulla tua.
All’improvviso, non manca più niente.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fenris, Hawke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The white wolf and the hawk

 
I remember tears streaming down your face when I said "I'll never let you go"
When all those shadows almost killed your light
I remember you said "don't leave me here alone"
But all that's dead and gone and passed tonight

 
 
Non hai conosciuto altro che dolore per tutta la tua vita. Mente plagiata, corpo distrutto, contaminato, abusato. Non eri – sei? – niente di più che una reliquia corrotta, un pezzo di carne.

Schiavo, assassino e adesso che cosa? Un’ombra che si trascina nel mondo alla ricerca di uno spiraglio di luce, di memorie passate.

Leto, Fenris… chi sei, adesso? Che cosa sei?

Aspiri alla libertà, vuoi rompere ogni catena, ogni cosa che la magia - la sporca, indegna, maledetta magia – ha corrotto, ma sai già che non sarai mai veramente libero.

Non sei più uno schiavo di Danarius, Fenris. Ora sei schiavo del tuo passato.
 
~
 
Il vino scorre caldo nel tuo stomaco, risale alla cassa toracica, scaldandoti il cuore e i polmoni e infine va dritto alla testa.

La tua vista inizia ad annebbiarsi, la camera a girare come una trottola. Ma va tutto bene, va tutto bene, devi solo abituarti.

 
Dopotutto i maghi amici di Danarius erano soliti a bere intere botti di questa robaccia, giusto? Solo adesso rimpiangi di non aver mai corretto i loro calici con del veleno. Sono trascorsi diversi anni dalla tua fuga da quello schifoso bastardo.

Hai vinto tu, alla fine: Hadriana è morta, presto anche Danarius.

Sei libero adesso.

 
E allora perché ti senti come se mancasse qualcosa?

Hawke si siede accanto a te, i corti capelli neri che le incorniciano il viso, e brindate alla libertà. Le parli della tua fuga da Danarius, del tuo passato – di ciò che ancora ricordi, quanto meno – del lyrium e del dolore che quei marchi tutt’oggi ti provocano. Ti accorgi che non ne hai mai parlato con nessun altro. Lei ti sorride e posa una mano sulla tua.

All’improvviso, non manca più niente.
 
~
 
“Che mi dici di tua madre? È ancora viva?”.

Capelli rossi, un sorriso tremulo, occhi che sanno di cielo e d’infanzia: tutte cose che tu non potrai mai più riavere. Rimembri il solletico dell’erba sotto i piedi, quando giocavi con tua sorella nei campi, l’odore del sudore e della pioggia. Il suono di una risata, di una ninna nanna...

“Non lo so. Non ho memorie di lei”.

 
~
 
 
Sta ancora dormendo quando finisci di rivestirti.

La osservi con insistenza: cerchi di trovarle un difetto, uno qualunque, ma fallisci.

Ricordi il momento in cui vi siete incontrati per la prima volta, il sarcasmo pungente con cui ti aveva apostrofato, l’inganno con cui avevi attirato lei e i suoi amici da te. Era una maga, ma pareva diversa da tutte le altre che avevi avuto il dispiacere di incontrare, e tu avevi deciso – più per necessità che per volontà propria – di fidarti di lei.

Adesso è lì, nuda e bellissima, distesa sul letto dove fino a pochi momenti prima l’hai resa tua e lei ti ha reso suo, l’unica appartenenza che saresti sempre disposto ad accettare.

E tu te ne stai andando.

Di colpo spalanca gli occhi: le fiamme del focolare dietro di te brillano nell’azzurro del suo sguardo facendoti venire di nuovo voglia di assaggiare le sue labbra, ma ti trattieni e ti volti.

“È stato così male?”, chiede lei, sarcastica.

No. No che non lo è stato. È stata la cosa più bella e più giusta che tu abbia mai fatto. Ma non puoi restare, non puoi farlo.
I ricordi del tuo passato sono tornati tutti assieme nel momento stesso in cui ti sei unito a lei e, così come sono arrivati, sono scivolati via dalla tua mente come la sabbia tra le dita. Tutto ciò ti spaventa, ti fa arrabbiare e vorresti spaccare tutto. È troppo da sopportare, sta accadendo troppo in fretta e tu devi… devi andare via. Subito.

Hawke ti dice che supererete tutto insieme, che rimarrà lì per te, e tu stringi i pugni così forte da conficcarti le unghia nella carne. L’offerta è allettante, le sue labbra lo sono persino di più mentre lo dice, e ti senti uno stupido – un maledettissimo stupido – per star rifiutando.

Eppure… devi.

Mentre fuggi – da lei? O da te stesso? – senti il suo sguardo sulla schiena.

E vorresti morire.

 
~
 
“Aspetta! Non ucciderla”.

Ti blocchi di colpo, il sangue che scorre impetuoso nelle tue vene andandoti dritto al cervello. Persino respirare ti viene difficile, figurarsi ragionare, eppure obbedisci a Hawke senza neppure pensarci. Tua sorella – no, non è tua sorella. Non puoi considerare sangue del tuo stesso sangue la stessa persona che ha tentato di venderti come carne da macello!è di fronte a te, il terrore negli occhi e le ginocchia che tremano.

“Perché no?! Lei era pronta a vedermi morire! Cos’altro è lei per me, se non un altro degli scagnozzi di Danarius?!”.

Tua sorella è una vittima tanto quanto lo sei tu” , il tono di voce di Hawke è fermo, deciso, e allo stesso tempo cauto – teme forse di poter mandare in pezzi qualcosa che è già rotto?

Ti senti fremere dalla rabbia, vorresti sputare sulla faccia di quella che una volta osava chiamarti fratello, ma qualcosa – lo sguardo di Hawke sulla schiena, forse? – ti trattiene.

Ti volti di scatto, furioso.

“Vattene”, urli, e non la guardi mentre la senti allontanarsi in fretta e furia.

Poi, però, Varania si ferma.

“Hai detto di non volere tutto ciò, ma non è vero”, dice. Tu non capisci. “Tu l’hai desiderato. Tu hai scommesso per questo. Quando hai vinto, hai usato la vittoria per liberare me e nostra madre”.

“Perché mi stai dicendo questo?!”  La tua voce è strozzata, qualcosa ti pizzica gli occhi. Non le credi. Non vuoi crederle. Eppure memorie confuse ti tornano alla mente tutte assieme: l’odore di tabacco e di fumo, la gente che urlava e spintonava, il sangue di coloro che avevi sfidato a duello per ottenere la libertà per tua sorella e tua madre, la gioia violenta quando eri riuscito a ottenerla e il dolore atroce quando, in cambio di quella vittoria, avevi ricevuto i marchi del lyrium sulla pelle.

“La libertà non era una vittoria per me. Ti guardo adesso e penso che hai ricevuto un fato ben migliore del mio”  Risponde lei, e tu vorresti urlare. La domanda sorge spontanea, necessaria; nasce dal petto e muore sulla punta delle labbra.

A cosa è servito, allora, tutto questo?!

Varania va via e tu resti da solo. Ecco qual è la parola giusta: solo. Lo sei sempre stato, ora più che mai.

Pensavi, nella tua ingenuità, che scoprire il tuo passato ti avrebbe dato un senso di appartenenza a qualcosa, a qualcuno. Ti sei aggrappato a questa speranza come un neonato al seno della madre, e per cosa? Per essere tradito dal tuo stesso sangue, maltrattato, ferito sia nel corpo che nell’anima o in ciò che ne rimane, e tutto ciò a causa della magia.

Non ti rimane più niente, adesso. Danarius è morto, ma ti ha portato via tutto.

Un tocco gentile, addirittura delicato, ti sfiora la spalla.

Io sono qui, Fenris ”.

Il tuo sguardo incontra quello di Hawke, lei ti prende la mano. La stringe e ti rivolge un sorriso tremulo, di chi sa cosa significa perdere tutto e condivide un dolore. Ricambi la stretta, il cuore improvvisamente un po’ più leggero. Ti è rimasta ancora qualcosa per cui vale la pena vivere, dopotutto.

 
~
 
Occhi azzurri, labbra rosse, capelli corvini. Hawke è una donna affascinante e bella come poche al mondo: è un’umana – soprattutto una maga – ma hai scoperto che non è come le altre: il suo sguardo è dolce, le sue labbra sono morbide – le senti ancora sulla pelle quando chiudi gli occhi, frementi e calde come tre anni fa – e le sue parole taglienti come rasoi.

La rispetti, la desideri, la ami.

Te ne sei reso conto troppo tardi, però, adesso che lei non è più tua. Qualcun altro dorme nel suo letto – quel maledetto mago presuntuoso e ipocrita –, e tu non puoi fare altro che prendertela con te stesso per la tua stupidità.

Hai avuto l’occasione di essere felice e l’hai gettata via per colpa della paura, per dei demoni che esistono solo nella tua mente.

Sorridi, Fenris. E ti chiedi di quante altre cose dovrai essere schiavo prima di essere libero di vivere davvero.

 
~

Parole confuse, frasi frammentate, il suo nome. Leggere non è una cosa che fanno gli schiavi.

Quando Hawke ti aveva donato quel libro e tu avevi dovuto ammettere di non saper leggere, avevi quasi creduto che ti avrebbe sbeffeggiato com’era solita fare. Invece ti aveva sorriso e ti aveva detto che poteva aiutarti a imparare.

E lo aveva fatto, a onor del vero.

Una sera, dopo una missione, ti si era avvicinata e insieme avevate letto le prime due pagine del libro. A ogni lettera che non capivi, lei te la ripeteva e te la indicava con il dito. Poi, quando c’era da voltare pagina, tu le prendevi la mano e lo facevate insieme.

Era faticoso, frustrante, tutte le lettere parevano le stesse, eppure è uno dei ricordi a cui ti aggrappi con più forza. Non avete più fatto nulla del genere – non con quello stupido mago sempre nei paraggi – ma tu hai continuato a imparare da solo, quel tanto che basta per arrivare a capire il senso di una frase e persino riuscire a scriverne di brevi e semplici.

Il dorso della lettera che ti è arrivata riporta il nome di Varric. Dacché la guerra civile tra Maghi e Templari è terminata, non vi siete più visti.

L’ultima volta che hai incontrato Hawke, lei aveva i capelli più lunghi, gli occhi dipinti di nero e un bastone magico nuovo e più potente del precedente. Diceva che doveva andare da Varric per aiutarlo con quegli strani squarci nel cielo che erano apparsi da lì a qualche mese. Tu le avevi chiesto di accompagnarla e lei per tutta risposta ti aveva detto che non ne aveva bisogno, che preferiva saperti al sicuro a Kirkwall, ma che era comunque voluta passare a salutarti. Avevate bevuto del vino, ricordato vecchi aneddoti e mai come allora tu ti eri reso conto di quanto fosse buffa e bellissima col naso rosso e le guance accaldate per il troppo bere.

Ti aveva parlato di quello stupido mago, di come, nonostante lo avesse perdonato per ciò che aveva fatto alla Chiesa, non riuscisse più a fidarsi di lui come un tempo e di come, tuttavia, continuasse a volergli bene. Poi, per un motivo o per un altro – il vino, i ricordi, gli sguardi…
 eravate entrambi finiti uno perso nelle labbra dell’altra, in un bacio che sapeva di lacrime, nostalgia e vino.

Hawke aveva finito col dormire da te. La mattina dopo, prima di andare, lei ti aveva accarezzato la mano.

Non hai più avuto sue notizie da quel momento.

Non capisci subito ciò che dice la lettera. Come al solito, Varric usa decine e decine di parole, molte delle quali inutili, e non fa altro che complicarti il lavoro. Mentre tenti di leggere senti il cuore mancare un battito, ma non ci fai molto caso.

Sarà l’emozione per aver ricevuto sue notizie, pensi.

Ogni parola diviene meno complicata dopo ogni rilettura e alla fine ne viene fuori un messaggio senza senso. Avrai capito male per certo, ti dici. Non può essere così. Devi esercitarti di più, di sicuro ci sarà un errore nella lettura.

E allora leggi, leggi e rileggi ancora.

Inutile.

Le parole non cambiano, il senso non cambia. La terra manca sotto i tuoi piedi e tu sei costretto ad aggrapparti ad un tavolo per non crollare a terra. Tutto inizia a girare, girare, girare ancora; il cuore sembra volerti uscire dal petto, la vista si offusca come se del fumo ti fosse finito in faccia.

Morta.

Ecco cosa c’è scritto.

Uccisa. Hawke è stata uccisa… durante uno scontro con un Demone della Paura.

Ti rendi conto di essere crollato a terra solo quando le ginocchia ti dolgono. Non riesci a ragionare, a capire, a realizzare.
È uno scherzo, uno dei suoi stupidi, maledettissimi scherzi. Hawke la pagherà cara per questo spavento, le darai tante di quelle botte una volta che l’avrai di nuovo accanto a te da farle venire i capelli bianchi.
Perché è di questo che si tratta, giusto?

Uno scherzo. È uno scherzo.

Quante altre bugie dovrai ancora dirti, prima di scendere a patti con ciò che il tuo cuore ha già realizzato?

“Hawke ti voleva bene. Mi ha detto di mandarti questo, semmai non fosse tornata.”

Guardi il pacco che ti è arrivato insieme alla lettera. Lo apri con frenesia, aggrappandoti con tutte le tue forze all’idea che dentro si nasconda un’altra lettera, una che spiega che si tratta di uno stupido scherzo. Ma non c’è alcuna lettera. Al suo posto vi è un libricino un po’ rovinato, dai bordi piegati e le pagine ingiallite. Sul dorso, riesci a leggere le parole in rilievo: Il Tempo della Guerra.  

Lo riconosci subito: è lo stesso romanzo che Hawke leggeva durante i tempi morti tra una missione e l’altra, quello che ti aveva promesso che ti avrebbe prestato una volta che avessi imparato a leggere: il suo preferito. Lo apri, le dita che non smettono di tremarti – da quando casa tua si è riempita di nebbia? Perché è tutto offuscato? – e subito, alla prima pagina, sotto alcuni scarabocchi, trovi una scritta obliqua dal tratto marcato ed elegante:

 
Per Fenris, con la speranza che per te non arrivi mai Il Tempo della Guerra.
 
Sarcastica come al solito, eh, Hawke?

Stringi la copertina del libro con così tanta forza da ferirti le nocche. Un ringhio ti increspa le labbra, una rabbia violenta mista ad angoscia ti stringe lo stomaco.

Il Tempo della Guerra, eh? Stupida Hawke. Dannata, stupida maga. Ti prendi gioco di me persino dall’Oblio. Come credi che io possa leggere questo stupido libro? Chi mi aiuterà a capire le parole, a girare pagina, se tu non ci sarai? Come hai potuto farmi questo? Come osi? Come puoi… proprio tu… ti avevo detto, ti avevo supplicato di non morire. Ti avevo detto che non avrei sopportato l’idea di vivere senza di te. Con che coraggio osi… con quale coraggio?!

Scagli il libro lontano, schiantandolo contro il muro. Rovesci il tavolo, le sedie, mandi in frantumi diverse bottiglie di vino. Non senti nient’altro che rabbia, rabbia, rabbia e dolore. Qualcosa ti taglia il dorso della mano, gocce cremisi scorrono sulla tua pelle marchiata dal lyrium. Il tuo respiro è fiacco, le ginocchia cedono sotto il tuo peso, e tu sbatti i pugni sul pavimento e stringi con rabbia la lettera di Varric. Il Tempo della Guerra per te è già arrivato da tempo, solo che adesso non hai più nessuno con cui affrontarlo.

Dopo quelle che paiono ore, cadi in un sonno senza sogni. Ti svegli certo di aver udito la voce di Hawke chiamarti, ma non c’è nessuno assieme a te.

Sei solo.

Deglutisci a vuoto, la tua gola è secca e d’istinto afferri una delle poche bottiglie di vino ancora integre dal pavimento.

Bevi, Fenris. Bevi fino a perdere coscienza e sentire di nuovo la voce di Hawke che ti chiama, lontana, e ti chiedi quante altre cose la magia dovrà ancora portarti via.
 
 
 
 

Note dell’Autrice.

Prima di tutto, grazie, a te che stai leggendo, di essere arrivato fin qui. Spero che la storia possa esserti piaciuta tanto quanto è piaciuto a me scriverla. E sì, mi dispiace per tutto questo angst però, be’... non si può semplicemente scrivere della brutta, bruttissima, decisamente non bella e piena di dolore e frustrazione vita di Fenris senza metterci di mezzo anche il drammah. Se poi aggiungiamo anche che io, Autrice, adoro l’angst con tutta me stessa e che questa fan fiction è stata scritta in un momento non proprio roseo della mia vita, be’… here we are.

Non so se qualcuno di voi conosce la saga di The Witcher, ma il libro che Hawke regala a Fenris, "Il Tempo della Guerra", è uno dei titoli dei libri da cui il gioco è stato tratto. La frase di Hawke, invece, è una frase che ha scritto mio padre sulla prima pagina quando me lo regalò per il compleanno. Mi è piaciuta così tanto che ho pensato di aggiungerla alla storia, giusto perché l'angst non è mai abbastanza. Inoltre credo che, se potesse, Hawke sarebbe una grandissima fan di Geralt. :P

Fatemi sapere che ne pensate, se vi va. I pareri sono sempre graditi!

A presto!

P.S: un ringraziamento speciale a  _Branwen_ per aver betato la storia. Tanti cuoricini per te. <3

 
 
 

 
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Harmony394