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Autore: alessandroago_94    29/08/2015    6 recensioni
In una San Francisco in rovina, all’interno di un grande palazzo virtuale si nasconde l’ultimo dei quattro folli umani che per ben più di mille anni hanno dominato il mondo, combattendosi reciprocamente e utilizzando ogni arma tecnologica a loro disposizione senza ritegno; lui è l’ultimo Tetrarca.
Essen, l’unico robot progettato per uccidere il folle, è pronto all’azione. Ma riuscirà a distruggere quell’essere che ormai non ha più nulla di umano, che ultimamente si fa chiamare John l’Invincibile e che si è ridotto a sopravvivere all’interno di un sofisticato sistema operativo?
Genere: Fantasy, Science-fiction, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fine del dominio

FINE DEL DOMINIO

 

 

 

 

 

San Francisco, anno 1234

dall’inizio della dittatura dei Tetrarchi.

Primo anno di dominio assoluto

di John l’Invincibile.

 

 

 

 

 

 

Quel giorno splendeva il sole, che nonostante tutto era riuscito a far breccia nelle nebbie oscure del rigido inverno nucleare che avvolgeva il pianeta Terra da più di mille anni.

Essen sapeva che quello era un segnale; il giorno in cui tutto era iniziato splendeva il sole, così come in quello in cui tutto si sarebbe concluso.

Mentre attraversava le rovine della grande metropoli americana, si chiese se tutto quel caos avesse avuto un senso, in fondo. Dovette riconoscere di no.

Gli esseri umani erano spariti da San Francisco da oltre duecento anni, così come in tutto il resto del mondo, ed ora al loro posto si aggiravano solo creature metamorfe ed ibride, dall’aspetto mostruoso ed orrendo, frutto di centinaia d’anni di esposizione alle radiazioni.

Essen maledì nuovamente i Tetrarchi; se non fosse stato per loro, la vita sulla Terra avrebbe continuato ad evolversi in modo ordinario e regolare.

Ma quei quattro uomini, un tempo fedeli amici ed alleati, avevano rovinato tutto con i loro sogni di gloria e di potere, prendendo possesso del mondo in soli quattro mesi, spartendosi poi i poteri e diventando in seguito acerrimi nemici.

Il numero quattro era da sempre una costante nel loro governo; quattro erano stati i governi provvisori da loro inizialmente instituiti, quattro erano stati i presidenti federali da loro eliminati, quattro erano state le sedi dei loro governi e quattro erano stati i potentissimi ordigni nucleari che avevano fatto esplodere durante l’ultima grande guerra, cruenta e brutale, in cui ben tre di loro furono sconfitti ed uccisi.

Nessuno aveva mai saputo chi fossero o come fossero; in realtà, nell’antichità erano certamente umani, ma nell’ultimo millennio si erano ridotti ad essere semplici ed eteree entità computerizzate. Questo non era bastato a salvarli da uno di loro stessi, John l’Invincibile, l’unico in grado di essere riuscito a tramutarsi in un sofisticatissimo sistema operativo.

Grazie alla tecnologia, i quattro Tetrarchi avevano comandato per più di milleduecento anni, combattendo guerre folli che avevano fatto quasi estinguere il genere umano dal pianeta, assieme a tutte la altre forme di vita, ma nell’ultima guerra c’era stato solo un vincitore, che a sorpresa era rimasto l’unico dominatore del pianeta.

Essen quel giorno sarebbe entrato nella grande base del Tetrarca John l’Invincibile ed avrebbe fatto impazzire il sistema informatico che le permetteva di esistere. D’altronde, quella base ormai era l’unica esistente dopo l’ultima guerra atomica. E da quel giorno, Essen avrebbe messo fine alla miseria umana e alla vita sul pianeta Terra.

Cercando di regolare i suoi passi ad una velocità più normale, il robot Essen si accinse a presentarsi al corpo di guardia della fortezza informatica dell’ultimo Tetrarca, gestita dai suoi ultimi e fedelissimi collaboratori umani, che per ragioni ovvie vivevano anch’essi al suo interno, nell’ambiente virtuale costantemente controllato.

Quella missione difficile gli era stata imposta da quando il suo costruttore gli aveva dato vita, innescando la sua mente piena di minuscoli ingranaggi all’interno di un corpo umano.

Durante un esperimento folle, una mente sofisticata e di metallo era stata impiantata in un corpo materiale, e quando lui stesso aveva imparato ad utilizzare il suo corpo, non aveva esitato un attimo ad uccidere il suo stesso inventore, colui che aveva dato vita a quella mostruosità orribile.

Perché d’altronde anche lui era un mostro, non diverso dai metamorfi che si aggiravano per le rovine delle città di tutto il mondo.

Il suo vero nome era SN5.00, da cui aveva estrapolato quel nomignolo umanoide che si portava dietro da mille anni, più o meno. Lui non provava sentimenti; era semplicemente una mentre robotica conficcata in un corpo in carne ed ossa. Anche se a volte poteva provare sensazioni basilari come il dolore e la soddisfazione, non li poteva percepire in modo umano, e cercava sempre di reprimerli sul nascere.

Non aveva un passato e neppure ricordi; la sua mente robotica tratteneva solo le informazioni necessarie per raggiungere i suoi scopi e, attraverso un continuo programma rigenerativo, impediva alle sue cellule organiche di invecchiare o di mutarsi.

Per un millennio aveva atteso quel momento, nascondendosi e non mostrandosi a nessuno. A volte si chiedeva se esisteva realmente, ma doveva sempre affermare che sì, esisteva, perché solo grazie a lui la follia avrebbe avuto fine.

John l’Invincibile aveva reso il pianeta inabitabile, e avrebbe ben presto ucciso e modificato geneticamente anche le ultime poche decine di umani ancora viventi, per tramutarli in qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere.

Li avrebbe resi immortali e si sarebbe divertito a manovrarli nelle sue arene virtuali, tra combattimenti e dolori che però sarebbero risultati reali, gettandoli in una specie di antico videogioco. In quel modo, gli ultimi umani sarebbero diventati le sue marionette.

Essen si presentò davanti al corpo di guardia del palazzo Ultimate, sede dell’ultimo complesso esistente dei Tetrarchi, un tempo situato al centro della fiorente San Francisco, mentre ora era situato al centro delle rovine di quella stessa metropoli.

Subito, due umani gli andarono incontro, indossando tute antiradiazioni.

‘’Siete uno degli ultimi, voi?’’, chiese uno dei sorveglianti con voce atona.

‘’Non saprei, son giunto fin qui da solo…’’.

‘’Da solo e senza tuta. Nessuna creatura vivente può sopravvivere all’aria densa dell’inverno nucleare. Cosa siete?’’, chiese l’altro sorvegliante, insospettendosi.

Effettivamente, Essen riconobbe di aver fatto un considerevole errore a non indossare alcuna protezione. Nonostante il fatto che le radiazioni non potessero scalfirlo, aveva comunque attirato troppa curiosità su di sé, e la scusa di essere uno degli ultimi profughi che in quei giorni si erano accalcati alle porte di quel palazzo per essere protetti non sarebbe valsa a nulla.

‘’Oggi splende il sole, bigotto. Se solo avessi vissuto anche tu al di fuori di queste barriere protettive, avresti imparato che con la luce gli effetti della radioattività diminuiscono drasticamente. E poi, che vi credete? Dopo l’ultima battaglia è andato perso tutto…’’.

‘’Ok, va bene, fermatevi. Saranno i controlli di sicurezza a garantire che siete un umano normale e che non siete un pericolo per il Tetrarca’’, disse dopo poco la sentinella curiosa, alzando le mani in segno di resa e interrompendolo in malo modo.

Essen lottò per non provare un brivido gelido di soddisfazione, visto che d’ora in poi sarebbe stato tutto più facile. Le sentinelle avevano già abbassato la guardia, d’altronde metamorfi e mostri vari non avevano mai cercato di varcare quella soglia.

Nel frattempo, i due guardiani si ritrassero, mentre un braccio meccanico gli si avvicinò ad un braccio.

‘’Farà molto male, ma è l’unico modo per constatare se siete realmente umano…’’, disse il più loquace dei due, mentre un ago perforava la sua pelle ed entrava in profondità.

A quel punto, Essen gridò forte, mentre subito dopo il braccio meccanico tornava a ritirarsi, con l’ago insanguinato e con un campione di tessuto. In realtà, non aveva sentito alcun dolore lancinante; non aveva sensi spiccati nei suoi arti umani, e questo gli permetteva di poter subire qualsiasi trauma senza soffrire eccessivamente.

In fondo, quando la mente pazza del suo inventore l’aveva creato, si era ispirato ad una qualche divinità e non di certo ad un uomo vero e proprio. Follia e razionalità, un miscuglio che non portano mai a nulla di buono, se non nel suo unico caso.

‘’Bene, è tutto a posto e siete stato riconosciuto come umano. Potete procedere lungo il corridoio di decontaminazione, poi potrete entrare direttamente nel palazzo’’, concluse il solito guardiano che aveva parlato anche poco prima, mentre l’altro apriva il portale.

Essen non rispose ed entrò nel buco oscuro che gli apparve di fronte, riconoscendo che il Tetrarca John era stato previdente a costruire una sua reggia al confine tra alta tecnologia e irrealtà. Ma non aveva a programmato che una creatura col cervello robotico e un corpo umano immutabile potesse affrontarlo.

L’aria del corridoio virtuale era gelida, ma Essen non ci fece caso, camminando spedito verso l’ingresso al palazzo del Tetrarca, che si stagliava proprio di fronte a lui.

Non appena l’ebbe raggiunto, si gettò in quello che sembrava l’ennesimo spazio buio, che in realtà era nuovamente un portale, che lo catapultò in una zona vasta e dall’apparenza verde. Un giardino illusorio, creato con i più sofisticati programmi informatici del server centrale del sistema, un intelligenza che faceva capo al Tetrarca e che doveva eseguire ogni suo ordine.

Attorno a lui, alcune decine di spauriti umani superstiti se ne stavano a banchettare, ridacchiando tra loro. Neppure immaginavano che John li aveva invitati ad entrare nel suo palazzo solo per poterli modificare geneticamente a suo piacimento, e renderli i suoi giocattoli. Anzi, in realtà lo erano già diventati non appena avevano messo piede in quella follia.

Li ignorò e proseguì fino ai margini dell’illusione, dove tutto appariva sfocato. E da lì sarebbe iniziato il bello dalla sua missione, una missione che di certo l’avrebbe portato alla morte, ma non aveva paura.

Si ripeté che le creatura superiori non provavano gli stessi sentimenti degli umani e non temevano nulla. Eppure, nella sua elaborata mente creata con una sofisticata lega di ben sette metalli diversi fu in grado di percepire qualcosa, ma cercò di reprimere tutto, con evidente successo.

Con gli occhi emise un raggio laser e squarciò l’illusione, mentre le sirene del palazzo iniziavano a suonare; ora John l’Invincibile sapeva che un pericolo lo stava minacciando, e doveva agire in fretta. Essen iniziò subito la sua missione, emettendo onde magnetiche solo con la forza del pensiero, spedendo nello spazio circostante una quantità enorme di virus informatici in grado di distruggere qualsiasi sistema virtuale.

Tutto attorno al robot mutò, diventando buio per poi far comparire una gabbia possente, che lo racchiuse al suo interno. Da ogni angolo, apparvero decine di umani, che rivestiti delle loro tute da battaglia e armati di laser, gli si avventarono contro.

Essen si preparò al meglio e con una rapidità incredibile fece a pezzi i primi avversari che gli apparvero davanti, poi si gettò verso le sbarre e, per l’ennesima volta, con la sola forza della sua mente robotica distrusse tutto quello che aveva attorno a lui, continuando a liberare letali virus.

‘’Chi sei? Non puoi essere umano’’.

Una voce registrata rimbombò ovunque, interrompendo il breve momento di gloria del robot, lasciandolo avvolto nel buio più pesto.

‘’Tu sei John l’Invincibile, vero? Piacere di conoscerti’’, disse Essen, impassibile come sempre, mentre la sua mente analizzava lo spazio circostante.

‘’Sono io. Nessun piacere di conoscerti; ti ho spedito nel limbo, e a breve migliaia di metamorfi ti ridurranno in poltiglia, chiunque tu sia…’’.

‘’Ultimo Tetrarca, io sono la tua fine. I tuoi trucchi tecnologici non possono più farmi paura; la mia mente pochi istanti fa è entrata nel tuo sistema operativo, prendendone parzialmente possesso e iniziando a smantellarla grazie all’utilizzo di miriadi di virus. Da ora parte il conto alla rovescia, e tra pochi istanti non esisterai più, né tu né i tuoi folli progetti’’, rispose il robot, interrompendo quella voce che ormai non pareva neppure avere più sfumature umane.

L’ultimo Tetrarca si era rivelato un avversario facile e prevedibile, essendosi infine ridotto ad essere un semplice sistema operativo. La certezza di essere rimasto l’unico in grado di manipolare la tecnologia nel mondo l’aveva reso più vulnerabile del previsto.

‘’Nessuno può fermarmi! Ho eliminato ogni altro mio avversario, ho abbandonato la mia vita materiale per diventare immortale e sto per rendere schiavo ogni altro essere umano sopravvissuto all’ultima devastante guerra!’’, ruggì la voce, rabbiosa.

Essen riconobbe che l’avversario sapeva ancora perdere le staffe come ogni creatura organica, e questo di certo non lo facilitava. Poco male, tanto a breve sarebbe morto, o, meglio, scomparso.

‘’Non ti temo. Per te è finita’’, affermò il robot, cercando di trovare un qualche spiraglio di luce nel buio virtuale che lo avvolgeva, ma riconoscendo di essere all’interno del sistema operativo di John, capì che non l’avrebbe mai trovata.

‘’Morirai anche tu se mi distruggerai. Lo sai, vero?’’.

‘’Lo so’’, rispose Essen, impassibile.

‘’Diventa mio alleato. Ti offro un posto perpetuo come mio assistente e manutentore, se solo accetterai di risparmiarmi’’. Le ultime parole del Tetrarca erano piene di paura, si era accorto che ormai la situazione era fuori controllo. Essen sentì che era tutto pronto per avviare le procedure di distruzione del palazzo.

‘’Smettila! Fermati! Con noi due morirà anche tutto il genere umano, non lo capisci? Gli ultimi umani sono tutti qui dentro…’’.

‘’Con noi due morirà anche il pianeta Terra e la sua storia, insieme coi suoi ibridi e i metamorfi. Quando il gigantesco sistema operativo che hai creato collasserà, genererà un’esplosione talmente tanto potente da distruggere tutto’’, disse nuovamente Essen, ormai pronto a morire.

Avrebbe svolto la missione che si era imposto fino alla fine, senza lasciare nulla di incompiuto. Il male che aveva pervaso il pianeta negli ultimi millenni andava definitivamente estirpato, senza alcuna pietà. 

‘’Sei un robot… il robot più potente che io abbia mai incontrato! Se ti avessi scoperto prima, avrei potuto utilizzare la tua mente frustrata in modo migliore, avresti potuto fare grandi cose assieme a me’’.

‘’Tra tre minuti la tua vita finirà, Tetrarca. Così come hai distrutto il pianeta in cui vivi, tu stesso sparirai insieme ai ruderi e ai mostri che ti sei lasciato dietro’’, affermò il robot, risoluto.

‘’Pazzo, dannato pazzo, ti odio. Sappi che non morirò, sono stato tramutato in una forma virtuale impossibile da distruggere. Io sono immortale, lo capisci?’’.

Quelle furono le ultime parole che l’ultimo Tetrarca riuscì a dire, poiché poi tutto incominciò a collassare, per poi esplodere.

Essen sentì il suo corpo schiacciarsi, mentre la sua mente si accartocciava senza riuscire più a mantenere la sua solita razionalità.

Per pochi istanti, si vergognò di quello che stava facendo, poiché avrebbe potuto distruggere John l’Invincibile senza sacrificare le ultime creature viventi, e dando quindi una seconda possibilità agli ultimi umani.

Respingendo quei suoi pensieri insulsi e dovuti alla morte del suo corpo, ben presto tutto attorno a lui prese fuoco, e l’aria e il vuoto che lo circondavano avvamparono all’improvviso.

Il suo corpo materiale e la sua mente di metallo si fusero assieme, mentre l’esplosione generata dalla distruzione del palazzo virtuale del Tetrarca dava il colpo di grazia al tutto.

Dopo oltre milleduecento anni di dolore e tirannia, l’epopea del genere umano ebbe fine in soli tre miseri minuti.

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Ciao a tutti e grazie per aver letto questo piccolo raccontino J

E’ il primo che scrivo di questo genere, spero vi sia piaciuto. Spero che almeno sia stato piacevole da leggere.

Se vorrete soffermarvi a lasciare un vostro pensiero, sarò felicissimo di ringraziarvi J

Grazie a tutti J

   
 
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