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Autore: piccolo_uragano_    30/08/2015    1 recensioni
(1992- camera dei segreti)
Oliver Baston, sesto anno, Capitano Grifondoro. Affascinante, coraggioso, fanatico del Quidditch, testardo e dolce. I suoi più cari amici si chiamano Fred e George Weasley, il che è tutto dire. Crede nell'amore ma non di essere in grado di amare.
Jo Wilson, sesto anno, Capitano Serpeverde. Purosangue nobile da generazioni, traditrice del suo sangue, testarda, furba, bellissima e con un passato scomodo e tenuto nascosto, che l'ha portata ad avere paura d'amare. Fragile, ma bravissima nel nasconderlo.
Due mondi paralleli che si incontrano per caso, fondendosi l'uno con l'altro. Come andrà a finire?
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Dal testo:
"Sei mia." sussurrò schiudendo le labbra, allontanandosi leggermente dal suo viso.
Lei sorrise, nella penombra. "Solo se stai zitto e mi baci, Baston." rispose, con un sussurro altrettanto flebile, e lui riprese a baciarla con più foga.
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[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Se c’era una persona che Jo odiava più di tutti, era Gilderoy Allock.
Tutti avrebbero pensato che odiasse i suoi genitori, suo fratello, ogni ex Mangiamorte o Draco Malfoy, ma se Jo avesse potuto uccidere una persona senza risultare mai colpevole, avrebbe scelto Gilderoy Allock. Non era per il suo ego stratosferico, non era per i suoi vestiti da idiota, non era per i suoi libri da cretino (anche se queste tre cose le facevano venir voglia di provare l’Anatema Che Uccide) era per quel sorrisetto sfacciato, per come muoveva le mani, per come impugnava la bacchetta, per come camminava da primadonna anche quando lei lo guardava come se fosse un escremento di drago.
E, in quel momento, era per il modo in cui sorrideva di quel serpente.
Harry era davanti a Draco, su un tavolo da duello, e il piccolo Malfoy gli aveva appena lanciato addosso una vipera di almeno due metri che ora si guardava attorno come se si trattasse solo di decidere chi divorare per primo.
Oliver, al capo opposto del tavolo, guardava il suo Cercatore con aria spaventata, e la cercava con quegli occhi castani come a volersi assicurare che fosse ancora lì.
Allock teneva la bacchetta puntata contro il serpente, sfoggiando quel sorriso odioso, e sembrava stesse cercando di capire quale formula inventarsi.
“Questo non gli fa nemmeno il solletico, parola mia.” Sussurrò a Fiona, accanto a lei. La bionda si limitò a ridacchiare, mentre Jo cercava di decifrare lo sguardo di Harry.
Come prevedibile, il serpente si limitò a fare un salto in aria per atterrare nuovamente sul tavolo con aria infastidita. Jo scosse la testa.
E questo dovrebbe essere un insegnante?
Fecero tutti un passo indietro, tranne Jo, Oliver, Fred e George.
Jo teneva le braccia incrociate sul petto e scuoteva la testa, mordendosi il labbro. Non era il serpente a farle paura (aveva in mente una mezza dozzina di incantesimi per farlo saltare in aria, sparire o semplicemente spaventarlo) ma era la reazione che, di lì a poco, avrebbe avuto Harry. Allock aveva fallito, e tutti aspettavano una sua mossa.
Il serpente, del tutto inspiegabilmente, si mise a fissare un tredicenne di Tassorosso con i denti a castoro. Jo incarnò un sopracciglio: ora poteva aspettarsi davvero ogni cosa.
Harry, con una tranquillità spaventosa, si avvicinò al serpente e sussurrò parole che Jo conosceva fin troppo bene.
Harry Potter stava parlando il serpentese.
Immediatamente, alcuni Corvonero scapparono terrorizzati. Due ragazzi erano già stati pietrificati, si parlava di un erede di Salazar e ora un Grifondoro stava chiacchierando allegramente con un serpente. E non era un Grifondoro qualunque.
Ron trascinò Harry verso la porta, mentre Hermione scrutava Jo, e Jo faceva segno ad Oliver e ai gemelli di seguirli.
 Meno di un minuto dopo, Harry fissava Jo con aria spaventata. “Perché non hai detto che sei un Rettilofono?!” gli aveva appena chiesto lei.
“Io sono che cosa?” chiese il ragazzino.
“Un Rettilofono!” esclamò Ron. “Parli con i serpenti!”
Harry, con un sorriso in faccia, raccontò di aver parlato con un boa constrictor l’anno prima allo zoo, e di averlo involontariamente aizzato contro suo cugino Dudley. “Che c’è di male?” esclamò poi, guardando l’espressione stupita di Jo e degli altri. “Scommetto che un sacco di persone sanno farlo!”
Jo si lasciò cadere sulla poltrona con espressione saccente. “Assolutamente no!” esclamò. “Ci saranno stati si e no dieci maghi in grado di farlo in tutto il mondo. Quel cretino di Salazar Serpeverde, ad esempio. Secondo te, perché il simbolo della sua Casa è un dannatissimo serpente?”
Fred, dietro di lei, scosse la testa, sussurrando che non ci aveva mai pensato.
“Non è un dono comune, Harry.” Intervenne Ron. “È una cosa malefica!”
“Se non avessi detto a quel serpente di non attaccare Justin, non …”
“Oh, è questo che gli hai detto?” contestò il suo amico.
“C’eri anche tu!” poi guardò gli altri, con aria infuriata. “C’eravate anche voi! Mi avete sentito!”
“Ti abbiamo sentito parlare in Serpentese, amico.” Gli rispose George. “La lingua dei serpenti.”
“Sembrava che lo stessi incitando ad attaccare, Harry.” Intervenne Oliver, grattandosi il capo.
“Io … io ho parlato un’altra lingua?” chiese Harry, con aria sempre più confusa.
“Tu hai parlato il Serpentese, Harry!” sentenziò Jo.
Fred guardò la sua amica con aria dubbiosa. “Come fai tu ad essere così informata?”
Jo alzò gli occhi al cielo e lo fulminò con quegli occhi da pura Serpeverde. “Cerca quanti ‘Wilson’ trovi sotto la parola ‘Rettilofoni’, Weasley.”
George spalancò la bocca. “I tuoi sono Rettilofoni?!” chiese, con aria quasi entusiasta.
“Dì un po’, George, ti sei dimenticato che loro non sono più i miei genitori?” sbraitò, alzandosi. “Si, Nicholas è un Rettilofono. Tu in casa hai gufi e topi, io sono crescita con mio padre che parlava ai serpenti.” Sembrò che volesse sputagli in faccia. “Tu sei stato educato ad amare il prossimo, io a distruggerlo.”
Oliver le sfiorò la spalla, per farle segno di fermarsi, ma lei si spostò come se il contatto con lui le facesse male, mentre George incarnava un sopracciglio e sorrideva. “Se tu sei stata progettata per uccidere non è colpa mia.”
“George, ma ti sembra il caso?!” lo richiamò Fred.
Jo scosse la testa, con il gelo negli occhi da serpente, e con la sua solita eleganza, girò i tacci e se ne andò. Oliver fece per seguirla, ma lei, senza nemmeno girarsi, gli fece segno di fermarsi. Aveva bisogno di stare da sola.

“Maledetto Weasley.” Borbottò, sedendosi per terra nel bel mezzo del campo da Quidditch, mentre si accendeva una sigaretta.
Come diamine si era permesso?
Lui non sapeva niente. Niente. Non aveva visto nemmeno la metà delle cose che aveva visto lei. Lui era cresciuto con dei genitori che lo amavano, mentre lei era cresciuta avendo orari prefissati per poter parlare con i suoi. Si mise a giocare con la cenere che cadeva a terra, mentre fumava senza buttare fuori, tenendosi il male della sigaretta dentro. Era così Jo, permalosa, testarda, sfacciata. Odiava il suo passato, eppure lo difendeva con orgoglio. Era il suo passato ad averla resa quella che era, ed era per questo che non lo avrebbe mai rinnegato, pur odiandolo con tutta sé stessa.
Senza nemmeno voltarsi, sentì l’odore di Oliver nell’aria.
“Ho detto di non seguirmi.” Disse, con tono freddo.
“Dici un sacco di stronzate.” Contestò lui, mettendosi a sedere accanto a lei. “Devi perdonarlo, lui …”
“Io non devo proprio niente a nessuno.”  Lo interruppe lei.
Oliver alzò gli occhi al cielo. “Dovresti perdonarlo, Jo. Non sa quello che dice, lo sai, dai, lui è … è George!”
Jo lo guardò come se scherzasse. “E allora? Non m’importa chi è! Ha detto delle cose che non doveva dire!”
“Lui non sa quello che ha detto.”
“Oh, Oliver, ma da che parte stai?!”
“Nessuna delle due. Ho appena rimproverato anche lui.”
Jo scosse la testa. “Manco fossi suo padre.” Fece l’ultimo tiro e spense la sigaretta.
“Harry è spaventato.” La informò.
“Mi dispiace.” Replicò lei con aria superficiale. In quel momento, non le importava di nulla.
“Credo abbia bisogno di te. In qualche modo, tu sei vicina a …”
“A cosa? Al fatto che sappia il Serpentese?”
“No.” Si affrettò a dire lui. “Penso che abbia bisogno di te perché tu, in qualche modo, lo capisci.”
Lei si alzò, pulendosi la gonna e scuotendo la testa. “Io non capisco proprio niente, in realtà.”
Anche lui si alzò, e le afferrò i fianchi, per baciarle dolcemente le labbra. “Questo lo capisci?”
Lei sorrise debolmente. “Solo se è un bacio di scuse.”
“Vedilo come vuoi.” Replicò lui, sorridendo. Le baciò la fronte e la strinse forte a sé.
E lei, di nuovo, tra le sue braccia si sentì a casa.

Jo, con i capelli ancora umidi e lo sguardo perso in una rivista di Quidditch, se ne stava seduta sua una poltrona di pelle nella Sala Comune di Serpeverde. Gli altri studenti sussurravano e la indicavano, ma lei sembrava divertirsi ad ignorarli. Quando Draco Malfoy, nei suoi dodici anni di arroganza, riemerse dal dormitorio, ruppe il silenzio.
“Wilson! Come mai non sei a fartela con Baston?” esclamò.
Jo non alzò nemmeno lo sguardo. “Perché mi faccio i fatti miei.”
Draco rise. “Beh, non sembra.”
“Si, Jo.” Aggiunse Flora. “Ultimamente sembra che tu ti diverta ad ignorarci e a crederti una Grifondoro.”
“Non hai nemmeno dormito qui, due notti fa.” Intervenne Daphne Greengrass.
Jo alzò gli occhi. “Come lo sai? Pare che ti stessi dando da fare con T-“
Ma Flora la interruppe. “Non era la prima volta che dormivi fuori.”
Jo chiuse la rivista e alzò gli occhi al cielo. “E con ciò?”
Flora, con uno sguardo di ghiaccio, alzò le spalle. “Non so se hai notato, Jessica, ma ultimamente in questa scuola succedono cose strane.”
Jo si alzò per avvicinarsi a sua cugina. “Interessante il tuo concetto di ‘cose strane’, Flora, davvero.” Scosse la testa e guardò gli altri. “Vi rendete conto dell’assurdità delle cose?”
“Interessante il tuo concetto di ‘assurdità’, Jessica.” Replicò Miles con aria saccente. “A noi sembra tutto abbastanza chiaro.”
“Allora illuminami, Miles.”
“Beh.” Il ragazzo alzò le spalle. “L’ultima volta che la Camera è stata aperta, è morta una Sanguesporco.”
Jo alzò un sopracciglio. “E state facendo una lista di chi vi fa più comodo che tiri le cuoia?”
“No, ci stiamo chiedendo se ‘Traditrice del proprio Sangue’ sia allo stesso livello di ‘Sanguesporco’.” Era la voce di Tomas. Tomas, che era stato suo fratello.
Si girò a guardarlo, per essere certa che fosse lui.
E una volta credevo pure di volergli bene.
“Non sarà così semplice liberarti di me, fratellino.”
“Tornatene da Baston.” Disse una ragazza in mezzo alla folla.
“Si, non ti vogliamo qui.”
“Devi decidere da che parte stare.”
“Oh.” Replicò, senza nemmeno sapere chi avesse parlato. “Sicuramente non dalla vostra.”
“Allora per noi te ne puoi anche andare.” Rispose Flora. “Tanto dormire con il tuo Oliver non è una novità, giusto?”
Jo rise nervosamente. “Stai scherzando, Carrow?”
Lei scosse la testa, e Jo si guardò attorno. Ogni singolo studente Serpeverde la fissava con disgusto.
“Oh, andate a prenderlo in culo, tutti quanti.”

Entrò nella Sala Comune Grifondoro con sguardo furioso, il suo baule in mano e la scopa da corsa in spalla, mentre Nanà sa seguiva senza capire. Gettò il baule in una angolo e si sedette sulla poltrona. L’unico pensiero lucido che riuscì a concepire, era che avrebbe avuto bisogno di una birra babbana.
“Ciao.” Disse una voce dietro di lei.
“Ciao, Ron.” Rispose, girandosi.
“Oliver è all’allenamento.”
“Si, lo so.” La gatta le si accucciò sulle gambe.
“Posso sedermi?”
“Certo.” Rispose Jo, con un sorriso gentile. Ron le piaceva, era sincero e genuino.
“Lo aspetterai qui?”
“Non lo so, in realtà. Sono qui perché non ho dove andare.” Indicò il baule e la scopa.
“Che cosa è successo?”
Jo, senza preoccuparsi di insulti o parolacce, raccontò l’intero accaduto a Ron.
“Miseriaccia!” disse lui, alla fine. “Ma lo possono fare?  Voglio dire, si può cacciare una compagna dal dormitorio?”
“Non lo so.” Rispose Jo alzando le spalle. “Sicuramente non andrò ad implorarli di ..”
“Chi dovresti implorare?” chiese la voce di Fred, entrando nel dormitorio.
“Le altre serpi.” Rispose Jo, mentre l’intera squadra di Quidditch rientrava. Oliver, sudato ma entusiasta, le baciò le labbra con dolcezza, chiedendo cosa fosse successo.
“Mi hanno cacciata.”
“Lo possono fare?”
Jo alzò le spalle. “Flora è Caposcuola. Tecnicamente, può anche ordinarmi di gettarmi nel Lago.”
“Hai almeno fatto una grande uscita?” chiese George, accomodandosi sul divano accanto a Ron.
“Gli ha detto di andare a prenderlo in culo tutti quanti.” Annunciò Ron, con sguardo orgoglioso.
Oliver rise. “Lo hai fatto davvero?”
“Che altro potevo fare? Mi hanno augurato di saltare in aria!” si difese Jo.
“Puoi stare qui, comunque.” Le disse Fred. “E se il letto di Oliver è troppo piccolo, puoi sempre …”
Fred!” esclamò Oliver.
“Non sto parlando del tuo uccello, Oliver, ma del tuo letto.” Puntualizzò Fred.
Jo rise. “Non voglio darvi fastidio, ma non sapevo dove altro andare.”
“Oh, siete tornati!” esclamò la voce di Hermione, da sopra le spalle. “E c’è anche Jo!” Hermione li raggiunse ed i gemelli le raccontarono ciò che era successo.
“Dovresti parlarne con Piton e la McGranitt, Jo.” Concluse Hermione.
“Oh, sto proprio morendo dalla voglia di confessare tutto a Piton, Hermione.” Scherzò Jo. “Apprezzo il consiglio, piccola, ma ti sarei grata se questa cosa non arrivasse al tavolo degli insegnanti.”
Hermione scosse la testa, visibilmente in disaccordo. “Questa storia finirà male, parola mia.”



Eeeeeccomi. Non riuscivo a farmi venire una schifossissima idea, chiedo venia. Ora inizia a bazzicarmi in testa qualcosa. 
So che è molto diversa dalla mia altra long, anche come linguaggio, ma mi aiuta per imparare a scrivere cose nuove. 
Bene, vado ad affondare la testa nel libro di inglese. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatto il misfatto!

 
   
 
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