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Autore: A b y s s    30/08/2015    6 recensioni
Il loro gioco è ormai finito.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Autrice
Ho visto che si stanno cimentando in molti sul "post-apocalittico", basato sul tema proposto da LaraPink. Così ho pensato di scrivere una one shot senza pretese su questo.
Mi sono buttata e ho scritto, e non so effettivamente cosa ne sia uscito.
Vi lascio alla storia! *lancia un fumogeno e scompare con la musica di Darth Fener e risata malvagia di sottofondo*




Le macerie delle lunghe battaglie ricoprivano le strade davanti e sopra il rifugio, immobili e crudeli, a ricordare una sconfitta cruda e bruciante, rossa del sangue loro e dei nemici.
Bruciante come le ferite di cui Leonardo portava il ricordo netto.

Sconfitti, questo erano. Guerrieri sconfitti, sottomessi da una forza più grande di loro, che continuavano a lottare inutilmente, a seguire il loro andamento di vita quotidiano, nella vana speranza di dare una parvenza di normalità.

Un gioco a cui stavano giocando ancora tutti, come bambini, appesi ad un filo di immobilità e tranquillità che però non esisteva più, inutile e vuota come loro.

E lui, in quella recita messa in piedi alla ben che meglio, aveva ancora il ruolo del leader intrepido e senza paura.

Ma la verità non era assolutamente quella, e Leonardo se ne rendeva tristemente conto.
Il tempo dei giochi era finito, ormai, e da molto, sebbene nessuno volesse ammetterlo.

L'arancione degli scherzi e dei sorrisi di Michelangelo era sbiadito, privo della vecchia allegria, quasi finto.

Donatello non brillava più del suo viola, che aveva sempre accompagnato la sua intelligenza e genialità, ora pareva più un lilla spento, svanito.

E Raffaello, con la sua rabbia color rosso acceso...anche quella si era ridotta al rosa, pallido e vuoto, freddo e immobile.

Il suo blu, della stessa tonalità dell'oceano,, invece, che fine aveva fatto? Ora era solo azzurro. Non come il cielo, non come il mare, un azzurrino nebbioso, bugiardo come lui.

Si erano appassiti, accartocciari come petali secchi, pezzi di carta buttati nel fuoco.
Forse era successo dopo la morte del sensei. O forse prima?

Leonardo non riusciva a ricordare. Da quando i loro cuori avevano cominciato a spegnersi.
Ormai non ricordavano più i valenti ninja che avevano lottato contro Shredder, ne erano solo le ombre, lunghe ombre nere.

Erano stati feriti, martoriati, fatti a pezzi, uccisi, distrutti, come la loro città, finché di loro non erano rimaste che le macerie. Frammenti di loro, persi per sempre.

Cos'era successo?

Una domanda senza risposta, un circolo senza fine e inizio.
Il mutante in blu poteva curare le ferite dei loro corpi, ma non poteva riparare un'anima distrutta. Non sapeva farlo.

Ogni giorno era costretto a fissare gli occhi bordeaux di Donatello, persi nel vuoto della droga, il fiato che sapeva di fumo e sigaretta di Raffaello, lo sguardo lucido e lacrimante di Michelangelo e i tagli sanguigni sui suoi polsi.

Ogni giorno era costretto dal suo cuore a recarsi all'albero del dojo, dove sotto era stato sepolto il maestro Splinter. Non avevano potuto fabbricare una lapide. Giaceva sotto la terra nuda, il padre che li aveva curati e cresciuti.

Come se se lo fossero meritato.

Quella routine era diventata insopportabile, ma allo stesso tempo necessaria e continua. Una dipendenza.

Leonardo non era più il leader.

Perché la squadra non esisteva.

Era stata distrutta, insieme al suo mondo.
   
 
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