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Autore: Floramoss    29/08/2015    10 recensioni
Remus propone a Severus di trascorrere un week end al mare con Harry. Severus è indeciso. Il bambino è sotto la sua custodia da quattro anni. E se lo perdesse? La storia segue idealmente Dalla parte giusta e vuole mettere finalmente pace tra i due uomini.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Remus Lupin, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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“Vaga fragile mancanza e forma beata

con colori delicati e rari

arrossita come quando, liberati

i suoi destrieri, la giovane aurora

tinge di rosa l’aria del mattino”

(F. Brooks)

 

 

 

 

Che la primavera stesse arrivando era sotto gli occhi di tutti: lo dicevano le giornate più lunghe, il tepore dei pomeriggi di sole, il cinguettio insistente degli uccelli muti fino a poche settimane prima. E lo si capiva anche dall’irrequietezza dei ragazzi che uscivano dal torpore dell’inverno con i sensi tutti all’erta, il risveglio lento ma inesorabile dal letargo invernale che precede la stagione degli amori e lo schiudersi delle gemme. Il professor Piton faceva fatica a mantenere l’attenzione per più di trenta minuti e allora si infuriava e piovevano punizioni e verifiche come fossero foglie secche di un albero battuto dal vento. Ma per l’autunno si doveva attendere ancora qualche mese.

Esausto dopo una giornata di lavoro Severus si dedicava al suo protetto, che non si sottraeva alle leggi di natura ed era pertanto distratto e svogliato alla stessa stregua dei suoi più vecchi compari.

-Uff, devo proprio? –

- Come sarebbe a dire devo proprio?! Sono i compiti per domani Harry, vanno finiti! –

- Compiti, compiti, sempre compiti… giochiamo?  -

- Prima i compiti. E’ la regola. –

Severus finse di non sentire l’ennesimo sbuffo del bambino. Cercò di attirare nuovamente l’attenzione del marmocchio sul quaderno di matematica dove file di numeri tentavano inutilmente di sfociare nel risultato corretto.

- E’ la terza volta che sbagli il problema Harry. Hai incolonnato male gli addendi. E’ un errore che fanno i bambini al primo anno. –

- Non mi riesce proprio oggi di studiare Severus. Ho sonno.-

- Hai sonno anche per giocare? –

- Ma se gioco mi sveglio fuori….-.

Con un gesto un po’ spazientito il professore posò la penna, si girò verso Harry e guardandolo piuttosto torvo  lo inchiodò alla sedia su cui il piccolo si stava dondolando con indolenza.

- Harry la mia pazienza è stata messa a dura prova questa mattina da un manipolo di somari che ragliavano idiozie una dietro l’altra invece di elencarmi gli ingredienti della pozione singhiozzante che ho spiegato soltanto ieri. Nessuno, sottolineo, nessuno, aveva aperto il libro o era stato attento almeno a un decimo di quella lezione. E sai perché? – Potter lo osservava un po’ incuriosito. Ma quella faccia non era molto rassicurante, l’aveva vista ancora. Quindi con una vocina che era quasi un pigolio chiese: - Perché Severus? –

- Perché avevano sonno…  - adesso l’uomo stava facendo un sorriso ma Harry sapeva che non era un sorriso vero. Era uno di quei sorrisi di Severus che in realtà preannunciava una sfuriata colossale: un mezzo sorriso in realtà, mezza bocca tirata e mezza no a nascondere un  ringhio. - Non venirmi a dire che hai sonno perché se è vero allora fili a letto immediatamente e così domattina ti sveglierai bello e riposato. D’accordo… Harry? –

Non serviva essere dei geni per capire che era meglio dire di sì e rimettersi sul quaderno e finire quel maledetto problema. Perché Harry non aveva nessuna intenzione di andare a letto quando fuori c’era ancora il sole e poteva sperare di rubare qualche tempo al suo tutore per una passeggiata all’aperto. Aveva una voglia matta di saltare e correre, ecco cosa aveva. Ma se finiva a letto se lo scordava. Quindi chinò il capo e sotto lo sguardo vigile dell’uomo terminò il problema, stavolta senza errori.

Qualche minuto più tardi, mentre si rotolava nei prati vicino alla casa di Hagrid e Severus lo seguiva lentamente col sopracciglio ancora un po’ aggrottato, il bambino prese coraggio e aspettando che l’uomo lo raggiungesse si sdraiò a terra ad osservare i disegni composti dalle nuvole. Quando avvertì su di sé la sua presenza  sollevò verso di lui il mento: - I tuoi studenti somari non li hai mandati a letto però vero? -  

Il pozionista allargò gli occhi con sorpresa. Era una sfida. Il moccioso lo stava sfidando. Non era una domanda innocente. Si ricompose all’istante.

- I miei studenti somari avranno tante di quelle radici di asfodelo da ridurre in povere per la dispensa di madama Chips che andranno a letto molto tardi per tutta la prossima settimana Harry. E allora sì che avranno sonno per davvero…Tu sei stato fortunato, ricordatelo. –

- Sei rigido, ecco. – E il bambino incrociò le braccia e con le labbra arricciate in un broncio voltò la faccia verso il sole che tramontava. In quel momento il vento respirò un po’ più forte spettinando i capelli di Severus e portando profumo di sempreverde dalla foresta. Il pozionista si godette quel breve soffio che per un attimo sembrò portare i suoi pensieri chissà dove. Poi si ridestò.

- Così io sarei rigido…. –

- Come uno stoccafisso. –

- Sai cos’è almeno uno stoccafisso? –

- No. –

- E allora come puoi paragonarmi a lui. –

- Uff… -  Harry tornò a guardare il suo tutore. Il broncio era già sparito. Da quella posizione, visto da sotto in su, Severus sembrava enormemente più grande.

- Cos’è uno stoccafisso? –

- Un pesce messo ad essiccare. - Al bambino scappò un risolino e gli brillarono gli occhi, sotto il sole morente di marzo. Nel colore del tramonto il loro verde era più intenso.

- Ti mancano le pinne per essere un pesce…. –

- Solo le pinne? – Harry ci pensò su un attimo.

- Ah giusto… anche le branchie. –

Severus sollevò le sopracciglia e sospirò. – Almeno alle lezioni di scienze sei stato attento… ma non è farina del tuo sacco. Dove hai sentito quell’espressione? – Harry sembrava non capire.

- Chi ti ha detto che sono rigido come uno stoccafisso? Il tuo amico Ron o qualcuno dei suoi insolenti fratelli? – Era plausibile attenderselo da un Weasley.

- No. E’ stato Albus. Lo dice sempre: “quel ragazzo è rigido come uno stoccafisso” – Harry imitò, per come gli fosse possibile, la voce e l’espressione di Silente e dalla faccia sembrava essere molto soddisfatto di sé. Si girò nuovamente verso il sole per godersi il tramonto. 

- Ah, è così allora che parla di me quando non sono presente. Farò un giro in presidenza domani. –

- Non serve, puoi parlarci adesso se vuoi. – Dalla sua posizione Harry aveva visto Silente avanzare attraverso il parco. Non era solo però. Il professor Piton alzò lo sguardo e seguì quello del bambino. Quando vide chi era l’uomo che accompagnava il preside si irrigidì molto di più di uno stoccafisso. Se gli avessero tirato addosso qualcosa avrebbe rimbalzato. Albus Silente stava procedendo lentamente verso di loro insieme a Remus Lupin. Severus strinse i pugni e assottigliò gli occhi. Un senso di rabbia che gli montava dentro, una sensazione ingiustificata dal momento che non aveva idea del perché di quella visita. Il bambino si mise prono e sollevò il busto poggiandosi sugli avambracci. Fu lui a salutare per primo.

- Ciao Albus. Ciao Remus. –

- Ciao Harry. – Silente era allegro e fin qui nessuna novità. Lupin, invece, sembrava un po’ in imbarazzo.

- Severus, ero sceso nei sotterranei ma dovevo immaginarlo che vi avrei trovato qua. A quest’ora Severus porta fuori Harry di solito. Non ci sono studenti in giro e i compiti per casa sono finiti giusto? – Silente spiegò a Lupin mentre strizzava l’occhio al bambino. Il piccolo annuì accompagnando il gesto con un “hu hu”.

- In realtà oggi non avevo proprio voglia di fare i compiti. Severus si è arrabbiato così gli ho detto quella cosa là. –

- Quale cosa? –

Harry si alzò e andò verso Silente. Gli fece cenno di abbassarsi un attimo e facendosi schermo con la mano gli parlò nell’orecchio. Albus rise mentre si rimetteva dritto e guardava verso il suo insegnante.

- Non te la sei presa vero? –

- Perché mi hai paragonato a un pesce? Mi hanno paragonato a ben altro Albus. – E lanciò uno sguardo duro verso Remus. - Ditemi subito cosa volete. Non amo i giri di parole inutili. –

- Abbassa la guardia Severus, non serve credimi. Remus è qui per farti una proposta e io, finché ne parlate, porto Harry da Hagrid.

– Ti va Harry di fare un giretto da Hagrid? –

- Siiii! - L’entusiasmo del bambino strappò un sorriso all’ex malandrino mentre Severus non perse nemmeno per un secondo la sua rigidezza.

- Non fargli mangiare nulla che abbia la minima parvenza di cibo là dentro! – aggiunse mentre il vecchio e il bambino si allontanavano.

- Sei peggio di una chioccia ansiosa Severus. – fu la risposta del Preside. Il pozionista tornò a guardare Remus.

- Beh… da pesce a chioccia… sei nell’ordine dell’evoluzione Severus.  Lupin aveva provato a rompere il ghiaccio. Doveva essere una battuta ma si rese conto subito che aveva aperto le danze col piede sbagliato. Severus non aveva mai avuto il senso dell’umorismo. O se anche ne avesse avuto un po’ in un lontano passato, l’aveva di sicuro perso del tutto.

- Quello che devi dirmi dillo in fretta e facciamola finita. –

- Così non mi metti affatto a mio agio. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso Severus ma se parti così sulla difensiva allora il mio viaggio è stato inutile.-

- Non ti ho certo invitato io. – Remus lottò per mantenere la calma. Lui era stato sempre un uomo calmo in fin dei conti. L’opposta natura di quando il mannaro prendeva il sopravvento su di lui. Intorno ai due uomini il paesaggio era pacifico. Perché non poteva esserlo anche quella conversazione? Ma aveva di fronte Severus Piton e ciò che stava per chiedergli avrebbe sicuramente scatenato la tempesta. Però voleva farlo quel tentativo. In fin dei conti erano anche successe e cambiate tante cose negli ultimi quattro anni.

- Ti va di fare due passi mentre parliamo? –

- Non è detto che io ti risponda. –

- Ok, parlerò io ma camminiamo eh? – Chissà perché l’idea del movimento gli dava fiducia. Restare immobile davanti al suo ex compagno di scuola e doverlo guardare continuamente fisso negli occhi gli metteva un po’ d’ansia. Severus acconsentì e i due uomini si incamminarono adagio verso la casa di Hagrid.

- Severus prima di inalberarti a ciò che sto per chiederti lasciami arrivare fino in fondo. Te lo chiedo per favore.

- Se questa è la premessa devo dedurre che mi stai per chiedere qualcosa che io non approvo. Quindi perché lo fai? Potevi risparmiarti il disturbo.-

-  Hai già alzato gli scudi. –

- E’ l’abitudine. E’ ciò a cui mi hanno abituato “certe frequentazioni” in tanti anni. E ti ricordo che di primo mestiere faccio la spia. -

- Severus senti mi dispiace per quello che è successo l’ultima volta, quando ho portato via Harry durante la gita scolastica. – Non ricevendo risposta, come si aspettava, Remus proseguì.

- Non ho giustificazioni e non sono qua per chiedertene. Non siamo mai stati in buoni rapporti anche se non ero sempre d’accordo sull’atteggiamento dei malandrini. Abbiamo sbagliato tutti. Tu compreso. Ma non sono qui per parlare di questo. – Ancora Piton non dava segni di partecipazione e Lupin, scrutandone il volto, lo trovò impassibile.

- Harry è tutto ciò che resta del mio passato Severus. Vorrei solo chiederti il permesso di passare un po’ di tempo…-

- No! – Severus si arrestò al ritmo del suo monosillabo gettato lì, come un sigillo sulla conversazione.

- Non voglio portartelo via Severus, vorrei solo trascorrere un po’ di tempo col bambino, in tua presenza. – Remus adesso lo guardava in faccia sperando di cogliere in quello sguardo scuro un po’ di comprensione.

- Per favore. Solo un po’ di tempo. E’ il figlio dei miei amici che non ci sono più. L’ho visto nascere… -

Severus serbava al di fuori la sua impassibilità ma i pensieri e le emozioni si rincorrevano dentro di lui e il respiro cominciò ad alterarsi. Finalmente aprì bocca.

- Lasciarlo con te così puoi raccontargli la storia del mago cattivo che ha rovinato la vita di tanta gente compresa quella di sua madre? – Remus notò la sofferenza dietro quelle parole. Quell’uomo non si perdonava ed era convinto che nessuno lo avrebbe fatto, rinfacciandogli a vita il suo passato. C’erano ferite troppo profonde, squarci difficili da ricucire .

- Severus io amo Harry e so che Harry ama te. Vi ho visti insieme. So quanto hai fatto per lui. Come puoi pensare che per ripicca personale io distrugga la sua felicità! Per Merlino Severus mi conosci, non siamo mai stati amici ma non sono bastardo e senza cuore fino a questo punto! –

Severus scrutò a fondo negli occhi di Remus. Era un uomo buono, lo sapeva. Anche dopo il gesto disperato di qualche settimana prima sapeva in cuor suo che Lupin aveva il senso della lealtà e non avrebbe mai fatto volontariamente del male ad Harry. Il problema era il passato, quel maledetto passato… gli occhi di Lupin tremavano. Erano limpidi. Nessuno avrebbe mai immaginato che celasse una bestia dentro di sé. Ma non era quella la preoccupazione di Severus. La sua paura era perdere l’affetto del bambino. Si sentiva così disarmato. Il silenzio di Piton diede motivo a Remus di proseguire.

- Ho una casa in una località di mare. E’ un posto tranquillo soprattutto in questa stagione. Volevo invitarvi lì, tu e Harry. Qualche giorno. Non ci sarà luna piena quindi non ci sarà nemmeno il pericolo che mi trasformi. Per la gente che abita lì in zona sarete un amico col figlio in vacanza. Nessuno ci darà fastidio e a Harry un po’ di aria di mare farà sicuramente bene. Anche a noi farebbe bene in verità. Solo qualche giorno Severus… - Severus riprese a camminare e fissava l’erba sotto i suoi piedi. Ogni tanto Remus sbirciava verso di lui ma lo sguardo di Piton non si sollevava da terra. Infine parlò.

- Albus ovviamente sapeva cosa volevi chiedermi. –

- Sì ne ho parlato con lui per capire se era o meno il caso di farti la proposta. –

- E lui ti ha detto di sì… -

- Severus, mi fido di Albus e Albus evidentemente si fida di te. Ma la decisione è solo tua. – Tornò di nuovo il silenzio tra loro. Le ombre ormai erano lunghissime e in cielo si vedevano già le prime stelle: era ora di rientrare perchè fra non molto sarebbe stata ora di cena. In casa di Hagrid le finestre erano illuminate.

- Non pretendo che tu mi risponda subito. Ad ogni modo, se sarai d’accordo io avrei pensato al prossimo fine settimana. Da giovedì sera a domenica. Così Harry non perderebbe troppi giorni di scuola. -  La porta della casa di Hagrid si aprì: videro Harry salire di corsa il lieve pendio che li separava, teneva qualcosa fra le mani mentre Albus lo seguiva sorridendo e Hagrid salutava dall’uscio. Ancora trafelato per la corsa Harry mostrò quello che celava fra i palmi: un uovo di salamandra …..

- Guarda Severus! Me lo ha regalato Hagrid. Dice che è senza genitori e ha bisogno di qualcuno che lo accudisce.-

- Accudisca…. non ce la faremo mai coi verbi vero? … non mi hai chiesto il permesso di tenerlo. – Harry sembrò perdere all’improvviso tutta la sua freschezza.

- Ma è piccolo… Hagrid ha tanto da fare con gli altri animaletti, lui non darà tanto fastidio. –

- Non è un giocattolo Harry, bisognerà occuparsi di lui tutti i giorni e più volte al giorno. –

- Ma lo faccio… giuro… -

- Per tanti giorni. Guarda che no ho alcuna intenzione di occuparmene io appena ti stufi. –

- Io non mi stufo. –

- Non se sarei tanto sicuro.   Silente si era nel frattempo unito al gruppetto. Remus aveva voglia di ridere ma si tratteneva per rispetto a Severus. Albus non si fece tanti scrupoli e si intromise, come al suo solito.

- Severus, il bambino vuol fare con la salamandra quello che tu hai fatto con lui in fin dei conti. Lo trovo lodevole. –

- Harry non è un rettile. –

- E tu sei Capocasa dei Serpeverde. Dovresti essere orgoglioso che il tuo protetto voglia crescere una salamandra invece di un cane o di uno scoiattolo… -

Severus incenerì Albus con lo sguardo: doveva perderlo quel brutto vizio di prenderlo in giro davanti al bambino anche se Harry non era ancora in grado di rendersi conto di certe sottigliezze. E poi Lupin stava assistendo alla scena e questo rendeva il pozionista ancora più irritabile. Ma Albus sapeva bene fin dove spingersi.

- Severus sai bene quanto me che crescere un cucciolo è un ottimo esercizio di responsabilità. La mia è solo una bonaria spintarella in tal senso. Non avertene a male. –

- Gradirei soltanto che quando si parla di educare il bambino lo si faccia in privato, tra me e te. –

- Allora posso tenerlo Severus? – Harry lo stava guardando con impazienza.

- Ci devo pensare. E intanto, finché ci penso, lasceremo il tuo nuovo amico al Preside… spero tu abbia una buona scorta di pepe Albus – e preso dalle mani di Harry l’uovo lo posò in quelle di Silente che incassò il colpo da signore.

-Molto bene Harry. Terrò io Gustavo per un po’. Perché Severus non ci metterà molto a decidere. Non vogliamo che Gustavo si senta sballottato di qua e di là…– Severus grugnì: adesso aveva due cose a cui pensare benché l’adozione di Gustavo non lo coinvolgesse personalmente così tanto come la richiesta fattagli da Lupin. Il gruppetto rientrò ad Hogwarts, Remus si congedò e dopo cena Severus si presentò da Silente interrompendo una partita a mazzo bum con Minerva.

- Minerva se vuoi scusarci ma ho un affare urgente da discutere col Preside. –

Minerva sorrise e si alzò.

- Non strapazzarmelo troppo Severus… la partita si stava facendo interessante. La congeliamo qui Albus… - diede un colpo di bacchetta sul tavolo - e la riprendiamo quando avrete finito di insultarvi… Severus controlla che non imbrogli. - Minerva prese la porta con passo divertito e lasciò soli i due insegnanti. 

- Lo so, lo so, davanti a Remus non dovevo farti osservazioni pedagogiche e ti chiedo scusa. – Albus teneva la mano destra alzata col palmo rivolto davanti a sé. -

Severus rimase con la bocca aperta nel vano tentativo di iniziare per primo l’abbordaggio quindi la richiuse in cerca di un secondo appiglio per partire. Ritrovò immediatamente il filo del discorso interrotto.

- Cosa ti fa pensare che io decida di lasciare a Lupin il bambino per un intero fine settimana al mare? –

- Oh allora non è Gustavo la tua prima preoccupazione… dovevo capirlo che ami le salamandre. -

- Sii serio per una volta, per Salazar! –

- Mai stato più serio di così mio caro. –

- Non ho nessuna intenzione di lasciare Harry con Lupin. E’ troppo rischioso. –

- Remus ha invitato anche te. Due grandi maghi non riuscirebbero a proteggere il piccolo Potter da eventuali pericoli? –

- Non voglio passare un week end al mare. Non con Lupin. Sia chiaro. –

- Senti Severus io non credo affatto di poter influire sulla tua decisione. Quindi non vedo il motivo di piombare qui a parlarmene.  – La risposta del Preside prese Severus alla sprovvista.

- Dovevi dirgli che perdeva tempo a venire a farmi una proposta simile. –

- E perché? Se rispondo per te poi ti arrabbi. –

- Ma perché lo sapevi benissimo che avrei detto di no!-

- Hai detto di no? –

- Certo che ho detto di no! –

- E allora perché sei qui a brontolare. Hai detto di no, basta. Oppure è perché hai detto di no ma non sei sicuro che sia la risposta esatta? –

- Tu sei… tu sei un uomo impossibile, ecco! – Severus si sedette sulla sedia che aveva occupato Minerva quasi uscisse sfinito da un duello.

- Tu in realtà sei qui a chiedere un consiglio vero? Una parte di te non vuole, e mica per chissà quali vaghi pericoli, e una parte di te sente invece che è giusto farlo. E non sai a quale dare ascolto. –

Il giovane mago sollevò gli occhi verso il vecchio: come sempre ci aveva visto giusto, come sempre aveva centrato in pieno il bersaglio. Era inutile tentare di sfuggirgli perché nessuno al mondo lo conosceva ormai quanto lui. Si spogliò di ogni pudore questa volta:

- Ho paura di perderlo Albus. Che Harry trovi in qualcun altro quello che non trova in me. –

- Non hai avuto paura di cose ben peggiori Severus e adesso ti lasci spaventare da un pensiero senza fondamento. Cosa non avrebbe trovato in te quel bambino? perché dubiti improvvisamente del tuo operato con lui? –

- Remus gode di grande stima da parte di tutti. E’ sempre stato dalla parte dei buoni e tutti lo appoggerebbero se lui volesse la custodia del bambino. –

- Ma lui non la vuole Severus. –

- Adesso. Ma in futuro? –

- La tua relazione con  Harry è sotto gli occhi di tanti. Credimi, non c’è nessuno fra loro che non ti appoggerebbe. Devi solo fidarti. –

- E’ una parola che fatico a fare mia. –

- Renderemmo Harry orfano un’altra volta se te lo togliessimo. E pochi giorni con Remus non cambieranno i sentimenti del bambino verso di te. Quindi se queste sono le tue paure liberatene. Se invece insegui la vendetta… allora è un altro discorso. – Il pozionista si rabbuiò.

- Vuoi farla pagare a Remus dicendogli di no? Puoi dirmelo. Sai che al massimo ti biasimerei ma non ti ostacolerei. – Severus fu costretto a guardarsi dentro: quale era davvero il nocciolo della questione?

- Allora? Il vero motivo di tanta difficoltà? – Albus lo scrutava con i suoi occhi celesti e Severus si sentiva nudo. Con Albus non riusciva a mentire. Si lasciò cadere contro lo schienale della sedia e si passò le mani sugli occhi.

- Entrambe le cose. Paura e voglia di riscatto. Ma se credi che lascerò che la parte peggiore di me usi Harry come strumento di rivalsa allora sei fuori strada. – Attese qualche secondo. - Lo lascerò andare. Harry non è mai stato al mare. Ne sarà entusiasta.–

- Tu non andrai con loro? –

- Per carità Albus. Io e Remus costretti a dividere uno spazio tanto angusto come un appartamento da villeggiatura? Non sono rimbecillito fino a questo punto. –

- Non è una casa piccola. –

- Neanche fosse una reggia. –

- Io avrei qualche dubbio sull’entusiasmo di Harry allora. Non si muoverà senza di te Severus. –

A questo il pozionista non aveva proprio pensato.

- Tu credi Albus? –

- Mi chiedo a volte come tu possa essere così ingenuo Severus. In fatto di sentimenti intendo. Harry conosce appena Remus. Ha faticato a restare dai Weasley una settimana in più quella volta che andammo a caccia dell’inferus…  -

Severus si rimise dritto sulla sedia: il Preside aveva ragione, una ragione piacevole ma che significava che se voleva accontentare la richiesta di Remus lo doveva fare integralmente. E sorbirsi un intero week-end fra sabbia e giri in pedalò.

Tornò nelle sue stanze più confuso di quando ve ne era uscito. Andare o restare? E negare al bambino un’occasione per fare nuove esperienze? E deludere Remus? beh non che quest’ultima cosa non lo facesse dormire la notte ma capiva il desiderio di Lupin: in fatto di vita affettiva Remus stava sicuramente peggio di lui. Piton sapeva bene cosa significasse solitudine: la mancanza di legami forti ti rende simile ad un’ombra che cammina. Sei inconsistente e se sparisci di te non rimane traccia.

Il mattino dopo Severus provò a tastare il terreno col piccolo. Forse dipingendo la vacanza al mare coi colori migliori Harry avrebbe anche accettato di andare senza di lui.

- Sai che Remus ha una casa al mare? – esordì sorseggiando del tè. - C’è la spiaggia proprio di fronte… mi ricordo che in una composizione avevi scritto che ti sarebbe piaciuto fare il bagno e giocare con la sabbia… e poi ti piacciono tanto i pesci ultimamente giusto?-  Osservò Harry che stava raccogliendo un cucchiaio di cereali dalla sua tazza di latte. Il bambino fermò la posata a mezz’aria:

- Il mare quello vero? Quello con le onde? –

- Proprio quello. –

- E noi possiamo andarci a vederlo? –

- Certo. Remus ieri mi ha detto che ha intenzione di farci un giro proprio in questi giorni… saresti molto fortunato Harry… potresti approfittare dell’occasione. -

- E posso anche farci il bagno con i tuffi? –

- Uhm… non ho idea di dove sia la casa di preciso. Ma se è in un posto caldo direi di sì. – Al piccolo si accese lo  sguardo. Si mise in bocca il cucchiaio tutto in una volta e in due secondi la  scodella era vuota.

- E mi compri il costume? –

- Certamente. –

- E le pinne e il boccaglio? –

- Non sai nuotare. Se cominciassimo con un salvagente? –

- Col salvagente a 9 anni? Sei matto? Tanto a nuotare mi insegni tu no? –

Gli era sembrato fin troppo facile per tutti i troll d’Irlanda… Ma la battaglia non era ancora persa.

- Harry… io non amo molto il mare… se sto troppo al sole mi scotto e i tuffi non sono esattamente la mia specialità. –

Harry addentò una fetta di pane tostato.

- Ma puoi stare sotto l’ombrellone. E quando vieni a insegnarmi a nuotare ti metti la crema. La mia compagna di banco mi ha detto che sua mamma usa la crema quando va al mare. Tu hai tante creme nel laboratorio…. – 

Ci mancava solo che si mettesse a preparare unguenti solari… stava perdendo terreno….

- Ma non ti piacerebbe andarci con Remus e basta al mare Harry? – c’era quasi una sfumatura di supplica nella voce che il bambino ovviamente non colse.

- Ma tu resti da solo. –

- Solo? con tutti gli studenti, gli insegnanti e i fantasmi che girano qui dentro? –

- Di giorno, ma la sera resti solo. E’ triste. –

Guardò il piccolo Potter con un misto di tenerezza e gratitudine. Gli risultava difficile adesso negarsi ma gli venne il dubbio che Harry semplicemente temesse di allontanarsi da casa senza di lui. Provò a raggirare l’ostacolo.

- Sei stato bene con Remus quella volta che è venuto a prenderti al museo? –

- Uh uh – annuì il bambino.

- Quindi non hai paura a stare con lui qualche tempo giusto? –

- Io voglio che vieni anche tu. –

- Ho del lavoro da sbrigare qui, non posso… -

Il piccolo mago abbassò la testa per fissare la sua scodella vuota.

- Harry rispondimi con sincerità… hai paura? –

Un cenno di sì con la testa fu la conferma.

- Di cosa? -

- Che mi abbandoni. – Severus ebbe un fremito al cuore. Se da una parte era lusinghiero che il bambino temesse di perderlo dall’altro non voleva che coltivasse una tale ansia.

- Ehi… guardami. –

Sollevò con le dita il mento di Harry finchè gli sguardi non furono uno in quello dell’altro.

- Non lo farei per nessuna cosa al mondo… di questo devi essere sicuro. –

Sapeva che era naturale provare certe paure. Desiderava però che il bambino le superasse. Le paure possono essere armi di ricatto emotivo ma non era questo il modo con cui il professore voleva essere amato.

- Allora… vuoi andare al mare un fine settimana con Remus? –

Harry esitava ancora. Forse non era davvero ancora pronto a fare questo genere di esperienza da solo. Forse se ci fosse stato anche Ron… ma Lupin non aveva accennato ad invitare altri bambini. Lupin aveva esteso l’invito solo a lui.

- Harry… da uno a cento quanto ti piacerebbe andare al mare? -

- Mi piacerebbe tantissimo andarci. Ma solo se vieni anche tu. –

La parola fine era stata messa alla piccola discussione e Piton non vedeva altre soluzioni.

- D’accordo allora, verrò anch’io ma non farò il bagno e non prenderò il sole. Sappilo in partenza. –

Il moccioso sfoderò un sorriso schietto, quello della vittoria. Ma non era stata una strategia di proposito la sua, lui aveva solo detto la verità. Partì per la scuola saltellando e con una lettera in cartella per il coordinatore di classe con la quale il tutore legale dell’alunno Harry James Potter ne giustificava l’assenza per il fine settimana seguente.

I giorni precedenti la partenza, furono per il professore un severo test di solidità mentale ed emotiva. Mentre Remus era stato molto pudico nel palesare il sentimento di gioia con cui aveva accolto la notizia, godendosela sicuramente nel privato, Albus e perfino Minerva non si erano fatti scrupolo a mostrare al pozionista sorrisi compiaciuti e anche qualche inopportuna pacca sulla spalla, lodando la decisione di quella breve vacanza primaverile. Minerva aveva perfino osato alludere al suo giovane collega in costume da bagno, libero finalmente da quegli abiti che lo fasciavano da testa a piedi per tutto il tempo dell’anno, celando un corpo che di sicuro non aveva nulla di sgraziato da celare. Severus sentì l’imbarazzo tingergli di rosso perfino i capelli e girò velocemente i tacchi borbottando che mai e poi mai avrebbe indossato un paio di mutande colorate in pubblico nemmeno se ci fossero stati 40 gradi all’ombra.  Che a fare un discorso del genere fosse stata, poi, proprio Minerva lo lasciò esterrefatto per mezza giornata, mentre il ghigno sornione sfuggito alla professoressa valeva, per la Capocasa dei Grifondoro, quanto una vittoria a Quidditch contro le Serpi di Hogwarts.

Harry dal canto suo si era scatenato nella ricerca di tutto l’occorrente per quella breve ma tanto agognata vacanza balneare e non passava ora in cui non nominasse almeno una volta le magiche paroline: mare, sabbia, onde e bagno. Sembrava dovesse partire per un viaggio sulla luna ma era un entusiasmo comprensibile per un bambino che non aveva mai goduto di una vacanza vera perché, quando zia Petunia e zio Vernon si erano degnati di portarselo dietro, lo avevano tenuto confinato in un bungalow tutto il giorno ad annoiarsi a morte. Severus aveva dovuto infine imporsi perché Gustavo restasse a casa, col Preside. Lui si era tanto adoperato per quella adozione, lui adesso gli avrebbe fatto da balia. Harry se ne risentì un pochino ma di fronte alla previsione che l’uovo, lontano dall’habitat in cui era nato, non si sarebbe più schiuso, lo convinse che quella era la soluzione migliore. - Non nascere finché sono via -  bisbigliò al rettile mentre lo consegnava a Silente.

La località di villeggiatura era piuttosto lontana dall’Inghilterra. Per un mago la distanza è un termine molto relativo, gli spostamenti avvengono piuttosto celermente e senza le complicazioni con cui i babbani devono fare i conti: bagagli, dogane, biglietti di imbarco e documenti. Un mago riesce a far star tutto in una piccola borsa da viaggio e l’uso di passaporte accorcia notevolmente la durata delle trasferte. Nel mondo dei maghi le frontiere sono solo sulla carta. Remus in realtà amava viaggiare. Aveva spesso utilizzato i mezzi babbani perché assaporava anche il tempo trascorso seduto dietro a un finestrino o a un oblò. Durante un trasferimento si ha il tempo di osservare, pensare, riposare, chiacchierare col vicino, e crearsi aspettative su ciò che sarà una volta giunti a destinazione. Se avesse potuto scegliere diversamente, avrebbe fatto con Harry un bel viaggio in auto. Ma per ora si accontentava di quei tre giorni nell’isoletta al largo della costa messicana dove il Ministero gli aveva riservato una casa per smaltire la stanchezza e lo stress accumulato durante i suoi viaggi di lavoro. Era un luogo ameno, tranquillo, popolato da poche persone cordiali ma non invadenti. Avrebbe trascorso finalmente un po’ di tempo col piccolo Potter… aveva dovuto mettere in conto la presenza di Piton, in cuor suo sapeva che il bambino non si sarebbe allontanato da casa senza il suo tutore. Suo malgrado aveva seppellito l’ascia di guerra: la realtà ormai non era più la stessa di quando aveva seguito i feretri di James e Lily al cimitero di Godric’s Hallow.

L’uso delle passaporte provocò ad Harry un po’ di indisposizione che sparì però quasi subito grazie a un apposito rimedio che Severus teneva a portata di mano: la voglia sfrenata di vita del bambino fece il resto. Di fronte al mare azzurro e al cielo terso Harry rimase per un attimo paralizzato: non ci credeva di essere davvero lì. Guardò il professore per avere il consenso dopodichè si tolse le scarpe e in un attimo fu coi piedi in acqua. I due uomini posarono il piccolo bagaglio poi si avviarono anch’essi verso la riva. Nessuna parola fra loro ma Remus aveva studiato attentamente i lineamenti del suo compagno di viaggio e non vi aveva notato tensione. Un buon principio, aveva pensato. Severus non toccò l’acqua ma rimase ad osservare il luccichio del sole sulle piccole onde del mare calmo: un bagliore chiaro, un tremolio appena accennato, che infondeva tranquillità. L’aria era calda ma non eccessivamente. Harry stava saltellando come un matto schizzandosi di acqua salata mentre Lupin giocava a rincorrerlo. Provò una fitta di gelosia ma si impose di non lasciarsi condizionare. Il luogo ispirava  pace, la sospensione di ogni pensiero pesante e negativo, una condizione che raramente aveva assaporato. Voleva che durasse per tutto quel breve periodo. Voleva che per Harry fossero giorni da ricordare con gioia. Tornò verso la casa e disfò il bagaglio che conteneva anche le cose del bambino. Si sistemò in veranda. Lupin e Harry si erano spogliati e  stavano già sguazzando come pesci.  Sentiva le loro risate: quella di Harry era felicità pura mista a sorpresa. Chiuse gli occhi e lasciò che solo l’udito gli raccontasse quello che accadeva a pochi metri da lui. Poi sentì una mano bagnata afferrargli il braccio abbandonato in grembo.

- Severus mi insegni a nuotare? –

- Ricordi quello che ti ho detto prima di partire?… Chiedi a Remus, lui è sicuramente capace.-

Ci fu un po’ di delusione sulla faccia del bambino, ma l’idea di tornare in acqua era più forte e nel giro di pochi istanti Potter era di nuovo a mollo. Severus seguì dalla sua postazione la lezione di nuoto: se andava avanti a quel ritmo sfrenato, quella sera Harry non avrebbe avuto bisogno di storie per addormentarsi. E così fu. La prima giornata trascorse in fretta e poco dopo il tramonto il piccolo già dormiva. Ma la storia l’aveva comunque pretesa: aveva chiesto che narrasse di sirene e tritoni, di capitani e navi “che solcavano indomite gli oceani, superando tempeste e approdando su isole misteriose”.

- E’ così tutte le sere? – Lupin chiese mentre versava del rum in due bicchieri. Aveva preparato lui la cena, alla maniera babbana. Severus lo aveva aiutato a riassettare velocemente la sala da pranzo anche se Remus diceva che non era compito degli ospiti. Poi si erano seduti in veranda. Il tramonto a quella latitudine arrivava abbastanza presto ma la sera era  tiepida e si stava bene fuori, sulle poltrone di vimini, ad ascoltare lo sciabordio delle onde.

- Sì, ha preso questa abitudine. –

- E’ una buona abitudine. –

- Voglio che si senta un bambino normale. Petunia e quella sottospecie di babbano che ha sposato hanno fatto un pessimo lavoro in questo senso. –

- Ancora mi chiedo come potevano essere sorelle, Lily e Petunia.–

- Scherzi della natura. – Severus non aveva molta voglia di dialogare. Smorzò il discorso e Remus sembrò cogliere le sue intenzioni. Rimasero a dondolarsi sulle poltrone gustando il rum. Fu Remus il primo a decidersi ad andare a letto.

- Non so che orari tu abbia deciso di darti qui, ma io mi sveglio presto perché vado a fare una camminata di solito. Se vuoi che facciamo colazione tutti insieme per le otto mi faccio trovare pronto a casa. –

- Le otto vanno benissimo. –

- Severus? –

- Sì? –

- Fallo un bagno, l’acqua merita. Fallo anche adesso che non c’è nessuno a guardarti. E’ rilassante. Credimi. – E detto questo entrò in casa. Il pozionista restò per molto tempo nella stessa posizione, abbandonato lungo lo schienale della poltrona, lo sguardo rivolto al mare adesso nero sotto un cielo senza luna. Una volta che l’occhio si era abituato all’oscurità Severus riuscì a distinguere i contorni delle cose: i palmizi, le case del villaggio poco lontano, la carena di una barca abbandonata sulla spiaggia. Decise di dar retta a Remus. Si diresse verso il bagnasciuga e si spogliò. Non aveva indossato il costume, lui, quindi rimase completamente nudo. Era una sensazione strana sentire l’aria sfiorargli leggera la pelle. Senza vestiti si sentiva libero. Quegli abiti facevano parte di lui ormai, del suo ruolo, del suo destino. Entrò pian piano nell’acqua, era tiepida. Si immerse fino alle spalle, nuotò un pochino, si lasciò trasportare supino dal leggero moto ondoso poi tornò a riva. Recuperò gli abiti e indossò soltanto la biancheria e i pantaloni. In casa era tutto silenzio, Remus dormiva già. Si lavò dalla salsedine, dopo aver silenziato la stanza da bagno, e poi raggiunse il suo letto. Dormiva nella stessa stanza di Harry. Diede un ultimo sguardo al bambino, gli sistemò il lenzuolo tirandolo su fino alle spalle, poi si stese e si addormentò all’istante. Fu una bella sensazione.

I tre giorni che seguirono passarono lesti come una raffica di vento. Severus abbandonava raramente il suo posto privilegiato sulle retrovie, lasciando a Lupin campo libero col marmocchio. La veranda era comoda, all’ombra, arieggiata, lontana abbastanza da eventuali curiosi. Sollecitato da Remus ogni tanto si univa a qualche gioco perché era giusto che condividesse con Harry quei momenti. Il piccolo lo cercava di continuo, teneva sempre un occhio alla spiaggia e uno al suo uomo in nero che non voleva abbandonare camicia e pantaloni lunghi nonostante il clima richiedesse il contrario. Con Remus non c’erano molte parole ma un tacito accordo su quasi ogni cosa accadesse o occorresse fare. Era insolita quella loro intesa ma non difficile da capire: due uomini, due solitudini, un bambino che, seppure in maniera diversa e con intensità diversa, aveva dato un significato nuovo alle loro vite. Severus aveva impartito delle regole: si stava in spiaggia massimo fino alle 12:30 e vi si tornava dopo le 15:30. Non era il sole di piena estate ma erano pur sempre ai tropici ed era meglio evitare le esposizioni in quelle ore nonostante creme e cappelli. Di gelati ne bastava uno al giorno. Non ci si alzava da tavola finché tutti non avevano finito. Si andava a letto massimo alle 10:30, denti già lavati e pigiama addosso. Delle regole ci vogliono sempre, così la pensava il pozionista e Lupin non diede mai cenno di non essere d’accordo. Era lui che trascorreva la maggior parte del tempo con Harry quando non erano in casa, ma il bambino, nella pausa del pomeriggio, finiva sempre con l’addormentarsi in braccio al professore: si accomodava su di lui sdraiandosi di pancia, le gambe penzoloni, la guancia appoggiata al petto a sentire il movimento rassicurante del respiro. Piton lo accoglieva sempre con naturalezza, un piccolo dolce peso che ogni tanto si permetteva di accarezzare scorrendo la mano sulla schiena calda e imbiancata di sale. Remus viveva con rispetto quei momenti di intimità fra i suoi ospiti. Per lui poter trascorrere buona parte della giornata col figlio di Lily e James era già motivo sufficiente di appagamento. Sapeva di piacere al bambino ma sapeva anche qual era il suo posto: e il segreto di una vita felice, o perlomeno serena, è quello di capire quale posto occupare nel mondo e fra i propri simili. Lo sorprendeva invece l’atteggiamento di Severus perché se lo aspettava più reticente e incline all’ironia nei suoi confronti. Parlava lo stretto necessario, in realtà era Harry a tenere alto il tono della conversazione durante i pasti: l’entusiasmo per ogni piccola nuova esperienza usciva senza freni e in un groviglio di pensieri e parole che talvolta faticavi a stargli dietro. Severus però osservava Remus di continuo: aveva notato che l’aspetto dell’uomo era migliorato dall’ultima volta. Era più tonico e il viso pareva rilassato benché lo sguardo tradisse comunque una tristezza latente. Le camminate dovevano dargli davvero giovamento perché, quando alle otto si presentava per la colazione, aveva un’aria fresca e per nulla affaticata. Notò che il suo corpo portava cicatrici, i segni della guerra e sicuramente della sua natura ferina. Aveva lesioni sulla schiena, sul petto e sulle gambe che però non si premurava di nascondere. Quando Harry glieli fece notare si schernì dicendo che era un po’ distratto ma Piton gli colse nello sguardo ben altri sentimenti.

- Anche Severus ha le cicatrici sai Remus? – una lunghissima qui e una qui, e si indicò un punto sul fianco e sotto la clavicola. – E ha anche un tatuaggio sul braccio ma è brutto, non piace neanche a lui…. solo che non si può levare ha detto –.

Remus si sentì un po’ a disagio stavolta ed evitò di guardare direttamente Piton.

- A volte noi grandi facciamo cose stupide peggio di voi bambini Harry. L’importante è credere che se anche restano i segni – e qui fece correre il dito sulla pelle del bambino facendogli il solletico per smorzare un po’ quel po’ di tensione che si era creata – sono soltanto segni… raccontano la nostra storia ma non sono la realtà presente. – Sapeva che per Harry era un discorso difficile da capire ma non erano per Potter quelle parole. Severus non disse nulla.

Durante le sere di permanenza nel piccolo villaggio il bambino usciva dopo cena per una buona ora a giocare con un gruppo di ragazzini del luogo: li aveva conosciuti in spiaggia, erano di età diverse e parlavano spagnolo ma ad Harry non importava perché a nove anni riesci a farti capire comunque e il gioco è uno strumento universale di comunicazione. Remus gli aveva insegnato qualche parola di base e con quel poco il giovane Potter era in grado di dire la sua e di partecipare alla vita del gruppetto. Severus dovette andare a recuperarlo un paio di volte perché in ritardo sull’ora della ritirata: qualche lamentela e un pestare di piedi, due parole dette col tono giusto, la minaccia di rimanere chiuso in casa la sera successiva… tutto nella norma, come nelle migliori famiglie.

- Tuo papà ride mai? tuo zio è meglio. – aveva sentito confidare ad Harry con quella complicità che solo i bambini sanno avere. Del resto, cosa puoi aspettarti da uno stoccafisso? Se c’era una cosa che non si poteva negare al professore era il suo essere coerente.

Una volta che Harry era a letto Severus si prendeva il suo momento e andava a bagnarsi nel mare. Aspettava sempre che fosse notte piena e che in giro non ci fosse più nessuno. Quel momento era solo per lui. L’ultima notte, quando uscì dall’acqua, trovò Remus seduto poco distante dalla riva ad attenderlo. Si bloccò senza sapere subito cosa dire e cosa fare. Era del tutto svestito, una condizione di totale vulnerabilità per lui. Si coprì d’istinto con l’asciugamano che aveva portato con sè, Remus sorrise un po’ divertito dalla situazione.

- Scusa, non volevo crearti imbarazzo. Davo per scontato che non fosse un problema mostrarti nudo. -

- Cosa ci fai qui.   Severus lo guardò duro e la voce gli uscì ruvida.

- So che fai il bagno a quest’ora, ti ho sentito uscire ieri. Hai ascoltato il mio consiglio….-

Severus si incamminò verso casa.

- No, aspetta… – il pozionista si fermò e si voltò lentamente verso l’ex malandrino. Lupin lo guardava con l’aria tranquilla di chi aveva voglia semplicemente di un po’ di compagnia.

- Non mi sento a mio agio senza nulla addosso. Non so cosa ti abbia indotto a credere il contrario. –

- Siamo uomini adulti, non due adolescenti. E abbiamo visto e fatto cose che molti uomini adulti della nostra età non farebbero in una vita. –

- E te ne vanti? –

- No. Avrei preferito una banalissima vita a mani sporche di sangue. –

- Almeno le tue sono sporche del sangue di nemici. – E si voltò di nuovo per allontanarsi.

- Non fa molta differenza Severus. – Severus tornò indietro di un paio di passi. Remus si sentì autorizzato a proseguire il discorso.

- Sono convinto che molti seguaci di Voldemort non credevano che sarebbero arrivati a tanto. Tu lo credevi? –

- Non parlo del mio passato Remus. Se cerchi amicizia hai bussato alla porta sbagliata. –

- Ho solo voglia di chiacchierare un po’. Ho passato mesi in totale solitudine, dovevo fingere di essere chi non ero. Vivere in incognito, osservare cercando di non essere notato e di non lasciare tracce dietro di me, evitare legami… E a casa non avevo nessuno ad aspettarmi. Tu sai di cosa parlo. –

- La mia vita è diversa adesso. –

- Lo so. Hai Harry. E con lui sei… beh… sei perfetto. –

- Non lo volevo all’inizio. Silente ha deciso per me. – Si levò un vento fresco che scombinò le foglie di palma. Remus rabbrividì leggermente, mise le mani in tasca e si girò a guardare il mare del colore della notte.

- Posso immaginarlo. Ma non so cosa pagherei perché fosse capitato a me.  Calò il silenzio per un po’. Severus adesso osservava Lupin: era un bell’uomo ma non era mai stato il più affascinante fra i malandrini, non poteva competere con James e Sirius. Lui era quello gentile e diplomatico, un po’ schivo, un po’ malinconico. Era la parte sentimentale del gruppo. Eppure dentro nascondeva una fiera. Un mostro… condannato alla solitudine.  Piton si afferrò l’avambraccio col marchio nero. Si può essere mostri in tanti modi.

- Ti mancano vero? James, Sirius, Lumacorno, gli anni della scuola… Devi perdonarmi, non provo gli stessi sentimenti. – Una sfumatura di ironia nella voce del pozionista, che a Remus non poteva sfuggire.

-  Nemmeno Lily? – Severus non riuscì a dissimulare la sorpresa. Adesso era Remus che lo fissava.

- Tu l’amavi, l’avevamo capito… e tu per lei eri speciale. Credo che James sia stata la scelta più difficile della sua vita, finché tu non le hai dato una mano a decidere. –  

- Era a questo che volevi arrivare? Se permetti me ne torno in casa. –

- Severus ti prego! – Lupin si alzò in fretta e allungò un braccio per fermare il mago.

- Severus volevo solo parlare… solo parlare. Di noi. Di quello che siamo diventati. Di cosa ci siamo persi. Di dove abbiamo sbagliato. Io ho bisogno di sapere che posso ricominciare…come hai fatto tu. Se tu solo lo ammettessi, senza ripiegarti continuamente su un passato che continui a rinfacciare a te stesso e agli altri. – A Remus si era spezzata la voce e Severus provò pietà. E’ vero che in fin dei conti era stato più fortunato… forse Lupin se lo sarebbe meritato di più. Ma Albus aveva voluto che il bambino fosse affidato a lui, a l’ex mangiamorte, e Albus non faceva mai nulla senza un ragionato motivo.

Il vento soffiò più forte adesso e a Severus venne la pelle d’oca. Era abituato ai pesanti trattamenti del Signore Oscuro quindi lasciò che il brivido passasse. Gli venne in mente però che il bambino era in casa e nessuno la custodiva.

- Harry è al sicuro?  disse tradendo un po’ d’ansia.

- Sì, la casa è protetta da incantesimi. – A Lupin scappò un sorriso che disperse la tensione del momento. - Ha ragione Silente, sei peggio di una chioccia. – Una pausa di silenzio. Un altro soffio di vento.

- Puoi venire a vedere Harry quando vuoi. A Hogwarts intendo. –

- Come… -

- Il bambino ti ha preso in simpatia. E la tua richiesta è lecita e …. non ho motivo di dirti di no. Vado a farmi la doccia, comincio ad avere freddo. – Si allontanò verso la casa ma fatto qualche passo si fermò. Vide che Remus era rimasto immobile ad osservarlo, il vento sulla faccia, le braccia strette attorno al petto.  – Possiamo bere qualcosa in veranda dopo. –

Severus non vide le lacrime di Remus. O finse di non vederle, per riguardo a quell’uomo che non gli riusciva più di detestare.

Quando rientrarono ad Hogwarts, il giorno dopo, Harry era in preda ad una euforia incontenibile. Incantò Minerva per una buona ora con i suoi racconti e il vecchio Preside era palesemente soddisfatto della breve convivenza tra i suoi due ex allievi: Remus aveva un’aria distesa e Severus non appariva per nulla stizzoso come avrebbe potuto aspettarsi. Immaginò che qualcosa di buono doveva essere successo in Messico perché le premesse non erano state incoraggianti. Disse a sé stesso che avrebbe chiesto i particolari a Remus, con lui era decisamente più semplice parlare anche se Severus, da qualche tempo, aveva fatto passi da gigante in fatto di confidenze.

Poi Harry volle notizie di Gustavo. Albus lo rassicurò che l’uovo era in perfette condizioni. L’euforia del bambino crebbe ancora.

 -Adesso aspettiamo che Gustavo nasce così poi lo porto a scuola! – Severus questa volta ignorò il verbo fuori posto ma si oppose subito all’idea di dover travestire una salamandra da lucertola per accontentare il ragazzino.  Gli venne in aiuto Remus.

- Gustavo non può allontanarsi troppo dal fuoco Harry. Hagrid dovrebbe averti spiegato come funziona….Non è una buona idea portarlo a scuola. –

- Non posso accendere un fuochetto a scuola? – Remus gettò uno sguardo veloce a Severus e non potè trattenere una risata silenziosa nel vedere la sua espressione di totale sconforto.

- Questa è una… pessima idea Harry. – e fece uno sforzo enorme per dirlo con tutta la serietà che gli era possibile.

- Non ce la posso fare… - Severus si sedette pesantemente sulla sua cara vecchia poltrona verde.  Nonostante le sue mille precauzioni alla fine aveva preso un leggero colore sul viso. Era anche un po’ spettinato, e la camicia non era abbottonata fino alla gola benché la temperatura adesso non fosse più quella dei tropici. Era insolito vederlo così, anche per Albus e Minerva. Un’altra novità di quella primavera appena cominciata.

Remus si fermò a cena prima di dirigersi verso casa. C’era un po’ di famiglia anche per lui finalmente. Harry fece il giro dei baci della buonanotte e poi si ritirò nella sua camera dove un fuochetto era acceso per scaldare l’uovo di Gustavo. Severus osservò le guance di Remus farsi un po’ rosse: sorpresa, imbarazzo ma sicuramente anche commozione per gesti da troppo tempo dimenticati.

Una volta che fu tutto silenzio e che si fu infilato nel letto, Severus sentì la porta della camera aprirsi e nello spicchio di luce il piccolo Potter farsi avanti con timidezza.

- Severus? – la voce era appena un sussurro.

- Stai male Harry? –

- No… mi sa che si sta aprendo Severus. –

- Cosa Harry… –

- Ma sì, l’uovo…si sta aprendo, fa rumore… ho paura… -

Severus scostò le coperte e si alzò in piedi.

- Perché hai paura… è una cosa bella. – Sussurrava anche lui come il bambino, non era momento per alzare la voce.  

- Andiamo a vedere. –

Severus osservò da vicino l’uovo. Effettivamente si stava preparando alla schiusa.

- Sto qui con te va bene? Non possiamo lasciare Gustavo da solo proprio quando apre gli occhi la prima volta. Abbiamo tutti bisogno di qualcuno che ci aspetta… – Harry annuì deciso. Severus prese dei cuscini e una coperta. I due si accoccolarono a terra vicino al fuoco in cui l’uovo si scaldava.  Sarebbe stata una notte lunga e un po’ insonne, ma ne valeva la pena. Il mattino avrebbe portato la novità. Come la primavera. Come il vento che scompiglia le gemme e ne spande il profumo. Severus lo sapeva. Per una vita che nasce o rinasce, ne vale sempre la pena.

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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