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Autore: Niky_94    29/08/2015    3 recensioni
[I Dalton ]
FF BASATA SULLA SERIE ANIMATA "I DALTON" (XILAM)
La signorina Betty riceve un telegramma dalla sorella, che le chiede di raggiungerla; la donna affida così la propria classe alle cure di un supplente, che la sostituirà durante la sua assenza.
Niky è al settimo cielo: non vede l'ora di far capire al nuovo professore chi è che comanda in quella classe. Provate a immaginare il suo stupore quando si troverà di fronte nientemeno che... suo fratello maggiore.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niky lanciò uno sguardo fuori dalla finestra dell'unica aula della scuola che il signor Peabody aveva fatto aprire al penitenziario. Dal momento che costruire una vera e propria scuola era impossibile, gli studenti erano stipati in una sola stanza. L'arredamento, tuttavia, era quello di una vera aula scolastica: ogni studente aveva il proprio banco e la propria sedia; alla parete vicino alla porta era inchiodata una grande lavagna di ardesia, davanti alla quale era posizionata la cattedra, e sopra quest'ultima riposava un grande mappamondo colorato. Sulla parete in fondo all'aula, una libreria conteneva diversi libri e manuali; vi era perfino il modellino di uno scheletro, che sorrideva agli studenti ogni mattina, al momento del loro ingresso nella classe.

“Ma dove si sarà cacciata?” si domandò la ragazza, tamburellando con le dita sulla superficie del banco, spazientita “La signorina Betty non è mai in ritardo…”

In quel momento, l'insegnante fece il suo ingresso nella stanza, e si avvicinò alla cattedra. Una ciocca di capelli arancioni le era scivolata davanti al viso, coprendo parzialmente gli occhi chiari; la donna la ravviò con un gesto veloce, e si voltò verso i suoi studenti. Aveva il respiro corto e pesante, come se avesse appena fatto una lunga corsa.

<< Buon giorno, >> salutò, mettendosi una mano sul cuore come a volerne rallentare i battiti << mi scuso per il ritardo, sono stata trattenuta da un imprevisto… >> Si lisciò la gonna di colore rosso scuro e si schiarì la voce << Ehm, posso avere la vostra attenzione per un momento? >>

I detenuti che, impegnati a lanciarsi palline ed aeroplanini di carta a malapena si erano accorti del suo arrivo, non la sentirono neppure.

La donna bussò un paio di volte sulla lavagna, nel tentativo di richiamare la classe all'ordine << Ascoltatemi, per favore… OH, INSOMMA, STATE ZITTI!! >>

Nella stanza scese il silenzio.

L'espressione sul viso della signorina Betty si rilassò, e le lebbra si aprirono nell'abituale, cordiale sorriso << Molto bene. Desideravo annunciarvi che sono in partenza: ho ricevuto un telegramma da mia sorella in cui mi prega di raggiungerla. Starò via per alcuni giorni >>

A queste parole perfino Niky, che fino a quel momento aveva ignorato le parole dell'insegnante, intenta a scarabocchiare sul quaderno di Inglese, alzò il capo, improvvisamente interessata alla conversazione. << Mi scusi, signorina Betty, >> disse, alzando la mano per chiedere la parola << sta dicendo che nei prossimi giorni non sarà al penitenziario? >>

La donna annuì.

<< Quindi… Le lezioni saranno sospese? >> domandò la ragazza, speranzosa.

La signorina Betty scosse la testa << Bhe, sarebbe dovuto essere così, ma per fortuna ho trovato una persona abbastanza qualificata da potermi sostituire >> spiegò con un sorriso, ignorando il mormorio di protesta che si era sollevato tra gli studenti << Durante la mia assenza, le lezioni saranno tenute da un supplente >> E uscì dall'aula per andare a chiamare il suddetto sostituto.

<< Un supplente? >> borbottò uno dei detenuti, contrariato << Perché devono appiopparci un supplente? Non avrebbero potuto darci una vacanza? >>

<< Hai ragione, Bill, >> approvò un altro carcerato << e se poi il nuovo professore ci riempisse di compiti? >>

Niky si alzò in piedi, con un ghigno << Non preoccupatevi, ragazzi, >> disse spavalda, incrociando le braccia sul petto << dopotutto, si tratta solo di un supplente. Non è nemmeno un vero insegnante. Gli faremo capire noi chi comanda, in questa scuola… >>

<< Ragazzi, un attimo di attenzione, >> annunciò in quel momento la signorina Betty, rientrando in aula << E' con piacere che vi presento il vostro nuovo insegnante! >>

Niky si voltò per dare uno sguardo al nuovo professore: era un uomo piuttosto giovane, alto e di bell'aspetto. Indossava una giacca verde piuttosto semplice, sopra ad una camicia bianca con il colletto alto. Al collo portava una specie di nastro, legato a mo' di cravattino. I capelli erano corvini, dello stesso colore del paio di baffetti a punta che portava ai lati del naso; quest'ultimo aveva una forma vagamente ovale ed era piuttosto grande, ma risultava comunque piacevole alla vista, in quanto proporzionato con il resto del viso. Il mento aveva una forma squadrata e ben definita, e le labbra erano tirate in un sorriso imbarazzato, che scopriva in parte i denti bianchi.

La ragazza impallidì << William! >>

 

La signorina Betty sorrise alla classe, e posò una mano sulla spalla del suo nuovo assistente << Bene, sarà meglio che mi metta in viaggio. William, abbia buona cura dei nostri studenti, e non si preoccupi, andrà tutto a meraviglia! >> dichiarò, sorridendogli incoraggiante. Poi, si voltò verso gli alunni << E voi comportatevi bene, durante la mia assenza, siamo intesi? >> si raccomandò, passandoli in rassegna con uno sguardo di avvertimento.

<< Si, signorina Betty >> asserirono gli studenti, all'unisono.

Niky rimase a fissare il fratello, ammutolita. Non sapeva che cosa pensare. Forse, avere il proprio fratello maggiore come insegnante non sarebbe stato male: le piaceva moltissimo stare in compagnia di William, e sapeva quanto fosse colto ed intelligente; non aveva dubbi, sarebbe stato un ottimo insegnante. Senza contare che, a dispetto della sua fama di temuto criminale, aveva un cuore molto tenero, e stravedeva per lei; forse, le cose avrebbero preso una buona piega.

Ma una voce dentro di lei le suggeriva che non si sarebbe messa affatto bene, per lei…

William fece correre lo sguardo sulla classe, e rivolse un rapido sorriso alla sorella, prima di voltarsi verso la signorina Betty, scortandola alla porta.

La donna salutò un'ultima volta gli studenti con la mano, poi uscì dall'aula. Una volta nel cortile del penitenziario, si voltò verso William. << E' nervoso? >> gli domandò in tono dolce.

Il detenuto si grattò la testa con aria imbarazzata << In effetti, lo sono, signorina Betty… >>

Lei sorrise nuovamente, e scosse la testa << Non ha nulla di cui preoccuparsi, William. È molto in gamba, e sono certa che riuscirà benissimo >> Lanciò un'occhiata ai suoi studenti attraverso la finestra, e proseguì: << E poi, sono sicura che sua sorella sarà felice di darle una mano. Conosce bene i suoi compagni, e sa come farsi rispettare. Di certo le sarà molto utile >>

William abbozzò un sorriso imbarazzato << Si, certo, sono sicuro che Niky mi sarà molto d'aiuto… >> disse, augurandosi che non avesse notato il rossore apparso sulle sue guance quando si era complimentata con lui, poco prima.

<< Molto bene, allora io vado >> annunciò la signorina Betty. Fece per andarsene, ma si voltò di nuovo verso di lui << Vorrei ringraziarla un'ultima volta, William, >> disse, con un sorriso << sono molto più tranquilla, ora che so che i miei studenti sono in buone mani… >>

William credette di svenire; si fece forza e si impose di mantenere la calma, non riuscendo tuttavia a nascondere un sorriso alquanto compiaciuto << La ringrazio molto, signorina Betty >>

Lei sorrise nuovamente, e si avviò. Attraversò il cortile con passo svelto, montò sul carro e lasciò il penitenziario, mentre il signor Peabody, Pit ed Emmett la salutavano agitando la mano.

William guardò per un momento il carro che si allontanava. Si sentiva onorato che la signorina Betty avesse scelto proprio lui per sostituirla, non solo perché era una prova inequivocabile del fatto che lei lo ritenesse una persona colta ed intelligente, ma perché sapeva quanto la donna tenesse ai suoi studenti, ed il fatto che li avesse affidati alle sue cure denotava una grande fiducia nei suoi confronti. Non poteva assolutamente deluderla; avrebbe fatto del suo meglio in ogni occasione, e avrebbe dimostrato alla signorina Betty di meritare davvero la fiducia e la stima che lei aveva nei suoi confronti. Si lisciò i pantaloni e si sistemò la giacca per eliminare ogni possibile grinza. Aveva curato con molta attenzione il suo aspetto, quella mattina; ci teneva molto a fare una buona impressione sulla classe. Fece dietrofront e tornò in aula.

<< Buon giorno, ragazzi >> salutò entrando in classe. Si mise in piedi di fronte alla cattedra e studiò i volti dei suoi nuovi studenti. Quando fu il turno della sorella, sul suo viso comparve un'espressione accigliata << Niky, che cosa ci fai ancora in piedi? La lezione è iniziata >>

La ragazza, che era rimasta impietrita a causa dell'arrivo inaspettato del fratello, sbatté le palpebre ed annuì meccanicamente, sedendosi al suo posto.

<< Molto bene, >> disse William, sorridendo nuovamente << la signorina Betty mi ha lasciato un calendario delle materie e una lista degli argomenti da spiegare. E secondo il programma, oggi iniziamo con una verifica di Storia >>

Tra i detenuto di diffuse un mormorio di assenso.

William sollevò il pacco di fogli che la signorina Betty aveva preparato sulla cattedra ed iniziò a distribuirli agli alunni, fornendo loro le istruzioni su come svolgere la prova. << I quesiti sono domande aperte. Non scrivete oltre il numero di righe stabilito. Avete trenta minuti a partire da… ora! >>

Gli studenti afferrarono il pennino ed iniziarono a scrivere, inserendo quante più informazioni possibili sotto ad ogni domanda. Alcuni di loro si misero le mani nei capelli, altri iniziarono a rosicchiare nervosamente l'estremità del pennino. Qualcuno tossicchiò.

Niky, invece, rispondeva con tranquillità alle domande della verifica. Lanciò uno sguardo all'interno dell'astuccio, e sogghignò. Le ci era voluto un po' di tempo, ma alla fine aveva trovato la soluzione a tutti suoi problemi: aveva ritagliato un figlio in modo da ottenere una colonna di carta molto lunga ma larga solo pochi centimetri, alle due estremità e lo aveva fissato al centro con un elastico in modo tale che, se il bigliettino veniva fatto scorrere tra le dita, una delle due estremità si srotolava, mentre l'altra si avvolgeva su sé stessa; in questo modo, anche se il bigliettino era molto, molto lungo, occupava lo stesso uno spazio molto limitato, ed era semplice da nascondere all'interno dell'astuccio.

In quale anno e per merito di chi fu scoperta l'America?” lesse la ragazza col pensiero “Nessun problema”. Infilò la mano nell'astuccio, fece scorrere la piccola pergamena, e scrisse: “La scoperta del continente americano risale al 1492, ad opera di Cristoforo Colombo”. Stava per ricopiare anche una dettagliata descrizione della spedizione delle Tre Caravelle, quando…

<< Ehm-ehm! >> tossicchiò qualcuno alle sue spalle, richiamando la sua attenzione.

Lei si ghiacciò, il pennino ancora stretto nella mano. Si voltò, per trovarsi faccia a faccia con un arrabbiato William Dalton. << Ehm… si? >>

<< Che cosa stai combinando, Niky? >> domandò lui in tono severo, le mani sui fianchi.

<< Io? >> domandò la ragazza, facendo finta di cadere dalle nubi << Non so di cosa tu stia parlando >>

William le scoccò un'occhiataccia << Penso invece che tu lo sappia perfettamente, Niky >> disse, in tono di rimprovero << Posso ricordarti che è severamente vietato copiare durante un compito in classe? >>

Niky avvampò; i suoi compagni avevano interrotto le loro attività, ed ora l'attenzione di tutti era rivolta su di lei.

L'uomo le presentò il palmo della mano << Forza, dammi quel bigliettino >>

La ragazza rimase immobile, con la testa bassa. Per quanto il fratello la rimproverasse spesso, non l'aveva mai richiamata davanti ad altre persone. Niky sentì una sensazione di calore diffondersi dalle guance a tutto il viso, e comprese di essere arrossita.

<< Hai intenzione di darmi quel biglietto oppure no? >> domandò William, spazientito.

Niky strinse i denti. Per quanto fosse in torto, William non aveva alcun diritto di metterla in imbarazzo in quel modo! Tentando di preservare almeno un po' della sua dignità, la ragazza infilò una mano nell'astuccio, e poco dopo depositò il bigliettino nella mano del fratello. << Sei contento adesso, William? >> domandò, scocciata.

<< Signor Dalton, prego >> la corresse lui, alzando un sopracciglio << Sono il tuo insegnante, in questo momento >>

Niky scosse la testa << Come vuole lei, professore >> disse, in tono di sfida << Ma un insegnante non dovrebbe aver bisogno di bigliettini per tenere a mente le lezioni, non crede? >>

Tutti gli alunni scoppiarono in una fragorosa risata. Uno di loro batté perfino la mano sulla spalla della ragazza, in segno di approvazione.

William sobbalzò, preso in contropiede. Sentì la rabbia montare dentro di lui, ma si fece forza e riuscì a mantenere un'aria distaccata. << Benissimo, >> disse in tono freddo, infilandosi il bigliettino nella tasca della giacca << per domani, scriverai venti volte la frase “Non devo copiare durante un compito in classe” >>

Niky rimase a bocca aperta << Che cosa?! Non se ne parla nemmeno! >> sbottò.

<< Quaranta volte >> replicò il fratello, senza scomporsi.

<< William, smettila, puoi anche toglierti dalla testa che io - >>

<< Cento volte >> disse lui in tono di avvertimento, sperando di porre fine alla questione << e aggiungerai: “e non devo rispondere al mio insegnante” >>

Lei lo guardò, a bocca aperta << Questo non è giusto! >> protestò, balzando in piedi << E poi, chi ti dice che io stessi davvero copiando? Chi ti dice che le risposte che ho dato non siano farina del mio sacco? >>

William la guardò intensamente negli occhi << Quando è stata scoperta l'America, e da chi? >> le domandò in tono tagliente.

<< L'America è stata scoperta nel 1492 da Cristoforo Colombo! >> rispose lei in tono saccente. Per fortuna, ricordava ancora quello che aveva copiato pochi minuti prima.

Lui continuò a fissarla, imperturbabile << Chi era Amerigo Vespucci? Quale popolazione è stata sterminata da Cortéz? Quali prodotti sono stati importati in Europa dopo la scoperta dell'America? Quali popolazioni abitavano il continente prima dell'arrivo degli Spagnoli? >>

Niky credette di avere un mancamento. Dove diavolo le aveva prese, tutte quelle domande? Cercò di pensare ad una risposta, o quantomeno di ricordare qualcuna delle informazioni che aveva così accuratamente scritto su quel prezioso bigliettino. Nulla da fare; si sentiva come se qualcuno avesse dato un colpo di scopa a tutte le sue conoscenze, facendole volare lontano e lasciandola con niente altro che un foglio bianco. Abbassò lo sguardo, mortificata. Poteva sentire gli occhi di tutti addosso a sé. Senza dire una parola afferrò la cartella, ci cacciò dentro astuccio, pennino ed inchiostro e lasciò l'aula di corsa sbattendo la porta dietro di sé, due grosse lacrime che iniziavano a spuntarle ai lati degli occhi castani.

 

*** *** *** ***

 

Joe e Jack erano seduti nel cortile del penitenziario, godendosi un po' di meritato riposo; avevano passato la mattinata a lavorare di corvée in cucina, ed erano davvero esausti.

Averell si divertiva seguendo con lo sguardo il volo di una farfalla. L'insetto dalle grandi ali colorate svolazzava attorno a lui, disegnando delle tremule linee nell'aria.

<< Ehi, torna qui, farfallina! >> esclamò ad un tratto, vedendo che la farfalla si stava allontanando. Istintivamente si alzò in piedi e prese a seguirla, il naso per aria nel tentativo di non perderla di vista. Camminare guardando il cielo sarà anche divertente, ma presenta un inconveniente: non si riesce più a vedere dove si sta andando. Averell inciampò e cadde, finendo lungo e disteso a terra.

<< Ahio! >> esclamò, più per la sorpresa che per il dolore. Si sollevò e si scosse via la terra dall'uniforme lisa a strisce gialle e nere. Neanche un graffio. Si guardò attorno << Ehi, farfallina? >> chiamò, cercando di individuarla << Dove ti sei nascosta? Farfallina? >>

Aveva ormai perso le speranze di ritrovarla, quando sentì uno strano suono. Si affacciò al di là di un cumulo di casse di legno, ammucchiate vicino al muro della prigione, e sobbalzò.

Niky era seduta a terra e si abbracciava le ginocchia, le spalle scosse da forti singhiozzi. La farfalla le si era posata sulla testa. Le ali, dai colori sgargianti, risaltavano suoi suoi capelli castano scuro.

L'uomo si inginocchiò a terra accanto a lei, e posò una mano sulla spalla. << Ehi, sorellina, che ti succede? >> domandò, preoccupato.

Lei sobbalzò, spaventata: non lo aveva sentito arrivare. << Ah, sei tu, Averell… >> mormorò; tirò su col naso, e tornò a posare il mento sulle proprie ginocchia.

Averell annuì << Che cosa c'è che non va, perché piangi? >>

Niky si strinse nelle spalle << Ho solo… avuto una brutta giornata >> tagliò corto.

Lui si sedette accanto a lei, e le posò un braccio attorno alle spalle. << Coraggio, raccontami tutto. Forse insieme possiamo trovare una soluzione >> disse, speranzoso.

La ragazza si asciugò gli occhi con il dorso della mano << Non sei obbligato ad ascoltare i miei problemi… >>

Averell le rivolse un sorriso a trentadue denti << Altrimenti a che cosa servono, i fratelli? >>

Lei sorrise, rincuorata, e raccontò per filo e per segno ciò che era successo quella mattina, a scuola.

Il fratello lo ascoltò comprensivo fino alla fine del discorso, ma pian piano il suo sorriso si spense. Non si lamentava mai degli scherzi e delle prepotenze che subiva, ma nessuno poteva far piangere la sua sorellina. Nessuno.

Nemmeno William.

<< Ora vado a dirgliene quattro! >> dichiarò risoluto, alzandosi in piedi.

Niky lo afferrò per un braccio e lo trattenne << No, no, per favore, non andare! >> supplicò. Sapeva che William doveva essere molto arrabbiato con lei, e un intervento di Averell avrebbe solo peggiorato le cose << Non dirgli nulla, nemmeno che abbiamo parlato, d'accordo? >> implorò.

Lui sbatté le palpebre più volte, perplesso << Ma… Niky… >> fu la debole protesta.

La ragazza scosse la testa << So che vuoi aiutarmi, fratellone, e lo apprezzo tanto >> gli assicurò con un sorriso << Ma preferisco risolvere la cosa da sola >>

Averell sospirò ed annuì, con aria delusa. Avrebbe davvero voluto dare una mano alla sorella. Del resto, Joe, Jack e William la aiutavano sempre ad uscire dai guai, e lui non voleva essere da meno. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, e non vedeva l'ora di poterglielo dimostrare.. ma lo sguardo deciso sul suo volto lo convinse a desistere. << D'accordo… >>

Niky sorrise e lo abbracciò forte << Grazie, Averell >>

L'uomo sbatté le palpebre << Per cosa? >>

Lei sorrise, e si strinse teneramente a lui << Per esserci sempre… >>

Averell sorrise, commosso, e la abbracciò forte. << Ti voglio tanto bene, sorellina! >>

La ragazza fregò il naso contro il petto di lui << Anche io ti voglio tanto bene… >>

 

*** *** *** ***

 

La campanella della scuola suonò, segnando la fine delle lezioni. I detenuti si alzarono trascinando rumorosamente le sedie e, dopo aver raccolto alla bella e meglio le loro cose, si precipitarono fuori dall'aula, schiamazzando.

William si sedette alla cattedra, e sopirò. Per tutta la mattina aveva lanciato occhiate alla porta, sperando di veder tornare la sorella, ma di lei, nessuna traccia. Chiuse gli occhi, cercando di riflettere: come avrebbe dovuto affrontare la questione? Avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, questo era certo. Ma si sarebbe dovuto comportare come un insegnante o come un fratello maggiore? Non riusciva a decidersi. Si abbandonò ad un altro profondo sospiro e si massaggiò le tempie. Quella ragazza avrebbe finito col farlo impazzire. Quando la signorina Betty gli aveva proposto di sostituirla, era stato entusiasta; non solo perché quella richiesta era un chiaro segno di apprezzamento da parte della della donna per la quale si era preso una cotta, ma perché rappresentava un'opportunità di passare più tempo con la sorella, a cui era molto affezionato. Aveva sperato che quella potesse essere un'esperienza piacevole per entrambi, ma già dopo il primo giorno si era convinto di stare andando incontro ad un disastro.

“Forse siamo partiti con il piede sbagliato, tutto qua…” si disse, cercando di pensare positivo “Stasera parerò con lei e risolveremo ogni cosa, come sempre… E domani andrà meglio”. Sospirò; sperava tanto che fosse vero.

 

*** *** *** ***

 

Niky era sdraiata a pancia in giù sulla propria brandina, il pennino che scivolava veloce sul quaderno, lasciando una scia di parole ordinata e precisa. Ad un tratto sobbalzò, sentendo la porta che veniva aperta. Si voltò e vide William varcare la soglia ed entrare nella cella. La ragazza notò che si era cambiato: al posto del completo formale di quella mattina, ora indossava la consueta uniforme carceraria: scarpe marroni, pantaloni gialli, maglia a maniche lunghe a righe gialle e nere con il colletto giallo.

Averell, in piedi vicino alla finestra intento a dipingere, sollevò lo sguardo dalla tela e scoccò un'occhiata di disapprovazione ad indirizzo del fratello.

<< Ehm… Ciao… >> mormorò questi, sorpreso da quel gesto.

<< Ciao >> risposero Averell e Niky in tono piatto, tornando alle loro occupazioni.

William si avvicinò alla brandina della sorella << Niky, posso parlarti un momento? >>

Lei serrò le labbra “Ci siamo”. Annuì senza guardarlo, e ripose il pennino.

William si voltò verso il fratello << Averell, ti dispiace lasciarci soli? >> chiese gentilmente.

Questi scoccò un'occhiata a Niky, che annuì. << D'accordo… >> borbottò Averell. Posò il pennello ed uscì dalla cella, chiudendosi la pesante porta di ferro alle spalle.

La ragazza pensò per un momento di restare al sicuro sulla sua branda, in alto, nel caso al fratello fosse venuto in mente di punirla per il suo comportamento di quella mattina; poi, però, le tornò in mente il rimprovero subito di fronte alla classe, e ricordò di come aveva saputo tenergli testa. Così si calò dalla branda, e si sedette su quella sottostante, in modo da poter vedere William in viso; gli avrebbe dimostrato nuovamente di non avere paura di lui.

L'uomo si infilò le mani nelle tasche, e si mise di fronte a lei. << Ascolta, io… credo che dovremmo parlare di quello che è successo stamattina… >> disse cautamente.

Niky annuì.

<< So di averti messa in imbarazzo, oggi, in classe… >> esordì William.

<< E ALLORA PERCHE' LO HAI FATTO? >> domandò lei, interrompendolo. Le risatine maligne e le occhiate divertite dei compagni le turbinavano ancora in testa; l'essere costretta a parlarne, e quindi a rivivere quel momento le fece tornare alla mente la rabbia che aveva provato quella mattina, e le sue guance si colorarono nuovamente per la vergogna.

Il fratello sbatté le palpebre << Perché ti sei comportata male! Non solo hai copiato durante il compito in classe, ma hai anche risposto male al tuo insegnante! >> rispose lui, iniziando a scaldarsi a sua volta, infastidito dal tono insolente della ragazza. Scosse la testa << Mi dispiace, ma hai avuto esattamente quello che meritavi! >>

<< Ma sentitelo, è supplente da un giorno e si è già montato la testa! >> sbottò Niky di rimando.

William sgranò gli occhi, incredulo << Io non mi sto montando la testa, Niky! Faccio solamente il mio dovere, e sarebbe ora che anche tu iniziassi a fare altrettanto! >> Si infilò una mano nella tasca dei pantaloni gialli e ne estrasse il bigliettino che le aveva confiscato quella mattina. << Guarda qui, un bigliettino fatto a regola d'arte >> disse, mettendoglielo sotto il naso << Se invece di perdere tempo ad escogitare un modo per copiare avessi studiato seriamente, niente di tutto questo sarebbe successo! >>

<< Ah, quindi ora sarebbe tutta colpa mia?! >> ribatté lei, arrabbiata. << D'accordo, ho sbagliato, non avrei dovuto cercare di imbrogliare, ma non è colpa mia se tu hai deciso di sgridarmi davanti a tutti! >>

<< E che cosa avrei dovuto fare, sentiamo? >> fece lui, mettendosi le mani sui fianchi << Lasciarti copiare indisturbata solo perché sei la mia sorellina? >>

La ragazza scosse la testa << Non ti ho chiesto un trattamento di favore, >> rispose, seccata << ma avresti potuto fermarmi alla fine delle lezioni o all'intervallo, e dirmi che mi avevi vista… >> Strinse i pugni, e borbottò a denti stretti: << Un vero fratello non mi avrebbe messa in imbarazzo davanti a tutti in quel modo… >>

Per un secondo, ogni traccia di colore sparì dal volto di William << Che… Che cosa vorresti dire? >> domandò, e lo stupore lasciò presto il posto alla rabbia e al rammarico << Che non sono un 'vero fratello' perché cerco di farti capire che non puoi sempre aspettarti che assecondi le sciocchezze che fai? >>

Questa volta, fu Niky a restare senza parole.

<< Sai bene che in circostanze normali ti avrei dato una mano, ma ora è diverso; la signorina Betty mi ha chiesto di prendere il suo posto, ed ora sono responsabile di una classe intera. Se avessi chiuso un occhio con te, sarebbe stato ingiusto nei confronti dei tuoi compagni! Non puoi aspettarti sempre che ti copra le spalle; un giorno dovrai iniziare ad assumerti le responsabilità delle tue azioni, io non sarò sempre qui a tirati fuori dai guai! >>

<< Stai dicendo che sono immatura? >> domandò lei, offesa.

<< Si, lo sei! >> rispose l'uomo, stringendo i pugni << Una persona matura avrebbe studiato per quel test, invece di cercare di imbrogliare! Una persona matura ammetterebbe di essere in torto, invece di lamentarsi come una bambina capricciosa! >>

Niky sobbalzò << Ah, è questo che pensi di me? >> chiese. Dalla frustrazione alcune lacrime iniziarono a spuntarle agli angoli degli occhi castani, ma lei le ricacciò prontamente indietro; mai e poi mai avrebbe dato al fratello la soddisfazione di vederla piangere.

William, dal canto suo, avrebbe dato qualsiasi cosa per non trovarsi in quella situazione: voleva bene alla sorella, e detestava essere così duro con lei. Ma ormai la conversazione era irrimediabilmente degenerata. Allargò le braccia in segno di esasperazione << Bhe, è così che ti stai comportando! >> dichiarò.

La ragazza scosse la testa << Sai, quando ti ho visto in classe, questa mattina, ho pensato che avremmo potuto divertirci, insieme… Ma mi sbagliavo >>

<< La signorina Betty ha detto che devo prendermi cura della classe, e mi ha dato delle istruzioni precise… >>

<< Lei roteò gli occhi, scocciata << E tu fai sempre tutto quello che ti dice la signorina Betty, non è vero? >> domandò in tono sarcastico.

<< ADESSO BASTA! >> esplose William, battendo forte la mano sulla branda di legno, facendola scricchiolare. Quel che era troppo, era troppo!

La sorella sobbalzò, e fece un salto indietro, spaventata. Era molto raro che William perdesse la pazienza, e non era abituata a vederlo così arrabbiato.

<< Adesso ti metterai subito a studiare, e domani ti interrogherò in Storia per recuperare il voto della verifica >> disse l'uomo, con fermezza, indicando la branda inchiodata al muro.

Niky sbuffò << Come pensi che possa imparare tre capitoli di storia in una sera? >> domandò, guardandolo seccata.

Lui scosse la testa << Mi dispiace, ma questo non è un mio problema. Hai avuto tutto il tempo che ti occorreva e hai deciso di sprecarlo >> La guardò fermamente negli occhi, e proseguì: << Ti sto dando la possibilità di rimediare al tuo sbaglio, cerca di non sprecarla. Anche se, considerando quello che hai fatto oggi, non te la meriteresti… >>

La ragazza roteò gli occhi << Wow, che onore… Come farei, senza di te? >> borbottò in tono sarcastico.

William prese il libro di Storia della sorella dalla branda di lei e glielo porse << non farmici ripensare, Niky… >> la minacciò a bassa voce.

La ragazza afferrò il libro in malo modo e lo lasciò cadere sulla branda alle sue spalle << uh, che paura… >> E si avviò verso la porta.

<< Dove credi di andare, signorina? >> le domandò il fratello in tono duro.

Lei si voltò: << In bagno. O devo alzare la mano per chiedere il permesso, professore? >> chiese, tagliente.

William non ci vide più << D'accordo, sai una cosa? Hai vinto tu. Da adesso in poi, non mi preoccuperò più di nulla. Ci penserai da sola, a tirarti fuori dai guai! >> dichiarò, furibondo << Faccio sempre tutto quello che posso per aiutarti e tenerti al sicuro da scelte sbagliate, e questo è il bel ringraziamento?! Bhe, sono spiacente, ma mi sono davvero stufato! >> Guardò la ragazza, gli occhi che dardeggiavano << D'ora in avanti, mi farò gli affari miei >>

Niky si esibì in un sospiro di sollievo, volutamente esagerato per accentuare il concetto << Era ora che mi lasciassi un po' in pace! >>

L'uomo alzò un dito in segno di ammonimento << Ti avverto: non venire a piangere da me, se finirai nei guai, perché non ti aiuterò >> dichiarò, a denti stretti.

<< Bene! >> fece lei, arrabbiata.

<< Bene! >>

<< BENE! >> disse infine Niky. Voltò le spalle al fratello e scomparve nel corridoio, diretta verso i bagni.

<< BENE! >> concluse William. Dopo aver recuperato la cartella, uscì dalla cella e si diresse in biblioteca, un fascicolo di verifiche da correggere nella mano e una gran rabbia da sbollire nel petto.

 

*** *** *** ***

 

<< Che razza di pallone gonfiato! >> sbottò Niky. Aprì il rubinetto del lavabo nel bagno della prigione, raccolse un po' d'acqua con entrambe le mani e se la spruzzò sul viso. Il contatto con l'acqua fredda le fece correre un brivido lungo la schiena, ma non riuscì a spegnere la sua rabbia. Non sopportava proprio di essere paragonata ad una bambina: vivere con quattro fratelli che avevano il doppio dei suoi anni la faceva sentire già abbastanza 'piccola'…

<< Io non sono una persona immatura! >> borbottò, asciugandosi il viso << E' solo che non mi piace studiare, tutto qui! Se potessi leggere ed imparare le cose che mi interessano senza perdere tempo con la Matematica e la Storia, sarei molto più brava! >> Si ravviò nervosamente il ciuffo, posò le mani sul lavandino e guardò la propria immagine nello specchio << William si dà tante arie solo perché a scuola è più bravo di me, ma questa non è l'unica cosa che conta! >>

Il suo riflesso la fissava dal vetro luccicante, e sembrava condividere la sua frustrazione: la sua fronte era corrugata esattamente come quella della ragazza.

Niky rimase in silenzio per un momento, poi sospirò << No, sono io ad aver sbagliato… >> mormorò. Uscì nel cortile, ed inspirò profondamente: la brezza della sera era fresca e piacevole, e sembrò portare in lei una sferzata di vita. Scosse la testa << Non avrei dovuto dire quelle cose, >> mormorò con rammarico << William vuole solo assicurarsi che io dia il meglio di me… Devo andar a chiedergli scusa. E questa volta, gli dimostrerò che l sua fiducia in me è ben riposta: studierò per l'interrogazione di domani e prenderò un bel voto! >> sorrise tra sé << Will non era tenuto a darmi una seconda possibilità, devo dimostrargli quanto abbia apprezzato il suo aiuto! >> decise.

Si avviò verso la biblioteca con passo deciso; forse William non avrebbe accettato subito le sue scusa, ma la ragazza sentiva di dover essere lei a fare il primo passo.

Arrivata alla biblioteca aprì piano la porta di legno, e sbirciò all'interno. L'edificio sembrava deserto, e l'unica luce proveniva dalla lampada di uno dei tavoli, la sola ad essere accesa. Niky scivolò dietro agli scaffali e spiò il fratello: William era chino su una pila di fogli, e teneva in mano un pennino. Ogni tanto, faceva qualche segno con l'inchiostro rosso sul foglio che stava leggendo.

La ragazza si avvicinò ancora, e lo osservò cautamente: il suo coraggio e la sua determinazione iniziavano a vacillare, ora che si stava avvicinando a lui; dopo tutto quello che era successo quel giorno, forse William non aveva alcuna voglia di vederla… Sospirò in silenzio, e si appoggiò allo scaffale. “E adesso?”

 

*** *** *** ***

 

William scosse la testa, e scrisse una 'x' rossa al lato della risposta. “Stinky Bill non deve aver passato molto tempo sul libro...” si disse. Una volta terminato di correggere, mise il foglio da parte, e ne recupererò un altro dal mucchio. Lo osservò, e serrò le labbra; non ebbe bisogno di leggere il nome per capire a chi appartenesse: conosceva quella scrittura fin troppo bene.

<< Forza, Niky, vediamo che cos'hai combinato… >> sussurrò, ed iniziò a leggere la verifica della sorella. La ragazza aveva risposto solo a metà delle domande, ma le risposte date erano impeccabili; proprio come le informazioni scritte sul bigliettino che le aveva confiscato. Sospirò nuovamente << Perché non ti decidi ad impegnarti? >> domandò, guardando il foglio come se la sorella avesse potuto rispondergli attraverso la carta. << Era così difficile prendere in mano il libro e studiare? Certo che no, ma la signorina non può abbassarsi a certe cose, deve fare la furba…! >> Si mise le mani nei capelli, e sospirò, rassegnato: << Non ne vale la pena… >>

Prese la verifica della sorella e la mise da parte, senza più degnarla di uno sguardo.

 

*** *** *** ***

 

“Ah, è così?” pensò Niky con rabbia, lanciando un'occhiata velenosa ad indirizzo del fratello. “Ed io che avevo perfino pensato di chiedergli scusa!”

Fece dietrofront e lasciò la biblioteca con passo pesante, senza più preoccuparsi di non fare rumore. “Se una guerra è quello che vuole, una guerra avrà…!”

 

*** *** *** ***

 

William sollevò il capo di scatto, attirato da un rumore improvviso di passi. Tese le orecchie, ma presto il rumore cessò, per essere rimpiazzato dal frastuono di una porta che veniva sbattuta.

<< Ma che diavolo -? >> si domandò ad alta voce; puntellandosi sulla scrivania con entrambe le mani, si sollevò sulla sedia e guardò fuori dalla finestra, cercando di scoprire chi fosse stato il responsabile di tutto quel baccano improvviso. Ma il cortile era ormai avvolto nell'oscurità, e il detenuto non riuscì a vedere nulla.

Scuotendo la testa, William riprese posto sulla sedia, e riprese a correggere le verifiche di Storia. Dopo una buona mezz'ora, anche le ultime verifiche avevano raggiunto le altre nel mucchio: il suo lavoro era terminato, e poteva finalmente godersi un po' di risposo. Raccolse tutti i fogli in un fascicolo ordinato e li batté piano sul tavolo, in modo da ordinarli accuratamente. Quando però aprì la cartella per riporli al suo interno, sobbalzò: sul fondo della cartella era rimasto un foglio, piegato a metà. William sbatté le palpebre, perplesso; doveva trattarsi di una verifica che era scivolata fuori dal mucchio. Afferrò il rettangolo di carta e lo aprì, incuriosito. Quando iniziò a leggere, però, spalancò gli occhi, rendendosi conto che non si trattava affatto di una verifica di Storia. Il foglio era stato ricoperto fronte e retro di parole, scritte con una grafia ordinata, leggermente inclinata verso destra: la scrittura di Niky.

William fece scorrere lo sguardo sul foglio, e si rese conto che vi era scritta una sola frase. Una frase, ripetuta un'infinità di volte. Una frase che gli era fin troppo familiare.

'Non devo copiare durante un compito in classe e non devo rispondere al mio insegnante.'

L'uomo contò rapidamente quante volte la frase fosse stata scritta. << 97, 98, 99… 100… >> Deglutì, la bocca improvvisamente secca: nonostante lui l'avesse messa in imbarazzo di fronte a tutta la classe, la sorella aveva comunque capito di essere in torto, e aveva svolto il compito che lui le aveva assegnato per punizione.

“Forse, allora… Non era necessario rimproverarla ancora...” pensò, preoccupato.

Fece scorrere nuovamente lo sguardo sui due lati del foglio, ed impallidì: in un angolino, in basso, c'era il disegno di un piccolo cuore rosso. William sentì un gran peso bloccargli lo stomaco. Fin da bambini, lui e Niky erano sempre stati molto legati, ed era stato proprio allora che tra loro era nata una regola: quando, per qualche ragione, uno dei due faceva arrabbiare l'altro, era solito lasciargli il disegno di un piccolo cuore rosso sotto il cuscino. Era il segno inequivocabile che chi aveva sbagliato era pentito, e comunicava tutto il suo affetto al fratello.

William rimase a fissare il disegno, gli occhi colmi di tristezza. Niky gli aveva mandato un messaggio perché si riavvicinassero, e lui invece l'aveva allontanata ancora di più. Se solo avesse corretto le verifiche prima di parlare con lei…!

Emise un profondo sospiro, e chiuse la cartella. Spense la piccola lampada sul tavolo e lasciò la biblioteca a testa bassa, chiudendo la porta dietro di sé.




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Aaah, alla fine ce l'ho fatta! XD Ho iniziato a scrivere questa storia a fine Lugio, e poi l'ho completamente abbandonata XD

Ringrazio Greta, che mi ha aiutato molto facendomi notare la carenza della parte narrativo/descrittiva nelle mie altre storie (spero stavolta di sver fatto un lavoro migliore) e per avermi "dettato" la storia mentre io la digitavo a computer (oh yes, le scrivo prima a mano XD)

Spero che vi sia piaciuta ^^ I commenti e le critiche sono assolutamente bene accetti!! ^^

   
 
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