Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Exentia_dream    27/08/2015    1 recensioni
«Il nostro matrimonio non è mai stato quello che tu credi: io e tua madre ci vogliamo bene, ci rispettiamo e proprio per questo abbiamo deciso di essere liberi, di lasciare che ognuno di noi prenda la sua strada. Non ci siamo arresi alla prima difficoltà, questo no, ma quando tu sei alla Scuola di Magia, la quotidianità pesa e le nostre spalle sono più deboli rispetto ai primi anni »
«Lo capisco. Va bene. Ognuno per la propria strada.»
«Sì, ognuno per la propria strada.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
…and fingers without rings
 
 
So che l'amore è come le dighe: se lasci una breccia dove possa infiltrarsi un filo d'acqua,
 a poco a poco questo fa saltare le barriere.
E arriva un momento in cui nessuno riesce più a controllare la forza della corrente.
Se le barriere crollano, l'amore si impossessa di tutto.
 E non importa più ciò che è possibile o impossibile,
non importa se possiamo continuare ad avere la persona amata accanto a noi:
amare significa perdere il controllo.*
 
 
«Un altro giro. »
«Non le sembra di aver bevuto abbastanza? » gli chiese la barista.
Era carina: aveva i capelli biondi legati in una coda morbida e una camicetta di cotone leggero da cui si vedeva bene l'incrocio dei seni.
«Non ho chiesto il tuo parere. » probabilmente le parole uscirono male e il tono che aveva usato non sembrava poi tanto minaccioso.
Non gliene importava granché, pure perché la ragazza alzò le mani e versò altro scotch nel bicchiere che Draco aveva svuotato e poi poggiato sul bancone.
Scomodo e unto di cera. Ma andava bene qualsiasi tipo di appoggio visto che da solo non sapeva tenersi in piedi.
Si girò sentendosi disturbato dalle risate di una coppietta seduta sugli sgabelli accanto: si baciavano, si guardavano negli occhi e sorridevano.
Disgustosi. Vomitevoli. Pateticamente innamorati. Poi, d’un tratto, il bancone del bar smise di esistere e lui si ritrovò inginocchiato su un cuscino morbido.
 
 
«Vuoi tu, Draco, prendere come tua moglie la qui presente Astoria? »
Aveva tentennato, guardato il parroco, il pavimento, la croce con il Cristo, poi aveva sospirato. «Sì.» senza alcun entusiasmo, senza alcuna briciola di amore, solo con la speranza che con il tempo avrebbe imparato a rispettare ed apprezzare la donna che era appena diventata sua moglie.
«Bene. »il parroco aveva annuito, sorriso e si era rivolto alla sposa.
«Vuoi tu, Astoria, prendere come tuo marito il qui presente Draco?»
«Sì.» Astoria non aveva tentennato: sapevano entrambi quale fosse il loro destino, ma lei era sempre stata più consapevole e pronta a quella vita che nessuno dei due aveva scelto di vivere.
Vent’anni ciascuno e una vita davanti che non volevano condividere.
Per amore dei genitori, per il rispetto delle tradizioni o perché né l’uno né l’altra avevano avuto il coraggio di rifiutarsi, quel giorno, Draco e Astoria erano diventati marito e moglie.
 
Poteva forse pretendere amore quando non ne aveva mai dato? No, ma a trentacinque anni e un matrimonio fallito alle spalle, Draco credeva che l'amore era quello che gli serviva per sentirsi un po' parte di un mondo che, di tanto in tanto, girava nel verso giusto.
La coppietta al suo fianco continuava ad accarezzarsi le braccia, a solleticarsi l’orecchio.
«Per Merlino, affittate una stanza e scopate per bene.»
«Ma… ma…» le parole della ragazza morirono ancora prima di nascere e Draco sorrise compiaciuto: probabilmente somigliava più ad un vecchio pazzo e non ad un uomo disperato, in cerca di qualcosa.
Rimase solo al bancone- il bar quasi del tutto vuoto- e non si chiedeva affatto quali erano stati i suoi errori e quali quelli di Astoria.
Non ne avevano fatta una giusta, eccezione fatta per loro figlio Scorpius.
Scorpius era nato in uno dei periodo bui della vita di Draco e il dolore della morte di Narcissa aveva presto lasciato il posto alla gioia che lui provava nel guardare suo figlio, nell’insegnargli piano piano a parlare e poi a camminare.
«Papà.» gli aveva detto un giorno d’autunno e a Draco sembrò la parola più bella del mondo, come una conferma del suo essere padre: sapeva di esserlo, ma sentirsi chiamare in quel modo gli diede motivo di crederci davvero.
Non aveva mai dubitato della fedeltà di sua moglie e glien’era infinitamente grato, però l’essere padre non era solo somigliare a suo figlio, ma crescerlo, educarlo.
Erano stati degli ottimi genitori, lui e Astoria, ma il rispetto da solo non bastava a salvare un matrimonio che era insalvabile ancor prima di quel sì.
Si erano lasciati di comune accordo, senza troppi giri di parole e senza lacrime.
Nel frattempo, Scorpius aveva imparato a camminare, a parlare, a leggere e a scrivere e a quindici anni era uno dei maghi più promettenti di Hogwarts.
E aveva capito.
 
«Il nostro matrimonio non è mai stato quello che tu credi: io e tua madre ci vogliamo bene, ci rispettiamo e proprio per questo abbiamo deciso di essere liberi, di lasciare che ognuno di noi prenda la sua strada. Non ci siamo arresi alla prima difficoltà, questo no, ma quando tu sei alla Scuola di Magia, la quotidianità pesa e le nostre spalle sono più deboli rispetto ai primi anni »
«Lo capisco. Va bene. Ognuno per la propria strada.»
«Sì, ognuno per la propria strada.»
 
Ma Draco si era perso ed aveva trovato una strada abbastanza affollata su cui passeggiare tranquillo, senza doversi fermare a salutare una volta uno e una volta un altro.
Voleva stare da solo e uscire dal suo modo e mischiarsi alla gente comune era l’unica soluzione.
Quanto si faceva schifo a pensare che aveva preferito stare in mezzo ai Babbani e non richiudersi nel suo ufficio, all’ultimo piano del Maniero.
Sullo sgabello dove poco prima c’era la coppietta, vide qualcuno sedersi e non alzò lo sguardo: gli occhi liquidi di alcool e disperazione lo rendeva davvero impresentabile.
Era una donna, perché aveva le calze nere e la gonna poco più sopra al ginocchio. Stivali col tacco basso e un cappotto antipioggia beige.
«Puoi darmi un brandy? »
La ragazza dietro al bancone si mosse veloce e servì la cliente, mentre Draco provava a ricordare di chi fosse quella voce: seppur più matura, il tono era lo stesso.
Vagò un po’ tra i ricordi più recenti e non trovò nessuna bocca a quella voce.
Ancora più indietro: cinque, sei, dieci anni. Niente.
Tredici, quattordici, quindici.
E’ lei. Era lei.
Draco si voltò a guardarla e si sentì come se si stesse riflettendo in uno specchio: davvero si somigliavano così tanto?
E la tristezza che leggeva sul viso di Hermione era così evidente anche sul suo?
Bevve altri due bicchieri di brandy, ne chiese un altro ancora e sorrideva: alla fine del suo matrimonio, lei ripensava all'inizio e sapeva di non aver mai sbagliato, se non quella volta che aveva creduto all'amore. A Ron che sarebbe restato. A Ron che, almeno, sarebbe tornato.
«Esco.» le aveva detto, tenendo in mano la sua borsa da tennis. Era passato un mese, poi Hermione aveva vestito i bambini, preso qualcosa per loro e li aveva sistemati nell'auto.
Aveva percorso abbastanza strada, li aveva abbracciati forte e li aveva baciati. «Mamma, ho bisogno di ritrovarmi. »
Nessuna risposta. Solo un sorriso.
Si era seduta, aveva chiuso la portiera, aveva pianto qualche lacrima, l'aveva asciugata con la manica del maglione ed era ripartita.
Non aveva chiamato Ron, perché lui non lo aveva fatto. Nemmeno per chiedere dei suoi figli.
Poche ore dopo, lei si era ritrovata in cerca di se stessa, in un viaggio che l’aveva condotta a sedersi su uno sgabello scomodo, in un lurido bar.
Draco girò leggermente il viso verso di lei. «Non ho mai visto un castoro che si ubriaca. »
La donna lo fissò per qualche attimo, inizialmente sbalordita. « Invece, io ho sempre visto i serpenti strisciare. »
«Pungente, Granger. Hai imparato ad usare la lingua?- lo guardò con aria cupa. «Non in quel senso. Nel senso che… il senso era…»
«Sì, ho capito. Sono ancora abbastanza lucida. »
«Parliamo come se fossimo amici? »l’alcool a suggerirgli le parole.
«Non siamo mai stati amici. »
«Potremmo essere due persone deluse che si incontrano per caso in un bar. »
«E’ quello che siamo, no? »
«Sì. »
«Da cosa? »
«Cosa? »
«Da cosa sei deluso? »
«Sediamoci a quel tavolo. » disse indicando un angolo del bar più lontano, poi ordinò un altro scotch e un altro brandy.
Si sedettero e non parlarono per un po’: tra loro, nonostante i tanti anni trascorsi lontani, restava sempre il fantasma dei loro battibecchi, del loro astio.
«Non siamo più bambini. » era stata Hermione a parlare per prima: era lei quella coraggiosa.
«No. »
«Possiamo parlare tranquillamente. »
«Sì. »
«E…?»
«Da me stesso. »
«Perché? »
Non sapeva se stesse davvero dando voce ai suoi pensieri o se stesse solo immaginando la sua voce, ma parlò tanto e si sentì più leggero.
Le chiese di lei, della sua vita e Hermione non rispose a nessuna delle sue domande: annuiva, sforzava sorrisi, buttava giù discussioni sul cattivo tempo insieme ad altri bicchieri.
Passarono ore, forse passò anche la notte. Malfoy era ubriaco, Hermione pure.
«Posso chiederti una cosa? »
«D’accordo. »
«I tuoi capelli sono tinti?- Hermione scoppiò a ridere, con le lacrime agli occhi e le mani tremanti ad asciugarle. Sembrava davvero divertita.
E lui rideva pur sentendosi ferito: si sentì improvvisamente in colpa, per via dei  ricordi di un passato che non voleva aver vissuto. «No. »
Eppure quel passato era finito, loro non erano due maghi: fuori pioveva, tirava vento e faceva freddo, mentre nel locale il caldo era quasi insopportabile.
O forse era l’intontimento di un uomo che aveva bevuto troppo.
Draco e Hermione erano due persone normali, seduti al tavolo di un bar squallido di una Londra grigia, caotica.
Nulla a che fare con la magia.
 
°°°
«Non guiderai in questo stato. »
«Non sei messo meglio di me. »
«Forse no, ma so gestire l'ubriachezza. »
«E la solitudine? »
«Ti accompagno a casa. »
«Dormo in un motel. Per adesso. »
Il viaggio fu silenzioso: Hermione guardava le luci dei lampioni scivolare veloci sull'asfalto; Draco pensava.
Aveva sposato Astoria ed aveva amato un'altra donna durante tutti gli anni che aveva frequentato Hogwarts: ora la vedeva fragile, spenta, con i capelli gonfi per l'umidità e la tristezza negli occhi.
L'aveva vista fare un mezzo sorriso, di quelli che si fermano per un po' su un solo angolo della bocca.
Le aveva aperto la portiera dell'auto, l'aveva accompagnata alla porta della sua stanza. « Lascio qui le chiavi? » disse indicando la specchiera accanto all’ingresso.
«Non fa più l'amore con me e io faccio finta di credere ai suoi impegni di lavoro. »
«Perché? Sei bellissima e.... »
«Oh, beh, si, grazie. » aveva abbassato gli occhi, imbarazzata, innocente «...sai, gli credo per i miei figli. »
«Non credergli. Per nessun motivo al mondo. »
«Noi... ci amavamo: quand'è che siamo diventati estranei? Ho sempre creduto che un matrimonio vero fosse basato sull'amore, ma non è così: ci sono troppi compromessi da accettare e diventano sempre più numerosi e poi cominciano a starci stretti. E l'amore finisce perché non si ha tempo per chiarirsi, né per uscire da soli, né per stirare per bene. » Draco guardò la sua camicia e maledisse i suoi elfi domestici, che non avevano nessun matrimonio da salvare, eppure stiravano male. «Viene a mancare il rispetto ad ogni discussione, si superano limiti di cui non si conosceva l'esistenza e quando hai fatto chilometri di insulti, non rifai la strada a ritroso per qualche centimetro di pace. Non è giusta tanta fatica, non trovi? » Hermione parlava e Draco le guardava le labbra. Draco era sempre stato il perfetto miscuglio di acidità e sarcasmo. Quella notte, però, era diventato quasi amore.
Continuava ad ascoltarla, mentre Hermione parlava più a se stessa che a lui. «Ho paura di fidarmi ancora, perché sono l'unica a perdere. Chi ama resta, no? Ron se ne va, ma non è mai lui a tornare. Stavolta non mi muoverò. Forse, il tuo matrimonio è migliore del mio. Oh, perdonami: i-io so che tu e Astoria... »
«Sì. »
«Sì. »il suo sorriso era triste, ma era ugualmente perfetto. A Draco piaceva: non stonava, non spezzava le righe, non si intrufolava.
«Il suo silenzio non ti parla? »
«Lo ha fatto tante volte. Non voglio ascoltarlo più. È finita. »
«Ti metto a letto. »
«Non ho le forze... »
«Ti aiuto. »e le tolse il cappotto, le sbottonò la camicia e gliela fece scivolare lungo le spalle.
Morbide, profumate di pesca. Gli tremarono le mani: Hermione indossava un reggiseno blu. Nessun pizzo. Solo stampa di fiori di campo rosa e gialli.
«A volte la vita sembra il disegno di un pazzo. »
Era stato amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista** 
«E tu sei un'opera d’arte. »
«Puoi restare qui? Resta qui. »
«Non farò l'amore con te. »
«Perché? » Hermione aveva gli occhi pieni di sorpresa mista a delusione. Un sorriso stupido le incurvò le labbra e lo sguardo di pochi istanti prima fu sostituito da uno colmo di comprensione e qualche dubbio.
«Non ora. Non così. »le aveva accarezzato la guancia, la mascella, la bocca. -Sei così indifesa.
«E tu sei così ubriaco. » lei rise ancora un po', poi si addormentò.
 
 Angolo Autrice:
Bene, eccomi tornata.
Non scrivevo da un pezzo e questa shot mi vorticava da un po’ nella testa: scrivo continuamente di un Draco e una Hermione giovani, adolescenti, ai primi scorci dell’amore e delle delusioni.
Ma le persone crescono e sono cresciuti un po’ anche i nostri personaggi. Cosa ne pensate?
Ci sono un po’ di cose da dire su questa storia: è nata grazie alla citazione di un bellissimo libro di Paulo Coelho, *Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto.
Non so perché, ma mi è sempre piaciuto credere che, seduto sulla riva, ci fosse Draco.
E un uomo seduto da solo è un uomo triste, solo.
Continuavo a scrivere la storia e mi è arrivato un messaggio bellissimo, in cui era citata una bellissima frase di  **Vladimir Nabocov.
Anche in questo caso, io ho amato, amo e amerò Draco e Hermione come pairing, quindi, questa frase non poteva non essere inserita in una storia che li raccontasse.
 
A presto,
La vostra Exentia_dream

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Exentia_dream