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Autore: Classicboy    30/08/2015    6 recensioni
Storia scritta a quattro mani con Lady White Witch
Pottertalia!AU, molti pairing
Un anno scolastico uguale a tutti gli altri può essere sconvolto da un giorno all'altro e portare a problemi a cui non si ha mai pensato. E così Ludwig, Arthur, Feliciano, Francis e tutti i loro amici si ritroveranno coinvolti in un'avventura più grande di loro con uno sfondo epico: il torneo Tremaghi!
Dal 1° capitolo:
“Ludwig Beilschmidt, nato a Berlino, trasferito in Inghilterra- disse porgendo la mano -Sono al primo anno”
“Ve, io sono Feliciano Vargas, sono italiano, piacere. Anch'io sono al primo anno” e prima che l'altro potesse rendersene conto lo abbracciò.
“M-ma che diavolo fai?!”
“Come cosa? Siamo amici, gli amici si abbracciano”
...
“Venduto? A chi?’’
“A me” rispose un ragazzino dalla zazzera bionda e occhi verdi che sembravano due specchi. Era così mingherlino, che Francis stentava a credere che fossero coetanei.
“Ehi, piccoletto…”
“Ho undici anni, rana!’’
“Rana a chi, scusa? Per tua informazione, sono al secondo anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!’’
“I loro standard si devono essere proprio abbassati, se adesso ammetto anche delle rane”
“Ma sentitelo… e da quando accettano i bruchi?’’
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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SULL'ESPRESSO PER HOGWARTS

 

 

La stazione di King's Cross era in fermento. Dopotutto, stava iniziando un nuovo anno ad Hogwarts, e molti erano ansiosi di vedere per la prima volta una scuola di soli maghi. Questa ansia, era comune soprattutto tra quei ragazzi che avevano genitori senza poteri magici (''babbani'' , come erano definiti nel mondo magico), o che avevano solo un genitore mago. Gli altri, i cosiddetti purosangue, erano meno ansiosi. Certo, l'emozione era tanta. Ma essendo sempre vissuti a stretto contatto con il mondo magico, sapevano già con cosa avrebbero avuto a che fare.

Per cui, quando una ragazzina del primo anno dalla pelle scura e coi capelli legati con dei curiosi codini rossi, andò a sbattergli contro, Ludwig Beilschmidt, quinto anno Corvonero, non si scompose minimamente. Anzi, le sorrise e disse: “Tutto a posto? Hai bisogno di una mano?”

Peccato che quando sorrideva sembrava che stesse per minacciare qualcuno di morte. Lui credeva di essere cordiale, in realtà sembrava una specie di mago pazzo.

La bambina si spaventò, tanto che disse: “Mi dispiace, Signore. Non volevo investirla con il mio carrello.Ma non ne ho mai usato uno”

Il biondo non sapeva come calmarla, anche perché di fronte a quel tipo di reazioni, non sapeva come comportarsi. Si guardò in giro, sperando di vedere i genitori della ragazzina.

Per sua fortuna, un angelo venne in suo aiuto: “Ve... tranquilla, il mio amico non è arrabbiato con te - le disse un ragazzo moro, anche lui Corvonero - può sembrare spaventoso, ma è una brava persona”

La sola vicinanza del ragazzo, che si era abbassato per essere alla stessa altezza della più piccola, sembrava essere riuscita a calmarla: “Non è arrabbiato?”

“Certo che no! Vero, Lud?”

“Ja... non preoccuparti. È tutto apposto”

Lei sorrise, e il tedesco capì di aver appena evitato una brutta figura di fronte a tre quarti della scuola, grazie all'altro. Feliciano Vargas per una volta era arrivato al momento giusto.

Ironico che ogni nuovo anno, lo iniziavano sempre insieme e in situazioni assurde.

L'italiano sorrise ancora una volta alla ragazzina che si allontanava, per poi voltarsi verso il compagno e assalirlo con un abbraccio con un tale impeto da buttarlo quasi per terra.

“Veeeee, Ludwig!” gli urlò allegramente nell'orecchio.

“Ahi, sì, ciao Feliciano. Anch'io sono felice di vederti. Anch'io” e lo staccò.

“Veeeee Ludwig, come è andata l'estate? La mia è stata stupenda. Il nonno ha portato me e Lovino a fare un giro completo dell'Italia. Abbiamo visitato praticamente tutte le città importanti e molti dei centri magici più influenti di tutto il paese. E poi dovevi vedere il cibo! Ho mangiato pasta, pizza, pasta, cannoli, pasta, caponata, pasta, peperoni ripieni, pasta, l'ho già detta la pasta?”

E mentre continuava a parlare a macchinetta i due si diressero con calma in uno scompartimento poco affollato. E mentre guardava l'amico mettere via le sue cose e elogiare la cucina italica gli venne da sorridere. Feliciano era stato il suo primo amico ed era tuttora colui con il quale si trovava meglio, anche se più volte col suo comportamento infantile era arrivato al punto da trovarlo estremamente irritante e al contempo adorabile (ma non lo avrebbe mai ammesso).

La porta della cabina scivolò di lato rivelando sull'uscio la figura minuta di un ragazzo giapponese con gli occhi castani e i capelli neri tagliati a caschetto. Prima che quello riuscisse a dire alcunché l'italiano gli fu addosso con un nuovo abbraccio stritolatore.

“Kiku! Che bello vederti!” trillò mentre lil compagno di casa reagiva come se fosse in stato di shock.

Sospirando Ludwig si alzò e li separò mentre rimproverava Feliciano.

“Insomma - brontolò - Lo sai che lui non avezzo a manifestazioni di affetto di tipo fisico”

“Veeee, ma era solo un abbraccio” protestò col broncio l'italiano.

“Fa-fa nulla, Ludwig -kun - disse dopo essersi ripreso il nuovo venuto per poi sorridere in direzione dei due - Anche per me è un piacere rivedervi. Spero che abbiate ricevuto i miei gufi”

“Sì, a questo proposito ti volevo ringraziare per il libro che mi hai spedito. 'Strategie di Quidditch delle squadre d'oriente' promette bene - disse il tedesco mentre (col suo aiuto) il ragazzo metteva il bagaglio sulla rastrelliera - Mi servirà molto per le partite di quest'anno. Sono più intenzionato che mai a portare Corvonero a vincere la coppa del Quidditch”
I tre presero posto e si misero a chiacchierare del più e del meno, fino a che Kiku non incominciò a ridacchiare.

“Veeee, che c'è?” domandò curioso Feliciano.

“Niente niente” si affrettò a rassicurarlo l'orientale “Solo mi sono reso conto di una cosa: in tutti e cinque gli anni in cui siamo andati a Hogwarts, andata e ritorno l'abbiamo sempre fatta nello stesso scompartimento noi tre assieme”

“Veeee, è vero! - esclamò allegro l'italiano prima di rivolgere lo sguardo al biondo - Ludwig, tu ti ricordi come è avvenuto il nostro primo incontro?”
Il tedesco sorrise. Certo, come poteva dimenticarlo?

Tutto era incominciato in una cabina...

 

Un ragazzino coi capelli biondi tenuti indietro dal gel se ne stava seduto da solo in una cabina dell'espresso che presto lo avrebbe portato al suo primo anno Hogwats. Non voleva darlo a vedere ma era molto agitato. Il suo primo anno ad Hogwats! Non ci poteva credere. Dopo tutto quello che era successo, lo avevano accettato alla fine! Provava un misto di euforia e inquietudine, mentre tutte le domande tipiche di coloro che stanno per affrontare un'avventura come quella gli si affacciavano in mente

Ad un tratto si sentì un forte rumore proveniente dal corridoio mentre un ragazzo albino sui dodici anni coi capelli candidi come la neve, gli occhi rossi e un sorriso talmente largo da sembrare quasi inquietante si affacciava nella cabina.

“Ehi, West!” esordì il nuovo arrivato sorridendo sempre di più “Io, Francis e Antonio siamo qualche cabina più in là. Dovresti vedere che cosa gli ha regalato la madre a quel francese per il suo compleanno. Per qualunque cosa sono con loro”

“Okay” rispose distratto il biondo prima di tornare a concentrarsi sui suoi problemi.

Il ragazzo lo squadrò per un attimo prima di sospirare e parlargli di nuovo: “Sai, West, credo che dovresti essere meno chiuso col resto del mondo, e poi cerca di sorridere un po' di più. Se continui ad essere sempre così serio arriverai il settimo anno senza essere ancora riuscito ad avere un amico o la ragazza”

“Grrrrrazie per i consigli, bruder” ribattè seccata la voce del minore “Ma vorrei gestire da me la mia vita senza bisogno che delle persone come te ci si immischino. Ed ora per favore vattene dalla cabina”

L'albino scrollò le spalle. Del resto sapeva bene che Ludwig Beilschmidt era fatto così: solitario, preferiva la compagnia dei libri o quella della sua scopa piuttosto che quella di altri esseri umani, studente brillante, molto probabilmente il cappello lo avrebbe smistato in Corvonero, talvolta però avrebbe preferito che fosse più spontaneo e meno rigido. Sospirò e se ne andò lasciando il fratello solo.

“Io riesco a vivere la mia vita anche da solo” borbottò stringendo con forza l'orlo dei pantaloni. Però sapeva che suo fratello aveva ragione. Lui non era mai stato un tipo socievole e men che meno aveva mai avuto un migliore amico. Fino ad ora la cosa non lo aveva disturbato più di tanto, ma adesso stava cominciando a sentirsi a disagio per quell'assenza.

La porta si aprì di nuovo rivelando un ragazzo probabilmente della sua età coi capelli castani e l'aria insieme timorosa, imbarazzata e (stranamente) allegra.

“Veee, è libera questa cabina?” domando scrutandolo leggermente agitato.

Lui lo fissò sorpreso mettendoci qualche secondo a realizare la domanda: gli stava chiedendo di sedersi con lui? Nella sua stessa cabina?

Ancora in trance fece segno affermativo con la testa mentre l'altro gli rivolgeva un sorriso grato e entrava seguito da un baule pesante forse il doppio di lui.

“Aspetta, ti aiuto io!” si affrettò il tedesco prendendo il baule e posandolo sulla reticella.

“Grazie mille” sorrise il nuovo venuto. Ludwig non potè fare a meno di pensare che aveva un sorriso davvero bello, ma si riscosse in fretta da quella fantasia e ritornò il freddo sé stesso, o almeno ci provò.

“Ludwig Beilschmidt, nato a Berlino, trasferito in Inghilterra - disse porgendo la mano - Sono al primo anno”

“Ve, io sono Feliciano Vargas, sono italiano, piacere. Anch'io sono al primo anno” e prima che l'altro potesse rendersene conto lo abbracciò.

“M-ma che diavolo fai?!”

“Come cosa? Siamo amici, gli amici si abbracciano”

“D-davvero?”
“Ma certo! Aspetta... non mi dirai che tu non hai mai avuto un amico?”

“Beh, ehm ecco, non ne ho mai sentito la necessità” si aspettava che l'altro si mettesse a ridere o cose del genere invece gli rivolse un candido sorriso.

“Allora facciamo così! - esclamò felice - Io e te da adesso in poi saremo migliori amici! Ti va?”

Era esterrefatto, ma riuscì a mettere su un sorriso e ad annuire.

In quel momento la porta si aprì e sull'uscio si vide un imbarazzato ragazzo dai tratti orientali

“S-scusate l'intrusione - disse rosso in volto - Ma tutti gli altri scompartimenti sono occupati. Posso sedermi qui?”

“Ma certo!” trillò l'italiano facendogli spazio, mentre Ludwig lo aiutava col baule esattamente come aveva fatto con Feliciano.

Rimasero qualche secondo in silenzio, poi il ragazzo dai capelli neri parlò: “Mi chiamo Kiku Honda, sono al primo anno. Per me è un piacere conoscervi”

Anche gli altri si presentarono.

Dopo altri secondi di silenzio Kiku parlò di nuovo: “Ma, sentite, voi siete figli di maghi?”

“Ve, sì! Mio padre e mia madre erano un mago e una strega, mio nonno è mago e anche mio fratello maggiore è mago!”

“Idem - rispose Ludwig - Tu, invece, a giudicare da come ti comporti, immagino sia un nato babbano, ovvero figlio di due non maghi”

“Esattamente”

“È come hai reagito quando ti è arrivata la lettera? -intervenne Feliciano, e prima di lasciare all'altro tempo di rispondere riprese a parlare - Io sono stato molto felice, perché mio fratello ha continuato a ripetermi per tutta l'estate che la mia magia era talmente disastrosa che non mi avrebbero mai preso. E poi...”

Senza rendersene conto gli altri due stavano sorridendo. Quel ragazzo pareva avere il dono di portare il buon umore.

Dopo un po' la conversazione prese piede.

“Spero proprio che ci sia il wi-fi” si lamentò il giapponese che non poteva stare lontano dalla tecnologia e in particolare da internet o dalla sua macchina fotografica di ultima generazione.

“Wi-fi?” chiesero in contemporanea gli altri due.

“Non sapete cos'è il wi-fi?”

Scossero la testa in segno di dinniego.

“Noi abbiamo tanto di cui parlare” ma mentre lo diceva si ritrovò a sorridere.

 

“Allora Lud? Te lo ricordi?”

Il tedesco venne riportato alla realtà dall'italiano che continuava a sorridere.

“Certo che me lo ricordo” e cominciarono a chiacchierare su come avevano trascorso l'estate, esattamente come quattro anni prima.

 

 

Ogni anno, per Arthur Kirkland era la stessa storia. Il suo carrello si inceppava improvvisamente (e intanto notava suo fratello Alistor e dei Serpeverde del settimo anno ghignare spudoratamente nella sua direzione) e lui doveva portare tutti i suoi bagagli da solo fino a una cabina del treno, sperando di trovarne una libera al primo colpo. Ovviamente, non era mai così fortunato. Vederlo carico di valigie, come un facchino, era uno spettacolo singolare. Ma erano tutti troppo occupati con le loro, di valigie, per aiutarlo. Se ci fosse stato Alfred, almeno una parte dei bagagli l’avrebbe rifilata a lui. Purtroppo, era troppo impegnato a litigare con la ragazza di Tassorosso per accorgersi di lui. Si maledì, trovando l’ennesima cabina occupata da quelli del primo anno.

“E’ una congiura – biascicò mentre, ormai sfinito, si era ridotto a trascinare le valigie – Non posso credere di dover arrivare fino in fondo al treno, per un dannato posto!”

“Oh, ed io non riesco a credere che tu sia così poco curato da lasciare da solo un animaletto indifeso”

L’inglese impallidì. No, anche lui no.

Per quanto gli fu possibile dal carico di valigie che si era addossato, si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Francis Bonnefoy, che sorrideva trionfante mentre nell’altra mano teneva la gabbia con la sua Mint. Un altro Serpeverde, quel giorno, non poteva umanamente reggerlo.

“What the hell? Tu come…’’

“Frena, bruco. Io non te l’ho rubata, se è questo che pensi. D’altronde, ho un bellissimo gatto certosino che non gradirebbe la compagnia di un altro animale… se non per mangiarselo, ovviamente”

L’inglese aggrottò le sopracciglia, e sbottò: “Allora perché ce l’hai tu? Sai, perché è rimasta tutto il tempo con me…”

“Sbagliato – l’interruppe nuovamente l’altro, passandogli davanti con la sua insopportabile aria da snob. Solo perché era più grande di un anno ed era considerato il sogno di tutte le ragazze Serpeverde, credeva di avere il diritto di guardarlo dall’alto in basso – Mi rendo conto che con quattro valigie sia difficile accorgersi se ne manchi una o meno, ma hai lasciato la poveretta all’ingresso del treno. Stava ostruendo il passaggio agli altri”

Arthur arrossì, imbarazzato. Non si era accorto di aver perso la cosa più importante, salendo sul treno. Vuoi la rabbia, vuoi il nervosismo, non si era accorto che effettivamente mancava qualcosa. Quanto poteva essere stupido?

“Perché l’hai presa tu?’’

Francis parve rifletterci su, poi rispose: “Credo perché non mi pareva giusto lasciare lì un così splendido animale. Che, tra parentesi bruco, sarebbe potuto anche essere mio se qualcuno non me l’avesse soffiato sotto il naso’’

“Ehi – si difese – Mica è colpa mia se fosti troppo lento”

Sapeva a cosa stava alludendo il Serpeverde: Mint, come l’inglese l’aveva ribattezzata per via del colore verde scuro delle sue piume, era stato l’oggetto della loro prima discussione… ancor prima di arrivare a Hogwarts.

 

Francis amava le cose belle. Era cresciuto circondato dalle magie di sua madre e da quelle, di tutt’altro tipo e decisamente più babbane, di suo padre quando aveva tra le mani pennelli e tempere. Aveva imparato fin da piccolo ad avere buon gusto, e sapeva riconoscere la bellezza appena ce l’aveva di fronte. E il gufo dalle piume verdi che vendeva il Serraglio Stregato, ne era una lampante dimostrazione. Era entrato nel negozio per comprare un gatto, ma quando aveva visto quel gufo, era rimasto lì imbambolato a fissarlo. Era perfetto. E lo doveva avere. Non se ne parlava proprio che al suo secondo anno a Hogwarts lui non avesse ancora un famiglio tutto per sé.

“Come potrei chiamarti… Rogue? No, banale. Joan? Louise? Oppure...’’

“Ragazzino – lo riprese bonariamente il proprietario – Mi dispiace interromperti, ma se volevi quel gufo, sei arrivato tardi. L’ho già venduto’’

“Venduto? A chi?’’

“A me” rispose un ragazzino dalla zazzera bionda e occhi verdi che sembravano due specchi. Era così mingherlino, che Francis stentava a credere che fossero coetanei.

“Ehi, piccoletto…”

“Ho undici anni, rana!’’

“Rana a chi, scusa? Per tua informazione, sono al secondo anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts!’’

“I loro standard si devono essere proprio abbassati, se adesso ammetto anche delle rane”

“Ma sentitelo… e da quando accettano i bruchi?’’

La discussione durò per un’ora, poi la zia di Arthur e la madre di Francis li vennero a prendere, non sapendo che tra i due era appena iniziata una rivalità che sarebbe proseguita anche ad Hogwarts.

 

“Ehi, qui c’è una cabina libera”

La voce di Bonnefoy riportò Arthur alla realtà. In effetti, mentre l’inglese era perso nel mondo degli sogni, l’altro aveva trovato una cabina libera (era proprio vero che la Dea Bendata doveva avercela con lui), dove aveva trovato un posto per la gabbia di Mint.

“Ecco, qui dovresti stare apposto. Almeno il tuo padrone non ti perderà di nuovo’’

“E’ stato un incidente, rana – replicò il britannico, punto nel vivo – Tu non saresti neppure riuscito a sollevarne una, deboluccio come sei”

“E tu per essere un Corvonero sei veramente poco sveglio. Avresti potuto benissimo usare il Wingardium Leviosa’’

Oh, ecco… a quello non aveva pensato. Il suo orgoglio (quello era tipicamente da Serpeverde, ma per sua fortuna il cappello parlante gli aveva concesso, in qualità di testurbante, di scegliere in quale casa preferisse andare. E lui aveva scelto Corvonero. Tutto, pur di stare lontano da Alistor) gli aveva impedito di pensare a qualsiasi altro rimedio che non fosse il suo duro lavoro. Ergo, la magia non era compresa nel pacchetto. Ma se l'avesse usata, avrebbe evitato tutta quella fatica. Non lo ammise ad alta voce, perchè sarebbe stato come dare ragione alla rana.

“Si, ma a te che interessa? – fece sulla difensiva - Tanto lo sforzo l’ho fatto io’’

“Se poi avrai problemi di schiena, non venire a piangere da me’’

“E perché dovrei farlo? Comunque spostati, sei ingombrate’’

“Io? Ma ti sei visto? Sembri una tartaruga”

Arthur lo ignorò, e provvide da solo a sistemare sul ripiano superiore le sue cose. Francis non mosse un dito, ma non fece neppure segno di volersene andare. La sua attenzione si era focalizzata tutta su un determinato punto anatomico dell’altro mago. “Ohohoh… sarà anche un hooligan della peggior specie, ma almeno ha un culo da dio…’’

“Che hai da guardare?” gli chiese il Corvonero, voltando la testa di tre quarti

“Io? Assolutamente niente’’

“Con te dietro di me senza fiatare non mi sento tranquillo’’

“Così mi ferisci…’’

“Mai quanto vorrei.’’

In quel momento, passarono Antonio e Gilbert, i migliori amici del francese di fronte alla loro cabina. I due occupanti non se ne accorsero, troppo intenti a battibeccare.

“Ma quello non era Franny?’’ chiese l’ispanico.

“Si, è lui”

“Non dovremmo…’’

“Nah… lascialo divertire con Kirkland. Sono cinque anni che non fa che romperci le palle con Arthur di qua , Arthur di là. Almeno spero che quest’anno concludano qualcosa”

 

 

Alfred adorava Hogwarts, ma ancora di più adorava il binario 9 e tre quarti. Il caos, gli incontri, lo stridire delle civette che si univa agli sbuffi della locomotiva. Adorava guardarsi in giro alla ricerca di volti noti, e ancora di più gli piaceva osservare i ragazzi che sarebbero andati al loro primo anno e ridere delle loro espressioni di euforia mista a paura. Suo fratello era già salito a cercare un posto, ma a lui piaceva guardarsi intorno.

Ed era proprio a causa di questa abitudine che finì per far scontrare il suo carrello con quello di un'altra persona.

“Ehi, fa attenzione a dove vai!” urlò un'indispettita voce femminile.

Alzò stupito gli occhi dopo averla riconosciuta: “Kim?”

“Jones?!” domandò altrettanto disorientata una ragazza coi capelli castani e una maglietta verde chiaro. Dopo un po' sul viso della giovane si dipinse un sorriso strafottente: “Beh, ora si spiega tutto. Solo tu puoi rovinarmi la giornata ancor prima che ti veda in faccia”

“Molto divertente” sibilò il Grifondoro alla vietnamita con cui era in competizione sin dal loro primo incontro.

“Fammi passare”

“L'eroe non cede il passo”

“Pensavo che voi Grifondoro foste cavalieri e non cafoni”

“Ed io pensavo che voi Tassorosso foste gentili, ma evidentemente sei talmente racchia che il cappello quando ti ha smistato ha detto solo tasso e non rosso, così da causare incomprensioni in sala”

“Tu, brutto...! Aspetta, e quella cos'è?!” ed indicò un manico di legno che faceva capolino dal baule dell'americano.

Il ragazzo si gonfiò d'orgoglio: “I miei mi hanno comprato una scopa nuova per il compleanno!”
La ragazza lo guardò shockata prima di ricominciare a insultarlo, stavolta puntando allo svilire le sue capacità di Cercatore presso la squadra di Quidditch della sua casa.

E pensare che il loro primo incontro era avvenuto proprio a causa di un manico di scopa...

 

Alfred era estasiato. Era la prima volta che la madre portava lui e il fratello a Diagon Alley, fino a quel momento ne aveva solo sentito parlare. Quel posto era una sorpresa continua, e proprio per questo aveva sfruttato l'unico attimo di distrazione della madre per sgattaiolare verso il negozio che subito lo aveva colpito: “Accessori per il Quidditch”.

Stava passeggiando per gli scaffali quando la vide: l'ultimo modello di Firebolt, alias la scopa dei suoi sogni. Con fare adorante si avvicinò. Doveva toccarla, almeno una volta nella sua vita doveva riuscire a sentire il legno con cui era fatto quel prezioso oggetto. Si aspettava di sentire la familiare sensazione del legno ruvido e freddo e invece incontro qualcosa di molle e caldo. All'istante si staccò e notò di aver toccato la mano di una bambina, forse della sua età, che ora lo stava guardando curiosa.

“Ehm... ciao” disse incerto l'americano con un leggero sorriso.

“Ciao...” rispose lei senza staccargli gli occhi di dosso.

Con un certo nervosismo il giovane cercò di trovare in fretta un argomento: “Allora... io sono Alfred”

“Kim”

“Dunque... anche a te interessa la Firebolt?”

La ragazzina parve arrossire leggermente: “Beh, se intendi il manico di scopa... ne sono incuriosita. È il più bello che abbia mai visto. Beh, ad essere sincera l'unico”
“Sei nata babbana?”

“Cosa?”
“Intendo: nessuno dei tuoi genitori è dotato di poteri magici?”

Lei scosse la testa: “No, i tuoi invece?”

“Sì, entrambi. E siamo maghi sia io che mio fratello”

“E dove sono i tuoi?”
“Sono scappato da mia madre per vedere la Firebolt. Un eroe non si ferma di fronte a nulla - rivelò con un luccichio furbo negli occhi il ragazzo per poi tornare a guardare avido il motivo del dialogo - Si tratta senz'altro della scopa che più desidero al mondo. Con questa vincerei ogni singola partita di Quidditch”
“Quidditch? È uno sport che si fa sulle scope?”
“Sì. Beh, non mi sorprende che tu non ne sappia molto, è uno sport da maghi, non è roba da femminucce”

Gli bastò incrociare il suo sguardo per capire di aver detto una cretinata.

“Ma davvero - il tono di voce della ragazza pareva una lama di ghiaccio - Beh, scusa ma ora devo andare”

Fece per tornare dai genitori, ma Alfred la fermò: “Aspetta! Scusa mi dispiace per quello che ho detto, qualunque cosa sia stata!”
“Davvero vuoi sprecare altro tempo a discutere con una femminuccia?”

“Te la sei presa per quello? Andiamo, era solo...”

“Tu sei un maschio! Non puoi capire che significa!” gli urlò Kim.

L'americano dopo un'iniziale sorpresa sentì il viso diventare rosso per la rabbia: “Mi scusi, miss Permalosa! Era solo uno scherzo, non prendere le cose così sul serio!”

“Beh, era di pessimo gusto mio caro! Forse dovresti stare più attento a ciò che dici piuttosto che guardare uno stupido pezzo di legno inanimato”

“Non osare parlare così della Firebolt!”

Continuarono per cinque minuti buoni, prima che la madre di Alfred e quella di Kim li separassero, ma da allora tra i due c'è solo cieco disprezzo.

 

KRASH!

“Ma sei impazzita del tutto!” urlò Alfred tenendosi dolorante la testa, dopo che Kim gli ebbe spaccato una gabbia di gufo vuota in testa.

La ragazza aveva gli occhi rossi e ansimava. Voltò le spalle e se ne andò singhiozzando dopo le cose orribili che l'altro le aveva detto.

“Ehi, mate! Pare proprio che tu e miss Tasso -ghiaccio abbiate di nuovo avuto uno dei vostri celebri scontri”

Il biondo si voltò e vide un ragazzo con la carnagione scottata dal sole, i capelli castani e un cerotto sul naso.

“Oh, ciao Kyle. Sì, io e Kim ci siamo appena rincontrati. Era al settimo cielo” rispose sarcastico all'australiano, nonché uno dei suoi migliori amici.

Il castano sghignazzò: “Ho visto. Su dai, vieni, altrimenti ci fregano tutti i posti buoni!”

E risalirono la fiumana di gente per arrivare fino alla cabina, con Kyle che parlava e Alfred che continuava a pensare alla vietnamita, sentendosi, ogni secondo che passava, sempre più spregevole per averla fatta piangere.

 

 

Tino amava viaggiare sull’espresso per Hogwarts. Gli dava l’occasione per sedersi da una parte e poter annotare sul suo diario (il suo libro di Pozioni del primo anno) tutto ciò che notava attraverso il finestrino del vagone. Era incredibile quante cose nuove notava ogni anno. E ancora più incredibile era il fatto che lui si meravigliasse ancora degli effetti della magia sull'ambiente circostante. Non c’era nulla di cui sorprendersi, dato che lui era un “nato babbano’’, ossia uno di quei maghi provenienti da una famiglia composta completamente di soggetti senza magia. La magia lo affascinava sotto tutti i punti di vista, e ancora non riusciva a credere di essere stato tanto fortunato di essere stato scelto da essa.

“ …posso?’’

Per poco, non ebbe un attacco di cuore. Appena si riprese, sorrise benevolo. Era solo Ber.

“Ma certo che puoi! – disse all’omone all'ingresso della cabina – Scusa se non ti ho notato prima, stavo scrivendo sul mio diario’’

Molti, basandosi sull'aspetto del biondo, ne sarebbero stati intimiditi o quantomeno spaventati. Lo svedese era un armadio a due ante, alto e con un espressione minacciosa stampata in faccia. Chi non lo conosceva, poteva essere facilmente spaventato da lui. Ma Tino sapeva che tutto quello era solo frutto dell'insita timidezza dell'altro ragazzo, che sapeva essere dolce e gentile.

Il finlandese pensò che forse avere problemi a relazionarsi con gli altri fosse un tratto tipico dei Corvonero, considerando gli esempi di Ludwig Beilschmidt e Kiku Honda. Ma poi pensava a Feliciano Vargas, e la sua teoria cominciava a perdere di validità.

“...è quello?” chiese lo svedese, indicando il libro tra le mani dell'altro mago.

Quest'ultimo annuì, capendo cosa volesse dirgli: “Si, Ber. E' quello. Ti ricordi quando mi aiutasti a prenderlo, al mio primo anno?”

Lui non lo poteva certo dimenticare, dato che fu in occasione del loro primo incontro.

 

“Mhm... andiamo, perchè non ci arrivo?”

Tino le stava provando proprio tutte per riuscire a prendere il libro che gli interessava. Stava provando persino in punta di piedi, ma niente. Lo scaffale era decisamente troppo in alto per lui. Il bambino si guardò attorno, per vedere se al Ghirigoro ci fosse qualcuno a cui chiedere aiuto. Purtroppo per lui, il negozio era deserto.

Venire poco prima dell'orario di chiusura non era stata una idea brillante. E purtroppo i suoi genitori erano ancora bloccati alla Gringott per cambiare i soldi babbani in dobloni dei maghi.

Stava andando nel panico.

Poi, all'improvviso, si ritrovò con il libro desiderato sulla testa, posatogli da qualcuno.

''Ma chi...''

''.... attento...''

'' Oddio!'' Tino quasi saltò, andando a finire contro la libreria.

Ad aiutarlo era stato un ragazzo molto più grande di lui, che sembrava uscito da uno dei libri che leggeva quand'era piccolo. E lui gli aveva fatto finire tutti i volumi posti sullo scaffale addosso.

Bene, perfetto... doveva solo prepararsi ad essere fatto a pezzi ,ora.

'' Mi scusi, mi scusi... non volevo. E' la prima volta che vengo qui. Fino a ieri non sapevo neppure di essere un mago!''

Era pronto per essere colpito, ponendo così fine alla sua carriera di mago sul nascere, quando il colosso gli chiese: ''...nato babbano?''

'' Come?''

'' .... nato... babbano?''

'' Oh - in quel momento finalmente capì cosa gli stesse dicendo - I nati babbani sono quelli come me, giusto? Quelli che non hanno genitori maghi? Allora credo di si, lo sono.''

''... ''

Perchè ora lo stava fissando in silenzio? Aveva detto qualcosa che non doveva?

'' A proposito, mi chiamo Tino Väinämöinen. Scusami per prima''

Non l'aveva ancora ucciso per quello che aveva fatto, pertanto non doveva essere cattivo. Oh, sperò di aver ragione.

'' Berwald Oxenstierna ....''

'' Oh... bel nome. Ti posso chiamare Ber?''

Lui arrossì come un pomodoro. E in quel momento Tino capì quanto si fosse sbagliato su quel ragazzo.

“Tu invece? Sei un mago… mago? Cioè, non hai genitori babbani?’’

“Mia madre…’’

“Oh… è una strega?’’

“No…’’

“Ah, quindi tua madre è una babbana?’’

“Si…’’

“Oh…. Tuo padre è un mago e tua madre una babbana? Forte.’’

“Sì…’’

“Ehi, grazie per il libro. E’ di Pozioni, mi pare…”

“Primo anno…?’’

“A me? Si, tu?’’

“Secondo’’

Il finlandese sgranò gli occhi per la sorpresa: “ Allora devi sapere già fare un sacco di magie! Allora, vi fanno volare? Vi fanno trasformare i topi in teiere? E ci sono gli unicorni?’’

Di fronte a tutta quella energia, lo svedese si ritrovò piacevolmente sorpreso. Per lui che aveva un padre mago, tutto quello non aveva mai costituito una sorpresa per lui. Ma per il più piccolo lo doveva sicuramente essere.

“Diagon Alley… vuoi… insieme?’’

“Mhm…?’’

Odiava la sua incapacità di parlare con gli altri.

“Ti piacere…’’

Per fortuna, però, aveva appena trovato qualcuno che riusciva a capirlo al volo: “Mi vuoi far vedere Diagon Alley? Wow, si! Però dovremo tornare qui, altrimenti i miei genitori si potrebbero arrabbiare. A proposito, sai quanto ci vuole per cambiare i soldi babbani alla Gringott?’’

 

'' Quanto tempo, eh?'' disse Tino, sorridendo al ricordo. Già, ne era passato di tempo. E aveva imparato tante cose sul suo amico. Non era cattivo, era solo estremamente timido.

“Quest’anno mi piacerebbe tornare ad Hogsmeade – disse, allegro – Una città di soli maghi? Fantastico. Ti piacerebbe andar..’’

“Ehila, piccioncini! - li interruppe Mathias, il migliore amico di Ber, Grifondoro. Come potessero andare tanto d’accordo un Grifondoro e un Corvonero, era un mistero – Scusate se vi interrompo, ma siamo arrivati. Ehi, Ber… tutto bene? Mi sembri un po’ alterato’’

Stava per avere un invito ad Hogsmeade dal ragazzo per cui aveva una cotta stratosferica dal suo terzo anno. Un po’ alterato era un eufemismo. Lo svedese era circondato da un aura gelida che avrebbe fatto impallidire persino Elsa di Frozen.

“Uhm... mi sa che è meglio se vada via...''

Era coraggioso, ma fino a un certo punto.

 

 

“Finalmente arrivati - mormorò Kiku mentre arrancava lungo la stazione delle carrozze col baule in seguito - Il viaggio è sempre stancante”

“Ve, io mi sono divertito!” esclamò allegro Feliciano.

“Prova a ripetere ciò che hai detto!”

Una voce furiosa interruppe il filo dei pensieri dei tre amici. Di fronte a loro, intenti in un'accesa discussione, se ne stavano due ragazzi. Entrambi avevano i capelli castani. Il più basso portava la cravatta Corvonero ed era seguito da una marea di gatti, il più alto invece era un Serpeverde i tratti tipici del medio-oriente, probabilmente era turco.

“Ah... mi sa che Sadiq ha ricominciato...”

“Mi hai sentito. Sei ridicolo come attore” era stato il più basso a parlare e lo faceva con voce bassa e stanca, celante però gran rabbia.

“Tu, brutto gattaro in erba! Le mie doti farebbero impallidire i più celebri attori del mondo magico!” replicò il più alto, che invece si capiva subito essere in collera con l'altro.

“Certo, fanno impallidire per quanto siano oscene”

“Più o meno come i gatti che ti porti dietro”

“Non osare insultare i miei gatti”

“Io oso eccome! Non mi faccio certo intimorire da uno stupido greco come te”

“Taci turco”

La carrozza partì che continuavano a discutere.

I tre aspettarono la prossima.

“E così Heracles e Sadiq si sono incontrati” mormorò Kiku.

Ludwig annuì: “Così pare. Ma perché non sei andato a dividerli? Mi pareva che foste amici”

“Li conosco da quando sono a Hogwarts, e ormai so che è un gesto inutile”

Stava per chiudere la porta della vettura quando sentì una voce: “Ehi! Aspetta!”

L'attimo dopo una ragazza dai tratti orientali e i capelli castano chiari capitombolò in carrozza.

“Xiao Mei - esclamò il giapponese riconoscendo l'amica d'infanzia e arrossendo leggermente - Ciao, come è andato il viaggio?”
“Ciao Kiku, ciao Ludwig, ciao Feliciano - disse la ragazza salutando gli altri passeggeri per poi rivolgersi al suo interlocutore - Non molto bene. Kim ha litigato di nuovo con Alfred a King's Cross ed era parecchio scossa. Ho passato gran parte del viaggio a consolarla. Ma parliamo di cose più allegre. Stasera c'è lo smistamento, no?”

“Ve, sì che bello! Mio cugino era così emozionato!” intervenne l'italiano.

“Tuo... cugino?” domandò perplesso Ludwig.

“Sì. Si chiama Stefano, questo sarà il suo primo anno. Sono proprio curioso di sapere quale casa sarà. Forse Corvonero come me, o Serpeverde come Lovino, o Grifondoro come il nonno, o ancora darà una ventata di novità e sarà Tassorosso”

E continuando a discutere i ragazzi arrivarono fino al castello. Scesero e presero posto in Sala Grande, ciascuno al proprio tavolo di appartenenza.

Nel frattempo al tavolo ad una delle estremità della sala un ragazzo castano sbuffava a più non posso.

“Ohi, Vargas”

Appena sentì la voce alzò la testa e vide un ragazzo dai capelli chiari e sparati in aria dal gel che li veniva incontro con aria truce.

“Ehi, ciao Abel - il maggiore degli italiani salutò il compagno del settimo anno prima di stiracchiarsi e soffocare con la mano un vistoso sbadiglio - Come sono andate le vacanze?”

“Bene, dai. Abbiamo fatto un salto dai nonni paterni in Belgio, abbiamo mangiato dei waffles tipici. Ti lascio immaginare la reazione di Belle”

Lovino sorrise. Belle era la sorella minore di sedici anni dell'amico, che il cappello aveva smistato a Tassorosso, mentre lui, suo coetaneo, era finito in Serpeverde.

“Tu e tuo fratello invece?” la voce scura del ragazzo lo riportò alla realtà.

Stava per aprire bocca quando la porta si aprì e il professor Beilschmidt, l'insegnante di Trasfigurazione, entrò con al seguito i bambini del primo anno.

Si fermò di fronte al cappello. In quel momento uno strappo si aprì e il vecchio copricapo cantò.

Lovino sapeva che anche se la canzone di anno in anno cambiava, il messaggio era sempre lo stesso: le qualità delle quattro case e il ricordo dei quattro fondatori:

“Parecchi anni ormai per me son passati

e ricordo ancora la gloria dei vostri antenati,

quando l'ultimo punto alfin mi fu posto

e in capo a ciascun dei fondatori io fui posto.

Il primo a provarmi fu un leone coraggioso:

Godric Grifondoro il fiero tempestoso,

che brandendo la spada sopra il capo

parole pronunciò in un solo fiato

'A me coraggiosi e senza paura

a me giovani che vogliono sempre l'avventura.

Cavalleria, sangue freddo e orgoglio,

nei miei studenti questo è ciò che voglio!'

Il secondo poi fu un serpente astuto:

Salzar Serpeverde uomo assai avveduto,

strinse a sé il suo antico medaglione

e con certezza sillabò guardando il proprio blasone

'Io non cerco ricchezza e non cerco potere

ma incredibile abilità è ciò che più mi conviene.

Astuzia,sangue puro e nobiltà,

è la cosa che di me un mago fa!'

E poi a indossarmi fu corvo brillante:

Priscilla Corvonero di mente lampante,

e con la tiara che in capo aveva

queste parole sempre ripeteva

'Studenti, io voglio ricercare

la sapienza però non è cosa che vi possa insegnare.

Perciò io vi chiedo una cosa soltanto:

che l'intelligenza sia il vostro unico vanto!'

E per ultima fu il tasso leale:

Tosca Tassorosso a cui nessuno voleva far male,

strinse la sua coppa e prendendo coraggio

stabilì chi voleva nel suo viaggio

'Compagno laborioso e amico sincero

ozio e menzogne non le voglio davvero.

Queste virtù sono importanti

e in futuro, vedrete, daranno risultati brillanti!'

E così io seppi come selezionare

e ciascuno dei quattro alla fine accontentare.

Pertanto vediamo se siete stati attenti

perché ora vi selezionerò, volenti o nolenti.

È gloria o purezza ciò che cercate?

Nell'intelligente o nell'onesto che vi rispecchiate?

Ora lo saprete in modo zelante,

perché sì sono io il solo: il Cappello Parlante!”

Al finire dell'ultima strofa l'intera Sala Grande risuonò di applausi per la performance del copricapo. Una volta cessati il professor Beilschmidt prese la pergamena e cominciò a snocciolare nomi su nomi.

Furono solo alcuni i nomi che ridestarono l'attenzione generale:

“Chun Xiao Li!”

Un ragazzo asiatico apparentemente inespressivo si avvicinò e si sedette. Yao di Corvonero pareva essere molto agitato mentre aspettava.

Il cappello annunciò quasi subito: “Corvonero!” e il nuovo venuto si sedette tra i benvenuto dei suoi nuovi compagni affianco al prefetto cinese che gli sorrideva radioso.

“Kirkland Peter!”

Un ragazzino coi capelli coloro paglia si fiondò verso lo sgabello e si ficcò prepotentemente il cappello in testa.

Poco dopo questi urlò: “Grifondoro” e il tavolo all'estremità opposta di Lovino scoppiò in grida di giubilio, mentre vedeva Alistor dall'altra parte del tavolo storcere il viso.

“Michel Sesell!”

“Guarda Lud! È la ragazzina che hai urtato!”

Era vero. Imbarazzata si mise a sedere e dopo un po' il cappello annunciò: “Tassorosso!”

Grida di giubilio mentre lei si metteva a sedere affianco ad una ragazza coi capelli biondi corti, l'aria materna e una spilla con una P sul petto prosperoso.

“Ocean Alexei!”

“È mio fratello!” strillò Kyle facendosi sentire dall'intera sala. Un ragazzo biondo si diede una pacca in testa e, mormorando imbarazzati scusa, si diresse al cappello.

Questi annunciò: “Tassorosso!” e il tavolo nero-giallo proruppe in sonori applausi.

“Ocean Wyhlelmina!”

“Mi chiamo Wy!” strillò una ragazzina con l'aria regale piuttosto indispettita.

Si sedette con aria paziente e il cappello disse: “Tassorosso!”

Due fratelli in una casa mentre il terzo era da tutt'altra parte. Buffa la vita.

“Stoelessen Bondevik Emil!”

Un ragazzo coi capelli chiari e l'aria apatica si sedette.

Lovino sentì accanto a sé Lukas Bondevik mormorare: “Andiamo, andiamo...”

“Corvonero!”

La tavolo di Ludwig e Feliciano battè con forza le mani, mentre il norvegese sbuffava: “Almeno non è in Grifondoro come quell'idiota di Mathias”

“Vargas Stefano!”

L'attenzione dei fratelli Vargas si puntò all'istante sul cugino, che si avvicinava con aria spavalda.

Ci volle un po', ma alla fine il cappello annunciò: “Grifondoro!”

E così il più giovane dei Vargas avrebbe seguito il nonno e non i cugini.

“Zwingli Lily!”

L'ultima rimasta, una timida ragazzina coi capelli biondi e un fiocco rosa tra i capelli, si sedette. Non appena sfiorò la sua testa il copricapo magico disse: “Tassorosso!”

E così per quell'anno non c'era stato nessuno di interessante tra i Serpeverde. Lovino sospirò.

<< Beh >> pensò << Speriamo almeno che siano utili per vincere la coppa delle case >>

In quel momento suo nonno, preside della scuola, finì il suo discorso e finalmente si potè rimpinzare.

Ah, cara vecchia Hogwarts.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore (solo uno ma tutti i commenti che farete saranno apprezzati da entrambi):

Allora: eccomi di ritorno e con una bella storia a quattro mani (è la mia prima quindi siate clementi, fatelo almeno per me)!

Andando al dunque: mi pare giusto specificare che le coppie principali saranno GerIta e FrUk però le coppie che faranno da sfondo saranno molte di più, inoltre specifico che è un crossover, in cui saranno presenti vari personaggi delle serie del mago inglese, inoltre la storia sarà ispirata al quarto libro.

Ora un bello specchietto riassuntivo per tutti quelli a cui non è chiaro anno e casa dei vari studenti comparsi nel corso del capitolo:

Germania – Corvonero , 5 anno

Nord Italia – Corvonero, 5 anno

Giappone – Corvonero, 5 anno

Inghilterra – Corvonero, 5 anno

Prussia – Serpeverde, 6 anno

Francia – Serpeverde, 6 anno

Spagna – Serpeverde, 6 anno

Scozia (Alistor) – Serpeverde, 7 anno

America – Grifondoro, 4 anno

Vietnam (Kim) – Tassorosso, 4 anno

Australia (Kyle) – Grifondoro, 4 anno

Finlandia – Tassorosso, 4 anno

Svezia – Corvonero, 5 anno

Danimarca (Mathias) – Grifondoro, 5 anno

Grecia – Corvonero, 6 anno

Turchia – Serpeverde, 7 anno

Taiwan (Xiao Mei) – Tassorosso, 4 anno

Sud Italia – Serpeverde, 6 anno

Paesi Bassi (Abel) – Serpeverde, 7 anno

Belgio (Belle) – Tassorosso, 6 anno

Hong Kong (Li Chun Xiao) – Corvonero, 1 anno

Sealand – Grifondoro, 1 anno

Seychelles (Sesell) – Tassorosso, 1 anno

Nuovo Zelanda (Alexey) – Tassorosso, 1 anno

Wy – Tassorosso, 1 anno

Islanda (Emil) – Corvonero, 1 anno

Seborga (Stefano) – Grifondoro, 1 anno

Lietchenstein (Lily) – Tassorosso, 1 anno

Cina – Corvonero, 7 anno

Norvegia (Lukas) – Serpeverde, 5 anno

 

Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, perché sappiate che tra un po' non tutto sarà più così spensierato (aggiungere risata malvagia con scenografia da laboratorio dello scienziato pazzo e rumore di fulmini).

Scherzo, ma sul serio: se vi è piaciuto per favore lasciate una recensione, renderete 2 autori più felici.

Ci si vede col secondo capitolo, bye gente!!!!!!!

   
 
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