Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: wildbeauty    29/08/2015    0 recensioni
Asserzione: ho ucciso la mia paziente, Fay.
Causa: era un genio.
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Suppongo sia l'invidia il mio movente. Il mio avvocato sostiene sia stata preda di un raptus incontrollabile, e che pochi mesi in una clinica di fiducia mi rimetterebbero in sesto come se niente fosse. Dev'essere un caso bizzarro per lui, senza dubbio. Da una parte ci sono io, Laurel Hayes, ventinove anni, laureata ad Harvard con il massimo dei voti, carriera scolastica brillante e lavorativa ancora di più, cresciuta in una buona famiglia e con un paio di libri di successo alle spalle. Dall'altra Fay Tennyson, universitaria distratta e confusionaria a cui era stato diagnosticato a sedici anni un disturbo bipolare. Da tre mesi aveva iniziato ad andare in terapia con me, quando, apparentemente senza motivo, durante una seduta prendo il tagliacarte sulla mia scrivania e la pugnalo.
     Fine della storia. Fay muore e io mi piglio una denuncia per omicidio.
     L'avvocato vede questo: il quadro generale, i punti salienti, l'insieme. Io vedo, per mia sfortuna, tutto il disgraziato insieme. 
     Prima di Fay avevo sempre pensato di essere brillante. Quasi un genio nel mio campo. Me lo dicevo senza alcun filtro (per esperienza sapevo che non sarebbe servito a nulla) e ne ero convinta. Non c'era una sola psichiatra che aveva lavorato, studiato ed elaborato teorie come avevo fatto io. Tre mesi fa potevo tranquillamente definirmi una donna felice e soddisfatta di sé. Poi arrivò lei.
     Non ho molto da dire su Fay, sebbene la incontrassi due volte a settimana. Ma quelle misere ore rubate (che mi sorprendevo ad aspettare con l'ansia di un'innamorata al primo appuntamento) trascendevano il linguaggio. Non era solo ciò che mi diceva a turbarmi ("Fitzgerald diceva che 'Quando si è soli nel corpo e nello spirito si ha bisogno di solitudine, e la solitudine causa altra solitudine', ma non concordo con ciò. Quando si è soli nel corpo e nello spirito si ha bisogno di tutto forché la solitudine. Si desidera la compagnia di qualcuno che comprenda; il problema è che ciò non può avvenire per coloro che sono davvero soli nel corpo e nello spirito. Perciò credo che la solitudine sorga spontanea quando un uomo davvero solo, perché diverso, magari, cerchi la comprensione." "Tu ti senti sola?" "Sì."). Si aggiungeva l'incredibile apertura mentale che possedeva. Sembrava non avere limiti, quasi la conoscenza fluisse dentro di lei: parlava quattro lingue, leggeva ogni singolo libro che attirava la sua attenzione e apprendeva nozioni con una facilità devastante. Dapprima non vedevo in tutto questo altro che il tipico delirio lavorativo dovuto alla sua malattia, così come nella sua volubile attenzione (che mi diceva essere in grado di controllare, ma che preferiva lasciarsi andare durante le sedute) lessi il tipico sintomo del bipolarismo.
     Ma più l'ascoltavo parlare, più mi accorgevo che c'era qualcos'altro in lei. Una capacità di vedere oltre, di capire e di comprendere che non avevo mai visto. A prima vista sarebbe potuta sembrare folle, quella ragazza che declamava la bellezza della mia pianta d'ufficio, un cespuglio secco e nodoso. "Ti rendi conto di cosa sta accadendo vicino a te in questo preciso istante? Un... essere... vivente sta crescendo, respirando, nutrendosi! Voglio dire, un fottutissimo essere vivente sta vivendo, capisci?" diceva e giù su questo tono per l'intera seduta. Sapevo che non stava blaterando altro che ovvietà, ma la meraviglia con cui parlava, il tono euforico, la flessione frustrata che la sua voce assumeva quando non dimostravo altro che un pallido sorriso. Lei era in grado di capire, di comprendere il mondo e di essere al contempo deliziata da esso. Era terrificante e annichilente, ma allo stesso tempo sembrava ai miei occhi meraviglioso. Doveva esserlo. L'avere coscienza di tutte le cose... Come spiegarlo? Era il genio, il Sublime dei romantici. Tutto in confronto a quella ragazzetta (così inspiegabilmente dotata di un potere così immenso e magnifico) doveva apparire mediocre. Io dovevo apparire mediocre.
     Improvvisamente, io non ero più nulla. Come potevo competere con lei? Non che non fossi in grado di capire ciò che mi diceva; sapevo però che la mia visione era sempre più indietro, più limitata, più umana rispetto alla sua.
     E quel giorno fu semplicemente troppo. Avevo davanti a me Fay, che si stava godendo ogni attimo, suono, colore, molecola della sua vita, concentrando la sua attenzione su tutto contemporaneamente. Ricordandomi costantemente la mia inutile mediocrità. 
     Fu facile. Fu veloce. Non posso dire che ne fui felice: era pur sempre una creatura così straordinaria. Così incredibilmente viva da far sembrare tutti gli altri morti.
     Ma mi sentii potente, nel compiere un atto del genere, nel decidere della vita di qualcuno. E mi sentii vuota, come se la mia anima fosse volato via, lasciando un indolore senso di quiete.
     Potente e vuota. Come mi disse una volta Fay, sembrano essere queste le aspirazioni di molte persone dalla mente mediocre.


NdA: Le situazioni che si presentano col bipolarismo descritte possono ovviamente esserci. Ci tengo a sottolineare che nemmeno Laurel è tanto a posto, nel caso non lo si capisse, perciò i suoi pensieri vanno presi un po' con le pinze, appartenendo questi a una pazza.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: wildbeauty