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Autore: nothingdrum    30/08/2015    0 recensioni
Cosa spinge un guerriero a lottare? Le convinzioni di Wander sono messe a repentaglio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wander riposava in quella foresta da troppo tempo. L'altare che si stagliava sopra di lui, con i suoi bassirilievi finemente tratteggiati,ormai aveva spostato la sua ombra nella direzione opposta al ragazzo che si era assopito quando il sole era ben alto nel cielo. Aveva visto già troppo quel giorno. Quelle creature mostruose che l'avevano accolto appena arrivato nella terra che secondo i miti era l'unico luogo in cui la morte e la vita si toccassero,erano state uno stupore già troppo grande. Guardò Agro, anche lui caduto in un sonno profondo, e decise di lasciarlo stare, dopotutto anche lui aveva subito un notevole sforzo fisico nei combattimenti che avevano passato. Wander si incamminò verso l'interno della foresta, spinto da una sete d'avventura che era stata parte integrante della sua esistenza fin da bambino. Era incredibile come solamente la cattedrale in cui aveva posto il corpo di Mono fosse riuscita a resistere al cataclisma che aveva distrutto completamente quella regione; come se le Divinità avessero voluto che quel luogo rimanesse intonso, nella sua maestosità silenziosa. Era questa tragica coincidenza che aveva spinto il ragazzo a raggiungere quel luogo, l'unico in cui forse avrebbe riavuto l'amore della sua vita. Guardò le fronde degli alberi ricresciuti solo in parte, e posò la mano su uno di quei tronchi, che sembravano essere lì da secoli. In quel momento, udì in lontananza un suono che non era possibile descrivere. Una melodia che non proveniva da uno strumento, troppo imperfetta, ma allo stesso tempo impossibile da dimenticare. Vide una coltre di colore azzurro posarsi sopra l'intera foresta, facendosi assorbire dagli alberi. Improvvisamente, era come se tutta la selva fosse diventata parte integrante di quella che sembrava una magia di potenza inaudita. Wander si fece indietro, impaurito dal modo in cui quell'alone celeste prendesse possesso delle foglie, i tronchi e perfino la terra sotto i suoi piedi. Ma non venne anche lui preso. Era una macchia in quella perfetta tela dipinta da chissà quale creatura. Poi venne la voce. “Perchè sei qui?” La domanda echeggiò per l'intera landa, in un eco che aveva dell'inquietante. Una voce senza sesso, impossibile da attribuire,ma dalla solennità impressionante, gli aveva posto un quesito. Il ragazzo aveva paura di rispondere. “Per amore!” una risposta decisamente banale, penso tra sé e sé.

“Amore? Cos'è l'amore? Non è forse una sciocchezza, una scusa che gli uomini utilizzano per compiere folli gesta dettate dall'istinto?”

“Cosa sei?” Wander decise di ignorare la domanda, non perchè discorde, ma dettato dallo stupore che gli aveva suscitato quell'entità.

“Io sono quello che ha salvato questo posto dalla rovina, colui che lo protegge, colui che ti detta la tua destinazione ogni qualvolta uccidi uno dei custodi della landa sulla quale cammini. Hai paura di me.”

Anche stavolta, il ragazzo ebbe terrore a rispondere, come se quella cosa sapesse quello che pensava, quello che provava.
“N-non ho paura. Non l'avrò mai, non ne ho avuta! Per lei posso fare questo ed altro” disse indicando la Cattedrale. “E se pensi di riuscire a fermarmi, con queste stregonerie, o con i tuoi custodi, allora non conosci la potenza della volontà umana!”

Il terreno sussultò, mosso da un terremoto. “Non è per fermarti che sono qui. Non è per renderti preda dei miei Colossi che ti parlo. Io sono qui solamente perchè è la tua destinazione. Gli astri che ti proteggono da sempre, da quando sei nato fin'ora, quelli che ti hanno impedito di morire quando combattevi i custodi di questa terra, hanno voluto che io ti parlassi. E che ti ponessi la domanda che così tanto ti ha messo in difficoltà.”

Wander ora non provava più paura, era semplicemente inquietato dalla potenza di quella voce, della magia che riusciva a scatenare, al come avesse potuto utilizzarla.“L'amore che ti ha spinto in questo posto è sempre stato in te? Ti ha sempre coinvolto sin dalla tua nascita? Ci hai mai pensato? E se fossi venuto qui per un altro motivo? Se il potere, che da sempre ha corrotto sia i Re che i poveracci, che da sempre fa gola agli uomini, fosse la tua reale intenzione?”“Non è così, non tutti gli uomini sono in questo modo!”

Una risata echeggiò per la foresta. “No? Non è forse la sete del potere che spinge il barbone che vedi in strada a rubarti quei pochi spiccioli che tieni in tasca? O i politici che ti governano ad intascare i soldi del popolo? Chi ti credi di essere per essere superiore a questa legge universale? Non ti sei forse sentito quasi un eletto quando hai buttato giù quegli immensi Colossi? E ora, so che vorresti uccidere anche me, prendere la mia forza, solamente perchè pensi che potresti farne miglior uso. Gli umani anche se con buoni propositi cercano comunque la supremazia sull'altro, ricordatelo Wander. Ricorda queste parole.”

La coltre se ne andò con lo stesso suono meraviglioso con la quale si era posata, lasciando il ragazzo in piedi, solo in mezzo alla foresta. Piangeva, mentre tornava al suo destriero, mentre lo montava e si dirigeva alla Cattedrale. Le lacrime erano quasi un prolungamento di lui, anche quando alzò la spada e la calò sulla sua amata come colpo di grazia. Poi si incamminò sul ponte, di ritorno verso la civiltà.

   
 
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