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Autore: anqis    28/08/2015    1 recensioni
Dormi.
Dormi, Harry.
(Con me, senza di me.)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Some Nights

Some nights, I stay up cashing in my bad luck
Some nights, I call it a draw
Some nights, I wish that my lips could build a castle
Some nights, I wish they'd just fall off
But I still wake up, I still see your ghost
Oh Lord, I'm still not sure, what I stand for oh oh oh
What do I stand for? Oh what do I stand for?
Most nights, I don't know anymore

 

È buio fuori. Le luci dei lampioni creano aloni bianchi sul cemento ruvido e sconnesso del parcheggio privato dell'hotel, dove i pullman attendono la mattina. Le portiere sbattono una, due volte prima che il silenzio cada sulle spalle di chi passerà la notte in quelle ermetiche scatole di metallo. È il turno di Dan e Kevin sorvegliare i veicoli, si possono infatti sentire i loro sbuffi di protesta e la voglia tacita di buttarsi sul comodo materasso del lussuoso albergo dove si sono fermati, e dormire avvolti tra lenzuola profumate e bianche.
Louis non li capisce. Sdraiato a pancia in su nella solita cabina, apre gli occhi. Si trova in quella posizione fetale da ormai un'ora, le gambe spalancate e i piedi nudi che fanno capolino oltre il lenzuolo; ed è ancora lucidamente sveglio. Vorrebbe parlare con qualcuno, ma c'è solo il suo respiro a rispondere ai suoi pensieri. Si volta istintivamente sul fianco, verso la cabina di fronte. L'ennesimo sospiro si solleva nell'aria come si trova a confrontarsi con le tendine tirate e l'assenza di qualcuno. Con stizza e quella che ormai è arrendevolezza, torna a fissare la parete che lo separa dall'altra cabina sovrastante, vuota anche quella. Una volta ci dormiva Niall e Louis ricorda perfettamente di come si muovesse nel sonno e dei rumori che inavvertitamente produceva ogni qual volta dovesse scendere nel bel mezzo della notte per andare in bagno. Louis puntualmente si svegliava e lo insultava per inerzia senza ottenere nemmeno una risposta perché Niall riusciva giusto a ricordarsi la strada per i servizi, tale azione impegnava gran parte del cervello disponibile durante il dormiveglia. Era un pessimo vicino di cabina, Niall. Louis è piuttosto certo di averlo sentito masturbarsi. Il solo ricordo gli provoca la nausea ed una risata che riesce a frenare in un sorriso assonnato.
Era bello quando ancora dormivano in pullman: lui, Niall e Zayn nel primo e Harry e Liam nel secondo. Adesso invece è l'unico, gli altri si sono ormai abituati ai comfort degli alberghi. Lui proprio non ci riesce. Non sopporta le tappezzerie diverse, i cuscini che delle volte sono alti e altre bassi, senza una mezza via; e il solo pensiero che in quelle lenzuola ci abbia dormito qualcun altro, uno sconosciuto, gli toglie il sonno. Louis non è schizzinoso, beve a canna da ogni contenitori nel raggio di tre metri, ormai si è abituato alle flatulenze di Niall, una volta ha pure usato lo spazzolino di Liam, ecco. Si tratta di gestire quel senso di disagio ed estraneità che da sempre lo accompagna appena varcato l'atrio di un nuovo albergo che gli ricorda puntualmente la distanza da casa. Per questo motivo, Louis preferisce l'austerità della sua cabina larga un metro per metro, l'odore di gasolio e di pelle dei sedili, e il suo personale cuscino che sa di dopobarba. Ma il silenzio? Gli piace, è un abbraccio di conforto tra le voci che parlano di lui e le voci che cantano per lui. Eppure, è il fantasma che gli ricorda l'assenza di Zayn e l'ombra di un passato.
Scruta di scorcio la cabina e pensa a quando la porta si apriva per accogliere i passi leggeri di Zayn. Senza dire nulla si sfilava le scarpe e si arrampicava sul letto, stropicciando il cuscino e gettandoci il viso. Concedeva agli occhi di Louis solo la vista della sua nuca nuda. Gli bastava, veramente. E adesso non ha neppure più quello.
Louis si preme i palmi delle mani sulle palpebre, respirando forte. Non si accorge dei passi che si muovono lungo il corridoio che percorre il veicolo, più pesanti e disordinati; del rumore di tacchi bassi attutiti dalla moquette, le lenzuola che spogliano il materasso su cui si sdraia un corpo. Non aprirebbe gli occhi se lo sapesse, fingerebbe di dormire. Da codardo, ma sempre meglio che confrontarsi con il profilo di Harry. Porta dei pantaloni lunghi della tuta e una felpa verde che gli risalta la pelle bianca e il colore scuro dei ricci che ormai gli scivolano oltre la spalla. L'odore di bagnoschiuma attraversa il corridoio che li separa e invade il suo spazio personale, strappando a Louis un'imprecazione. Dovrebbe trovarsi in hotel, spalancato sul letto a ridere magari dei messaggi stupidi che quell'altro gli manda. Non qui, a togliergli respiro e il sonno.
Louis quindi non parla. Non ne ha voglia - non più -, niente meno che con lui. Ruota sul busto, regalandogli la schiena e stringe le ginocchia al petto perché ad un tratto quel lettino gli pare più grande di prima, più vuoto - senza di te.
Dormi.
Dormi, Harry.
(Con me, senza di me.)

"Come stai?"
Non ha nemmeno chiuso gli occhi quando risponde. Che stesse aspettando che lui parlasse per primo? "Bene" replica dopo qualche istante.
Harry tace a sua volta. Louis può sentire gli ingranaggi complessi del suo cervello muoversi. "Sì?" chiede allora.
"Sì."
Louis si morde a sangue il labbro inferiore. Non sa che dire ed è strano perché non è mai stato così tra di loro. Un tempo, Louis completava le frasi di Harry quando non riusciva a trovare la parola adatta; allo stesso modo, Harry sorrideva ancora prima che Louis aprisse bocca. Dove sono finite le loro parole?
"Io sto bene" riprende Harry e Louis abbassa le palpebre, "Abbiamo mangiato Pajagua per cena, a Niall non è piaciuto e si è ordinato una pizza. La doccia di questo albergo è da sogno, te la consiglio. Ah, ho prenotato un appuntamento da Harvey per il tatuaggio."
Louis ascolta, le spalle più rilassate. Si era dimenticato di come la voce di Harry lo aiutasse ad addormentarsi. Ma forse è una bugia perché può giurare che delle notti quando è ancora più buio e lui inevitabilmente più solo di sentire ancora i suoi polpastrelli camminargli sulle spalle come quelle ore tarde in cui non riusciva a dormire nessuno dei due e invece del sonno, si abbracciano a vicenda.
"E penso che... sono sicuro che sarai un ottimo padre, Louis."
 A quelle parole può sentire ogni osso del suo corpo fremere. Le unghie scavano nella carne, le nocche rosse contro il viso. Vorrebbe picchiarsi da solo. Non si vergogna del bambino, no, come potrebbe? È una sua responsabilità e Louis vuole, vuole davvero essere un buon padre di cui essere orgoglioso. Non si pente nemmeno del momento, della pessima tempistica. È solo che... Briana? Briana non è quella giusta. Non è mai stata più che un'amica, baci umidi e ubriachi, il letto di camera sua dove non ha mai dormito perché anche quello non profumava di casa. Harry lo sa? Lo sa che non è lei? Non lo è mai stato nessuno. Nessuno dopo di lui.
"Ti ricordi?" riprende subito e Louis riesce a leggere dal tono della voce quel sorriso malinconico che gli sta tagliando il viso. "Mi hai sempre detto che ti ci vedevi bene nelle vesti di papà, nonostante tutto; che non vedevi l'ora di portarlo alla sua prima partita, di comprargli il primo pallone, magari firmato perché ormai te lo puoi permettere; e di comprargli tutto ciò che avrebbe catturato il suo sorriso."
"Già."
"Il bimbo più viziato di sempre" aggiunge poco dopo, senza cattiveria, solo dolcezza.
"Tu non eri da meno" non riesce ad impedirsi di dire e non è un attimo che se ne pente, l'immagine delle loro dita intrecciate tra le lenzuola e sogni condivisi.
Harry sorride. "Io non sarò da meno" lo corregge con un sospiro. "Quando nemmeno tu gli concederai un sì, interverrò. Tutto, tutto avrà. Tranne una moto, non è sicuro."
"Harry, tu ne hai tre di moto."
"Due, una è di Nick. Comunque è diverso."
Louis scuote la testa, tirando su le lenzuola fino alla spalla. "Se lo dici tu."
Harry non replica. Tace con la voce, ma non con la testa. Louis attende, paziente. E poi arriva, quello schiaffo atteso, in pieno volto. La guancia brucia. "Sarò il suo zio preferito."
La maglietta stretta da un pugno severo, lì dove il cuore piange. All'immagine di chiacchiere notturne si sovrappongono le grida delle liti, le nocche contro il legno degli armadi, gli occhi rossi e bassi di Harry.
Io ti amo, ma non basta. Non basta più.
E allora vattene, lasciami.
Sarà meglio per entrambi.
Con te, senza di te.

Forse per questo istante, si trovano sulla stessa lunghezza d'onda. Un silenzio che sa di comprensione.
"Sono orgoglioso di te. Ti stai prendendo le tue responsabilità e non importa cosa penseranno gli altri di te, se è troppo presto, se è avventato, non importa. Io sarò comunque fiero di te. Così come lo sarà lui o lei."
Louis affonda il viso nel cuscino, le dita che si aggrappano alla fodera.
"E Briana. Anche lei."
"Lo so."
"Ti voglio bene, Louis. Te ne vorrò sempre" e anche la sua voce trema di quel rifiuto perché non basta, è qualcosa di più che non è ancora bruciato fino alla fine del capo. Ma nessuno dei due accenderà di nuovo la fiamma. Brillerà nel buio fino a farsi cenere. Polvere su cui piangere.
"Anche io" ti amo.
Senza di te.




 

   
 
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