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Autore: _Teartheheart    27/08/2015    1 recensioni
La storia parla di Joanna Clarkson, una scrittrice trentenne di New York, senza lavoro che vive ancora con i suoi genitori.
Il libro che sta scrivendo, ancora non esiste. Come il suo lavoro e la sua vita sentimentale.
Tutto ciò che vorrebbe fare, non lo fa, per via dei suoi genitori che ogni giorno le ricordano quanto sia un fallimento, mettendola a paragone con Hanna, la sua migliora amica che sta per sposarsi, che ha un lavoro e che sta per crearsi una vita tutta sua. Joanna è la testimone di nozze insieme a Sam, il fratello libertino del futuro marito di Hanna, con lui passerà tanto tempo, e in quel tempo Joanna cercherà di capire cosa vuole veramente della vita, essere sottomessa ai suoi, o finalmente spiccare il volo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il diario di una Fallita. 
Prologo.





Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora, fallisci meglio. 



Potrei raccontarvi che sono la donna che  ha pensato di correre per una maratona per le donne affetto da cancro, potrei raccontarvi di una duchessa che sposa un principe, potrei raccontarvi di essere un donna che salva la vita. 
Ma, se vi raccontassi tutto questo, vi racconterei di qualcun'altro e non di me.
Il mio nome e Joanna Clarkson, se stata pensando che il mio nome sia noioso, be lo penso anche io, mi chiedo ancora perché i miei abbiano scelto questo nome per me, volevano rendermi anonima? Bé ci sono riuscita. 
Sono una scrittrice in cerca di lavoro, sto lavorando al mio libro, e in verità non so da dove cominciare, avete presente quando volete dire qualcosa ma non vi escono le parole di bocca? Bene, sono nella stessa situazione, cioè nella merda. Sono al verde, e vivo con i miei genitori, in più i miei genitori sono due rompipalle, non fraintendetemi li amo, ma ogni giorno giorno non fanno che ricordarmi quando la mia vita sia squallida. 
Fra esattamente due mesi, la mia migliore amica che è quasi una sorella per me, si sposa, siamo cresciute insieme proprio come le nostre famiglie, la mia migliore amica, Hanna, è proprio tutto quello che i miei genitori hanno sempre sognato: Una donna in carriera che ha già tutta la vita programmata, e non lo dico tanto per dire, custodisce una lista delle varie tappe della sua età, che parte dai suoi diciotto anni, a vent'anni avrebbe comprato una Volvo, a venticinque si sarebbe laureata a pieni voti e avrebbe trovato l'amore della sua vita, a trenta anni si sarebbe sposato con l'amore della sua vita: Eddie. 
La cosa che mi fa più incazzare è che tutto queste cose le ha ottenute, si è laureata a pieni voti e adesso lavora al new york times, sta per sposare l'uomo della sua vita, un uomo che gestisce un azienda, alto, moro, sguardo penetrante, fisico da atleta, sorriso smagliante e un conto in banca al quanto interessante. 
Ogni settimana le nostre famiglie si riunivano per un pranzo tutti insieme, in famiglia, ogni settimana avrei dovuto sopportare le continue lusinghe ad Hanna, ed io seduta al centro della lunga tavolata, mentre tra un complimento e un'altro ascoltavo mio padre che continuava a dire: «Oh Joanna, perché non prendi esempio Joanna?» 
Ma tra tutta questa merda, avevo almeno Hanna che quando non era seduta al tavolo con loro si comportava da vera amica, è l'unica che mi sosteneva, che mi dava la forza di andare avanti, che m'incoraggiava e che beveva con me il venerdì sera. 
Mancavano due mesi al suo matrimonio, io ero la testimone delle sue nozze, nonché la damigella d'onore, quel giorno a pranzo saremmo stati i soliti, i nostri genitori, io ed Hanna insieme ad Eddie, in più il testimone di nozze di Eddie, suo fratello; Non avevo mai conosciuto il fratello di Eddie, avevo solo sentito di quanti viaggi facesse, di quante donne si portasse al letto, e di quanto stronzo fosse. 
Eravamo seduti al tavolo e mancava solamente lui, Hanna era seduta davanti a me, la tavola era imbandita di cibo, stava arrivando un nuovo ospite quindi mia madre aveva svaligiato il supermercato, guardavo Hanna, seduta li con i suoi grandi occhi azzurri, la sua pelle perfetta, i suoi capelli biondi e il sorriso smagliante, e pensavo a me: 30 anni, capelli castani, occhi castani, un normale corpo, con qualche smagliatura, la pelle bianca latte, e delle borse sotto agli occhi, dove potevano nasconderci un cadavere (la noia fatta  a persona). 
Potevo dire di essere una scrittrice favolosa, ma non ero più sicura nemmeno di quello, per la prima volta seduta a quel tavolo, mi sentivo un fallimento, e avrei giurato che da un momento all'altro mi sarei nascosta sotto il tavolo a piangere. 




«Eddie, tesoro quando arriva Sam?» chiese Hanna voltandosi verso il suo ragazzo, lui alzò le spalle in segno di risposta, per distogliere i pensieri dal mio fallimento, feci un respiro profondo rivolgendomi direttamente ad Eddie «Allora Eddie, raccontaci un po' di tuo fratello» dissi io, dovevo parlare, anche se sapevo già la storia raccontata mille volte da Hanna
«Bé lui è un tipo ... » fece una pausa per trovare l'aggettivo esatto «Un coglione» continuò Hanna, tutti spalancarono gli occhi voltandosi verso di lei «Hanna?» domandò sua madre «Bé, Hanna non lo sopporta, è evidente, Sam è un uomo che ama viaggiare, insomma viaggia spesso, come sapete condividiamo l'azienda insieme, ma lui si sente libero di andarsene ogni mese, in qualche posto dove ci sono: alcool, divertimento e soprattutto donne di facili costumi» sorseggiando un bicchiere di vino, sorrisi guardandolo «Bé quasi quasi me lo sposo io» dissi io scherzando, a quelle parole sentì lo sguardo minaccioso di tutti 
e il disappunto di Hanna che stava quasi per strozzarsi bevendo dell'acqua «Non pensarci nemmeno Joanna, non è l'uomo adatto a te, non devi nemmeno» stava per continuare ma la bloccai «Ehi, ehi sto scherzando, ero ironica»
«Meglio per te tesoro, insomma ci manca solo un uomo che un fallimento totale per» bloccai anche mio padre continuando io la frase «Per dar completezza al mio fallimento?» chiesi io guardando il bicchiere di vino che avevo davanti 
«Non volevo dire questo»
«Oh si che volevi papà» conclusi io, a sbloccare quel momento di imbarazzo fu proprio il fratello di Eddie che arrivando disse: «Scusate il ritardo, ma dall'aeroporto ho trovato molto traffico» il mio sguardo era ancora abbassato indifferentemente dal nuovo arrivato, di cui non mi disturbai nemmeno a guardarlo immersa nei miei non-pensieri. 
Poi però quest'ultimo attirò la mia attenzione dicendo: «Tu devi essere Joanna, la sorella-amica di Hanna» a quelle parole alzai lo sguardo, e li vidi lo ''stronzo'' davanti a me, e pensai che per essere uno stronzo fosse meraviglioso. 
Capelli biondo cenere, occhi color nocciola, sorriso smagliante e fossette in bella vista, spalle larghe e muscoli che spuntavano dalla camicia bianca che indossava. 
«Si, sono io, la fallita» mi presentai salutandolo con la mano, lui mi guardò mentre mia madre mi diede un colpetto sulla spalla, per fortuna l'attenzione poi si spostò su Hanna ed Eddie, per la prima volta ne fui grata. 
Hanna parlava degli invitati, faceva supposizioni di chi si sarebbe vestito meglio, io semplicemente ascoltavo cibandomi di qualcunque cosa mi passasse sotto gli occhi. 
Poi tutti intenti a conoscere Sam, complimentandosi su ogni cosa, come se il discorso che era avvenuto prima del suo arrivo non fosse mai esistito, persino Hanna rideva alle sue battute. 
«Ad Amsterdam le donne si buttano tra le tue braccia, anche solamente guardandole, insomma è incredibile» sentì solamente questo, la mie orecchie sentivano solo ''Bla, bla,bla'' da tutti.
«Joanna, come procede il tuo libro?» mi domandò Eddie poi, ''Oh qualcuno si è accorto che esisto'' certo non era la domanda che avrei voluto sentire, ma poteva andare. 
«Tu scrivi?» domandò Sam sorpreso, io annuì «Si, bé ancora non ho un idea precisa di ciò che voglio scrivere, ho delle bozze ma niente di concreto» 
«Di questo passo, i vostri figli compieranno diciotto anni e Joanna sarà ancora al primo capitolo» disse mio padre, seguito poi da una risata fragorosa, che proveniva da tutti i partecipanti, tranne Sam che ovviamente non sapeva di cosa stessero parlando. 
Non sapeva che tutti li pensavano fossi un disastro, persino Hanna che mi sosteneva sempre a quella ''battuta'' rise. 
Stufa di essere al centro delle loro barzellette mi alzai, prendendo il bicchiere di vino in mano «Okay, credo di averne abbastanza»
Mi alzai strisciando la sedia sul pavimento, cosa che mio padre odiava «Dove vai?» domandò Hanna «Ho bisogno di prendere aria.» 


Uscendo da quella stanza mi sentì come Jennifer Lawrence mentre ritira il suo Oscar, prima facendo una figura di merda e poi con la statuetta in mano, a sorridere e dire: VAFFANCULO SONO FIGA. 
in quel caso la mia statuetta non era di oro, ma era un bicchiere pieno di vino, non è esattamente la stessa cosa, ma avete capito il concetto no? 
Uscì nel terrazzo, dove mi sedetti sul divano a dondolo, con il bicchiere in mano e lo sguardo vuoto, praticamente Cearcei Lannister, con i capelli scuri. 
30 anni, mi sentivo così finita, non avevo niente, niente. Da bambina avevo sempre pensato che la mia vita sarebbe stata avvincente, piena di avventure, ho sempre pensato che la gente mi avesse conosciuto per aver fatto qualcosa di importante. 
Ma niente è andato come io avrei voluto, ovviamente. Non ero Hanna, ero Joanna la ragazza che vuol fare tutto, ma che alla fine non fa niente. 
Dopo almeno una ventina di minuti che ero fuori ad uscire fu Sam, intento a parlare al telefono. 


«Si, per due mesi starò fermo, mi dispiace amico mio fratello si sposa» al termine della chiamata, prima di entrare quest'ultimo si accorse che ero li «Ehi, non rientri? Tua madre sta prendendo il dolce» mi disse come se quell'appunto mi avesse fatto rientrare 
«Non rientro lì dentro nemmeno se Gordon Ramsey in persona mi cucina davanti» risposi io, lui sorrise «Scusami se mi permetto, ma tuo padre è un po' stronzo» alzai lo sguardo a quelle parole «Come scusa?» 
«Si, insomma se mio padre mi avesse preso in giro a tavola in quel modo, lo avrei preso probabilmente a pugni»
«Si, bé non sono una figlia modello» risposi io, lui mi guardò avvicinandosi stavolta «Senti, tutti sanno che sono un coglione, ma se avrò mai una figlia, anche se saprò che lei nella sua vita stesse fallendo, sicuramente non la prendere in giro così» 
«Bé, la consolazione è che li dentro non hanno preso in giro solamente me»
«Cosa?»
«Prima che arrivassi, tutti parlavano di quanto tu fossi coglione» dissi io, lui mi guardò «Oh, be c'era da aspettarselo» rispose alzando le spalle tranquillamente, risi di quell'espressione scuotendo il capo 
«Quindi devo dire a tua madre che non rientri?» chiese ancora, risposi semplicemente facendogli segno di rientrare senza aggiungere altro. 



Insomma, sembrava davvero un coglione, ma almeno era divertente. 
Onestamente era stata la conversazione più piacevole che avessi avuto dentro quella casa da molto tempo. 
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Bang! 
Buonasera lettrici e lettori. 
Allora, parto subito dicendo: QUESTA E' LA MIA PRIMA STORIA ORIGINALE. 
Non so nemmeno a cosa sto andando incontro, ma ehi prendiamoci di coraggio e andiamo. 
Ho pensato e ripensato a questa storia e oggi mi sono ritrovata con le dita che scrivevano da sole sui tasti. 
Bene, posso solo dirvi che spero che l'idea vi piaccia. 
Spero di strapparvi un sorriso, e perché no qualche lacrimuccia. 
Okay adesso vado via, un grosso bacio. 
P.s: Nella mia testa ho pensato a Sam Claflin come fratello di Eddie. 
Nei prossimi capitoli vi svelerò gli altri prestavolto che ho pensato. 
   
 
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