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Autore: lady dreamer    29/08/2015    7 recensioni
Di quando qualcuno regalò a Sherlock Holmes "I sonetti dell'amore oscuro" di Garcia Lorca. E John Watson passò i quattro giorni più brutti della sua vita, crogiolandosi nella gelosia. Finché...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di scuse e di bugie
 

Tu non ami Sherlock Holmes.
Non trovi terribilmente attraente il suo modo di camminare, impettito in quei completi dannatamente eleganti e sempre impeccabili.
Non trovi sfacciatamente seducenti i suoi capelli ricci, che gli ricadono pigramente sul volto quando se ne sta assorto nel suo Palazzo Mentale, e non si cura di scostarli.
O i suoi occhi cerulei, di quel colore indefinibile tra l’azzurro, il verde e il grigio.
O le sue mani affusolate che suonano il violino, impugnando con maestria l’archetto, facendolo scorrere con appassionata tenerezza sulle corde, producendo una musica che ti incanta.
 
Tu non ami Sherlock Holmes.
 
E allora perché non puoi fare a meno di sospirare tutte le volte che entri nella tua stanza, ogni sera, e guardi quel letto vuoto? E chiudi gli occhi, e cerchi di trasferire l’immagine di Sherlock che si è appisolato sul divano, stremato la risoluzione di un caso che gli ha portato via tre notti di sonno, sulle lenzuola bianche, sotto la tua coperta beige.
 
E non ci riesci.
Perché sai che Sherlock Holmes è solo mente. Tu sei il cuore e lui è la mente. E se il cuore è attaccato al corpo in modo indissolubile, è carne, è sangue che viene pompato in tutte le direzioni, la mente non ha consistenza, è un universo incontrollabile e inafferrabile. Comanda il corpo come da una cabina di controllo che ha sede nel cervello senza coincidere con esso.
E la mente è solo razionalità. Ragionamenti logici, deduzioni brillanti, collegamenti tra casi, persone, luoghi, oggetti. La mente è oggettività, asetticità.
Tenerci non è un vantaggio.
 
Sherlock Holmes è la mente.
Potrebbe stimarti solo per le tue abilità di scrittore, e non lo fa, perché trova il tuo stile troppo sentimentale, il tuo metodo troppo poco sistematico, il tuo atteggiamento da narratore e non da scienziato gli fa alzare un sopracciglio con sufficienza tutte le volte che gli capita di leggere qualcosa di tuo, di sfuggita, ben inteso, perché non perderebbe mai il suo tempo così.
 
Potrebbe stimarti come medico, se non avessi abbandonato il lavoro al Bart’s per lui, perché l’idea di lasciarlo da solo nelle sue folli corse dietro a criminali e malintenzionati di ogni specie ti ha inquietato e tolto il sonno per abbastanza tempo per ripetere l’esperienza.
 
Potrebbe stimarti come persona, e probabilmente lo fa. Perché sei leale, ti preoccupi per lui, gli prepari il the, si assicuri che mangi e dorma a sufficienza, che non assuma droghe e non tratti male la Signora Hudson.
 
È tuo amico, Sherlock Holmes.
Te l’ha detto, un giorno. Ha detto chiaramente di non avere amici, di avere solo te.
 
E hai avvertito nitidamente, per quanto fosse anatomicamente impossibile, il cuore sciogliersi nel tuo petto, liquefacendosi di colpo, sotto il peso di una simile smisurata e inconsapevole tenerezza.
 
Ma questa è l’unica concessione che la mente di Sherlock ti ha regalato.
E te la rigiri tra i ricordi come se fosse un gomitolo di lana tra le zampe di un gatto che ha perso il suo padrone.
 
 
Pensavi che Sherlock non fosse interessato ad una relazione.
Eppure non hai capito quando, né come, ma qualcun altro è entrato nella sua vita. E tutte le tue convinzioni si sono frantumate, come una tazza che cade rovinosamente a terra, e ci si trova con le tazze spaiate del servizio da the.
 
E ti senti tu quella tazza spaiata, mentre Sherlock sembra aver trovato l’altro bicchiere del servizio di cristallo.
 
Non sai chi possa essere, ma ne sei certo. Sherlock frequenta qualcuno.
Qualcuno che legge libri di poesie.
Che si chiama William.
E che gli dedica i sonetti di Garcia Lorca.
 
 
***
 
Qualche giorno prima
 
- Sherlock… Sherlock ci sei? Ho fatto la spesa.
 
Nessuna risposta.
 
- Sherlock.
 
Porti le buste in cucina. In casa non odi neanche il minimo rumore. Solo le tue scarpe sul pavimento, il lampadario che si illumina, la plastica sul tavolo, la tua voce che chiama Sherlock.
Sul tavolo un biglietto spiegazzato tenuto fermo dal teschio.
 
Esperimenti all’obitorio.
SH
 
Rassicurante. Ma ti strappa un sorriso. Del resto Sherlock Holmes ha reso ordinario lo straordinario. Ha reso familiari scene del crimine e gli obitori del Bart’s. Persino il macabro e poco igienico spettacolo di tessuti organici nel frigorifero è meno strano di quanto possa sembrare.
Sherlock Holmes ha rivoluzionato la tua vita dando un senso allo scorrere del tempo. Ai giorni che si susseguivano sempre uguali.
 
Metti apposto la spesa acquistata e ti dirigi in salotto. Sprofondi sulla poltrona rossa. Chiudi gli occhi, sbadigli, deciso ad appisolarti prima che l’uragano Sherlock Holmes arrivi ad esporti i risultati dei suoi esperimenti illegali. Abbracci il cuscino con la bandiera inglese, ma riapri subito gli occhi. Sul tavolino vicino alle due poltrone c’è un volumetto che stamattina non era lì.
 
Non sembra uno dei soliti mattoni di chimica con cui Sherlock è solito intrattenersi, e men che meno uno dei tuoi romanzi. È un libricino con una copertina grigia, su cui sta scritto
 
Federico Garcia Lorca
 
Sonetti dell’amore oscuro
 
Tu non leggi poesie da molti anni, Sherlock probabilmente non ne ha mai lette in vita sua. Potrebbe essere benissimo della signora Hudson. Quasi te ne convinci. Finché non apri il libro e tra le pagine trovi un biglietto scritto a macchina:
 
Ah, che fatica mi costa
Amarti come ti amo!
William
 
Potrebbe essere benissimo un regalo destinato alla signora Hudson se non si parlasse d’amore e la vostra padrona di casa non avesse un’età tale da metterla al riparo da questo tipo di insinuazioni. E poi perché dovrebbe lasciare a casa vostra un regalo del genere?
 
Rigiri la raccolta tra le mani.
Nella quarta di copertina una breve biografia dello scrittore andaluso, la sua florida carriera come poeta e come tragediografo, la sua omosessualit… eh? Quale uomo regalerebbe alla donna che ama, anche se ha una certa età e una certa apertura mentale come la signora Hudson, un libro di poesie che il poeta ha scritto per un uomo?
 
Purtroppo, scartato l’impossibile, anche se improbabile, il libro deve essere di Sherlock.
 
Un uomo di nome William gli ha regalato quelle poesie. Con quella dedica.
Sfogli riluttante le pagine del libro. Speri di trovare le famose composizioni sulle conchiglie e sulle nacchere. A limite “Alle cinque della sera” sulla morte dell’amico torero.
 
E invece trovi versi di rara bellezza su un amore che non può vivere alla luce del sole. Una passione travolgente. Dolce di malinconia. Bruciante di tenerezza. Celata allo sguardo spregevole di altri che non avrebbero capito. E che si sarebbero contentati di accusare, di giudicare, di avere ragione, calpestando la dignità di un amore tormentato.
 
Ghirlanda d’amore, letto di ferito,
sono, dove insonne, sogno la presenza
tua nel fondo in rovina del mio petto;
 
e se ricerco una vetta di prudenza
il tuo cuore mi dà una valle densa
di cicuta e passione d’aspra scienza.
 
Qualcuno gli ha dedicato questi versi. E Sherlock ha tenuto il libro.
Sprofondi nella poltrona, lanciando via il volume. Fai di tutto per addormentarti, cercando l’oblio per dimenticare quello che hai letto. È un incubo. Non può essere vero. Sarà per un caso. Un caso. Sicuramente è per un caso. Continui a ripeterti che Sherlock è solo mente.
 
*
Sherlock rientra a casa con la candidezza di un bambino che è stato a giocare al parco.
Appena senti il rumore delle chiavi che aprono il portone ti butti in piedi a riporre sul tavolino il libro e ti catapulti in cucina, dove metti precipitosamente a bollire l’acqua per il the, per poi sederti davanti al volantino delle offerte del supermercato.
 
Sherlock entra in casa senza salutare ma appena ti vede, mezzo sconvolto e mezzo addormentato, ha almeno la gentilezza, chiamiamola gentilezza, di indagare il motivo del tuo evidente spaesamento. - John, tutto bene?
 
Alzi gli occhi nervosamente. Deglutisci a vuoto, annuendo in modo troppo plateale.
- Benissimo.
 
Il tuo brillante coinquilino non si fa ingannare da così poco. - Non sembra.
 
Accenni al volantino che hai davanti. - Sono andato a fare la spesa.
 
Sherlock ti guarda con strafottente intelligenza, mista ad un non so che di candidezza, come se non volesse infierire più del necessario. - E perché controlli ancora i prezzi?
 
Gli occhi spalancati come se servisse a individuare più facilmente una risposta plausibile, scuoti il capo in un involontario segno di disperazione. - Per la prossima volta.
 
Il detective finge di crederti. - Come vuoi. - e fa per andarsene.  
 
Lo richiami frettolosamente, la voce venata d’insopprimibile angoscia. - Sherlock?
 
Lui si volta nella tua direzione, non troppo stupito. - Sì?
 
- Eri all’obitorio per un caso?
 
Incroceresti le dita delle mani e dei piedi se solo non fossi certo che Sherlock se ne accorgerebbe prima ancora di completare il gesto. Preghi che ti dica che c’è un caso che possa giustificare quella raccolta di poesie in salotto.
 
Sherlock alza appena le sopracciglia, ostentando una certa noia.
- No. Esperimenti. Molly aveva un cadavere per me.
 
Il tuo sguardo deve essere diventato apprensivo. - Quindi non abbiamo nessun caso a cui lavorare?
 
- Al momento no. Ed è un bene, visto che ti addormenti sulla poltrona come un pensionato ultra ottantenne e poi pensi di nascondermelo mettendo su l’acqua per il the.
 
Cerchi di sorridere, ma a stento riesci a sostenere il suo sguardo. - Lo faccio per mettere alla prova le tue abilità deduttive.
 
Sherlock sparisce nella sua stanza, lasciandoti a girare in tondo il cucchiaino nella tazza del the. Lo zucchero è sciolto da almeno venti giri. E l’acqua ha ormai acquistato il caratteristico colore bruno. Quando porti il liquido alle labbra è completamente gelato.
 
Se non è per un caso, quel libro è di Sherlock.
E Sherlock potrà sembrare solo mente, ma da una forte intesa intellettuale può scaturire qualsiasi cosa. Sbianchi. E inghiotti il the freddo come se fosse veleno. Come se mandassi giù ad ogni sorso l’acre consapevolezza che lui ama qualcun altro.
 
Ti eri abituato all’evidenza che non avrebbe mai potuto ricambiare i tuoi sentimenti per lui, ma l’eventualità che Sherlock non sarebbe mai stato tuo né di nessun altro era rassicurante, o quanto meno consolatoria. Infantile ed egoista, ma dolce amara.
 
Ti saresti consolato di essere il suo unico amico, rassegnandoti alla frustrazione che questo avrebbe provocato a lungo andare alle tue notti, e avresti vissuto sempre con lui. Per esserci sempre quando avrebbe avuto bisogno di te.
 
Ma adesso la sua mente è attratta da qualcun altro.
 
Qualcuno con cui dovrai dividere le sue attenzioni, le sue deduzioni brillanti, il suo tempo. Qualcun altro che lo vedrà tanto annoiato da sparare al muro. Che lo costringerà a mangiare. Qualcun altro che lo sentirà suonare il violino o parlare con il teschio. Qualcun altro che lo vedrà avvolto in un lenzuolo. Che riderà con lui.  
 
Qualcuno che potrà anche allungare una mano ad accarezzargli il volto pallido, gli zigomi pronunciati, quei suoi dannati capelli ricci. Qualcuno che potrà baciargli le labbra. Che potrà abbracciarlo, spogliarlo. Qualcuno che potrà amare il suo corpo, dopo aver sedotto la sua mente.
 
Qualcuno che gli farà scoprire di non essere solo mente. Di avere delle pulsioni, dei desideri.
 
E non sarai tu.
 
***
 
I giorni trascorrono senza arrecare giovamento allo stato del tuo sistema nervoso, ogni giorno più vicino all’orlo del collasso. Quella dannata raccolta di poesie se n’è restata sul tavolino, provocatoriamente esposta da Sherlock per giustificare il suo carattere sempre più scostante. Esce più spesso del solito, e quasi sempre da solo. Dice di condurre delle indagini per cui saresti solo d’intralcio, e non hai potuto non pensare che sia solo una vaga perifrasi dietro cui si cela un più ben più doloroso “esco con William”.
 
Non sai come comportarti. Sai che Sherlock è una persona molto riservata, e, sebbene tu sia il suo migliore amico, questo non implica automaticamente che debba rivelarti tutto quello che fa o gli passa per la testa. Anche perché non riusciresti a star dietro a tutte quelle informazioni, neanche se non riguardassero questo flirt.
 
Non vuoi pensare neanche per un attimo che possa essere una cosa seria. Sai benissimo che Sherlock sarebbe capace di far innamorare qualcuno anche solo per un esperimento. E sei sicuro che, nel caso in cui si tratti davvero di un esperimento, non mancherà di comunicarti i risultati che otterrà, senza il minimo trasporto, ribattendo alle tue occhiate di disappunto con quel suo stupido mantra “è per la scienza, John”.
 
Non ti farebbe piacere sentirti illustrare nei minimi dettagli le sue prodezze sentimentali, perché quel disgraziato sarebbe capace di farlo, manco parlasse delle differenze tra il fango di cui ci si può imbrattare nelle differenti zone di Londra, ma stringeresti i denti, lo inviteresti alla sintesi e ingoieresti il boccone amaro, fingendo indifferenza.
 
E continueresti a ripetere che Sherlock è solo mente. Che qualcuno potrà anche corteggiarlo, prendergli la mano, scompigliargli i capelli o baciare le sue labbra, ma Sherlock sarebbe capace di restare indifferente a questo come ad un ottimo pranzo. Sherlock è solo mente. Continui a ripetertelo ossessivamente. Ma non serve a molto.
 
La situazione peggiora quando trovi Sherlock intento a leggere il Times sulla sua poltrona nera. Di per sé non sta facendo niente di strano né di compromettente. Ma…
 
Ti siedi sulla poltrona rossa, facendo finta di non notare quel dannatissimo volumetto sul tavolino, e ostenti la faccia più distesa che i tuoi muscoli riescono a concederti.
 
Sherlock non ti degna di uno sguardo, nonostante tu stia facendo rumore di proposito, sprimacciando il cuscino, girandoti e voltandoti fingendo di cercare la posizione più comoda. Così decidi di accendere la tv, sperando di ottenere una reazione qualsiasi.
Invece niente, Sherlock studia fissamente sempre la stessa pagina.
 
Ma poi, appena inizi a fare zapping con il telecomando, vedi con la coda nell’occhio che Sherlock passa lo sguardo fulmineamente da te al libro sul tavolino, vagamente preoccupato. Fai per voltarti verso di lui, ma quando il tuo sguardo è apertamente posato su di lui, Sherlock si è già opportunamente rifugiato dietro la pagina del quotidiano, come se non avesse mai distolto lo sguardo.
 
Torni a studiare pensieroso lo schermo della tv.
Ti fermi su un canale a caso, tentando di distrarre Sherlock quanto possa bastare a farti sembrare assorto a guardare il programma, per confermare i tuoi sospetti sulle occhiate inquiete del tuo coinquilino. Ma lui non si tradisce una seconda volta. Continua a fissare il giornale per qualche minuto, dopodiché armeggia per qualche istate con il cellulare e, senza minimamente consultarti, si sottrae a questo nascondino di sguardi in cui stavate, per motivi diversi, cercando di impegnarvi entrambi.
 
Si allontana nella sua stanza, da cui esce dopo non meno di un quarto d’ora, vestito forse più elegantemente del solito, prende il cappotto e la sciarpa e sussurra un: - Io esco - che non ammette repliche.
 
Non fai in tempo a ribattere che è già per le scale.
 
- Vengo con te?
 
- Ci vediamo dopo.
 
Ti precipiti alla finestra che dà sulla strada e lo vedi scendere e chiamare un taxi al volo, sparendo dalla tua visuale troppo in fretta perché potessi capire dove volesse andare.
 
Ti siedi nuovamente sulla tua poltrona, sospirando e spegnendo la tv. Il tuo sguardo è fisso e sconsolato sulla parete di fronte a te. Finché non hai la brutta idea di vedere che pagina stesse leggendo Sherlock.
 
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Crolli a sedere sulla poltrona. Il tuo mondo sembra intenzionato a sgretolarsi, facendoti cadere in testa le macerie dell’unica vita che ormai ti sembrava possibile. Ma se non puoi evitare il crollo, quanto meno non puoi permettere che avvenga nel silenzio più totale.
Questa sera pretenderai spiegazioni da Sherlock.
 
*
 
Quando Sherlock fa ruotare la chiave nella toppa della porta, è quel rumore familiare che ti riporta alla realtà. Smetti di fissare il vuoto, chiamando a raccolta il cuore e i nervi. Hai passato in rassegna almeno dieci diversi modi con cui iniziare la conversazione, immaginando i possibili sviluppi. E non sei riuscito a configurare, neanche nel tuo cervello, l’eventualità di non litigare.
 
Sai che la tua gelosia è immotivata. Tu e Sherlock non vi siete mai promessi niente. Non state insieme. L’hai scandito almeno mille volte nella tua testa, senza che questo abbia prodotto qualche effetto calmante. Anzi. Tu e Sherlock non starete insieme in modo ufficiale, e non vi siete promessi niente… però… Però la tua vita ruota intorno a lui. E la sua… beh, la sua non ruota intorno a te, ma sei quanto meno riuscito a spostare almeno un po’ l’asse della sua esistenza sconclusionata. O almeno, pensavi che fosse così. Prima che saltasse fuori William.
 
Sherlock entra in salotto indirizzandoti un cenno di saluto.
 
Decidi di non alzarti dal divano, sperando che rimanere seduto possa aiutarti a mantenere la calma.
 
- Mi devi dire la verità.
 
Sherlock non ne sembra troppo stupito. Si toglie la sciarpa, avvicinandosi alla sua poltrona, di fianco alla tua, e sei sicuro che formuli una domanda solo per darti modo di proseguire con qualsiasi accusa tu voglia rivolgergli.
 
- Su cosa?
 
Lui che sa dedurre qualsiasi cosa dal tuo viso, proprio questa volta vuole fingere di non esserne in grado. E la cosa ti irrita così tanto che ti sforzi di restare seduto e di non metterti ad un urlare. E ci riesci a malapena.
 
- Sai benissimo su cosa.
 
Sherlock non abbandona la sua espressione irritante e serafica. - Mi dispiace contraddirti, ma…
 
Ed è veramente troppo. Salti in piedi e lo fissi negli occhi, furente. Ti ha nascosto una cosa del genere, e adesso pretende di non saperlo. Se ne sta lì con quella faccia da schiaffi dannatamente tranquilla e composta, a guardarti come se fossi un bambino che non sa quello che dice.
 
Lanci un’occhiata piuttosto eloquente al libro sul tavolino. - Chi è questo William che frequenti?
 
Sherlock aggrotta appena la fronte, vagamente divertito. - William?
 
- Quello che ti dedica le poesie di Garcia Lorca! Non fingere di non conoscerlo!
 
Strappi il libro al tavolino con una furia inusitata, sfogliando le rade pagine come un treno in corsa. Alla ricerca di quei versi compromettenti. Delle prove che non sei impazzito. Ma che lo farai a breve.
 
Leggi ad alta voce l’inizio di “L’amore dorme sul petto del poeta” sotto gli occhi increduli di Sherlock.
 
- Non saprai mai cos’è questo mio amore
Perché addormentato dormi su di me.
 
Sherlock ha l’ombra di un sorriso sulle labbra.
Te ne accorgi. E ti sembra l’ennesima conferma che sia innamorato.
 
Gli rivolgi un’occhiataccia indagatrice e profondamente offesa insieme.
- Chi è questo qui con cui hai dormito?
 
Si trincera preoccupantemente nel suo silenzio, scuotendo leggermente il capo.
 
Sfogli freneticamente le pagine alla ricerca di un’ulteriore conferma: “Quando l’amato è distante”
 
 
- Temo di perdere la meraviglia
Dei tuoi occhi di statua e la cadenza
Che di notte mi posa sulla guancia
La rosa solitaria del respiro.
 
- John…
 
Salti la seconda quartina, leggendo subito e istintivamente la prima terzina.
 
- Sei tu il mio tesoro seppellito,
la mia croce e il mio fradicio dolore,
se io sono il cane e tu il padrone mio
 
Il sangue inizia a fluirti imperioso in faccia, quando, alzando gli occhi, ti rendi conto di esserti reso doppiamente ridicolo, leggendo quegli ultimi tre compromettenti versi. E il rossore di certo non aiuta a tentare di non dimostrarti perdutamente e disperatamente innamorato di Sherlock Holmes. Perché è disgraziatamente vero. Da quando hai preso consapevolezza dei tuoi sentimenti per Sherlock la tua vita è stata un dolce calvario. Hai sopportato i suoi commenti acidi sulle relazioni degli altri, l’hai visto snobbare ogni segno di affetto e scansare persino i film romantici in televisione. Ti sei dovuto arrendere a non potergli conquistare il cuore e vivere una vita di frustrazioni al suo fianco. E in questi ultimi giorni questo sedicente William ti sta trascinando a picco. Insieme alla tua sanità mentale.
 
Butti via il libro sul tavolino, con amarezza sconsolata.
 
Sherlock ha uno sguardo dannatamente serio. - La tua gelosia è surreale.
 
Volevi stare calmo. Volevi davvero. Ma se Sherlock vuole mettersi a negare l’evidenza non è di certo colpa tua.
 
- È surreale? Sherlock, tu hai una relazione e non mi hai detto niente! 
 
Ti fissa come se tu fossi irragionevole e lui avesse perfettamente ragione.
- Cosa avrei dovuto dirti?
 
Ti eri ripromesso di soppesare con calma le parole. Di non dire le prime cose che ti sarebbero venute istintivamente spontanee. - Avresti dovuto mettere le cose in chiaro. Non puoi lasciare questi libri di giro, poi quei giornali con gli annunci immobiliari, e poi cosa saranno? I suoi vestiti? Le sue mutante in giro per casa mia?
 
Sherlock non sembra fossilizzarsi sulla parte del discorso che appena pronunciata ti ha fatto mordere la lingua. Vorresti seppellirti sotto la tua poltrona e sparire dalla sua vita. Mentre lui domanda, incurante del tuo rinnovato imbarazzo: - Annunci immobiliari?
 
La fronte corrucciata, l’aria indignata, lo sguardo offeso, il dito puntato contro di lui, hai deciso di lasciar perdere le perifrasi che avevi progettato di usare. - Non cascare dalle nuvole! So benissimo che vuoi cacciarmi di qui, ma non hai il coraggio di dirmelo, quindi prima mi vuoi trovare casa o sperare che io capisca da solo che è il momento di farmi da parte.
 
Sherlock scuote appena il capo, preoccupato in volto.
- Non ho mai voluto che tu andassi da un’altra parte.
 
Di colpo ti sembra di aver capito tutto. Sherlock spariva per visitare degli appartamenti, ma non per te, per lui. Avrebbe la decenza di non cacciarti di casa, ma in sostanza ti ritroveresti da solo in un appartamento troppo grande. Nella vostra casa, abbandonato da chi la rendeva speciale.
 
- Allora vuoi andartene tu? Vuoi andare a vivere con William, vero?
 
Sherlock ti guarda fisso negli occhi. - Non voglio vivere con...
 
Ti eri ripromesso di stare calmo, invece non sei padrone delle tue emozioni, né del tuo tono di voce. - Ma ammetti di conoscerlo, non è vero? È il tuo amante?
 
Le braccia conserte, le sopracciglia alzate, Sherlock sfodera la sua strafottenza senza ritegno.
- E anche se fosse?
 
Non ha ammesso. Ma non ha neanche negato. Sherlock confuterebbe anche un’affermazione retorica se non fosse scientificamente corretta. Lo guardi come se di colpo avessi di fronte un’altra persona, la voce ridotta ad un sussurro. - È il tuo amante.
 
- John… mi spieghi quale sarebbe il problema?
 
Perché fino ad adesso ti eri limitato a pensare che lui potesse avere qualcuno, che potesse esistere questo William, che potesse avergli dedicato quelle poesie, che potesse averlo baciato e averlo fatto innamorare, ma…. Era tutto in potenza. Adesso tutto è passato da potenza in atto, con l’assenza di smentite da parte sua. William esiste. E tu non avrai più alcuna possibilità.
 
- Sherlock, sai benissimo qual è il problema.
 
Lui scuote il capo. - No. Mi dispiace, non lo so. Perché tu sei timido e testardo. E negazionista in campo di sentimenti.
 
Sai che è fisicamente impossibile come che il cuore si possa squagliare, ma avverti nitidamente la sensazione di diventare, di colpo, di pietra. Non dici una parola, senza sapere cosa pensare, o meglio pensando a mille cose insieme, senza capirci niente.
 
La tua faccia deve essere abbastanza buffa perché Sherlock accenna un sorriso.
Un sorriso disarmante, di tenerezza e di imbarazzo.
I suoi occhi cerulei che per una volta non sembrano giudicarti né analizzarti. Solo guardarti.
- Il libro è un regalo. Per te. William sono io. William Sherlock Scott Holmes.
 
Apri e chiudi la bocca senza dire una parola.
Non è possibile. Semplicemente non può essere vero. Sherlock… Garcia Lorca… tu, John Hamish Watson. Non può essere reale. Avverti la tua pelle sbiancare, poi diventare rossa. Ti sei appena reso ridicolo.
 
Sherlock ti guarda serio.
- L’ho lasciato sul tavolino vicino alla tua poltrona, era ovvio che fosse per te.
 
Scuoti il capo. Passando lo sguardo imbarazzato dal libro ai tuoi piedi ai suoi occhi.
- Non era ovvio.
 
Sherlock si avvicina piano verso di te, come se fosse normale una così esigua distanza tra di voi. Ma il suo tono saccente è rassicurantemente familiare.
- Hai sempre lo stesso problema. Guardi ma non osservi.
 
Sono mesi che pensi a quanto lui sia inconsapevolmente affascinante. È solo da pochi giorni che hai realizzato che possa esserlo anche consapevolmente. Ma non avevi mai pensato che potesse esserlo consapevolmente, per te. E non sai se essere allarmato o contento. Perché hai passato così tanto tempo a desiderarlo pensando che non sarebbe mai stato possibile…
 
- Cosa vuol dire?
 
- Che ti fermi all’apparenza e non…
 
Lo fermi prima che possa darti dell’idiota.
- So qual è la differenza tra guardare e osservare. Cosa vuol dire quel libro di poesie?
 
Sherlock accenna un sorriso, alzando le spalle. - Pensavo che fosse abbastanza chiaro.
 
Ed è ad un passo da te.
Così vicino che potresti baciarlo.
 
E invece, contro ogni aspettativa, è lui che bacia te. Uno sfiorarsi timido di labbra appena dischiuse. Le tue labbra e le sue labbra, le une sulle altre, e poi insieme, in un bacio che ti fa scordare tutti i timori degli ultimi giorni. Le tue angosce e le tue preoccupazioni spariscono d’un tratto. Occhi chiusi, endorfine in circolo, il mondo sembra un posto lontano da voi due.
 
Riprendi fiato, riapri gli occhi. E miracolosamente la bolla di sapone non è scoppiata. Sherlock è ancora di fronte a te. E sorride, un po’ imbarazzato.
 
Respiri. Snoccioli la tua bizzarra richiesta tutta d’un fiato.
- Mi dai uno schiaffo?
 
Sherlock ti guarda come se fossi impazzito. Non si aspettava di dover dedurre qualcosa in un momento atemporale del genere. Sembra sinceramente stupito, per una volta.
- Perché?
 
Hai appena detto una cosa stupida, ma ne dirai ancora un’altra, consapevole che per quanto hai detto e fatto in questi giorni, e soprattutto oggi, non potresti renderti più ridicolo di così.
- Perché non può essere vero.
 
Sherlock alza gli occhi al cielo, teatrale come solo lui sa essere. - John, non essere ridicolo.
 
Sorridi nervosamente, cercando di diluire l’imbarazzo.
- Sherlock, non può essere reale. Tu che mi compri un libro di poesie?
 
Ti accarezza timidamente il viso, abbandonando la sfumatura di supponenza che di solito domina la sua voce. - Non sai proprio niente di romanticismo?
 
Lo lasci fare, stupito, e ti senti molto più impacciato di quanto avresti mai potuto supporre.
- Io…
 
Sherlock sorride. Le sue parole sono un caldo sussurro sulla tua bocca. - Mi deludi, John.
 
Ma non è questo il momento di farsi annebbiare il cervello da quel suo dannato e sensuale tono di voce. Ti scosti di poco dalle sue labbra. Sherlock sembra abbastanza contrariato.
 
Ma devi capire quando sia diventato così esperto. Con chi.
Forse non è il momento giusto, ma sai che se lo baci un’altra volta, molto probabilmente dopo sapete molto impegnati in altre più gradevoli attività che fare scenate di gelosia, ammesso che lui voglia, e che il cuore non ti esploda prima.
 
- Mi spieghi quanta altra gente hai baciato?
 
Sherlock si lascia sfuggire uno sbuffo scocciato. Ma anche divertito.
- Sapevo che saresti stato geloso, ma non così paranoico…
 
- Il fatto che tu sappia intuire ogni relazione che ho avuto solo guardandomi in faccia non…
 
Ferma con ferrea sicurezza le tue giustificazioni deliranti. E gli basta il suo tono di voce più asetticamente scientifico per zittirti. - John.
 
Scuoti il capo in modo abbastanza melodrammatico.
- Hai ragione. È meglio che non lo sappia. Per il mio povero cuore.
 
Sherlock ti fissa rasentando una composta esasperazione.
- Io non sono geloso di tutte le oche che ti sei portato a letto…
 
Rabbrividisci. Era l’ultima cosa che ti aspettassi che potesse dire. È da molto che nella tua vita non c’è nessuno. Che c’è solo l’irritante e affascinante genio che festeggia quando gli dicono che qualcuno è stato ammazzato in modo teatrale.
 
- E comunque non c’è nessuno di cui tu possa essere geloso.
 
Non vuol dire che non abbia mai avuto relazioni, ma è la cosa che, inconsapevolmente, volevi sentirti dire. Perché non ti interessa di essere il primo, ma adesso, di essere l’unico.
 
Sherlock che sorride e che risponde ardentemente al tuo bacio, ecco cosa ti interessa.
 
E i vestiti che scivolano sul pavimento della sua camera.
 
E il suo corpo nudo sotto il tuo.
 
Il piacere che ti scorre nelle vene.
 
I vostri corpi sudati.
 
Sherlock che continua a gemere il tuo nome.
 
Ricorderai per sempre questo e fingerai di scordare l’imbarazzo mentre vi stavate spogliando, la paura di non essere abbastanza per Sherlock, la mancanza di esperienza in questo campo, le sue risate nervose e i tuoi silenzi. Fingerai di aver dimenticato quella mezzora che avete passato sul letto, completamente nudi, a guardarvi e non sapere cosa fare. O meglio, saperlo, ma non sapere come arrivarci. Nel modo più dolce e gratificante per entrambi.
 
Essere amici ha complicato le cose. Sapere che Sherlock sia la persona più saccente ed esigente della Gran Bretagna ha messo una certa ansia. Ma vederlo abbandonarsi ai tuoi baci con tale trasporto, reagire così vistosamente al tocco delle tue mani ti ha aiutato a dimenticare tutto il resto. A non pensare ad altro…
 
*
Notte alta, noi due e la luna piena;
io che piangevo, mentre tu ridevi.
Un Dio era il tuo schermo; i miei lamenti
Attimi e colombe incatenate.
 
Sherlock giace disteso al tuo fianco, il respiro ancora lievemente accelerato.
Sorride appena. Gli occhi chiusi.
Tu invece non puoi smettere di guardarlo. La sua pelle candida arrossata dai tuoi baci. I capelli ricci in disordine, il corpo statuario abbandonato sulle lenzuola.
Sa benissimo di avere ancora il tuo sguardo addosso, e se ne sta beatamente sdraiato senza parlare. Fai scorrere le dita sul profilo del suo volto, per richiamare la sua attenzione.
Sherlock sorride divertito, apre gli occhi. Torna a guardarti.
 
- Mi spieghi perché il libro di poesie?
 
Lui alza appena le spalle, con un sorriso che non riesce più ad essere rancoroso.
- Nessuna delle tue oche te ne ha mai regalato uno…
 
Ma sei serio. Vuoi capire. Sherlock non può davvero essersi inventato del libro e della dedica solo per esaudire il suo innato desiderio di teatralità. Dev’esserci qualcos’altro.
 
- E perché firmarsi William?
 
Sherlock si mette a sedere. Si tira addosso le coperte, come in un tardivo moto di imbarazzo.
- Per tutti sono Sherlock Holmes, il consulting detective, l’uomo altero e scostante a cui chiedere di risolvere i casi per cui Scotland Yard brancola nel buio. Sono intrattabile, strano, anche antipatico. Nessuno sa che da ragazzo leggevo Byron. Garcia Lorca. Ma i sentimenti mi hanno solo ferito. Ero molto solo. E nessuno mi amava. Così ho sostituito la poesia con la scienza, ed è stato tutto più facile. Finché non ti ho incontrato. E per te voglio essere anche William.
 
Nel suo sguardo l’amarezza del suo passato. La dolcezza del suo presente con te. Adesso. In questo letto. Gli occhi ti si inumidiscono di lacrime, mentre continui a fissare Sherlock Holmes. L’uomo che ami. Che vuoi amare per il resto della vita.
 
Scuoti appena il capo, guardandolo con infinita tenerezza, prima di abbracciarlo ancora una volta.  - Non saprò dirti mai niente di così bello.
 
Lui risponde all’abbraccio, scostandosi dal cuscino e stringendoti forte, ma senza trattenere uno sbuffo di risata. - E poi ti atteggi a scrittore.
 
Notte bassa, noi due. Cristallo e pena,
piangevi tu in profonde lontananze.
La mia angoscia era un gruppo di agonie
Sopra il tuo cuore debole di sabbia.
 
Sherlock si scosta piano da te, appoggiandosi di nuovo al cuscino.
- Comunque è stato bello sentirti leggere Garcia Lorca. Lo faresti di nuovo, per me?
 
Gli è piaciuto sentirti leggere quei versi mentre i tuoi occhi dardeggiavano gelosia ad ogni sguardo. E ognuna di quelle parole ti sembrava di rubarle ad un altro, sebbene fossero perfette per te. Per l’angoscia che nutrivi.
 
Ma sorridi guardandolo teneramente disteso al tuo fianco.
- Per te farei qualsiasi cosa.
 
Un guizzo di ostentato stupore gli illumina lo sguardo.
- Davvero, John?
 
Sai dove vuole arrivare. Ai suoi raccapriccianti esperimenti. Ma su quelli non transigi. La tua parte di rimproveri e di indignazione ci dev’essere, che poi Sherlock la ignori bellamente è un altro paio di maniche.
 
- A parte tollerare ancora dita umane nel frigo e bulbi oculari nel microonde.
 
Sherlock ti guarda come se volessi bloccare gli studi per un vaccino che salverebbe la vita a milioni di perone, invece di salvaguardare le vostre di vite dalla follia scientifica del detective che, pur di studiare gli effetti di un incendio su un interno, sarebbe capace di dare fuoco alla casa.
- Ma è per la scienza, John.
 
Sorridi, abbandonando il capo sul cuscino. - Sapevo che l’avresti detto.
 
- Tu mi conosci meglio di chiunque altro.
 
Scuoti il capo, deciso a non transigere. - Non puoi approfittarti dell’ascendente che hai su di me…
 
Ma Sherlock espone un sorriso strafottente, restandosene comodamente sdraiato.
- L’ho sempre fatto…
 
Ti volti verso di lui, lo sguardo corrucciato. - Ma se io…?
 
E nei suoi occhi vedi la fredda scientificità che speravi non avrebbe applicato anche a te, da adesso in poi. - John, ho capito della tua infatuazione molto prima di te…
 
Quante volte ti sei ripetuto che Sherlock è solo mente in questi giorni? Che se anche avesse avuto una relazione sarebbe stato capace di portarla avanti come un esperimento, per vedere a che conclusioni lo avrebbe portato? Lo dicevi per rassicurarti, convincendoti che non ti riguardasse. Che per quanto sarebbe potuto stare con William alla fine sarebbe tornato da te. L’unico che non avrebbe mai ingannato.
 
- Ti sbagli Sherlock…
 
- Io non mi sb…
 
Non lo lasci finire, mentre le rotelle del tuo cervello si muovono in una direzione che non avevi reputato potesse esistere per te. E se l’esperimento fossi stato tu?
 
- Non è una stupida infatuazione. Io ti amo. Disperatamente.
 
Sherlock non sembra afferrare l’improvviso alterarsi del tuo tono di voce.
- Allora siamo in due…
 
Ma non lo ascolti. Ti sembra d’un tratto che sia stata tutta una menzogna ben architettata.
E ti senti uno stupido, ancora una volta. Per aver ceduto.
 
- Davvero mi ami, Sherlock? Non è stato anche questo per la scienza? Per sperimentare come sarebbe stato?
 
Sherlock ti guarda abbastanza stravolto. Di certo nessuno avrebbe potuto mai pensare che il fido e innamoratissimo Watson avrebbe potuto sospettare qualcosa. Era abbastanza ovvio che avresti creduto a tutto. Alle poesie. Ai baci… a tutto il resto.
 
Deglutisci a vuoto, passando velocemente in rassegna le possibilità.
Devi uscirne dignitosamente. Non puoi fare diversamente.
Eppure ti era sembrato tutto così reale…
 
A malapena riesci a guardare Sherlock negli occhi. - Se lo ammetti adesso io… ti prometto, non mi arrabbierò. E io… noi… non mi avvicinerei mai più a te.
 
Sherlock scuote il capo. - Ti rendi conto di quello che stai dicendo?
 
Lo guardi senza capire, ancora una volta.
 
Lui non ti toglie gli occhi di dosso neanche per un istante, mentre parla.
- Togliti dalla testa tutte quelle stronzate. Non farei mai sesso con nessuno per un esperimento. Tu non sei un esperimento. Hai risvegliato un cuore atrofizzato. E adesso sono io ad amarti disperatamente. Sei tu il mio tesoro seppellito.
 
E non puoi fare altro che abbracciarlo, dandoti dell’idiota, scusandoti, mentre le lacrime ti rigano le guance. Sherlock non dice niente, ti accarezza i capelli, continua a stringerti forte.
Ti scansi le lacrime dagli occhi. E sorridi, mentre ti bacia ancora una volta...
 
L’alba ci ricongiunge sopra il letto
le bocche su quel gelido fluire
di un sangue che dilaga senza fine.
 
È un’ora che cerchi di dormire senza riuscirci, complici gli avvenimenti degli ultimi giorni che continuano a frullarti nel cervello senza darti tregua. Ti volti dalla parte di Sherlock e lo trovi sveglio a fissare il soffitto. C’è ancora qualcosa da mettere in chiaro, del resto. E la sua contemplazione del soffitto può essere rimandata ad un altro momento.
 
- Mi spieghi perché leggevi gli annunci immobiliari e sparivi di casa senza di me?
 
Sherlock risponde senza scomporsi, continuando a guardare i ghirigori della carta da parati.
- Non leggevo davvero gli annunci immobiliari, ti stavo osservando.
 
- E perché sgattaiolavi fuori così, senza dirmi niente?
 
Si volta verso di te, sorridendo.
- Perché eri geloso. E volevo vedere quanto avresti retto senza chiedermi spiegazioni.
 
C’era una fregatura da qualche parte. Sei stato fin troppo melodrammatico prima, fraintendendo i sentimenti più che sinceri di Sherlock, ma eri quasi sicuro che qualcosa di tutta questa esperienza fosse stato progettato anche per studiare qualcosa. Nella fattispecie, era per studiare te. E non per complottarti contro, ma…
 
- Da quanto ti sei accorto che io pensavo che William fosse un tuo spasimante?
 
Sherlock alza le sopracciglia, in un divertito disappunto per l’inutilità della tua domanda.
- Da subito, ovviamente.
 
Gli lanci contro il cuscino. - Mi hai fatto friggere in padella per giorni, consapevolmente?
 
Sherlock ride di gusto, scansando il cuscino. - Beh, se vuoi vederla così…
 
- Qui si vive di scuse e di bugie!
 
Sherlock fa spallucce, continuando a ridere del tuo comportamento infantile.
- E poi sarei io il melodrammatico.
 
- Vergognati, io sono giorni che mi ci rodo il fegato.
Sherlock diventa d’un tratto serio. - Tu non hai resistito più di quattro giorni, io ti ho visto uscire con più di venti donne diverse da quando ci conosciamo e non ho mai detto niente...
 
È evidente che Sherlock, per quanto voglia mostrarsi sprezzante e incurante di quanto avviene intorno a sé, deve aver sofferto per le tue passate relazioni, e del resto questo dovrebbe farti riflettere sulla tua assurda gelosia di questi giorni, ma, insomma, non può dire di non aver espresso il suo sarcastico disappunto. Ogni. Santa. Volta.
 
- Non hai mai detto niente? Mi hai fatto litigare tu con la metà di loro, e le altre le ho lasciate o mi hanno lasciato a causa tua.
 
Sherlock licenzia la tua obiezione con un gesto distratto.
- Comunque le scuse e le bugie sono sempre state le tue, John. Perché non ammettevi l’evidenza!
 
- Tu però hai fatto di tutto per portarmi fuori strada, Mr. Sono Sposato Con Il Mio Lavoro!
 
Sherlock sorride serafico, affondando ancora di più nel cuscino e cambiando sapientemente argomento. Dio non voglia che si trovi ad avere torto, per una volta.
 
- Ora che la tua camera da letto non ti serve più posso usarla per i miei esperimenti. Così ci sarà più ordine in cucina.
 
Sembrerebbe un buon compromesso. Ma Sherlock non è capace di tenere in ordine neanche il faldone dei suoi spartiti per il violino, figurarsi affidargli la tua stanza! Diventerebbe una sala degli orrori. - Non ci credo neanche se lo vedo.
 
Sherlock ti guarda stizzito. - È contro il metodo sperimentale quello che stai dicendo, lo sai?
 
Scuoti il capo. - Lo so. Ma è così. E adesso lasciami dormire.
 
Ti guarda come se avessi detto un’eresia. - Non costringerai anche me a dormire otto ore a notte?
 
Metti il tuo cuscino al suo posto, anche se non sei deciso ad usarlo. - Se vuoi che dorma qui, sì.
 
- Ci sto ripensando.
 
- Vieni qua. E non lamentarti sempre.
 
Ti accoccoli sul petto di Sherlock che si arrende a rimboccarti le coperte e cingerti la schiena con un braccio. Respira piano sui tuoi capelli corti. E borbotta qualcosa di indistinto.
 
E nel silenzio, prima di addormentarti, hai la tua conferma.
Sherlock Holmes non è solo mente. Tranne se non è la sua mente a rimbombare nel suo petto, sotto il tuo orecchio assonnato, per te, mentre fuori dalla finestra Londra dorme sotto un’insolita coltre di stelle. Sherlock Holmes non è solo mente. È anche corpo. È anche cuore.
Ed è l’unica persona che sarai contento di rivedere al risveglio, i riccioli in disordine, le palpebre socchiuse, l’aria serena, ogni giorno della tua vita. 
 
Penetrò il sole la veranda chiusa
E il corallo della vita aprì i suoi rami
Sopra il mio cuore nel sudario avvolto.
 
Perché è lui che ami. Nonostante i suoi mille difetti. E i suoi spiazzanti pregi.
Perché non potresti amare nessun altro.
Perché Sherlock Holmes ha cambiato la tua vita. Ti ha salvato da te stesso e da quello che saresti diventato. È arrivato nella tua vita come un fulmine a ciel sereno. Ha cambiato tutto come un uragano. Ed ti ha permesso di entrare nella sua vita, lui che diceva di odiare tutti.
Lui che diceva di essere solo mente.
Continuerà ad essere supponente e presuntuoso. A darti dell’idiota, a lamentarsi nei momenti di inattività forzata, a trascinarti dietro i peggiori malfattori di Londra, a mettere a rischio la sua vita e anche la tua… Ma, per quanto tu stesso faccia fatica a crederci, non riesci ad immaginare che niente di diverso potrebbe renderti altrettanto felice.
 
 
 
Note dell’autrice
 
La genesi di questa storia è bizzarra. Volevo scrivere qualcosa di divertente che ruotasse intorno al titolo, con John che non capisce che Sherlock è innamorato di lui. Poi ho riscoperto Federico Garcia Lorca. E John è diventato molto più geloso di quanto avessi immaginato.
Spero che vi sia piaciuto quello che ho scritto, ad ogni modo.
 
Le poesie citate, solo alcuni versi, o per intero, sono, nell’ordine: “È vero”, “Piaghe d’amore”, “L’amore dorme sul petto del poeta”, “Quando l’amato è distante”, “Notte d’amore insonne”.
 
Per chi segue “Arte contemporanea”: ragazzi, sono desolata, ma non riuscirò ad aggiornare la storia prima della fine di settembre. Ma non disperate, non sono affatto intenzionata ad abbandonare il progetto.
 
Alla prossima!
 
lady dreamer. 
  
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