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Autore: EwaKat98    30/08/2015    0 recensioni
-Comunque, ho deciso che quando finirà la scuola parto!-
Il ragazzo la fissò con occhi scurissimi e sorrise:
-Ti aspetterò.-
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A RITROSO
Eccolo lì che arrivava sulla sua bici vecchia e mezza scassata sotto l'ospedale.
L'edificio era vecchio e rovinato, grigio per lo smog, come del resto la maggior parte degli edifici di Baltimora.
Era una giornata soleggiata, piuttosto inadeguata alla situazione e allo stato d'animo del ragazzo.
Lasciata la bici nel parchetto corse dentro, verso la portineria:
-Dove trovo la stanza 232?
-E' un suo famigliare?- la segretaria era una signora grassa di mezz'età, dagli occhiali rivolti all'insù, come pure il naso.
-Sì.- mentì.
-Deve andare su per quelle scale fino al secondo piano, nell'ala destra.- la frase era stata a malapena pronunciata che il ragazzo sparì.
Aprì la porta cercando di riprendere fiato. Si scompigliò i capelli sudaticci per essere più presentabile.
Nella stanza bianca e verde stava distesa sul letto una ragazza coperta con il lenzuolo fino al collo. I suoi lunghi capelli biondi, sporchi, le creavano attorno una specie di aureola… rovinata.
-Sei un'idiota. -pronunciò le parole a bassa voce, ma lei aprì i suoi occhi color nocciola. -Lo sei stata fin dall'inizio. Perchè non hai lasciato perdere quando hai capito che non ce l'avresti fatta?-
-Ma io ce l'avrei fatta… e poi, “volere è potere”. Io volevo farcela. Voi mi avete fermato.-
-Shh, non parlare ti prego.- la interruppe spazientito. -Lasciamo perdere và.
Scusa per come ti ho salutato adesso e per come sono entrato: ero di corsa.-
-Tranquillo, nessun rancore. -sospirò -ora posso dormire un po'?-
Imbarazzato arrossì sul viso e fece sì con il capo.
-Ci si vede!-
La porta si chiuse. La stanza divenne vuota e silenziosa. La ragazza si sentiva far parte di quel vuoto. Non c'era più. Era come una conchiglia vuota su un letto, in una stanza desolata. Strinse gli occhi per frenare il flusso delle lacrime.




-Ho paura.- disse Elvan con un tono pacato. -Mi sento stringere le budella, non ce la faccio.- fece un nervoso sorriso per sdrammatizzare la situazione.
-Tranquilla, basta che respiri, il resto verrà da se.- la rassicurò Jaqueline accarezzandole i capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato.
La porta dall'alto della scala venne aperta e ne fece capolino un uomo piccolissimo:
-Adesso entri tu.-
-Sì!- la ragazza si alzò dalla sedia e abbracciò la donna mulatta che stava affianco a lei.
Salì le scale e diede un'ultima occhiata alla lurida cantina che le faceva da spogliatoio: i muri erano sverniciati, la lampadina pendeva dal soffitto, più vicina al pavimento che a quello. Un tonfo di chiuso regnava nella cubica camera.
Aperta la porta una luce bianca accecò la ragazza.
Le urla della folla erano indescrivibili, tanto quanto la confusione di lei. Si rese conto che era entrata in un gioco pericoloso. “Carpe Diem” dicevano. Lei l'aveva fatto. Ma avrebbe dovuto seguire la ragione al posto del cuore e della voglia di avventure. Era entrata in una zona vietata. Stava per combattere un torneo di boks clandestino.
Il ring era di a malapena cinque metri per cinque. Salitaci su vide una ragazza bruna dall'aspetto minaccioso che sputava sangue.
Elvan sentiva quest ultimo non arrivarle più al cuore.
“M'ammazza, eccome se m'ammazza!-
Suonarono il campanello e il duello cominciò. La bionda si concentrò sul respiro “basta quello, il resto verrà da sè”.
E fu proprio così.
La ragazza bruna era molto agile, ma in un secondo tempo qualcosa la distrasse. Elvan ne approfittò riuscendo a fare il suo knockout.
Arrivò la sua seconda avversaria. Una donna giovane, che era il doppio di lei, le si avventò contro suonato subito il campanello. Il colpo tolse il respirò ad Elvan e tutto diventò buio.


Riaprì gli occhi gonfi per le lacrime versate in silenzio. Si accucciò sul letto d'ospedale incrociando tra loro le sue fredde e sottili mani, e con lo sguardo sbarrato nel buio.



-Dai ragazza alzati!-
-Se non si sveglia la dobbiamo portare via comunque. Ormai è tra le nostre. Come si chiama?-
L'omone dai capelli neri ricoperti di gel rovistò tra i documenti:
-Elvan Pipes.-
-Bene. Prendi Elvan, potrà ancora servirci per un po' di tempo.-
D'un tratto rimbombò la sirena della polizia e nell'enorme magazzino si riversarono uomini in divisa. Tutti gli spettatori erano già andati via da tempo perché l'incontro era finito e gli omoni in smoking se la diedero a gambe lasciando Elvan sul posto.


-Ciao bella, come stai?-
-Ciao, bene grazie! Aspetta adesso ti raggiungo.- la ragazza bionda occupò l'altalena vicina a quella del ragazzo.
-La prossima volta chiamami quando fai un incontro, così se ti lasciano di nuovo sanguinante sul pavimento gliene suonerò quattro a quei stronzi!-
-Ahahah, ma sta' zitto!- allungò il braccio per arruffargli i capelli.
-Daii!-
-Comunque, ho deciso che quando finirà la scuola parto!-
Il ragazzo la fissò con occhi scurissimi e sorrise:
-Ti aspetterò.-












Sfrecciava sulla sua bicicletta, il vento le soffiava sul viso e più veloce andava più si sentiva felice e libera.

 
   
 
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